Serie TV > Grey's Anatomy
Ricorda la storia  |      
Autore: KatWhite    07/12/2014    3 recensioni
“Ma Danny è morto, sì me lo ricordo. Eppure…” sentii gli occhi farsi più lucidi e roventi. Ero certa di averlo rivisto di recente, e che stavo andando ad incontrarlo. Ma come potevo…
Le porte si spalancarono improvvisamente al piano numero 3: qualcuno doveva aver chiamato l’ascensore. Mi spaventai inizialmente, ma quando incrociai le iridi celesti di George, sorrisi tranquilla, un sorriso misto di affetto e di paura: che ci faceva lì George? Vestito da militare oltretutto? E perché… perché mi fissava in quel modo?
Tentai di chiederglielo, ma mi scoprii immobile ed incapace di parlare. Lui continuava a fissarmi, invitandomi a fare, a dire qualcosa.
Il sorriso mi si mozzò lasciando la bocca semispalancata e lo guardai con puro terrore negli occhi. Non sapevo cosa dovevo fare.
Forse dovevo scendere? O forse dovevo salire?
Dovevamo scendere insieme? Dovevamo salire insieme?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Karev, George O'Malley, Izzie Stevens
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le braccia calde di Alex mi avvolsero, ed io sorrisi, serena e sollevata. Lo riconoscevo, mi ricordavo di lui, grazie al cielo. Quasi caddi dal letto per saltargli addosso e lo strinsi a me con tutta la forza che avevo nelle mie braccia, stanche, provate, ma che per lui erano sempre aperte: volevo sentirlo vicino come non mai, volevo quasi che entrasse nel mio petto e mi ripetesse che non mi avrebbe lasciato mai, che ora andava tutto bene perche Danny non c’era più, mentre mi bisbigliava flebilmente «Sei tornata. Dio, sei tornata» e mi accarezzava dolcemente il capo, con gesti lenti e circolari.
La sua voce improvvisamente diventò più lontana e confusa, e tutto iniziò a diventare strano e sfocato: lo stringevo più che potevo, mi ci stavo impegnando, lottavo per sentire il suo corpo aderire al mio, ma non lo trovavo. Avrei voluto sgridarlo, dirgli di non andarsene e di rimanere perché avevo bisogno di lui ora, adesso. Ma improvvisamente anche la voce mi mancò. Passai la lingua sulle labbra e mi accorsi solo in quel momento di quanto fossero secche e fredde, mentre sentivo il braccio saldamente aggrappato a lui perdere anche l’ultimo barlume di forza e, lentamente scivolare dalla sua schiena.
Poi il bianco.
 
Aprii gli occhi e sorrisi mefistofelica e soddisfatta mentre passavo una mano lungo il fianco: ero semplicemente perfetta in quell’abito magenta, chiunque e qualunque infermiera sarebbe stata gelosa di me e avrei fatto perdere la testa e alzare il testosterone a qualunque medico presente a quella stupida festa. Ammirai poi i miei capelli, lunghissimi e bellissimi, raccolti in un acconciatura principesca adornarmi il capo e scendere sino alla schiena.
Semplicemente bellissima.
«Hey! Stai molto bene!» esclamò col solito tono menefreghista e allo stesso tempo derisorio. Solo che aveva una sfumatura sexy.
«Grazie, anche tu!» risposi immediatamente. «Hai qualcuna?»
«Nah, questo ballo fa schifo, non ci porterei una bella ragazza.»
E in quel momento risi, sentendomi libera e felice, perché era lui a parlarmi.

Le porte dell’ascensore si aprirono e vi salii senza esitazioni, senza nemmeno pensarci. Come un istinto, e altrettanto impulsivamente premetti un tasto: piano numero 5. Ma fu strano per me: dove stavo andando? Cosa c’era al piano numero 5? Non mi ricordavo bene.
Gli occhi mi bruciarono improvvisamente mentre senza accorgermene li portavo a fissare le punte delle scarpe, mentre sentivo le labbra arricciarsi all’ingiù, il corpo tremare mentre le mani torturavano senza sosta lo strascico del vestito.
Ora che ci facevo caso, tutto intorno a me era sfocato e pareva etereo, lucido e stranamente afrodisiaco.
Forse sto andando da Danny” mi ritrovai a pensare.
«Non entri?»
«Sì, certo! Ma prima voglio passare  da Danny.»
«Ah.»

 
Ma Danny è morto, sì me lo ricordo. Eppure…” sentii gli occhi farsi più lucidi e roventi. Ero certa di averlo rivisto di recente, e che stavo andando ad incontrarlo. Ma come potevo…
Le porte si spalancarono improvvisamente al piano numero 3: qualcuno doveva aver chiamato l’ascensore. Mi spaventai inizialmente, ma quando incrociai le iridi celesti di George, sorrisi tranquilla, un sorriso misto di affetto e di paura: che ci faceva lì George? Vestito da militare oltretutto? E perché… perché mi fissava in quel modo?
Tentai di chiederglielo, ma mi scoprii immobile ed incapace di parlare. Lui continuava a fissarmi, invitandomi a fare, a dire qualcosa.
Il sorriso mi si congelò sulle labbra, lasciando la bocca semispalancata e lo guardai con puro terrore negli occhi. Non sapevo cosa dovevo fare.
Forse dovevo scendere? O forse dovevo salire?
Dovevamo scendere insieme? Dovevamo salire insieme?
«Oh Izzie» mormorò dolce, con fare paterno. «Sei stata così coraggiosa e temeraria. Non mollare proprio adesso» allungò una mano e mi portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, accompagnando a sé una scarica di pura energia. Lo guardai stranita: era da tanto che qualcuno non lo faceva. Perchè nessuno mi carezzava più i miei meravigliosi capelli?
Ancora non mi riuscii di rispondergli, ma capì subito che non avevo idea di cosa stesse parlando. «Alex ti aspetta, ti ama. Sono contento per voi due, siete perfetti insieme e io ti voglio bene. Sarai sempre la mia migliore amica, Izzie. Ricordatelo sempre.» sussurrò, la voce rotta dal dolore. Mi diede un casto bacio sulla guancia poco prima di prendermi per le spalle ed invertire velocemente le nostre posizioni, portandomi all’infuori delle porte, che si richiusero quasi immediatamente.
Solo allora mi riuscii di urlare e di piangere, di scalciare e di prendere a pugni come una bambina capricciosa quell’ascensore che mi aveva appena portato via George.
«GEORGE!» Urlai a pieni polmoni, un energia in corpo che neanche mi ricordavo di avere da quando avevo messo piede nel reparto di oncologia.
Oncologia. Già, io avevo un melanoma al quarto stadio con un cinque percento di probabilità di sopravvivenza. Dovevo star per morire. O forse lo ero già. «Alex…» la mia voce rimbombò per i corridoi, vuoti e spogli.  Il mio ultimo pensiero, il mio ultimo soffio andava a lui.

Chiusi gli occhi, finalmente libera dal fardello della vita mentre la stessa energia si impossessava nuovamente di me, mentre rimbombava un eco lontano.

 
«Carica a trecento. Libera!»

 
Note dell'autrice
La mia prima storia su Grey's, sob. Io adoro la coppia IzzieXAlex, davvero. E sopratutto questi momenti così dolciosi, in cui Alex piange spaventatissimo perchè sta perdendo Izzie. Ma ciò che più mi intrigava e che mi premeva descrivere era Izzie, e il povero George, al quale nessuno ha dato voce in capitolo: ricordiamoci che hanno avuto un amicizia e un legame indissolubile, l'ha accompagnata sino all'altare e ha consegnato le mani della bionda in quelle di Alex. Quindi mi sembrava doveroso parlare anche di lui. Però cioè... Alex e Izzie forevvah!
L'energia che ogni tanto sente Izzie è quella del defibrillatore e.. non so, se qualcos'altro non dovesse essere chiaro, dite pure!
Onestamente considero questa fic mediocre: avrei potuto scriverla meglio se avessi voluto, ma non volevo scriverla ma allo stesso tempo sì. Abituatevi a me, sono molto strana.
Spero comunque che la storia possa essere piaciuta a qualcuno, scappo.
Kiss,
Emily.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: KatWhite