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Autore: Evee    10/12/2014    0 recensioni
~ “The Dark Blue Saga” missing moments (indice al primo chapter a scanso di spoilers)
L'adolescenza può essere un periodo difficile, ma rischia di diventare impossibile se il fratello su cui hai sempre fatto affidamento entra all'improvviso in una crisi esistenziale, continua a trattarti come un bambino, ti tiene all'oscuro di tutto e attira fin dentro casa degli assassini senza scrupoli.
Ma come farà la conoscenza di una certa ragazza dagli occhi blu, Mokuba capirà subito che non è semplicemente entrata nelle loro vite...
Le ha cambiate per sempre, perché da sempre è destinata a farne parte.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mokuba Kaiba
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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Evee's corner

 

H^o^la!!!

Ordunque, come anticipato eccomi qui con la raccolta di missing moments che avevo promesso. Questa volta, però, assisteremo alla vicenda dal punto di vista del piccolo Mokuba, cui per ragioni di tempi narrativi non ho potuto dare molto spazio nella saga principale. Eppure, il suo è un ruolo che non si può trascurare: non solo perché è il personaggio che più è legato a Seto e meglio riesce a comprenderlo, ma perché è inevitabile che l'imminente comparsa di Kisara comporti l'instaurarsi di un rapporto per così dire “famigliare” tra tutti e tre. Se Seto non è per lui un semplice fratello ma quasi un padre, ne deriva che la donna al suo fianco finirà per diventare rispettivamente una specie di sorella/madre. Inoltre, il fatto che la mia storia sia ambientata più di un anno dopo la fine della serie mi permette di mostrare un Mokuba ancora giovane ma più maturo, ingiustamente incompreso benché, spesso, capisca molte più cose lui di tutte le persone che ha attorno. Dopotutto, è un ragazzino con già l'intelligenza acuta di un adulto ma ancora con gli occhi ingenui di un bambino...

Quanto alla storia, ho scelto come abitudine di accompagnarla con il ritornello di alcune canzoni, questa volta degli Oasis, che daranno il titolo ai vari capitoli. Questi, invece, a differenza della saga principale non avranno una lunghezza costante e li pubblicherò un po' arrandom, man mano che li scrivo e raggiungo i punti della narrazione da colmare.

Sul primo capitolo, vi anticipo che rappresenta in realtà una specie di prequel di “The White Lady who lost her soul”, e che oltre ad un Seto in stato confusionale post viaggio lungo la sua memory lane appariranno anche un paio di guest star a noi ben note... Ma non dico altro, e vi lascio alla lettura.

Grazie mille di essere venuti a curiosare anche qui, non sapete quanto vi voglio bene!

XOXO

- Evee

 

The little brother

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who wasn't a child

 

I - The masterplan

 

{And then dance if you wanna dance
Please brother, take a chance
You know they're gonna go
Which way they wanna go
All we know is that we don't know
How it's gonna be
Please brother, let it be
Life on the other hand won't let us understand
We're all part of the masterplan
}

 

Mokuba era seriamente preoccupato.

Da quando era ritornato dal suo cosiddetto “dannato viaggio infernale” in Egitto, suo fratello non era più lo stesso... e non in senso positivo. All'inizio aveva sperato che quell'esperienza fosse riuscita a far breccia nel muro che si era eretto attorno, ad avvicinarlo a Yugi e al suo gruppo da considerarli, se non degli amici, quantomeno delle persone degne di essere frequentate nel suo tempo libero... Ma non avrebbe potuto sbagliarsi di più. Al contrario, Seto aveva iniziato ad isolarsi da tutto e da tutti, completamente assorbito dal lavoro. Ormai non era più la sua attività principale, era diventata la sola ed unica cosa cui si dedicava durante la giornata, che si trovasse alla Kaiba Corporation o a casa. Anzi, spesso continuava a lavorare anche di notte, poiché non solo in svariate occasioni Mokuba era andato a dormire accorgendosi della luce ancora accesa e del ticchettio costante sulla tastiera provenienti dal suo studio, ma più di una volta la mattina l'aveva visto uscire con gli occhi affaticati da quella stanza anziché dalla sua camera. E per quanto cercasse di ricordare a Seto che aveva bisogno di riposare, ogni consiglio veniva ripetutamente ignorato nella sua ferma convinzione che tutto ciò di cui necessitasse era una tazza di caffè, perché non aveva proprio tempo di dormire con tutte le questioni di cui doveva occuparsi in quel periodo.

Ma, per quanto suo fratello lo stesse trattando come tale, lui non era affatto uno stupido.

Sapeva perfettamente che le sue non erano altro che delle patetiche scuse. Seto era sempre stato più che in grado di gestire la Kaiba Corporation con la massima efficienza ed organizzazione, in modo da mantenere tutto sotto controllo, poter fronteggiare qualunque imprevisto ed evitare di accumulare faccende in arretrato. Se era già capitato che comunque continuasse a lavorare anche a casa, era solo per sua libera scelta, perché in fondo gli piaceva starsene al computer per programmare e migliorare i propri software.

Tuttavia, sembrava che neanche quello fosse più in grado di stimolarlo. Anzi, era sempre nervoso quando la mattina presto si recava alla KC ed era ancora più stressato quando rientrava la sera. D'altronde Mokuba era ben consapevole che non si può trovare piacevole, e tantomeno amare, ciò che viene vissuta come una costrizione... Perché, chiaramente, era lui stesso ad imporsi quel regime massacrante. Quale ne fosse la ragione, non ci mise molto ad intuirla: se si concentrava tanto sul lavoro era per tenere la mente impegnata, per impedirle di soffermarsi su quei pensieri in cui si perdeva quando ascoltava distrattamente quello che gli raccontava a cena, o che rendevano il suo sguardo così tremendamente malinconico quando credeva di essere da solo. E, anche se non gliene parlava mai, Mokuba era più che convinto che la causa della sua inquietudine fosse ciò cui aveva assistito nel Mondo della Memoria del Faraone. Ma era normale, supponeva: chiunque sarebbe rimasto turbato da una simile esperienza... Per cui era comprensibile che Seto avesse bisogno di un po' di tempo per metabolizzare un passato che aveva sempre rinnegato con fermezza ma che, suo malgrado, era stato infine costretto ad accettare e riconoscere, con se stesso prima che con gli altri. Nei suoi panni, Mokuba si sarebbe quantomeno chiesto quanto della sua vita fosse stata effettivamente il frutto delle sue scelte e non già decisa dal destino. E, soprattutto, quanto della sua identità fosse appartenuta per davvero a lui anziché all'anima che aveva scelto di reincarnarsi nel suo corpo... Però se c'era qualcuno al mondo dotato di sufficiente carattere per poter superare senza troppi problemi simili insicurezze, quello era proprio suo fratello, per cui confidava che dovesse solo trovare il modo di razionalizzare quanto scoperto senza per questo metter anche in discussione i fondamenti della fisica quantistica.

Tuttavia, le sue speranze erano state mal riposte, perché più tempo passava e più la situazione pareva degenerare.

Dunque, si decise che doveva fare qualcosa al riguardo. D'altronde, Seto aveva sempre fatto di tutto per renderlo felice per cui, ora che era lui ad aver bisogno di sostegno, era giunto il momento che i ruoli si invertissero... Il problema era trovare il modo giusto per aiutarlo. Anche se negli ultimi anni il loro rapporto era nettamente migliorato, restava il fatto che suo fratello non era per niente il tipo di persona caratterialmente incline alle confidenze, specialmente quelle afferenti alla propria sfera emotiva. Perché, per quanto non controllasse più le loro vite, Gozaburo Kaiba aveva così influenzato quella di Seto che ancora reputava riconoscere i propri sentimenti al pari di un'ammissione di debolezza. Per cui, indurlo a parlarne sarebbe stato solo controproducente: l'avrebbe di certo irritato e probabilmente spinto a rinchiudersi ancora di più in se stesso. Ma anche se non poteva essergli di conforto, questo non gli impediva di provare a risollevargli il morale in altro modo... Però non era sufficiente che si mostrasse allegro e facesse qualche battuta, per riuscire a strappargli un sorriso. Non uno vero, almeno. Per quello, non bastava una distrazione qualsiasi, ma aveva bisogno di qualcosa capace di prenderlo per davvero, di appassionarlo anima e corpo...

Aveva bisogno di tornare a duellare.

 

*

 

-Ho avuto un'idea.-

Il suo annuncio fu abbastanza improvviso ed entusiasta da riuscire a catturare subito l'attenzione di suo fratello, seduto a cenare dall'altro lato del tavolo.

-A che proposito?- gli domandò, inarcando un sopracciglio con fare perplesso.

-Battle City.- gli rivelò, con un sorriso accattivante -Potresti indire il torneo anche per quest'anno.-

Lui però lo freddò subito con un'occhiataccia gelida.

-Non vedo perché dovrei farlo. L'unica ragione per cui l'avevo organizzato era per vincere le carte delle Divinità Egizie come ben sai, e al momento non ce ne sono altre che mi interessa avere.-

-Ma al di là di quello è stato divertente, no?- insistette Mokuba, tirando fuori il suo miglior fare incoraggiante -Insomma, hanno partecipato tutti i duellanti più forti al mondo! Sono sicuro che riusciresti a trovare qualche avversario al tuo livello... Quantomeno, potresti sfidare ancora Yugi. Senza contare poi tutta la pubblicità e i guadagni che offrirebbe alla Kaiba Corp...-

Concluso il discorso che si era preparato, tacque in attesa della reazione di suo fratello. Gli era sembrato di essere stato piuttosto persuasivo e, sapendo bene quanto spesso tendesse a farsi influenzare più dall'orgoglio che dal buon senso, aveva puntato soprattutto sulla sua vecchia rivalità con Yugi. Dopotutto anche senza il Faraone aveva dimostrato di essere un duellante degno di essere considerato il “Re dei Giochi” e, benché Seto avesse rinunciato a prendergli le carte delle Divinità Egizie, non poteva credere che non gli interessasse più riottenere quel titolo.

Lui lo scrutò per un po' pensoso, per poi tornare a dedicarsi al suo filetto di manzo.

-Ci penserò.- gli comunicò, ponendo fine alla discussione.

Non era molto, ma sempre meglio di un rifiuto secco. Anzi, il solo fatto che Seto avesse seriamente deciso di prendere in considerazione un consiglio altrui poteva già considerarsi una vittoria.

Sorrise soddisfatto.

 

*

 

La sua proposta venne infine approvata.

D'altronde, era ovvio che Seto desiderasse riprendere a duellare. Gli serviva soltanto l'occasione per farlo, dato che era troppo orgoglioso per accontentarsi di partite amichevoli e per iscriversi a tornei che non reputava alla sua altezza. Senza considerare che non avrebbe potuto nemmeno addurre la scusa di non potersi permettere distrazioni dai suoi impegni, perché anzi Battle City rappresentava il pretesto ideale per conciliare il Magic and Wizards con il suo lavoro. Ed infatti l'idea gli era così irresistibile che, ancor prima di aver dato l'annuncio ufficiale del torneo, aveva già iniziato a pensare a quali modifiche apportare al suo deck per poterle testare con ampio anticipo al simulatore virtuale. Appena lo venne a sapere, Mokuba ne fu oltremodo entusiasta ed insistette perché gli permettesse di assistere ai suoi allenamenti, nonostante le sue iniziali rimostranze. Ma aveva sempre fatto il tifo per lui, per cui non voleva assolutamente perdersi nessuno dei suoi duelli. Inoltre gli piaceva guardarlo giocare, tenergli compagnia, condividere con lui qualcosa. E soprattutto gli piaceva rivedere sul suo volto l'espressione felice e spensierata che, altrimenti, poteva scorgere solo nei suoi ricordi o nella loro foto di quand'erano ancora bambini.

Ma, proprio per questo, si accorse subito che c'era qualcosa che non andava.

Cioè, Seto duellava in maniera magnifica, con la medesima passione e le stesse strategie impeccabili di un tempo ma... solo finché non evocava il Blue-Eyes White Dragon. Non appena il suo mostro preferito compariva sul terreno, il sorriso sulle sue labbra si spegneva, impallidiva e per il turbamento faticava visibilmente a mantenere la concentrazione sul gioco. Ed anche una volta terminato il duello, il suo sguardo continuava ad essere inquieto, per ragioni che Mokuba davvero non riusciva a comprendere. Tutto ciò che sapeva era che per quello i suoi allenamenti iniziarono a farsi sempre meno frequenti, come se per lui duellare stesse lentamente diventando addirittura sgradevole.

Ed il suo sconcerto aumentò ancora di più quando, un giorno, lo vide perdere un duello pur di non evocare il Blue-Eyes White Dragon.

Al che, non riuscì più a trattenersi e lo raggiunse fin dentro all'arena, in cerca di spiegazioni.

-Seto!- lo chiamò, preoccupato -Che ti è preso? Avevi la vittoria in pugno... Perché non hai giocato il Blue-Eyes?!?-

Suo fratello gli rivolse un'occhiata distratta, distante. Non sembrava neanche essersi accorto di aver appena perso...

-Lo so.- mormorò -Ma non ho più intenzione di utilizzare quella carta.-

Il ragazzino sbarrò gli occhi, allibito.

-Non puoi dire sul serio.-

-Non scherzerei mai al riguardo, lo sai.- replicò duramente -Comunque ormai mi sono deciso, e non voglio discuterne oltre.-

Ok, ora Mokuba era ufficialmente spaventato. Non gli sembrava di riconoscerla nemmeno, la persona che aveva davanti... Perché suo fratello non si sarebbe mai, mai separato da quella carta. Quella che gli aveva disegnato quando era piccolo, che gli aveva fatto amare il Magic and Wizards, che era andato a cercare fin in capo al mondo, che l'aveva accompagnato fedelmente in così tante sfide. Quella carta che era tutto il suo orgoglio...

Che era diventata parte di lui.

-Ma Seto... Non puoi duellare senza il Blue-Eyes!- provò a protestare.

Lui però fuggì al suo sguardo, abbassò il capo e con lentezza sofferta si sfilò il Duel Disk dal braccio.

-Infatti non lo farò.- disse allora, la voce intrisa di amarezza -Ho chiuso per sempre con i duelli.-

 

*

 

Doveva chiedere aiuto a qualcuno.

E, dato che c'era una sola persona di cui Mokuba sapeva di potersi fidare ciecamente e a cui rivolgersi per quella questione, senza ulteriori indugi andò quel giorno stesso fino al “Turtle Game” per parlarne con Yugi Muto. Fu fortunato, perché come spinse la porta del negozio trovò subito il suo amico intento a chiacchierare al bancone con il nonno e Jonouchi. Al suo ingresso, i tre si voltarono nella sua direzione e, come lo riconobbero, lo accolsero con un'espressione allegra e lo salutarono calorosamente.

-Mokuba!- esclamò Yugi -Ciao! Che sorpresa!-

-Ehi, è un po' che non ci si becca in giro...- fece invece Jonouchi, con un ampio sorriso -Come te la passi?-

-Io bene, grazie.- rispose loro con cortesia, per poi andare dritto al punto -E' mio fratello a preoccuparmi.-

Yugi inarcò le sopracciglia con fare perplesso, mentre Jonouchi gli tirò una gomitata accompagnata da un'occhiataccia.

-Ha! Visto, Yugi? Te l'avevo detto, che Kaiba stava tramando qualcosa di losco con questa storia di Battle City...- gli rinfacciò con aria significativa.

Mokuba non riuscì a trattenere un sorriso divertito.

-Veramente, l'idea è stata mia.- gli rivelò, smorzando tutto il suo compiacimento -Speravo fosse la volta buona perché ritornasse a duellare ma... Mi sbagliavo. Non vuole più farlo.-

L'espressione di Yugi si fece ancora più allibita, ma di nuovo Jonouchi lo precedette con fare infervorato.

-Come?!?- sbottò, agitando un pugno per aria -Deve partecipare! Sono secoli che aspetto di prendermi la mia rivincita, col cavolo che questa volta mi sfugge!-

-No, Jono... Non hai capito.- gli disse rammaricato, scuotendo la testa -Non vuole duellare mai più.-

All'improvviso, nel negozio calò un silenzio funereo.

-Che... Stai scherzando?!?- balbettò Yugi, incredulo -Perché mai?-

-Cos'è, adesso si crede troppo superiore per abbassarsi a duellare con noi?- ringhiò invece Jonouchi, livido in volto.

Beh, quanto a tecnica suo fratello era oggettivamente insuperabile e comunque non aveva mai considerato il suo amico nemmeno un vero duellante ma... era meglio tenersi per sé queste considerazioni, se voleva che quella conversazione si mantenesse su un tono civile.

-Speravo poteste dirmela voi, la ragione.- disse loro, ben più accomodante -Tutto quello che sono riuscito a sapere da lui è che non vuole più giocare il Blue-Eyes White Dragon. So che sembra assurdo, ma le ultime volte che l'ha evocato... Dopo non era più in sé. Anzi, è da quando siete tornati dell'Egitto che è strano. Per cui ne deduco che le due cose siano collegate... Sbaglio?-

I due amici però non risposero, e si scambiarono un'occhiata inquieta.

-Dici che è per lei?- fece Yugi, titubante.

-Credo di sì.- rispose Jonouchi, grattandosi la nuca -Anche se rimango dell'idea che non sia del tutto umano, sembra proprio che persino Kaiba abbia un cuore...-

Mokuba sbatté ripetutamente le palpebre, non riuscendo a seguire il loro discorso.

-Scusate, ma... Non capisco. Di chi state parlando?-

Jonouchi fece una smorfia imbarazzata.

-Beh, dentro ai ricordi del Faraone c'era questa ragazza, per cui pare che in passato tuo fratello avesse un debole... E, in effetti, non era niente male...-

Questa volta fu Yugi, a tirargli una gomitata.

-Jono!- lo richiamò, con aria di rimprovero.

-Che c'è? Ho solo fatto un innocuo apprezzamento!- borbottò quello, risentito.

-Non credo che Mai sarebbe dello stesso avviso.- ribatté Yugi, guardandolo storto.

I due continuarono a bisticciare per un po', ma Mokuba aveva smesso di seguirli da un pezzo: tutti i suoi pensieri erano rimasti indietro a quella rivelazione shockante. Insomma, proprio non riusciva ad immaginare il suo algido e imperturbabile fratello capace di provare qualcosa per una donna, neanche in una vita precedente... Tantomeno dei sentimenti così forti da poterlo influenzare anche in quella presente.

-Insomma, volete farmi credere che Seto si è innamorato di lei...?- domandò loro con scetticismo.

Yugi si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli meditabondo.

-Di questo non ne ho idea, però... Avevano di certo un legame, perché quella ragazza aveva in sé il Ka del Blue-Eyes White Dragon. Non so di preciso cosa le sia successo, ma temo che quella che le è spettata non sia stata una sorte felice, visto che poi il Blue-Eyes è diventato lo spirito di tuo fratello. Per cui presumo che, dopo averne scoperte le origini, Seto ne sia rimasto un po' sconvolto... Conoscendolo, direi che si sente in debito con lei. Forse addirittura in colpa, ad utilizzare la sua anima...- rifletté, per poi rivolgersi al suo amico -Tu cosa ne pensi, Jono?-

-Penso che cercare di psicanalizzare Seto Kaiba sia una perdita di tempo.- replicò torvo.

Yugi alzò gli occhi al cielo, sospirando sconsolato.

-Mi spiace, Mokuba.- fece allora, mortificato -Non credo di esserti stato molto d'aiuto...-

Lui però abbozzò un sorriso riconoscente. Certo, aveva ancora parecchie perplessità riguardo quella storia e continuava a non comprendere quale fosse il senso del comportamento di suo fratello, ma almeno ora ne conosceva la causa, più o meno.

-Oh no, ti sbagli. Senza di te, non sarei mai venuto a sapere nulla di tutto questo...- lo rassicurò -Anzi, potrei chiederti un altro favore?-

Il suo amico annuì, disponibile come sempre.

-Sì, certo.-

Mokuba allora trasse un bel respiro, consapevole che la sua non era una richiesta facile da esaudire.

-Ecco... Proveresti a parlarne con Seto?-

Come prevedibile, il sorriso scomparve all'istante dal volto di Yugi, che impallidì spaventato.

-Non penso sia una buona idea...- ritrattò subito con ritrosia.

-Ti prego, Yugi... Tu sei l'unico a cui potrebbe dar retta.- lo implorò con il suo miglior tono supplichevole -Cerca di farlo ragionare, almeno. Anche se si è convinto che per lui è la cosa migliore, non voglio che rinunci così al Magic and Wizards... E so che non lo vuoi nemmeno tu.-

Allora lui abbassò il capo, mordendosi le labbra dall'incertezza. Poi, però, sospirò con rassegnazione, come aveva sperato mettendo da parte i suoi timori per fare la cosa giusta.

-E va bene, ci proverò.-

 

*

 

Il benvenuto non fu dei migliori.

-Che diavolo ci fate voi qui?!?- sbottò Seto non appena entrò nel salone, guardando torvo i loro ospiti.

Yugi deglutì, improvvisamente senza voce, mentre Jonouchi non fece una piega e rimase comodamente stravaccato sulla poltrona di suo fratello. Mokuba aveva cercato di fargli presente che non l'avrebbe presa bene, ma lui se n'era abbastanza infischiato. Anzi, iniziava a dubitare che la sua presenza potesse servire a qualcosa che non fosse per suo fratello anche motivo di irritazione...

Ed infatti Seto lo squadrò con tutta l'aria di volerlo trucidare a mani nude.

-Ci ha invitati Mokuba.- gli annunciò quindi Jonouchi in tono di sfida.

-Mi pare ovvio, dato che io di certo non l'ho fatto. Non voglio animali per casa, specialmente se si tratta di te.- ringhiò suo fratello.

Jonouchi strinse i denti, risentito.

-Yugi, ricordami per quale ragione siamo qui, prima che gli tiri un pugno in faccia.-

-Sì, Yugi, è proprio quello che vorrei sapere anch'io. E ti conviene dirlo in fretta, prima che perda la pazienza e decida di chiamare la sicurezza.- gli intimò Seto, già fremente di rabbia.

Il tono con cui gli si rivolse riuscì simultaneamente a far sbiancare ed avvampare il volto del suo amico. Mokuba lo scrutò con un'occhiata ansiosa, pregando che non si lasciasse prendere dal panico.

-Il fatto è che... Io... Cioè, noi, volevamo dirti che...- iniziò a balbettare in maniera convulsa -Non puoi smettere di duellare, ecco.-

Al che suo fratello serrò la mascella, gelandolo con uno sguardo che fece rabbrividire anche Mokuba.

-Puoi risparmiare il fiato, allora. Non cambierò idea, qualunque cosa possiate dire.-

-Oh, avanti Kaiba!- lo esortò Jonouchi, cercando di sdrammatizzare -Non ti pare un po' eccessivo?-

-Katsuya, non ti permettere di giudicare le scelte altrui, se non ne conosci neanche le ragioni.- sibilò lui tagliente.

Il suo amico però non si fece spaventare, ed anzi ne sostenne spavaldo lo sguardo.

-Spiegacele, allora.-

-Non devo spiegarvi proprio un bel niente, invece.- ribatté Seto -Per quel che mi riguarda, potete anche andarvene.-

E Jonouchi probabilmente non se lo sarebbe fatto ripetere, se infine Yugi non avesse trovato il coraggio di intervenire.

-E' per via di quella ragazza, non è vero?- gli domandò con serietà.

Suo fratello allora si voltò verso di lui, con un'espressione che di rado Mokuba gli aveva visto. Tanto che iniziò a temere seriamente di non aver avuto affatto una buona idea ad invitare i suoi amici. Cioè, sapeva già che a provocarlo su quell'argomento si sarebbe di certo innervosito ma... non si aspettava davvero che si potesse infuriare in quel modo.

-Fuori di qui.- ordinò ai loro due amici, livido in volto.

Yugi però non si mosse di un solo centimetro, colto da un'improvvisa, ferma e piuttosto incosciente determinazione.

-Kaiba...- iniziò a dirgli, il tono pacato -Ascolta, posso capire come ti senti...-

-Non farlo.- lo interruppe subito Seto, la voce pericolosamente alterata -Non osare compatirmi, perché non puoi neanche lontanamente immaginare come mi sento!-

-Sì, invece.- insistette Yugi -Posso, perché anch'io ho scoperto che la carta del mio Black Magician conserva l'anima di una persona cui ero legato in passato, e che si è sacrificata per me...-

La voce a quel punto gli si affievolì, densa di malinconia, al punto che anche Mokuba si intristì alle sue parole. Tuttavia, sul suo assai meno empatico fratello ebbero un effetto completamente opposto.

-Ah sì?- fece allora suo fratello in tono minaccioso, avvicinandosi a lui fino a sovrastarlo -E dimmi, Yugi: anche tu hai conosciuto questa persona? Anche tu ricordi quello che provavi per lei? Anche tu l'hai vista sacrificare la sua vita per salvare la tua? Anche tu la rivedi morire tra le tue braccia, quando evochi la sua carta in duello?-

Mokuba lo fissò attonito, inorridito da quella rivelazione e spaventato dal modo disperato con cui aveva gridato ogni singola parola in faccia a Yugi, il quale ne era stato così travolto da aver smesso di respirare. E quando Seto tacque, sfidandolo a replicare, tutto ciò che riuscì a fare fu abbassare il capo, avvilito.

-Come immaginavo.- commentò allora con disprezzo.

Detto questo, non si curò nemmeno di chieder loro per un'ultima volta di andarsene. Fu lui a farlo, abbandonandoli in quel salone assieme ai loro sensi di colpa. Mokuba, almeno, ne fu sommerso: sentì di essersi reso non un semplice complice, ma l'artefice di un torto imperdonabile, per aver costretto suo fratello a fare quelle ammissioni dolorose. Finalmente era venuto a conoscenza del vero motivo del malessere che l'affliggeva, ma a che pro, se sanarlo era fuori non solo dalla sua portata, ma dalla portata di chiunque? Tutto ciò che Seto poteva fare era conviverci... Anche se era una convivenza difficile, infelice. Quando invece Mokuba desiderava così tanto, per lui, che potesse aver fine.

Che, un giorno, gli venisse concesso di trovare la sua soluzione.

 

[e allora balla se vuoi ballare
per favore fratello, corri un rischio

lo sai che loro se ne andranno
ovunque vorranno andare
tutto ciò che sappiamo è che noi non sappiamo
come sarà
per favore fratello, lascia stare
d'altra parte la vita non ci consentirà di comprendere

che facciamo tutti parte del disegno]

 
   
 
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