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Autore: Atomic Chiken    09/12/2014    8 recensioni
Sono una malata che passa le giornate a pettinare i capelli a delle stupide statuine.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Adoro ogni genere di bambola. Dalle barbie a quelle di pezza, per non parlare poi di quelle fatte di porcellana! Sono talmente realistiche che rischio di scambiarle per bambine vere, sedute tranquillamente ad osservare ogni mio movimento. Fin da quando ero piccola mia madre non ha fatto che starmi dietro.
"Smettila! Non lo capisci Anna, non lo capisci che non è normale?!".
Mi ha portata dallo psicologo e addirittura alle sedute per malati mentali. Al solo pensiero mi viene da ridere. Malata mentale. E' questo che pensa di me la gente. Sono una malata che passa le giornate a pettinare i capelli a delle stupide statuine. Ho perso tutti gli amici che avevo, maledette amicizie nate quando ero ancora nella culla. Ho domandato più volte il perché, pensando di essermi comportata male o aver risposto nel modo sbagliato.
"Quelle" è stata invece la loro risposta. Indicavano le bambole e uscivano frettolosamente di casa, quasi cercassero di scappare.
Ho pianto per giorni, e per un momento ho davvero creduto di essere pazza. Sarei caduta in depressione se loro non mi avessero consolato. Sono dolci, affettuose, bellissime.
Le mie amiche. Non quei cazzoni. Meriterebbero di morire e marcire all'inferno per l'eternità.
Cazzo se lo meriterebbero!
Li strozzerei uno ad uno, in compagnia dei miei tesori.
Mia madre diceva che un giorno mi avrebbero portato sfortuna. Tanta brutta sfortuna.
Sono contenta che sia morta. Tre metri sotto terra è il posto perfetto, per lei e tutti gli altri. Tutti quelli che considerano le mie amiche inutili, dei mostri. Come diavolo fanno ad esserne spaventati? Dio!
Proprio ieri ne ho presa un'altra. Non avevo nessuna intenzione di entrare in quello schifoso negozio all'angolo della strada, ma loro mi hanno consigliato di darci un'occhiata. Mi ha accolta un tipo brutto quanto mia madre, e per poco non ho avuto l'impulso di darmela a gambe.
Invece sono rimasta. Mi ha mostrato un sacco di idiozie come talismani magici e altrettanto magici portafortuna, oggetti natalizi e stupidaggini simili. Dio, odio questa maledetta festa! Regali senza senso, famiglie che si riuniscono per un giorno e tornano a dividersi appena la farsa finisce.
Stavo per fare dietrofront quando me l'ha fatta vedere. Per poco non ho avuto un attacco di cuore. L'ho guardata, studiata, osservata da ogni angolatura. Era bellissima. Una piccola bambola che rappresentava alla perfezione il mio volto, le mie curve, il mio maledetto corpo.
Non mi è passato minimamente per la testa come avesse fatto a crearne una simile alla mia immagine. E ad essere sinceri, non m'interessa neanche adesso. Cazzo, ho una mia bambolina di pezza, cos'altro dovrei desiderare?
E ora che ci penso, mi è venuta una voglia matta di rivederla. Se solo ricordassi dove l'ho lasciata!
La cerco nella camera da letto, in bagno, in salotto, dappermaledettamentetutto.
Cerco di riportare il luogo in mente, spremo le meningi mentre il respiro si fa sempre più corto. Chi diavolo ha chiuso queste stupide finestre? Apro un'anta e rimango quasi estasiata a fissare il bianco innaturale che mi circonda. Lascio che qualche fiocco di neve si sciolga sulle braccia, prendo una gran boccata d'aria sentendo il freddo dentro al corpo. Ammiro le luci in lontananza che illuminano la notte, e poi, come destata da un lungo letargo, sento suonare alla porta.
Evitando d'imprecare ma lanciando comunque qualche maledizione vado ad aprire. Lui?
"Buon natale!" esordisce con dei pacchi rosso fiammante in mano. Regali, per giunta destinati a me?
Se solo potessi mollargli un pugno in faccia!
"Entra" dico indifferente, e faccio accomodare mio padre in cucina.
"Allora? Come stai?" chiede. Santo dio.
"Sto bene. Tu?" domando più per educazione che interesse.
Rimane in silenzio a guardarmi, quasi avesse capito che non mi cambierebbe niente se morisse.
Gli sorrido gelida ed esco dalla cucina. Devo trovare quella bambola, maledizione, e subito!
Non passano nemmeno due minuti, prima che lo senta di nuovo.
"Anna? Vieni qui". Lo ignoro per un po', e solo al quarto richiamo mi decido a dargli retta.
Con i pugni stretti fino a far diventare le nocche bianche torno da lui, pronta a sbatterlo fuori.
E rimango pietrificata a guardarlo sulla soglia, la mia bambolina stretta tra le sue sudice mani.
"L'ho trovata sotto al tavolo" dice.
"Le ho quasi tagliato la testa, ma credo che si possa ricucire".
Non riesco a muovere un singolo passo. Lo guardo, provo a dire qualcosa ma riesco ad emettere solo un verso incomprensibile.
Con il cuore che rischia di saltare fuori porto le mani tremanti alla gola.
Sento il sangue gelarsi nelle vene, le gambe cedere.
"No..." balbetto. Mi manca la voce, non riesco maledettamente a respirare. Tento di rimanere in piedi, stringo la gola mentre liquido caldo inizia a coprire copiosamente le mani. Stento a crederci. Come diavolo è potuto succedere? No. No. No!
Mentre il mondo comincia a girare e il nero inizia a farsi strada, stupidamente, mi torna alla mente una frase che mia madre ripeteva spesso. Quella brutta figlia di putt...
"...Anna, vuoi sapere cosa penso? Che hai perso la testa per loro, diamine, ecco cosa!".












Ho messo rating arancione per le parole pesanti. Se danno troppo fastidio a qualcuno chiedo scusa, purtroppo non riesco a farne a meno in un racconto u.u
 
 
  
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