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Autore: GiulyDeVilliers    08/12/2014    2 recensioni
Octavian va a passare il Natale a casa dalla sua famiglia e deve portare un regalo per sua sorella. Che cosa succederà?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Octavian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BUON NATALE, TAVVY!

 

 

 

 

“Pronto?”

“Ciao Tavvy! Come va?”

“Ciao mamma... ma quante volte te lo devo dire di non chiamarmi con quel soprannome orribile?! Il mio nome è Octavian!”

“Oh, ma come sei noioso! Lo sapevo che avrei dovuto darti un nome meno antico, ma tuo padre ci teneva così tanto!”

“Che cosa vuoi?”

“Ma una madre non può telefonare a un figlio solo per sapere come sta, dato che non lo vede per tutto l'anno?”

“Sì un madre può ma tu... non chiami mai se non vuoi qualcosa”

“Ma cosa dici, Tavvy! Comunque, lo sai che si sta avvicinando il Natale...”

“Sì, purtroppo. E se vuoi che ritorni a casa per tutte le feste puoi scordartelo! Verrò la Vigilia giusto perchè lo vuoi tu. In teoria dovrei rimanere qui, le cose si stanno mettendo male e le mia presenza è quasi indispensabile!”

“Oh, Tavvy! Lo so che sei importante, e sono molto orgogliosa di te, ma il motivo della mia chiamata era un altro!”

“Ah! Visto che volevi qualcosa!”

“Non sono io a volere qualcosa ma tua sorella Rainbow”

“La mocciosa. Con un nome da bimbominchia. Ma perchè le hai affibbiato un nome così hippy?”

“Ma perché gli arcobaleni sono le cose più belle del mondo! Sono colorati, portano allegria dopo una giornata triste e piovosa...”

“....”

“Allora, la tua sorellina quest'anno ha già quattro anni e, dato che non vede mai il suo fratellone, vorrebbe un bel regalo!”

“si va bene le comprerò un libro sulla mitologia romana”

“NO! Ma sei impazzito, Tavvy? A parte che non sa leggere, poi è una bambina, vuole giocare! Comprale una barbie!”

“Ok, va bene, ma' ci vediamo a Natale”

“Ok, ciau ciau, Tavvy!”

“MAMMA! SMETTILA DI CHIAMARMI TAVVY!”

Ma la madre di Octavian aveva già interrotto la telefonata.

 

Octavian era sul treno diretto verso la piccola città di Yountville. Verso la fine del viaggio gli venne in mete la telefonata fattagli dalla madre alcuni giorno prima.

“Oh cacchio!...” sbottò (abbastanza forte: la nonnetta vicino a lui si svegliò dal suo sonnellino e lo guardò male).

Il centurione del Campo Giove si era improvvisamente ricordato del regalo che avrebbe dovuto comprare per sua sorella Rainbow. Ma ormai era troppo tardi per andare a comprargliene uno.

Arrivato alla stazione di Yountville prese il suo zaino e scese. Per arrivare a casa sua bastava un quarto d'ora di camminata veloce.

Ma Octavian non aveva proprio voglia di rivedere la sua famiglia e quindi ci mise molto di più che un quarto d'ora per arrivare.

Ed eccola. Davanti a lui si ergeva una casa grande, colorata di rosso e piena di decorazioni natalizie. Una grande renna brillava di luci a led nel giardino. Decisamente troppo sgargiante.

Quella era casa sua. O meglio lo era stata. Octavian non si riferiva più a quel edificio così; ora la sua casa era il Campo Giove.

Non aveva neanche suonato il campanello che la porta era già aperta. Probabilmente sua madre lo aveva visto dalla finestra. Prima che entrasse, Octavian fu travolto dall'abbraccio della madre.

“Tavvy!!! Sei in ritardo! Entra che fuori fa freddo!”

Octavian riuscì a liberarsi dalla stretta e entrò in casa.

Daisy Flag era una donna di mezz'età, bassa e un po' cicciottela. Aveva i capelli mossi e biondo cenere. Aveva sempre un sorriso gentile sul viso, ma quando si arrabbiava diventava una belva.

“Fateloneee!!” disse l'uragano umano che era appena sceso dalle scale correndo verso Tavvy … scusa ...Octavian.

Il ragazzo sospirò e disse: “Ciao Rainbow”

E per completare il bel quadretto di famigliola felice arrivò un signore alto e occhialuto, il nuovo marito di Daisy, nonché padre di Rainbow.

“Buon Natale, ragazzo. Hai smesso di giocare con i peluche?” Il marito di Daisy non sapeva che il padre di Octavian era Apollo e quindi pensava che il suo figliastro fosse solo un ragazzino idiota che se ne andava sempre in giro con un orsacchiotto.

Octavian borbottò qualcosa di incomprensibile, chissà perché, quando era con la sua famiglia, perdeva la sua abilità di oratore e comunicava a monosillabi.

Dopo la cena si sedettero tutti attorno all'albero di Natale e incominciarono a darsi i regali.

Daisy diede a Octavian un orologio, e a suo marito una cravatta.

Il patrigno di Octavian diede alla moglie una collana che le piacque molto a giudicare dal suo sorriso.

A Rainbow i genitori regalarono una piccola bicicletta con le rotelle.

In quel momento la bambina si mise ad osservare intensamente il fratello. Anche Daisy guardava il figlio come a volergli dire qualcosa.

“Hmmm....Octaviam..... il regalo..hmm..” disse la madre quasi senza muovere le labbra.

Octavian andò in panico. Rainbow continuava a fissarlo.

“ah, senti Rainbow, per il regalo... mi dispiace” balbettò Octavian mentre iniziavano a sgorgare lacrime dagli occhi della sua sorella.

Octavian odiava quando Rainbow piangeva, quindi gli venne in mente un'idea.

“Mi dispiace ma il tuo regalo non sono riuscito a incartarlo”

Rainbow sorrise e disse: “ Va bene ugguale! Fatelloneee! Ti voio bene!”

E Octavian tirò fuori dallo zaino un orsacchiotto. Con un coltello piantato nella pancia.

 

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi! Ok, non è molto furba come storia ma mi è venuta così. E poi chissà se i cellulari si possono usare al Campo Giove! Voi lo sapete?

Dato che il Natale si avvicina, ecco una one-shot su Octavian (per gli amici Tavvy).

Rainbow è molto carina, vero?

Va bè non ho nient'altro da dire. O_O

Bye e buon Natale da

Giuly

P.S. Una piccola recensione me la fate, vero? Please!

  
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