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Autore: ninety nine    10/12/2014    11 recensioni
Il distretto Dodici dopo l'arrivo di Thread raccontato da un punto di vista inusuale: gli occhi di un giovane pacificatore che tramite i colori descrive ciò che prova e ciò che si trova a vedere.
DALLA STORIA:
Il giovane ama dare un colore a ogni luogo in cui va: il distretto due è rosso. Rosso del combattimento, della forza e della tenacia che contraddistinguono ogni abitante, dall'aspirante pacificatore fino al più umile spaccapietre.
Passando tra le casupole del Giacimento, l'unico colore che riesce a venirgli in mente è il grigio. Il grigio della polvere di carbone, il grigio degli occhi degli abitanti e del cielo invernale. Il grigio dei cadaveri e dei visi pallidi e magri degli abitanti.
[...] Il pacificatore per un attimo vede tutto bianco, tutto nero, i colori si mescolano nella sua mente insieme alle sue emozioni.
Si alza di scatto dalla sedia, appoggia la bisaccia che ha a tracolla sul vecchio tavolo e arretra verso la porta.
-Questi sono per voi. Mi dispiace.-
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Gale Hawthorne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pacificatore cammina a grandi passi per le strade del distretto 12. Vi è stato mandato dopo il giro di vite attuato da Snow, ed ora è lì, lontano da casa e dalle persone che ama, nel distretto Due.
La sua famiglia non si può definire ricca, ma vedendo la condizione degli abitanti del distretto remoto in cui è finito capisce che in fondo i suoi cari non vivono poi così male.
Il giovane ama dare un colore a ogni luogo in cui va: il distretto due è rosso. Rosso del combattimento, della forza e della tenacia che contraddistinguono ogni abitante, dall'aspirante pacificatore fino al più umile spaccapietre.
Passando tra le casupole del Giacimento, l'unico colore che riesce a venirgli in mente è il grigio. Il grigio della polvere di carbone, il grigio degli occhi degli abitanti e del cielo invernale. Il grigio dei cadaveri e dei visi pallidi e magri degli abitanti.
C'è qualcosa di ingiusto in quella condizione di povertà, se ne rende conto, come si rende conto che lui non dovrebbe avere quei pensieri. Lui dovrebbe odiare quella gente, essere spietato e crudele con loro, ma non ci riesce. Gli hanno sempre detto che è troppo sensibile e che andare al Dodici lo avrebbe reso più distaccato, ma lui non avverte cambiamenti.
Altrimenti non sarebbe corso il più lontano possibile dalla piazza e dal palo delle fustigazioni dopo aver visto il corpo del ragazzo accasciato contro al sostegno con un tacchino appeso sopra la testa, dopo aver sentito le sue urla di dolore sciamare in gemiti man mano che la frusta si abbatteva sulla sua schiena martoriata.
Sarebbe dovuto essere abituato a vedere quelle scene, sarebbe dovuto essere felice di assistere alla punizione di un criminale, ma lui in quel criminale ha visto solo un ragazzo che cercava di dare da mangiare alla sua famiglia.
E' resistito abbastanza per vedere le prime diciotto, diciannove frustate, poi il grigio del distretto è divenuto nero per la rabbia e lui si è allontanato dalla piazza prima di fare qualche sciocchezza. Il suo primo istinto è sempre stata l'autoconservazione, ma ora che ci pensa quella che lui considerava una sciocchezza avrebbe potuto salvare la vita al ragazzo.
Sa cosa significhi prendersi una frustata: a diciannove anni, quando aveva iniziato il suo percorso di pacificatore, quella punizione era toccata anche a lui: cinque colpi di frusta. Ricorda il dolore bruciante, come se un ferro bollente gli si fosse posato sulla schiena. Prova ad amplificare quel dolore per dieci, venti, quaranta. Non ci riesce, è troppo per essere concepibile, non vede come quel ragazzo possa sopravvivere. Cinquantacinque frustate sono la sua condanna, per uno stupido tacchino. Cinquantacinque frustate per un ragazzo che ha pochi anni meno di lui. Cinquantacinque. Come sarebbe sopravvissuto? Il pacificatore spera che qualcuno intervenga, che qualcuno abbia il coraggio di bloccare quella tortura. Quel coraggio che lui non ha avuto.
Ora i suoi piedi lo portano di corsa fino al Giacimento, fino alla casupola che qualcuno gli ha indicato come l'abitazione del ragazzo.
Arrivato di fronte alla porta, si blocca e espira profondamente un paio di volte e bussa.
Viene ad aprirgli una donna, gli occhi stanchi cerchiati da occhiaie e il viso teso e preoccupato.
Capisce subito che è la madre del ragazzo, anche se questo deve aver preso più dal padre. La donna ha i suoi stessi occhi , anche se di un colore un po' più chiaro, e la stessa combattività, anche se nascosta sotto un grande stanchezza.
-Buongiorno. Cerca qualcuno?-
Anche il suo tono è sull'attenti, ma non c'è traccia della disperazione di una madre che sa che il figlio sta venendo frustato in piazza.
Non sa niente. Questa donna non lo sa.
Una paura improvvisa assale il giovane pacificatore. Come si può dire a una madre che il figlio sta rischiando di morire? Si sente improvvisamente fuori posto, ben piazzato e con la sua divisa bianca immacolata. Non c'entra nulla con quel posto, cosa c'è venuto a fare?
-Posso entrare, signora?-
La donna stringe le labbra, ma gli fa cenno di entrare e si scosta dalla porta. Richiama un bambino dalla stanza accanto e gli fa portare una sedia.
-Posy sta meglio?-
-Ha ancora la febbre, mà. Potrebbe essere morbillo.-
La donna si passa una mano tra i capelli e sospira.
-Okay, grazie Rory. Portala qui, vedo io come sta.-
Il bambino annuisce e torna nell'altra stanza.
Nel tempo di quel breve scambio di battute il pacificatore osserva la casa in cui è stato condotto.
Due stanze e un corridoio, nient'altro. Il colore che gli viene in mente è un grigio marrone riscaldato da riflessi arancioni del fuoco.
L'uomo vede pochi mobili: un tavolo di legno zoppicante, qualche sedia sgangherata, un piccolo fornello e una vecchia televisione poggiata in un angolo. Sul pavimento davanti ad essa ci sono, gettati sul pavimento, un materasso e una coperta. Nell'altra sala, il giovane intravede due letti matrimoniali sfondati e un armadio polveroso.
Il ragazzino torna con in braccio una bambina di tre o quattro anni, gli occhi chiusi e gli zigomi sporgenti. La donna la prende in braccio, le pone una mano sulla fronte e abbassa gli occhi.
Poi solleva gli occhi sul pacificatore, si alza, appoggia la bimba sul materasso davanti alla televisione e si riavvicina a lui.
-Prego, si sieda. Gradisce qualcosa?-
L'uomo si stupisce. Nonostante la povertà, gli stenti, la malattia, quella donna cerca di essere gentile con lui. E' paura o ospitalità?
Il pacificatore inizia a sentirsi disorientato, troppo ricco, troppo pulito, troppo tutto. Stringe convulsamente una mano sul bordo del tavolo.
-Mamma?- Un terzo bambino compare sulla soglia della camera.
-Cosa ci fa qui un pacificatore? Gale non vorrebbe...-
Gale. Probabilmente il ragazzo torturato in piazza. Chi erano loro per giudicare quel ragazzo senza conoscere la sua condizione? Chi sono loro, chi è Snow, che diritto hanno di condannare, di uccidere?
Il pacificatore per un attimo vede tutto bianco, tutto nero, i colori si mescolano nella sua mente insieme alle sue emozioni.
Si alza di scatto dalla sedia, appoggia la bisaccia che ha a tracolla sul vecchio tavolo e arretra verso la porta.
-Questi sono per voi. Mi dispiace.-
Si volta e corre via. Non potrà mai essere un buon pacificatore, non dopo aver visto veramente la condizione di quel ragazzo, di quella donna, di quei bambini. No.











Buongiorno a tutti!!
Innanziatutto, grazie a voi per aver letto fino in fondo questa mia storia che e' nata praticamente per caso (lo so che devo aggiornare, lo soooo, ma quando mi arriva l'ispirazione devo scrivere..) e che lo ammeto, non so come sia riuscita, anche se alla ragazza che ha accettato di betarmi è piaciuta.
Colgo l'occasione per ringraziarla.. Macy McLaughlin ...grazie infinite per i tuoi consigli! <3
Ringrazio anche anticipatamente tutti quelli che recensiranno o inseriranno la storia da qualche parte (che non sia la lista nera, dai, siate clementi!!)..mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate!
Boh, che dire anora di questa storia... quasi tutti considerano i pacificatori poco più che marionette di Capitol City, ma non mi è mai paciuto fare di tutta l'erba un fascio, quindi ho creato questo personaggio che ho abbinato agli Hawthorne perché.. beh, perché gli Hawthorne sono gli Hawthorne!! <3
Oky, la smetto di rubarvi del tempo.. a presto! Katniss_jackson


 
  
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