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Autore: AthenaSkorpion    08/12/2014    2 recensioni
Orfeo ed Euridice, una delle coppie più belle della mitologia greca e della letteratura mondiale. Tenterò di interpretare a modo mio la loro storia, dall'incontro alla tragica separazione alle porte dell'Ade.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Smise per un istante di punzecchiare le corde della sua amata lira.
I ruscelli ripresero a scrosciare armoniosi, gli alberi dalle tremule foglie dorate, danzanti nel tiepido vento di primo autunno, tornarono dolcemente a riposare nei loro nidi di terra e gli usignoli che avevano cantato con Orfeo, fecero un rispettoso inchino e volarono via, a raccontare alle montagne del prodigio cui avevano appena assistito.
Solo una figura rimase immobile, nascosta dietro ai tronchi dei cedri profumati nel boschetto: una ragazza.
I suoi capelli rossi sembravano non avere peso e galleggiavano mollemente sulla sua testa, come un'aureola di fiamme. Era coperta di una veste color smeraldo quasi trasparente che lasciava intravedere il suo profilo snello e giovane. Orfeo non aveva mai visto delle labbra così belle e un naso più delicato, vestito di lentiggini. I suoi occhi, color delle violette, erano spaventati.
Il musicista restò ad ammirarla senza osare dire una parola, né muovere un muscolo. La fanciulla era immobile, imbarazzata, come se fosse stata appena scoperta a commettere un delitto.
Per un momento sembrò voler dire qualcosa, ma poi ci ripensò e fuggì.
- Aspetta! Ti prego, non ti farò del male!- gridò Orfeo dietro di lei. La giovane rallentò e si voltò verso il ragazzo, che si era alzato dalla roccia su cui si era seduto per suonare. Orfeo fece il primo passo verso di lei, lentamente, e continuò con voce più calma:- Per favore, non andare via, non volevo spaventarti. Come ti chiami? Sei una driade, non è così?
La ragazza esitò un istante, poi rispose con voce dolce:- Sì, è vero. Il mio nome è Euridice, signore.
Orfeo le sorrise e si sedette di nuovo. Euridice sembrò poco più rassicurata e si avvicinò di qualche passo.
- Io mi chiamo Orfeo, mia bellissima Euridice. Ti piace la mia musica?
La driade arrossì e annuì, sorridendo anche lei.
- Non volevo interromperti, continua pure- suggerì lei indicando la lira.
Orfeo avvicinò a sé lo strumento con un'intima soddisfazione, ridendo tra sé e sé, e stuzzicò le corde. Dapprima lentamente, poi in rapida successione, le note parvero, danzando, agitare l'aria stessa, frizzante e tesa. Su quella melodia improvvisata veniva voglia di ballare fino a notte fonda. Il Sole sarebbe rimasto lì tre giorni per rimanere ad ascoltare. suoni trillanti si alternavano con maestria ad altri più dolci e romantici. All'improvviso Orfeo udì della musica che non proveniva dal suo caro strumento. Tese l'orecchio e capì che era Euridice che aveva iniziato a cantare senza parole, riprendendo la melodia del giovane uomo per poi intrecciarsi ad essa accompagnandola in modi del tutto inaspettati ma di una bellezza ammirevole. 
Si guardarono negli occhi, sorpresi e al tempo stesso commossi, ed Euridice si sedette a pochi passi da lui, finalmente libera dall'agitazione che aveva avuto fino ad allora. In quel preciso istante compresero di essersi appena ritrovati.
Perfino le rocce presero vita per ammirare quel trionfo di sinfonie a due voci. I due si avvicinarono lentamente senza accorgersene.
La musica rallentò e si spense con un ultimo respiro di miele.
Orfeo ed Euridice erano faccia a faccia, senza più imbarazzo.
- Devo andare- sussurrò il musicista. La driade divenne triste e allora osò sfiorarlo. La sua bianca mano si posò sul petto di lui. Il cuore palpitò sotto il suo tocco leggero, unico strumento, unico ritmo in quel silenzio febbricitante.
- Per favore, non andare via-mormorò Euridice. Orfeo le sorrise con tutto il calore che aveva, prese la fredda mano della ragazza tra le sue e la portò alle labbra per baciarla con delicatezza.
- D'accordo, mia signora.
   
 
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