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Autore: NeverMe    11/12/2014    1 recensioni
Claudia ha lasciato Gabriel dopo aver saputo che era tutto vero, che lui era l'Eletto.
L'ha lasciato. Lei non si è sentita male. Non è partita.
Lui è partito. Lei ha provato a cercarlo. Ma ormai è tardi.
Si sente in colpa, si sente sola. Gabriel le manca, ma non sa dove sia.
E' Natale e lui è lontano.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Munari
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Tutto ciò che è in corsivo è un pensiero di Claudia, ivi compreso quello che alla fine sembra un dialogo. Nel corsivo sono compresi pensieri verbali, ricordi e immaginazione. I pensieri sono in prima persona, i ricordi e ciò che viene immaginato è in terza persona :)

Buon natale, amore mio.
Bevve un goccio di tè caldo. Non poteva bere, del resto. Ma si sentiva ubriaca. Anestetizzata. Si strinse nella coperta di pile. L'odore del freddo e della neve, là fuori. Il calore in quella stanza. Le luci soffuse dell'albero di natale. Si accendevano e si spegnevano. Lasciavano la stanza illuminata e poi quasi buia. A intermittenza. C'era così tanto calore. Era un'atmosfera perfetta. Dolce. Nell'aria c'era il profumo dei biscotti che aveva preparato.
Non l'aveva mai fatto. Tutto questo le ricordava quanto fosse sola. Era ancora sola. Il suo sterno sussultava. Le lacrime colavano sulle guance.
Non sono sola, l'ho fatto per te. Tu ti meriti un natale perfetto.
Si trovò ad accarezzarsi ventre con entrambe le mani, come ogni sera.
Ti prometto che sarà speciale, sempre. Preparerò tante cose buone da mangiare e ne approfitterò per darti tanti baci. Ascolteremo quelle stupide canzoni natalizie, ti prenderò in braccio e balleremo. Perderò tutto il mio dolore nel suono della tua risata. Ti porterò a dormire nel lettone con me, aspetteremo Babbo Natale. Tu sarai felice ed agitato per l'attesa e cercherò di farti ridere fino a che non sarai esausto. Sarà perfetto, te lo prometto.
Il petto le faceva male. Non riusciva a trattenere i sussulti.
Un giorno sarà più facile. Ma adesso che ancora non ci sei, non è così.
Un movimento. Come a dirle "Io ci sono". Un'altra lacrima.
Se Gabriel fosse stato lì...
"Vieni a sentire!"
"Che cosa c'è?"
"Vieni"
I suoi occhi lucidi e il suo sorriso.
Lui si sarebbe messo alle sue spalle e lei si sarebbe appoggiata con la schiena al suo petto. Quasi a voler sprofondare nel suo abbraccio. Nel suo profumo.
E quasi riusciva a sentire quella magia che non aveva mai sentito da bambina. Era amore, era serentià.

Aprì gli occhi. Stava affondando la schiena nello schienale del divano, mentre si stringeva tra le braccia. Per un attimo si era persa in quell'illusione. Ma quando si era girava per baciarlo le sue labbra si erano chiuse sul vuoto.
Un sussulto, ancora.
Dove sei?
I tuoi occhi. Le tue mani che cercavano di trattenermi. Dio... come vorrei essere rimasta. Come vorrei cambiare il tempo e stringerti a me.
Io ti amo.

Il viso affondato nel cuscino, per placare i sussulti.
Ero così, spaventata.
Ma io ti amo.

Un pianto che non riusciva a trattenere.
Volevo proteggere il nostro bambino.
Perchè lo amo.
E ti amo.

Ed era tardi. Non voleva fosse tardi. Non riusciva a smettere di tremare.
Lui l'aveva cercata. Per giorni. E lei niente. Si era nascosta. Lui era andato via.
Solo e spaventato da se stesso.
In una stanza fredda. Una sola certezza: non meritava nessun tipo di amore. Era un mostro. O forse no, non sapeva nemmeno lui cosa fosse. Non sapeva se la persona che credeva di essere esistesse. Dilaniato dai sensi di colpa. Dal vuoto. Chissà dove. Al riparo dal mondo. Dove non avrebbe potuto fare male a nessuno.
Abbandonato ancora da chi avrebbe dovuto amarlo.
...
Mi dispiace amore, non volevo.

L'aveva cercato. Quando si era resa conto che era troppo. Aveva già provato a stargli lontano. Era come avere un coltello conficcato tra le costole.
Doveva saperlo che sarebbe stato così.
Prima di stare insieme era stato difficile dirgli addio. Per questo in cuor suo non l'aveva mai fatto.
Come si aspettava che fosse adesso?
Adesso che avevano provato a vivere insieme.
Adesso che avevano fatto dei progetti.
Gabriel le stava baciando il collo.
Lei era contro il muro.
Stava toccando le sue spalle nude, le sue braccia, così forti.
Gabriel aveva cercato di entrare dentro di lei, ma lei lo aveva fermato.
"Che cosa c'è?". Sentiva ancora il suo bacio sulle labbra. Voleva aggrapparsi a quella sensazione e non lasciarla più andare. Non lasciarlo più andare.
"Non abbiamo preso... sai..." anche lei era imbarazzata.
Gabriel le aveva preso le mani. "Non prendiamole più."
E il cuore le era caduto per terra, con un tonfo secco.
"Come?"
Il suo sorriso dolce, una carezza sulla fronte. "Io desidero un futuro insieme a te. Una famiglia. Desidero tutto quello che possiamo avere. Quando ti ho scelto ho scelto te e un futuro con te. Vorrei tutto insieme a te."
Lei non era riuscita a rispondergli. L'aveva solo baciato e aveva fatto l'amore con lui. Con tutta l'anima. Sperando che, mentre si addormentava tra le sue braccia, una piccola vita si stesse formando dentro di lei.

Adesso che il loro bambino faceva le capriole dentro di lei.
Ti desiderava anche il tuo papà, piccolo. Non pensare mai che ti abbia abbandonato, è stata colpa mia, solo colpa mia.
Ormai erano finiti i sussulti. Le lacrime scendevano lente.
Non voleva addormentarsi piangendo. Non anche quella sera.
Quando nascerai non sarò così malinconica, amore. Il prossimo natale lo passerò stringendoti tra le braccia, accarezzandoti le guance morbide, mentre ti allatto. E saremo felici. Tu sarai felice. Io mi sentirò in colpa.
Per una persona che ho amato e abbandonato.
Un uomo meraviglioso che non conoscerai mai, per colpa mia.
Gabriel avrebbe vegliato su di lui mentre dormiva.
Lei si sarebbe svegliata nel cuore della notte, avrebbe cercato a tastoni il suo corpo e non l'avrebbe trovato, ma questa volta non perchè fosse chissà dove. Era nella stanza accanto, lo sapeva bene.
Lo avrebbe trovato addormentato su una sedia, vicino alla culla del loro piccolo. L'avrebbe svegliato con un bacio sulla guancia.
"Ehi..."
"Ehi..."
"Ti sei addormentato qui..."
Lui non le avrebbe risposto subito, impegnato a guardare sognante il loro bimbo che dormiva sereno.
"E' perfetto, vero?"
"Sì, lo è."
Le avrebbe stretto la mano. "Andiamo a letto?"
E si sarebbe fermato nel mezzo del corridoio. "Vischio..." avrebbe sussurrato accennando al soffitto. Avrebbe sentito ancora le sue labbra sulle proprie.
"Buon Natale."

...
Le sfuggì un'altra lacrima. Nonostante gli sforzi.
Dove sei?
Sei sparito nel nulla.
Potresti essere morto.

Singhiozzò forte e si accarezzò la pancia.
Dove sei, amore?
Qualcuno bussò alla porta, lei sussultò. Non aspettava nessuno.
Era spaventata. Forse era qualcuno del Candelaio. Forse sapevano che era incinta. Sola. Che se fosse sparita, quella notte in cui le persone stavano con le loro famiglie, non se ne sarebbe accorto nessuno.
Bussarono più insistentemente.
Non ti succederà niente, amore mio. La mamma non lo permetterà.
Si avvicinò riluttante alla porta. "Chi è?" la sua voce tradiva tutta la sua paura.
"Claudia, sono io..."
Si portò una mano al cuore e corse veloce verso la porta, lungo quel corridoio buio.
Avrebbe voluto piangere. Ridere gettarsi tra le sue braccia.
I suoi occhi, le sue mani perfette.
- Amore, dove sei stato?
Sembrava commosso.
Aveva così tanto domande da fargli.
- Sei tornato davvero?
Gabriel alzò un sopracciglio. - Mi vedi. Sono qui.
- Che cosa ti è successo? dove sei stato? Perchè sei qui?
Gabriel fece un passo verso di lei, sentiva i suoi occhi fissi sulle proprie labbra.
- Sono a casa. Non c'è altro da spiegare.
- Ti amo. Ti amo. Non andare più via.

Le accarezzò le labbra con i polpastrelli.
- Sono a casa, adesso.
"Gabriel..." voleva piangere, ma non ci riusciva. Si sentiva bloccata in una terra di confine tra il pensiero e l'azione.
"Riprendimi con te, ti prego..."
Certo, certo che ti riprendo con me! Non ti lascerò andare mai più. Sei a casa adesso. Sei a casa...
Buon natale, amore mio.
  
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