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Autore: alexisriversong    11/12/2014    2 recensioni
Un bacio sotto la pioggia ed un piccolo furto...
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!!! Questa storia è nata così: Avevo pubblicato una immagine sul gruppo "We are Johnlocked" ovviamente ci sono stati dei commenti, continuavano a portare su il post e così alla fine ho detto "ok qui serve una drabble" e invece mi è venuta fuori una one shot XD dovrebbe essere divertente... Spero vi piaccia ^_^

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Quel giorno pioveva ed io non riuscivo a trovare un taxi, in vista non c'era nemmeno una delle noiose sempre presenti macchine nere di mio fratello. Era ridicolo! Per una volta che mi serviva veramente non passava un'anima.

John non mi voleva più vedere, era ancora arrabbiato per la mia morte e "resurrezione". Almeno aveva lasciato quella stupida di Mary solo qualche giorno dopo il suo ritorno. Ancora si rifiutava di tornare al 221B.

Mi guardai intorno alla ricerca di un taxi. Quando era scoppiato l'acquazzone mi ero nascosto sotto una tettoia ma riusciva a coprirmi a malapena, i miei piedi erano scomodamente umidi, le scarpe completamente coperte di fango rovinavano il mio look ma non è che mi importasse molto in quel momento.

Ero uscito di casa per andare a trovare John. Mi ero finalmente deciso a confessargli il motivo per cui avevo dovuto fingere la mia morte, rivelargli i miei sentimenti... e invece mi ritrovavo li, sotto la pioggia a bagnarmi da capo a piedi e senza un taxi neanche a pagarlo.

Ma perchè? Io trovavo sempre un taxi quando c'era John, forse era la sua mancanza il problema? Si, John mi serviva sempre, per tutto, anche per cose noiose come respirare o prendere un taxi.

Sospirai e mi arresi al fatto di dover aspettare che spiovesse, decisi di entrare parzialmente nel mio Mind Palace restando abbastanza cosciente da poter percepire il pericolo se qualcuno tentava di rubarmi il portafogli o il cellulare ma allo stesso tempo poter smettere di pensare alla pioggia.

Forse mi addentrai un po' troppo nella mia testa perchè trovai la stanza piena di John, lui che mi sgridava, che mi diceva che ero brillante, che mi abbracciava... Era una stanza nella quale mi ero trovato molto spesso nel periodo in cui ero stato costretto a stare lontano da lui.

Ero così preso da John che forse questo è il motivo per cui non mi accorsi del suo arrivo fino a che non sentii il battito della pioggia su di una superficie liscia, come un ombrello ed il profumo di terra bagnata, vaniglia, polvere da sparo e qualcosa di indescrivibile che era inconfutabilmente John.

Aprii gli occhi e mi resi conto che l'ombrello era sopra la mia testa e che John era più vicino di quanto pensassi, doveva quasi stare in punta di piedi per essere sicuro di coprirmi bene senza pensarci presi l'ombrello dalle sue mani in modo che potesse rilassarsi.

Appena lo feci mi abbracciò stretto a se, premette l'orecchio contro il mio petto, proprio sopra il mio cuore. Doveva per forza rendersi conto di quanto fosse accellerato il mio battito ma non commentò.

Per un po' non sapevo che fare con le mie braccia ma alla fine decisi di fare la cosa più ovvia, poggiai un braccio sulle sue spalle ricambiando la sua stretta e tenni l'ombrello sopra di noi. Rimanemmo abbracciati per un po', decisi di approfittare della vicinanza per affondare il volto nei capelli biondo sabbia del mio amico e assorbirne il profumo.

John sembrò svegliarsi di colpo dal suo stupore e alzò il volto verso di me. Le nostre labbra erano vicinissime in quella posizione. Lo vidi deglutire, sembrava incerto su dove guardare, passava dai miei occhi alla mia bocca velocemente, cercando di prendere una decisione.

Si leccò le labbra e la sua lingua sfiorò la mia bocca. Chiusi gli occhi e mi lasciai sfuggire un gemito.
Immediatamente le sue labbra coprirono le mie, le sue labbra erano morbide ma allo stesso tempo leggermente secche e screpolate, la sua lingua morbida ed umida leccò le mie labbra ed io le aprii, desiderando solo di aver qualcosa di suo dentro di me. Lui non perse tempo e lo sentii carezzare l'interno della mia bocca, i denti. Le nostre lingue si intrecciavano ancora e ancora in un bacio lento ma appassionato.

Ci separammo solo quando John decise che dovevano respirare. Entrambi ci guardammo sorridendo come idioti.

Immediatamente mi ricordai dove eravamo e che non avevo idea di come John mi avesse trovato o perchè stesse facendo ciò che stava facendo.

Una rapida occhiata dietro a John mi fece comprendere tutto. Una macchina nera era parcheggiata davanti a noi. Ovviamente Mycroft aveva detto tutto a John, lui lo aveva perdonato, si era deciso a lasciarsi dietro la sua eterosessualità e Mycroft lo aveva portato da me.

Per una volta l'intromissione di mio fatello non mi diede fastidio. Guardai John con un sorriso. Lui mi sorrise e mi strinse di nuovo a se, come per accertarsi della mia presenza.

"Sono qui John" sussurrai "Non me ne andrò più... Promesso..."

"Sarà meglio per te..." mi sussurrò sul petto.

Ridacchiai e guardai l'ombrello, era quello di mio fratello. "Hai rubato l'ombrello a Mycroft?"

"Anche la macchina" mi rispose con malizia. Quando tornammo a Baker Street compresi perchè. Mycroft era sulla porta del 221B a braccia incrociate, coperto a malapena dall'uscio, il davanti dei suoi pantaloni era bagnato e sembrava molto innervosito.

"Dottor Watson mi restituisca immediatamente il mio cellulare, il mio ombrello e la mia macchina. John fece come gli era stato detto e Mycroft se ne andò tutto arrabbiato borbottando qualcosa tipo. "Congratulazioni fratellino"

Appena entrati nell'appartamento scoppiammo a ridere. Era bello essere di nuovo a casa. John è la mia casa e in quel momento capii che veramente non lo avrei più lasciato. Ci accoccolammo sul divano indossando solo le mutande e lasciando i vestiti bagnati ad asciugare. Ci coprimmo con una coperta e ci baciammo mentre io gli raccontavo tutto degli anni senza di lui, di quanto mi era mancato e della sua stanza nel mio Mind Palace. Lui rise ad alcune storie e mi tenne stretto a se durante altre. Lo lasciai esaminare la mia schiena, le cicatrici oramai sbiadite delle torture che avevo subito gli fecero stringere più forte la presa contro di me.

Fu tra sussurrati "Ti amo" che ci addormentammo sul divano, insieme, così come doveva essere.
   
 
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