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Autore: Lelusc    09/12/2014    1 recensioni
Quando la vita le crolla all'improvviso, Maddalena non può fare altro che essere catapultata in un'altra vita, solo che questa non sarà rosea come quella precedente, dovrà combattere contro l'ingiustizia e la cattiveria e imparare a crearsi qualcosa con le proprie mani e a prendersi cura dei piccoli ma duraturi attimi di felicità che ancora le restano, tenendosi stretta la persona più importante della sua vita, l'unico appiglio che ha per essere felice.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non mi è difficile ricordare chi sono. Sono Maddalena Castel; ovvero l'unica figlia della rinomata famiglia Castel. Abito in Inghilterra, in una villa nella via più famosa e ricca della città e i possedimenti di mio padre si estendono fino alla campagna inoltrata, infatti dalla finestra della mia stanza, come ogni giorno, vedo solo i campi verdeggianti e un tratto di lago.

"Santo cielo, è sempre la solita vista"Mi lamento,ma un po'non posso fare a meno di sorridere. Nonostante sia sempre tutto monotonamente uguale sono felice, perchè ho un posto in cui vivere e una famiglia che mi vuole bene, questo per me è più che sufficiente, ma sopratutto perchè domani è il giorno del mio compleanno e compierò diciassette anni. Non vedo l'ora che arrivi quel giorno.

 Purtroppo i miei genitori sono ancora fuori per controllare i loro possedimenti e saranno di ritorno fra qualche giorno, spero solo che riusciranno a tornare in tempo per festeggiarmi e mentre aspetto comincerò a prepararmi per la mia imminente festa.

Per quanto riguarda l'organizzazione hanno lasciato tutto nelle mani di Tony, quindi cascasse il mondo, sono certa che sarà una festa bellissima, Tony come capo maggiordomo della nostra famiglia non può deludere i miei genitori e soprattutto me, di cui è estremamente affezionato come se fossi sua figlia, tanto da diventare iperprotettivo. Già, sarebbe normale, se solo non avesse un anno più di me.

Tony è sempre stato perfetto in tutto. è riuscito a non privarmi di niente e a non annichilire il mio vero essere, infatti i miei genitori hanno lasciato tutto nelle sue mani, non solo la festa, ma anche la mia persona, è come se avessero accettato l'idea che lui mi conoscesse meglio di loro,cosa che è anche possibile, siccome sono sempre molto impegnati e poco presenti per insegnarmi e viziarmi, infatti questo come anche coccolarmi lo lascio fare a Tony, infondo è il suo dovere e io lo reputo come un fratello e un amico.

Mi allontano dalla finestra e mi siedo sul bordo del baldacchino. Guardo la fotografia appoggiata sul comodino e sorrido di nuovo. Mi ricordo che quella volta, non mi fu stato possibile tirare dentro anche Tony che reputo, come ho già detto prima un famigliare e un amico, così la foto ritrae solo me, mia madre e mio padre con dietro di noi il bellissimo sfondo del lago della nostra tenuta.
 
Felice e piena di nostalgia apro il primo cassetto del comodino e prendo in mano il piccolo album di fotografie. Non appena lo apro ci trovo la foto che preferisco e che amo di più, la foto che ritrae me e Tony all'età di cinque anni, seduti in mezzo ai fiori del giardino. Tony ed io ci conoscevano da quando eravamo piccoli, da quando sua madre entrò a far parte della nostra servitù, allora io avevo tre anni e lui quattro.

Mio padre all'inizio fece di sua madre una cameriera e di lui il mio accompagnatore, insomma il suo compito era quello di stare sempre con me e non farmi sentire sola ogni qual volta sarebbero partiti e rimasti lontano da me per diverso tempo. Nonostante avessi molte bambole, non cascarono mai nel tranello "ha tutto quello che vuole e tante cose con cui giocare, starà bene"infatti avevano capito dal mio trattenerli ogni volta che dovevano andare via e dal mio sempre meno appetito, che mi sentivo sola

Lo ricordo ancora come se fosse ieri. La prima volta che ho visto Tony sono rimasta a fissarlo incerta e curiosa, era silenzioso e troppo ossequioso. Ogni cosa che gli dicevo lui la faceva, non parlava, eseguiva solo; già a quell'età sapeva quell'era il suo posto. So che è brutto da dire, non sono mai stata il tipo di persona che pensa di essere superiore o come simili,ma a quanto pare la madre di Tony la pensava così e aveva insegnato al figlio che loro non erano degni di parlare o disubbidire ai padroni,così mi fu molto difficile conoscerlo e farlo parlare, fino a che mi successe un incidente.

Quel giorno c'era una festa in casa ed io non potevo partecipare, così ero rimasta in camera mia ad aspettare Tony che era andato nelle cucine per prendere la merenda. Improvvisamente la porta della mia camera si aprì e mi trovai davanti un bambino.

Era il figlio di un ospite, lo capii subito, infondo non lo avevo mai visto e non lo conoscevo. Ci scambiammo solo qualche parola, poi mi prese per mano e mi portò fuori dalla camera. Aveva insistito perchè andassi con lui alla festa, ma non volevo, mi era stato detto di non andarci, così feci resistenza e cercai di non camminare.

Fu inutile, il bambino continuò a tirarmi fino a che mi trovai davanti alle scale che portavano di sotto.

Mi voltai verso di lui e gli dissi per l'ennesima volta che i miei genitori mi avevano vietato di scendere, perchè la festa era per gli adulti, ma voleva a tutti i costi che lo seguissi, così mi aggrappai al corrimano di marmo e non lasciai la presa. Il bambino non si diede per vinto e con una spinta forte alla schiena, mi fece perdere l'equilibrio e il mio piede troppo vino ad uno scalino scivolò.

Caddi dalle scale e comincia a rotolare giù proprio nel momento in cui Tony era di ritorno con il vassoio in mano. Non appena mi vide lascio il vassoio e si precipito da me.

Ricordo che in quel momento nonostante fossi caduta, ero felice, perchè sentii nitidamente e per la prima volta Tony urlare il mio nome e dopo, il rumore del vassoio che cadeva a terra.
Ero così felice, lui non mi aveva mai parlato fino a quel momento.
 
Per colpa dell'urlo di Tony, alcune cameriere e maggiordomi accorsero da noi per vedere cosa fosse successo, seguiti anche da numerosi ospiti, compresi mio padre e mai madre, ma in quel momento non capito molto bene cosa dicessero, tutti i rumori erano confusi e lontani.

Sentivo solo qualcosa di caldo e morbido che mi teneva la mano e del dolcissimo profumo di cannella che mi fece comprende che la persona al mio fianco, che mi teneva la mano e il cui tocco mi rassicurava, era Tony. Non potevo sbagliare, da quando lo avevo costretto ad accettare come regalo, il sacchettino profumato alla cannella che gli avevo fatto, ogni volta che era con me, sentivo la scia di quel dolce profumo, quindi sapevo che lo aveva sempre con sé.

Naturalmente quando rinvenni, scoprii che il figlio dell'ospite che mi aveva costretto a seguirlo e spinto giù, era stato sgridato e che io me l'ero cavata con qualche livido e una botta alla testa. Quando chiesi di Tony a mio padre, però capii che era successo qualcosa, normalmente sarebbe rimasto accanto a me, ma non c'era.

Andai a cercarlo nell'ala della villa riservata alla servitù e mi avvicinai all'unica porta da dove sentivo provenire distintamente le urla di sua madre.

Lo accusava di aver sbagliato, che non avrebbe dovuto lasciarmi da sola nemmeno per un minuto, che non era stato capace di proteggere la sua padrona e che per colpa sua mi ero fatta male, così non sopportando più tali inutili e insensate parole spalancai la porta.

La donna si voltò e non appena mi vide smise di sgridare il figlio. Tony poverino era in lacrime, ma comunque teneva una postura dignitosa e un comportamento davvero sospendente per un bambino della sua età, mi dava la sensazione che fosse cresciuto troppo in fretta e questo fatto mi stranì, ma nonostante tutto mi rivolsi alla madre e le ordinai di smetterla di dire certe cose, che non era colpa sua, poi presi Tony per mano e lo portai via dalla stanza.

Vedere le sue lacrime mi aveva dato molto fastidio e mi aveva tanto sorpreso. In mia presenza Tony era sempre silenzioso, serio e imperscrutabile, non sorrideva mai, così quando lo avevo visto in piedi davanti alla sua corpulenta madre che non smetteva di dirgli tutte quelle cose ingiuste, senza neanche difendersi e con i lacrimoni agli occhi, non ero riuscita a non intervenire.

Di certo le sue lacrime mi avevano sbalordito quel giorno, ma fu minima cosa a confronto della sorpresa che mi procurò il suo "grazie" improvviso e poi il suo lieve sorriso.

Guardo la foto accarezzandola dolcemente, è il mio più grande tesoro e ci tengo particolarmente. Tony allora aveva otto anni e mi era così caro, ora che ne ha diciotto è la cosa più importante della mia vita, è tutto quello che mi serve, ma solo una cosa mi rattrista. In qualche modo, nonostante ora mi parli e mi sorrida, lo sento sempre distante, ammetto a me stessa triste. Chiudo l'album e lo metto nel cassetto. Chissà se riuscirò ad aggiungere l'unica foto che manca, quella di noi due ormai cresciuti.

  
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