Libri > Divergent
Ricorda la storia  |      
Autore: Avah    08/12/2014    1 recensioni
Tris allunga un po’ il collo per guardarmi negli occhi, e io faccio altrettanto. Sono così belli, di quell’azzurro che incanta al primo sguardo. La sola vista di quel colore mi fa male, e devo serrare le palpebre per non scoppiare a piangere.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Four/Quattro (Tobias)
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ancora qui, con me

I tuoi occhi sono fissi nei miei, seduta all’altro capo del tavolo. Non dici niente, continui solo a guardarmi; so a cosa stai pensando, ti conosco fin troppo bene ormai.
-No Tris, non ti permetterò di mangiare ancora di queste schifezze- mentre dico così, mi alzo e porto via i resti del pranzo che ancora ingombravano il tavolo del mio piccolo appartamento spartano.
Siamo venuti qui dopo il nostro attacco alla residenza in cui abbiamo resettato tutti i membri del Dipartimento prima che loro resettassero tutta Chicago. Fa strano pensare alla città senza fazioni, senza distinzioni tra di noi, eppure è così che deve essere. Nessuno di noi è geneticamente puro o danneggiato, è solo il nostro DNA che è complicato.
Tris fa per dire qualcosa, ma poi richiude di scatto la bocca; salta giù dalla sedia su cui era appollaiata e si va a sistemare sul divano, aspettando che mi sedia accanto a lei. Controllo l’ora: ho ancora un quarto d’ora prima di andare alla riunione con Johanna Reyes. Mi metto accanto lei e subito si mette sulle mie ginocchia, appoggiando la testa sul mio petto. Sento il suo respiro regolare mentre sprofonda il viso nella mia maglietta, e io le accarezzo lentamente la schiena e la testa, senza dire nulla. Che cosa dovremmo dirci? È già tanto che siamo tutti e due qui, in questo momento.
Tris allunga un po’ il collo per guardarmi negli occhi, e io faccio altrettanto. Sono così belli, di quell’azzurro che incanta al primo sguardo. La sola vista di quel colore mi fa male, e devo serrare le palpebre per non scoppiare a piangere. Come ho potuto permettere che le facessero del male? Perché non sono rimasto con lei a proteggerla mentre andava incontro alla morte? La risposta è semplice: perché sapevo che lei era abbastanza forte da resistere, da uscirne vincitrice. Invece, quella volta, mi ero sbagliato.
L’orologio che porto al polso trilla, ricordandomi che devo andare. Tris salta giù dalle mie ginocchia e si mette a sedere per terra, guardandomi mentre mi preparo. Le do qualche carezza sulla testa, il pelo lucido scivola via sotto le mie mani. Anche la sua pelle era così, liscia e vellutata, che profumava di libertà. E’ tutta nera, nera come il colore degli Intrepidi, con una piccola macchia bianca sulla zampa anteriore destra. Mi ricorda il tatuaggio dei tre corvi sulla sua spalla, che era proprio la destra.
-Ti amo Tris- le dico, permettendole di sfiorarmi le labbra con le lunghe vibrisse bianche, perché so che quello è il suo modo di baciarmi.
Mi risponde con un miagolio sommesso, mentre sbatte pigramente la coda contro la gamba del tavolo. Lei rivolgo un ultimo sorriso stanco, poi esco e vado verso il luogo in cui mi aspetta Johanna. Mentre cammino non riesco a non pensare al momento in cui l’avevo vista. Era lì, in mezzo alle macerie della Periferia, mentre cercava qualcosa da mangiare in mezzo alle rovine. Avevo capito fin da subito che era lei: la stessa cocciutaggine, la stessa solitudine, la stessa voglia di combattere. Senza pensarci su due volte, la presi con me e la portai a casa, dov’era giusto che stesse. Perché io so che dentro a quella gattina minuta c’è la stessa Tris che aveva scelto gli Intrepidi, che aveva salvato la città e aveva mostrato al mondo la verità. La stessa Tris che ha deciso di restare ancora qui, con me.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Divergent / Vai alla pagina dell'autore: Avah