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Autore: Love_in_London_night    10/12/2014    7 recensioni
[JOKER]
Jared e un nuovo lato di se stesso.
Come si trasforma quando deve familiarizzare con un ruolo.
E se questo, inoltre, fosse più difficile di altri?
"Era la sfida più grande di tutte e l’aveva accettata apposta: sapere di doversi scontrare con predecessori degni di quel ruolo e della fama che avevano portato con loro lo elettrizzava e lo rendeva pericoloso, quasi l’adrenalina lo facesse sentire onnipotente.
Gli avevano detto che accettare quel ruolo era stata pura follia.
Aveva sempre riso di quell’osservazione, perché per lui voleva dire essere sulla strada giusta, dato che la follia era la compagna di quel viaggio sull’orlo dell’abisso.
Pazzia. Il motivo della sua scelta, il motore del personaggio, l’anima di ogni ruolo di Jared."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 «Credo di amarti».
Alla fine l’aveva detto davvero. Quante echelon aveva conosciuto pronte a professargli amore eterno così, con quella facilità? E cosa aveva lei di diverso?
Niente, appunto.
Eppure, dopo aver avuto a malapena la possibilità di chiacchierare con lei con la dovuta calma, quella ragazza – di cui non ricordava nemmeno il nome – stava avanzando pretese nei suoi confronti, cercava di relegarlo nel significato troppo stretto di qualche parola banale e nello spazio striminzito di una relazione.
Jared, oltre al sesso appena ricevuto, non ricordava altro e gli andava bene così. Non voleva niente in più da lei: non un nome, non una carezza o l’ombra di un'emozione a scaldarlo, non di certo un rapporto.
E dire che all’inizio di quella sterile conoscenza gli era sembrata furba, di sicuro più delle altre con cui era solito assecondare i propri bisogni fisici. Si sbagliava.
«Nemmeno mi conosci» aveva risposto scocciato.
Capiva di essersi contraddetto, perché lui l’aveva giudicata – sopravvalutandola – ancor prima di averla conosciuta.
Detestava il fatto che la gente desse per scontato il fatto di conoscerlo. Certo, non sfuggiva alle attenzioni dei media e permetteva ai fan di sbirciare nella sua vita, ma questo non li metteva nella posizione di conoscerlo davvero. Poteva mostrare la parte che più gli aggradava ai giornalisti, una volta il lato ridicolo, un’altra quello altezzoso o, meno raramente, il suo essere così serio e ponderato, per quanto risultasse difficile crederlo. Nessuno però aveva preso in considerazione l’idea che, davanti a un microfono, potesse mentire, fingere, indossare una maschera.
Per quanto sbavato potesse essere il trucco l’avrebbero preso per vero, per il vero lui.
Alzò un solo angolo della bocca, sentendo il proprio sorriso vuoto e gelido farsi ampio, quasi le labbra potessero estendersi a metà faccia in una smorfia irreale e grottesca. Quel macabro che sembrava accentuato dal sangue delle vittime che Jared avrebbe voluto sulle spalle, un sadismo che da dentro iniziava a possederlo, una scheggia di lucidità alla volta.
Piano, inesorabilmente.
La sconosciuta, perché di questo per lui si trattava, aveva colto in quel gesto un segno di sfida, cosa che l’aveva elettrizzata. Era convinta che il famoso Jared Leto amasse il brivido della conquista, ed era sicura di avergli dato del filo da torcere. Illusa.
E tutto quello perché? Perché pensava di conoscerlo, di averlo capito e di averlo in pugno.
Niente di più sbagliato.
Jared, di rimando, si sentiva eccitato, anche se per motivi differenti dalla ragazza. Un qualcosa di sbagliato si faceva spazio in lui, il gusto di annientare in modo deliberato per vedere chi gli stava davanti soffrire, soprattutto se osava oltrepassare il suo spazio privato e si azzardava a metterlo in discussione senza il suo permesso.
Il silenzio controllato e in attesa di chi stava pensando cosa dire, come reagire.
«Vedi? Siamo uguali anche in questo. Partiamo dalla stessa base, io non conosco te come tu non conosci me. Sei equo anche senza volerlo ammettere».
Le era sembrata una risposta scaltra, cosa che la soddisfece, e sorrise sfoggiando uno sguardo furbo e coraggioso. Sperava di aver attirato la sua attenzione, di avergli dato quel qualcosa in più che l’avesse incuriosito a tal punto da scoprire altro su di lei, a cercare altro da lei che non fosse il suo corpo. Un qualcosa che facesse in modo di legarli più del dovuto, perché la ragazza lo voleva, ed era così che aveva sempre immaginato il loro incontro: sì fugace, ma indimenticabile come sperava di essere lei stessa.
Gli occhi di Jared, già chiari ma di solito caldi e rivelatori del mondo che aveva dentro di sé, si fecero gelidi e appagati, quasi avesse trovato nelle parole o nell’atteggiamento dell’altra un appiglio per l’opera che voleva portare a termine.
«Questa non è equità, è deliberata indifferenza».
Perché per lui arrivava sempre il momento in cui avrebbe dovuto allontanarsi da se stesso e superare i limiti, e i tempi erano maturi. Succedeva ogni volta in cui accettava la sfida, e ogni volta portava a vita i segni delle conseguenze. Sarebbe stato lo stesso anche con quel ruolo? Sì, perché avrebbe dato tutto se stesso anche in quell’occasione, più delle precedenti. Era la sfida più grande di tutte e l’aveva accettata apposta: sapere di doversi scontrare con predecessori degni di quel ruolo e della fama che avevano portato con loro lo elettrizzava e lo rendeva pericoloso, quasi l’adrenalina lo facesse sentire onnipotente.
Gli avevano detto che accettare quel ruolo era stata pura follia.
Aveva sempre riso di quell’osservazione, perché per lui voleva dire essere sulla strada giusta, dato che la follia era la compagna di quel viaggio sull’orlo dell’abisso.
Pazzia. Il motivo della sua scelta, il motore del personaggio, l’anima di ogni ruolo di Jared.
«Puoi cambiare le cose…».
Indifferenza. Per la ragazza era stato uno schiaffo in piena faccia, così come la spinta che l’aveva allontanata da lui per permettergli di passare oltre e andare avanti come se fosse stata solo un passo in più nel suo cammino.
Era stata incerta nel pronunciare quelle parole, perché non si era figurata così quel discorso, non era quello il finale che aveva immaginato per quella discussione, per loro. Ma sapeva che di finale si trattava.
La fine dell’inizio: sempre meno Jared, sempre più qualcosa di nuovo che si stava plasmando sotto al suo sguardo. Gli occhi freddi e assenti – cattivi – contornati da un sorriso sempre più ampio ma finto e vuoto. Un’espressione sconcertante e paurosa per quanto fosse pacatamente convinta della propria crudeltà.
Capì di aver davanti un uomo nuovo, uno sconosciuto pronto a tutto. Soprattutto al peggio.
«E se non volessi?»
Una lama al posto della voce, un brivido lungo la schiena di lei che aveva sentito quanto la sua lingua potesse essere tagliente, una cosa diversa rispetto a poco prima, quando l’aveva provata sul proprio corpo. Quello era stato un tocco avido e lascivo, ma non perfido e sbagliato.
No, Rayon era solo un blando ricordo; per quanto avesse lasciato un segno nella sua anima ora Jared la sentiva distante anni luce. Lei con la sua forza e la sua scaltrezza, lei con le sue gambe magre e il trucco perfetto e lei, il corpo fragile e l’anima di un angelo. La sentiva vagare dispersa nel suo essere, distrutta dalle schegge di quel folle pagliaccio che iniziava a essere parte di lui.
Avrebbe ritrovato la Rayon che era rimasta in se stesso, ma non era quello il momento.
La costante perdita di contatto con la realtà, la lucidità di una mente offuscata dal limite del bene e del male, cose che per il suo personaggio erano solo opinioni etiche. Non c’era giusto o sbagliato, c’era la giustizia personale, quella che avrebbe applicato da lì fino a che gli sarebbe servita. A ogni costo.
Tutti gli esseri umani erano mostri, aveva letto su qualche social network. Non aveva capito a cosa fosse riferito, ma in quel momento lo sentiva scorrere dentro di sé, mentre stringeva il braccio della ragazza fino a farle venire i lividi per il solo gusto di vedere il proprio potere esercitato su un’impotente.
Ora Jared lo sapeva, perché lo stava provando su se stesso.
Non più se stesso, ma il lato umano più libero e vero di una persona, quello che si divertiva a giocare in equilibrio sul filo della pazzia in costante confusione tra giusto o sbagliato, vita o morte.
Un’unica svolta per quel labile confine che gli faceva percepire le cose come se fossero possibili, senza morale.
Gli diede il benvenuto in un modo che sapeva avrebbe gradito: stringendo la presa attorno al braccio della ragazza per poi farla cadere di malagrazia sul divano mentre lui se la lasciava alle spalle con la stessa importanza che poteva riservare alla spazzatura.
Tutti gli esseri umani erano mostri.
E cosa c’era più umano della follia?
Era arrivato, era suo.
 
Joker.


 


Buon pomeriggio.
Ebbene sì, dopo secoli mi trovo ad aggiornare con una OS piuttosto particolare.
La verità è che qui non è un buon periodo, quindi tra problemi famigliari, problemi personali e una tesi che non si vuole scrivere sono stata costretta a mollare la presa sulla scrittura delle storie, motivo per cui non mettevo mano su un file di word per una ff da... mesi. E sì, purtroppo la long su Jared di cui vi avevo parlato avrà tempi lunghi, perchè non so quando potrò scriverla. *inserire una me triste qui*
Questa però è uscita di getto e, tra la lunghezza e il periodo, non potevo concedermi altro, però devo dire che ero affascinata dall'idea di immaginare Jared che si immerge nei panni di Joker.
Spero tanto tanto che vi sia piaciuta, io torno tra i file della tesi e le sfighe della mia vita.
Vi auguro già un buon Natale e delle strepitose feste, nella speranza che il 2015 faccia meno schifo di questo 2014.
Xo, Cris.

 
   
 
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