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Autore: roxy_xyz    08/12/2014    6 recensioni
"Fare questo lavoro è come innamorarsi di uno stronzo: bello fuori, ma che passa il tempo a tradirti e a umiliarti. Ecco, questa sono io."
Roberta ha ventotto anni e si trova in viaggio per raggiungere il suo nuovo posto di lavoro, ma il fato ha in serbo per lei qualcosa di particolare.
Un incontro. Una nuova vita. E Roberta non è quel tipo di ragazza che si fa sconvolgere dal fato, piuttosto il contrario. Siete pronti a entrare nel mondo di Roberta?
Una commedia piacevole della roxy_xyz production!
Entrate, Roberta vi aspetta!
----------ULTIMO CAPITOLO POSTATO---------
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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XV

Io e il mio unico amore

 

Sapete perché ho deciso di essere una receptionist di hotel? Con il mio titolo di studio avrei potuto far qualsiasi cosa, anche insegnare se proprio era il mio sogno, e invece avevo scelto la via più insolita. La maggior parte delle mie amiche sono segretarie... di studi medici, di fabbriche, di qualsiasi cosa, e invece io sono l’unica che non ha un lavoro fisso e che cambia sempre città di lavoro. Una bella fregatura, direte voi. E se fosse sempre stato quello il mio sogno? A essere sinceri io sono una pessima sognatrice, perché non mi vedo mai protagonista di qualche evento entusiasmante o con un bell’uomo accanto. Ai miei occhi, io, Roberta, non sono altro che una ragazza di ventotto anni che non otterrà mai nulla dalla vita. Non sono abbastanza brava e capace rispetto alle altre persone. Se qualcuno mi facesse un complimento per il mio francese, io replicherei subito che no, non lo parlo abbastanza bene. Anzi, diciamo che fa schifo e che non so come sono riuscita a laurearmi. Lo vedete anche voi? Non sono all’altezza di me stessa e dei miei sogni, in pratica sono da ricovero, ma questo non è una novità.

Non sono stata io a scegliere questa professione, è stata lei.
Alla fine dell’università, ero gasata e avrei voluto fare di tutto, perché ero straconvinta di valere anche io un po’. Non tanto, ma neanche di essere completamente stupida.
Essere venuti al mondo dopo una sfilza di sorelle brillanti e super intelligenti non avrebbe favorito nessuno, e neanche il fatto di essere semitrasparenti agli occhi di mia madre.
Avevo mandato un’infinità di curricula e nessuno, ovviamente, mi aveva degnato di una chiamata. Chi ero io? Solo una delle tante laureate in Lingue, quindi potevo tornare a essere trasparente.
E poi successe. Pioveva e io stavo ascoltando una canzone lagnosissima, crogiolandomi su quanto fossi fallita e sul perché continuassi a vivere. No, non volevo suicidarmi. Era la classica depressione postlaurea. Capita a tutti, credo.

Il mio telefono aveva cominciato a vibrare e io avevo guardato quella scritta “privato” con un misto di paura ed eccitazione. Sarà un call center o magari Daniele che mi chiama nascondendo il numero.

Invece era proprio una proposta di lavoro. In un hotel. Li avevo mandati anche al fruttaiolo, quindi non mi ero stupita più di tanto. Non ricordo un granché di quella chiamata, perché ero troppo stupita che qualcuno mi avesse preso in considerazione e che addirittura mi stesse proponendo un lavoro. Non sarà mica pazzo?

A fine stagione scoprii che lo era, al cento per cento. Fu la mia professione a chiamarmi, perché aveva bisogno di me: una receptionist senza peli sulla lingua e che poteva prendere in giro. Sì, anche la mia professione lo fa, ma non in senso negativo, non come potreste intenderlo voi. È più una faccenda amorevole, una specie di corteggiamento.

Ora credete che sia molto folle, ma finché non vi troverete nella mia stessa situazione non potrete capire, o forse è già successo ma in maniera diversa.

Volete sapere cosa è successo dopo che ho raggiunto Daniele e Gabriella al locale? Be’, alla fine mi sono comportata davvero bene, non c’era motivo per metterlo in imbarazzo perché lui e la mia collega si stavano proprio divertendo e, una volta raggiunti, sono riuscita a dimenticare tutto il nervosismo e anche la tristezza che mi aveva assalita dopo la mia conversazione con Valerio. Non ero innamorata di lui, per carità. Lo conoscevo da troppo poco tempo, era più una questione di sentirsi bella ai suoi occhi. Non vi è mai capitato che il bello della classe guardasse voi e non la miriade di ragazze stupende accanto? Ecco, era proprio quella sensazione, non ero più quella ragazzina troppo magra e con l’apparecchio ai denti. Ero gnocca anch’io.

Fosse capitato in un’altra occasione e non ci fosse stata Beatrice, forse io…

No, a essere sinceri non avrebbe mai potuto funzionare. Non solo perché lui preferisce un prosecco ad una pinta di birra, ma perché eravamo completamente diversi. Agli opposti. E io non credo a quelle stronzate sugli opposti che si attraggono. Non potrei mai avere una relazione con uno che vota Berlusconi, che tifa per l’Inter e che sia snob, poco incline a ridere e taciturno. Spero vivamente che quest’uomo non esista, e se invece mi sbaglio, spero di non incontrarlo mai, per la mia e sua salute mentale. Ho paura anche di immaginare alla prole che potremmo avere insieme.

Per il momento mi accontento di flirtare con il mio lavoro, l’unico che mi capisce.

 

 

La stagione finisce in un volo, forse perché ho fatto pace con me stessa o magari perché mi trovo bene con i miei colleghi. Riesco persino a incontrare Beatrice per qualche uscita solo donne in compagnia di Gabriella e, finalmente, la vedo rilassata e felice. Lei e Valerio hanno deciso di ricominciare, facendo piccoli passi certo, ma sono sicura che ce la faranno, perché vedo Beatrice sempre più sicura di sé e dell’amore di Valerio nei suoi confronti.
Preparo le mie valigie e questa volta non c’è nessun cavalier servente al mio fianco ad aiutarmi, ci sono solo io e non importa se mi spaccherò la schiena per caricarle sul treno, perché per la prima volta dopo tanto tempo sono contenta di tornare a casa.



Una volta tornata nella mia umile dimora, sono consapevole che dovrò sopportare le ramanzine di mia madre che avrà in serbo per me. E infatti non tardano ad arrivare quando entro e la vedo in soggiorno che guarda la televisione.
“Figlia ingrata.” Ok, recepito.

Ragazzina stupida.” Respira e stai calma, Roberta.
Non pensi altro che a te stessa.” Ehi, questo non è vero.
Avrebbe potuto succederti di tutto.” Che ottimismo ma’.
Domani andiamo dal dottore per un controllo.” Niente dormita fino a mezzogiorno.
Mi sei mancata, Roberta.” Occhi fuori dalle orbite. Scusa, puoi ripetere? E poi con molta calma mi sorride e abbraccia stretta. Un gesto che non le ho mai visto fare, neanche con le altre mie sorelle. Non muovo neanche un muscolo o ricambio il suo abbraccio perché sono completamente stupita e mi comporto come un bastone di legno, non penso che questa possa essere la mia vera e prima occasione per godere di quello che avevo sempre desiderato. In questi momenti non pensi o sarà che io non penso mai. Alla fine si stacca da me e si dirige verso la cucina, annunciando che avrebbe preparato il mio piatto preferito per pranzo.

Ovviamente sei dei nostri, vero Daniele?” domanda al mio migliore amico che mi ha accompagnato e che ha assistito alla scena.

Certo! Non ho intenzione di mangiare qualche strano piatto cucinato da mio padre. Ho sempre il terrore di non alzarmi più da quel tavolo.”

Non parlare così di tuo padre, lui dà sempre il massimo per voi!” lo rimprovera mia madre, il suo tono però è dolce perché sa quanto Daniele gli voglia bene. Io e il mio amico abbiamo storie simili ed entrambi abbiamo sofferto per la morte di uno dei nostri genitori.

Quando è successo a me frequentavo le medie, mentre a lui è accaduto al quarto liceo. Non so come avremmo reagito se non fossimo stato l’uno il pilastro dell’altro; ma per fortuna siamo sempre stati insieme. Per questo ero decisa ad andarmene, una volta superata la malattia, perché non volevo che Daniele rivivesse i ricordi legati alla madre e alla sua morte.

Lasciamolo esercitarsi con mio fratello, almeno per oggi sono salvo,” dice, prima di allontanarsi da mia madre col timore che gli dia qualche scappellotto.

Mi sono mancati questi momenti e non posso fare altro che sorridere a mia madre ed essere felice per la prima volta dopo tanto tempo.

Trovo Daniele nella mia stanza intento a guardare nei cassetti della biancheria e alza un braccio in aria quando trova il cioccolato che avevo nascosto lì. Maledetto golosone! Si lega un mio tanga al polso e mi offre un pezzo della mia tavoletta, che generosità.

A noi due, finché il diabete non ci separi.” Ride e mi abbraccia, e le due Roberte, questa volta, si godono il momento, respirando a pieni polmoni il suo odore. Cioccolata e pane appena sfornato. Potrei divorare il mio migliore amico, credo.

Hai chiamato il vecchio?”

Si riferisce al mio ex direttore, quello che mi aveva chiamato quel giorno, quando ero super depressa e demoralizzata. Non è vecchio, avrò una quarantina di anni, ma si veste come un uomo d’altri tempi e Daniele ha sempre preso in giro le sue bretelle e i suoi papillon.

Certo, domani pomeriggio vado a parlare con lui. Ha detto che ha sempre tempo per una stronza del mio calibro.”

Adorabile creatura. Non è cambiato di una virgola.”

E lo spero fortemente, perché non vedo l’ora di tornare dietro al mio bancone.

Andiamo ad apparecchiare e ad aiutare tua madre.”

Magari senza il mio tanga?” Allungo la mano verso il suo polso e glielo slaccio.

Ci dirigiamo in cucina e mia madre ci sorride ancora. Potrei abituarmi a questa vita.

 

Passo la mattina a fare visite, ma almeno posso rassicurare mia madre sulla mia salute. Come dice sempre il mio amico, creperò per mano di un mio cliente che, domandato una coperta*, troverà me alla porta della sua camera con un vero e proprio piumino e non una ragazza con cui passare la notte.

Sono le cinque del pomeriggio quando entro in hotel e non trovo nessuno alla reception, così mi dirigo verso il ristorante, desiderosa di parlare un po’ con i miei ex colleghi.

Le mie speranze si infrangono quando noto che non è arrivato ancora nessuno e che la sala è completamente vuota.

Cerca qualcuno?” chiede qualcuno alle mie spalle e io sobbalzo per lo spavento.

Quando mi giro, sento le campane suonare e gli angeli cantare l’Halleluja. Davanti a me sta un ragazzo, forse della mia età, con gli occhi più belli che io abbia mai visto. E quando mi sorride capisco che è fatto tutto bene. Forse dovrei parlare perché lui comincia a ridacchiare e io non sto facendo una bella figura.

Ehm sì, ho un appuntamento con Riccardo.” La mia voce è roca, addirittura sexy, come quelle dei film hard. Questo è il mio cervello che non collabora con la bocca, e voi che non credevate alla mia storia!

Roberta!” In fondo al corridoio vedo finalmente il mio ex capo e io non posso fare altro che scappare da questo perfetto, in tutti i sensi, sconosciuto e dirigermi verso l’unica persona che conosco. “Scusa, ero con un fornitore. Ma vedo che eri in buona compagnia, vi siete già presentati?”

Guardo di nuovo il ragazzo e noto che lui mi sta guardando ancora con quel sorrisino.

A dire il vero no. Piacere, io sono Marian. Chef de rang.”

Roberta. Ricevimento.” Riccardo non mi corregge, perché quello sarà sempre il mio posto, e non posso fare a meno di pensare che la sala ristorante sarà il mio posto preferito d’ora in poi.

Bentornata,” dice Riccardo.

E mi sento finalmente a casa.



NdA: Buona Immacolata, o voi che potete festeggiarla! Finalmente un po’ di tempo per postare l’ultimo capitolo! Scusate ma la vostra receptionist ha avuto mille partenze ed è mezza sclerata.
Prima di tutto spieghiamo il significo di coperta* nel gergo alberghiero, ossia prostituta, quindi se un uomo chiede alla reception una coperta, questo vuol dire che vi sta chiedendo di contattare una professionista per allietare la sua giornata. Lo so, capitano tutte a noi. La prima volta che mi è successo ho fatto notare al cliente che usavamo i piumini e non le coperte, ahaha!
Per coloro che si stanno chiedendo se ho per caso cambiato il finale in questi anni di pausa, la risposta è sì. Il titolo è Memorie di una receptionist quindi Roberta doveva morire di cancro e l’ultimo capitolo doveva essere narrato da Daniele. Dovete ringraziare Beapot, la mia prima adorabile beta acida, che mi ripeteva di lasciarla viva e io le rispondevo che dovevo essere coerente e che no, l’avrei uccisa. Come avete visto, ha vinto lei! Grazie acidella.
Altro ringraziamento va a Jaybree e a Lights perché mi hanno spronato a continuarla, perché quella sigla “in corso” è veramente fastidiosa.
Infine ringrazio tutti coloro che mi hanno recensito, o semplicemente letto. Mi avete dato la forza di riprendere una storia e di continuarla anche se lo stile e le idee erano cambiate.
Spero di non avervi deluso con questo finale e che Roberta e le sue memorie rimangano con voi e vi rallegrino nei momenti difficili.
La vostra Rossella vi saluta… e sì, anche lei come Roberta ha un debole per i camerieri di sala!

 

 

   
 
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