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Autore: SmileRed    09/12/2014    1 recensioni
Un errore. Un padre, una persona spregevole. Un ragazzo e una ragazza. Una vendita.
“ Credimi quando ti dico che non sapevo niente, credimi quando ti dico che sono qui, al tuo fianco. Se solo potessi lo ammazzerei con le mie mani, ma è mio padre, la persona a me più cara. Stento ancora a crederci, per tre anni sono rimasto all'oscuro di tutto. Dei tuoi messaggi, delle tue chiamate. Io non riesco ancora a crederci, tutto andava avanti e tu passavi come il tempo, ma qualcosa di nostro rimaneva e poi ci è stato portato via, veloce come il vento. ” Quelle parole sembravano sincere, vere. Il ragazzo stringeva le mani della giovane con sicurezza. Per tre anni era stato all'oscuro di tutto, della cattiveria di suo padre, ma soprattutto del sangue del suo sangue. Non voleva quel bambino, non lo aveva mai desiderato, ma era suo figlio e doveva trovarlo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: German, Leon, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                     Capitolo1: I dubbi di Angie
Quel giorno Angie era riuscita a convincere Violetta ad uscire di casa per prendere una boccata d'aria. La ragazza continuava a vivere nella depressione, che giorno per giorno la stava consumando. Inutile dire che Angie, come molte altre persone, era preoccupata per la salute della nipote. Non sapeva cosa c'era dietro, ma sapeva che quel Vargas c'entrava qualcosa e l'idea che German sia stato suo complice incominciava a farsi spazio nella sua mente. La donna più volte aveva notato lo sguardo spaventato del capo famiglia Castillo quando si parlava dell'argomento, per non parlare della reazione che l'uomo ebbe alla notizia dela gravidanza della figlia, ma il fatto che le fece capire che Vargas e German c'entravano qualcosa fu una strana chiamata tra i due e il tono alterato che usava Castillo, con Pablo, suo marito, stavano indagando più in specifico, i due avrebbero fatto di tutto per sapere la verità, e per proteggere Violetta.
-Angie possiamo tornare a casa? Sono sfinita- la donna udendo le parole della ragazza si distolse dai suoi pensieri. Le due avevano raggiunto il parco centrale abbastanza distante dalla Villa dei Castillo. -Stanca? Su Vilu, coraggio proseguiamo- disse Angie trascinando per un braccio la nipote. Erano passati due anni, ma Violetta stava sempre peggio non aveva mai desiderato quel bambino ma era suo figlio, e le era stato portato via. Anche la Saramego non aveva reagito nel migliore dei modi alla notizia ma aveva inteso la situazione e decise di stare vicino alla nipote più di quanto abbia fatto nei scorsi anni, quando però apprese che il bambino era un erede Vargas le cadde il mondo addosso, i Vargas portavano problemi erano una delle famiglie più potenti in tutta la regione ma anche i più pericolosi, facevano affari sporchi, nei loro cantieri spesso avvenivano opere di contrabbando, conosceva Alvaro come le sue tasche era stato un grande amico di suo padre finché non lo rovinò con i suoi affari sporchi. 
D'un tratto la ragazza arrestò il suo cammino sbiancando di colpo. Angie osservò la nipote e aggrottò le fronte, Violetta aveva lo sguardo fisso sul lato opposto della strada, la bionda girò lo sguardo osservando attentamente la strada quando i suoi occhi non focalizzarono un ragazzo: Leòn Vargas. Il suo cuore perse d'un battito, se lei stava sudando freddo non poteva immaginare cosa stesse provando la nipote. La Castillo era rigida, il viso le si era colorato di un bianco cadaverico, dall'altro lato c'era Vargas che sembrava essersi accorto della presenza delle due. Salutò la ragazza con un cenno di mano per poi attraversare la strada, le stava raggiungendo, l'ansia incominciava a salire e Violetta stava per cedere. Passò qualche secondo prima che il ragazzo le raggiunse, aveva uno sguardo sereno, ma come poteva essere così sfacciato? Per mesi sua nipote ha cercato di contattarlo, chiamate, messaggi, addirittura lettere e lui non si era degnato di darle una risposta, aveva preferito la strada del silenzio, aveva preferito scomparire nel nulla.
-Ma guarda chi si ved...- nemmeno il tempo di finire la frase che la Castillo gli tirò un ceffone in pieno volto, tanto forte da fargli rimanere rosso sul viso. Le lacrime le stavano rigando il viso e con lo sguardo pregava la zia di portarla via di lì, non voleva vederlo, lo odiava con tutta se stessa. Il ragazzo con aria interrogativa si massaggiò la guancia dolorante, mentre Angie capita la situazione trascinò via la nipote. Le due si allontanarono a passo svelto, tanto che in pochi minuti si allontanarono dal parco fermandosi vicino ad un chiosco. La ragazza non aspettò più di un secondo per gettarsi tra le braccia della donna, piangeva così forte da singhiozzare, non si meritava tutto quello che stava passando, ma sapeva che Violetta era forte e che un giorno magari lontano sarebbe riuscita a dimenticare. -Shh... non piangere, io sono qui- la tranquillizzò -Torniamo a casa- continuò lasciandole un bacio sul capo.

German faceva avanti e indietro per il salone osservando il cellulare. Chiamare o non chiamare? l'uomo era sommerso dai dubbi, aveva bisogno di parlare con Vargas e anche se sovrastato dai rimorsi, doveva assicurasi che il bambino fosse lontano dall'Argentina. Decise di prendere il cellulare e digitare il numero, aspettò vari minuti prima che qualcuno rispondesse.
"German, che piacere sentirti" sorrise l'uomo. Castillo per un secondo rimase impietrito dalla voce oscura di Alvaro.
"C... ciao, Alvaro" rispose balbettando German.
"Come mai questa chiamata, è da parecchio tempo che non sento la tua voce"
"Il mese scorso avevi detto che la famiglia si sarebbe trasferita in Colombia" deglutì "Sono partiti?"
"Sapevo che mi avresti chiamato per questo, e si la famiglia è partita la settimana scorsa, senza alcuna complicazione"
German sospirò sollevato, quella notizia lo rassicurò. Vargas era sempre stato un tipo affidabile quanto malvagio, anche se l'idea di far allontanare la famiglia dalla Nazione era stata ideata da Castillo e con gran entusiasmo accettata da Alvaro.
"Mi hai rallegrato la giornata Alvaro, te ne sono grato"
"Ho fatto solo quello che andava fatto, hai avuto un ottima idea German, ma come sai le cifre ammontano e dovrai mettere anche il tuo contributo"
"C... certamente ti invierò la cifra tra qualche giorno"
"Bene, ciao German"
"Si, ciao".
L'uomo attaccò il telefono e si passò una mano per la fronte, per fortuna gli affari andavano bene e le cifre proposte da Alvaro non erano poi tanto alte, gli Aveiro erano benestanti ma pretendevano sempre qualcosa in cambio, ogni mese, di ogni anno il bambino portava spese e anche controvoglia i due uomini d'affari dovevano versare sempre soldi sul conto della famiglia. L'uomo si alzò di scatto quando vide entrare Angie e Violetta dalla porta principale. -Che succede?- chiese allarmato German avvicinandosi alla ragazza. Angie lanciò un'occhiata a German -Violetta sali in camera, ti raggiungo tra poco- disse con tono calmo e pacato tanto da riuscir a rassicurare un minimo la Castillo, che raggiunse le scale raggiungendo la camera. -Angie, mi potresti spiegare cosa succede!- esclamò incrociando le braccia il padrone di casa -Succede che abbiamo incontrato il ragazzo, Leòn- spiegò abbassando la voce. German spalancò gli occhi e rimase di pietra a quelle parole. -C... cosa? Leòn Vargas?-,-Era infondo alla strada e ci è venuto incontro come se non fosse successo nulla- L'uomo sapeva la verità, dopotutto Leòn non sapeva nulla, non aveva colpe. -Angie ordino che Violetta rimanga chiusa in camera sua-.




Angolo Autrice: Ciao a tutti, scusate l'enormissimissimo ritardo ma ho avuto alcuni problemi di salute e quindi non ho potuto aggiornare. Mi scuso una seconda volta perché non posso trattenermi, ho molti impegni e non so dove ho trovato il tempo per postare. Spero il capitolo vi sia piaciuto, lo commenterò più tardi con calma. 
Ciao a tutti!!!!
  
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