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Autore: BlackMoon_    12/12/2014    12 recensioni
Magnus, Alec, Simon e Isabelle hanno passato una bella serata insieme, peccato che nessuno se ne ricordi. Molte sono le domande, ma la più importante è : Dov'è Isabelle?
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Presidente Miao, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOV'E' ISABELLE?
IL POST SBORNIA

 
Quando Magnus si svegliò, tutto pareva essere normale. Sbadigliando si mise seduto poggiando le spalle contro la ringhiera del letto e si guardò intorno; accanto a lui un ragazzo dormiva beatamente. La testa era coperta dal cuscino, ma si intravedeva bene la forma del corpo. Gli passò delicatamente una mano sulla schiena coperta da una maglia verde militare sgualcita, l’altro sussultò e si voltò rapidamente verso lo stregone; entrambi lanciarono un urlo appena i loro sguardi, ancora assonnati, si incrociarono.
« Stephan» gli gridò coprendosi il busto nudo con il lenzuolo blu oceano «Cosa ci fai nel mio letto?» continuò a urlargli.
«Chi è Stephan? Io mi chiamo Simon» rispose sbigottito il ragazzo sollevandosi da quella posizione supina « e ti posso rispondere con estrema sincerità che non ne ho  la minima idea.» continuò e portandosi una mano alla testa, si tastò i capelli arruffati « so solo che ho un gran mal di testa,e ti sarei davvero grato se non urlassi» . Si girò e rigirò in cerca dei suoi occhiali, li trovò sul mobiletto, li prese e se li poggiò sul naso; gettò al lato il lenzuolo che gli copriva dal busto in giù e scese dal letto. Non si era accorto facesse così freddo fuori dalle coperte, la leggera brezza mattutina autunnale che entrava dalla finestra aperta gli provocava la pelle d’oca ; cercò di strofinarsi il pantalone contro le gambe per ricavarne calore, ma l’unica cosa che le sue mani toccarono fu la sua pelle nuda, l’unica cosa che indossava erano i boxer blu e rossi che gli calzavano aderenti sulle cosce magre. Simon si guardò imbarazzato le gambe nude e imprecando cercò un qualcosa per coprirsi, alzò di scatto lo sguardo verso quello dello stregone che a sua volta lo guardava divertito e in parte preoccupato « Non è che io e te, insomma, noi, è successo qualcosa?» chiese quasi paonazzo in viso.
«Per l’amor del cielo. No. Non ho gusti così pessimi» rispose allertato lo stregone con fare teatrale.
«Grazie mille eh» rispose l’altro quasi offeso da quanto affermato « e comunque tanto per la cronaca, nemmeno tu sei il mio tipo.» rispose cercando di ricambiare l’offesa senza ottenere alcuna reazione.
«Per fortuna, sarebbe stato imbarazzante rifiutarti dopo aver passato …..beh, la notte insieme.» rispose con fare ironico Magnus « Ad ogni modo, amo troppo Alec per passare la notte con qualcun’altro, non lo farei per nessuna ragione al mondo.» aggiunse con tono fiero e distaccato, come se non volesse renderlo partecipe dei suoi sentimenti.
«Nemmeno se avessi preso una sbornia?» chiese Simon.
« Una sbornia dici?» chiese a sua volta l’altro sorpreso.
« Si, penso sia stato questo, non ricordo nulla di ieri sera, fatta eccezione per un locale e tanta puzza di alcool. A meno che tu non ricordi altro …» tentò di spiegare.
«Non ricordo nulla Suzie» rispose quasi affranto lo stregone.
«In realtà mi chiamo Simon» commentò infastidito.
I due rimasero in silenzio con lo sguardo fisso contro il muro, all’improvviso un telefono iniziò a suonare così da interrompere quella loro profonda contemplazione dell’intonaco verde mela della camera da letto. Era quello di Magnus, Alec lo stava chiamando, lo prese e accettò la chiamata.
«Pronto Magnus» iniziò a dire Alec a telefono.
« Alexander, buongiorno» gli disse a ua volta « tutto bene? E’ successo qualcosa?»
« Ho paura di si, comunque sono giù da te, dovrei parlarti, posso salire?» gli chiese con voce preoccupata.
«Certo, ti aspetto» chiuse la chiamata, si alzò e si avvicinò a Simon lanciandogli dei pantaloni blu elettrico che poco prima erano posati con cautela su una sedia indiana.« Mettiti questi» gli ordinò « già sarà complicato spiegare perché tu sia qui, non vorrei trovarmi nella situazione di spiegare al mio ragazzo perché in camera mia ci sia un altro per di più senza pantaloni». Il ragazzo li afferrò al volo e se li infilò rapidamente « Giusta osservazione». Gli calzavano abbastanza larghi, a causa dei centimetri che lo differenziavano da Magnus.
Alec entrò in casa e subito dopo corse il padrone di casa ad accoglierlo, si sedettero insieme sul divano viola in stile orientale e iniziarono a parlare. Simon si nascose dietro la porta semiaperta della camera da letto, così da poterli osservare da lontano senza farsi vedere. Prima non aveva capito cosa intendesse dire Magnus  con il fatto che amasse troppo il suo Alec, ma adesso sì. I suoi occhi felini erano carichi d’amore e rivolti solo al cacciatore, e le sue mani cercavano quelle del nephilim, rese forti dai numerosi combattimenti; cercavano il suo viso, i suoi capelli,le sue spalle; anche da lontano era ben chiaro che i loro cuori battessero all’unisono, che i loro respiri sembravano intrecciarsi come tasselli di un puzzle, erano l’uno per l’altro la cosa migliore che ci potesse essere. Doveva essere strano guardare in quel modo una persona del tuo stesso sesso, o meglio per lui lo era, ma era invidioso, invidioso di quella forza quasi tangibile che li univa. Forse un po’ troppo tangibile e troppo … azzurra! Quella era magia, e Magnus se ne stava servendo per qualche strano motivo. Preso dalla curiosità, cercò di sbirciare di più, non era cosa di tutti i giorni veder compiere una magia. Si sporse maggiormente facendo un piccolissimo passo in avanti, non consapevole del fatto che tra i suoi piedi si fosse soffermato il Presidente Miao, gli pestò la coda. Il povero animale da compagnia dello stregone lanciò un miagolio isterico e corse via spalancando la porta, lasciando così Simon nudo di una copertura davanti i due ragazzi.
«Simon!» esclamò sorpreso Alec mentre Magnus si coprì la faccia con la sua mano scura perfettamente smaltata pensando di essere spacciato « Che ci fai qui?» gli chiese perplesso.
«Non vorrei essere frainteso ma non ne ho la minima idea, mi sono svegliato qui stamattina.» rispose entrando nel soggiorno dove erano seduti Magnus e Alec, si avvicinò a una sedia e sollevò dei pantaloni a lui familiari «Ma questi sono  miei, ecco dove erano finiti!» esclamò dimenticandosi della presenza degli altri due, li alzò e si rese conto che lungo la gamba destra si estendeva una lunga macchia rossa del colore del sangue, preoccupato fece avvicinare i due ragazzi. Magnus lo strappò dalle mani di Simon e lo esaminò per bene, puzzava di alcool, pomodoro e peperoncino. « Tranquillo serial killer non hai ucciso nessuno, fatta eccezione per il tuo pantalone, questo è Bloody Mary» fece Magnus cercando di tranquillizzarlo, ma l’altro era solo più confuso « Bloody Mary? Sangue di Mary? Cos’è?»
« Sei un mondano e non conosci nemmeno le schifezze del tuo mondo?» si intromise Alec, di certo non entusiasta della sua presenza a casa  di Magnus « Il Bloody Mary è un alcolico, l’ho provato una volta al Pandemonium per essere certo di essermi amalgamato, e a dirla tutta fa davvero schifo, è una fortuna che te lo sia rovesciato sui pantaloni.».
«In realtà non sono più un mondano, sono un vampiro ricordi?» fece mostrando i canini «Ad ogni modo non vado pazzo per gli alcolici» continuò giustificandosi.
L’aria era tesa, sicuramente era successo qualcosa che i due non sapevano se riferire o meno a Simon. « Qualcosa non va?» chiese curioso e anche un po’ preoccupato da quella loro aria misteriosa. Si guardarono e alla fine decisero di vuotare il sacco.
« Non trovo più Isabelle, ho cercato per tutto l’Istituto, di lei non c’è traccia. Ho paura che le sia successo qualcosa. Non ricordo niente di ieri sera, sono venuto qui per sapere se voi ricordate qualcosa. » rispose velocemente il cacciatore.
Simon era sbalordito « Cooosa? Isabelle? Non è per niente una cosa buona, no no. Per niente!» sembrava essere entrato nel panico, si vedeva lontano un miglio che provasse qualcosa per la giovane cacciatrice, ma non erano certi che quest’ultima ricambiasse.
«Non puoi fare qualcosa, un incantesimo, non so, qualcosa» si rivolse allo stregone farfugliando.
«Ci ho già provato, ma sembra non funzionare» gli rispose. 
«Oh fantastico!» Esclamò « E ora che si fa? Andiamo a cercarla?». Alec e Magnus annuirono e subito si misero alla ricerca di un qualsiasi indizio che li avrebbe ricondotti ai luoghi frequentati la notte prima. Scavarono tutti nelle  proprie tasche alla ricerca di uno scontrino che dicesse loro da dove iniziare. Alec non trovò niente più di un paio di banconote e qualche spicciolo, Simon dei foglietti fradici tinti di rosso che impedivano di leggere le scritte, Magnus invece trovò un piccolo biglietto da visita con una dedica "Al sommo stregone di Brooklyn 555782246 Chiamami By Katia". Appena lo vide divenne paonazzo in viso e Alec accorgendosene gli si avvicinò « E questo cos è?» chiese irritato alludendo al foglietto di carta impregnato del profumo di una fata.  Cercò di afferrarlo ma lo stregone glielo impedì «Niente guarda, ora lo straccio.» fece segno di strapparlo ma il nephilim lo fermò all’istante.  «È un indizio» spiegò per poi afferrarlo e leggere quanto scritto, prese il suo telefonino e compose il numero della fata e glielo porse a Magnus, il quale se lo portò all'orecchio. Squilló a vuoto un paio di volte prima che qualcuno finalmente rispondesse, era un vocione possente e sicuramente non femminile, ma mai fidarsi delle fate «Pronto Katia?» fece con voce ammaliante, la persona all' altro capo del telefono scoppió in una sonora risata. «Ti sembro Katia per caso?» Chiese burbero non smettendo di ridere. «Katia ti vogliono» urlò ad un certo punto. Si udirono alcuni tacchettii e finalmente rispose una voce femminile «Oh Katia, tesoro, per fortuna sei tu» fece Magnus con charme, infastidendo non poco il suo ragazzo. «Si sono io, chi parla?» domandò confusa la ragazza sferrando un forte colpo all'autostima dello stregone, il quale era più che convinto che avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille.  «Sono Magnus.  Magnus Bane. Sai il Sommo stregone di Brooklyn» rispose stizzito mentre Alec e Simon dietro se la ridevano compiaciuti.
«Oh si, ciao Magnus come va? Sono felice che abbia chiamato.  Ti va di passare al locale?» Fece la giovane fata compiacendo lo stregone che intanto sembrava riacquistare punti, la sua era stata solo una mancanza, come si poteva non riconoscere Magnus Bane?« Certo cara, mi ripeteresti il nome del locale gentilmente?» chiese riportando poi quanto dettato dalla ragazza su un taccuino.
«Okay, ora andiamo» ordinò Alec, Magnus si infilò una maglietta al volo e Simon si mosse goffamente ballando in quei pantaloni così larghi. « Non credere che sia tutto apposto, ce la vedremo dopo con calma» disse il cacciatore a Magnus facendolo trasalire.
Si recarono al locale di corsa  e subito incrociarono Katia dai capelli verdi e gli occhi smeraldo, salutò tutti con fare distaccato, poi si avvicinò ad Alec e gli strinse la mano « Tu devi essere Alexander Lightwood, Magnus mi ha parlato tanto di te» , il cacciatore arrossì «Me lo auguro» rispose riprendendosi.
«Non pensavo mi avresti chiamata così presto, è successo qualcosa o è tutto pronto?» chiese la fata allo stregone nel frattempo che riordinava il locale.
«In realtà non so di cosa tu stia parlando» rispose senza vergogna lo stregone, sprofondando in un comodo divano argentato.
«Ma come?» chiese infastidita la ragazza.
«In verità nessuno di noi ricorda niente» si intromise Simon.
«Io mi ricordo di te» disse notando per bene il ragazzo « tu sei quel vampiro che mi ha quasi fatto perdere il posto» corrugò la fronte. Forse per Simon era meglio stare in disparte in silenzio.
«Non troviamo mia sorella» annunciò Alec «Magari tu puoi aver visto qualcosa, se non eri troppo impegnata a flirtare con il mio ragazzo» ruggì perdendo il controllo. Magnus lo guardò stupito, mai avrebbe immaginato una reazione del genere da parte del nephilim. La ragazza lo guardò prima perplessa e poi scoppiò a ridere. Era la seconda volta che qualcuno rideva loro in faccia, e non era affatto carino.
«Tu pensi che io abbia flirtato con lui?» indicò Magnus «Per l’amor del cielo, no, mai!» disse non smettendo di ridere.
Magnus sembrava un po’ infastidito da quel commento, era raro che qualcuno trovasse ironico e impossibile flirtare con lui « Hei », la riprese.
«Ora sai cosa si prova» intervenne Simon puntando il dito contro lo stregone, il quale gli rispose con voce ferma «Taci succhiasangue» dopodiché incrociò le gambe. «Per quale motivo allora mi hai lasciato il tuo numero?» chiese alla ragazza portando indietro la testa, era chiaro che non si fosse riprese del tutto dalla sbornia.
« Ti ho assunto, avresti dovuto chiamarmi quando tutto era pronto, ma a quanto pare è stato tutto fiato sprecato» sospirò « Ormai siete qui, ditemi, com’è fatta questa ragazza e vedrò se posso aiutarvi.» disse infine.
«Vediamo …» iniziò Magnus.
 « E’ bellissima, ha lunghi capelli corvini e lisci come la seta,e profumano,  il più delle volte.» intervenne Simon « Ha occhi grandi e neri, così neri da far riflettere la tua anima» si fermò « Sempre se ho ancora un’anima».
«Penso di aver capito chi è. Quella a cui il vampiro sbavava dietro come se volesse morderla. Le ho parlato un po’, così, per evitarle una perdita di sangue» disse la ragazza.
« Ma io non volevo morderla» disse imbarazzato Simon.
« Avete parlato di altro per caso?» chiese di getto Alec.
«Fammici pensare» si fermò a riflettere « Le ho consigliato un buon negozio di scarpe. Ah si ! Ha detto che sarebbe andata con suo fratello e lo stregone nel locale    qui dietro l’angolo.» finì di dire.
«Solo con loro due?» chiese amareggiato Simon.
«Si, solo loro ha nominato, mi dispiace» rispose con finta compassione.
«Andiamo a vedere in quel locale allora» fece il vampiro  a testa bassa uscendo dal locale.
«Davvero ha detto solo noi due?» chiese il giovane Lightwood quasi stupito.
«No» la ragazza abbozzò un sorriso compiaciuto « Ha parlato di lui, e anche molto bene. Ma se lo merita, stavo per essere licenziata per colpa sua.».
Magnus e Alec salutarono e ringraziarono la fata e uscirono dal locale. Ad aspettarli poggiato contro il muro, c’era Simon «Davvero non mi ha nominato?» fece avvilito.
I due si guardarono e dissero un “si” all’unisono.
Voltarono l’angolo ed entrarono nell’altro locale, chiesero al barman che intanto ripuliva il bancone dai residui di alcool, e di ciò che l’eccessivo consumo dello stesso provoca, cosa sapesse di Isabelle.
«Mi pare di ricordarmi di questa ragazza» iniziò a sghignazzare il barista « Si me la ricordo bene, me la sono portata lì dietro e si è data da …». Non riuscì a finire la frase che Simon con la sua velocità da vampiro lo sbattè contro il muro e gli cinse la gola con la mano « Tu porco schifoso, come osi!» gli ringhiò.
«Amico, calma» cercò di dirgli utilizzando la poca aria che la stretta gli permetteva di respirare. «Simon lascialo» gli ordinò Magnus e lui un po’ riluttante lo fece.
Il barman riprese fiato «Non è vero, o meglio io volevo ma lei mi ha rifiutato. Ha detto che per lei c’era solo Simon e che sarebbe andata a Central Park con lui.». Il vampiro reso felice da quanto sentito uscì rapidamente dal locale, mentre Alec e Magnus lo guardavano perplessi. « Davvero ha detto questo?» chiese stranito Magnus.
« Amico, quel tipo ha cercato di uccidermi, meglio tenerlo buono. Ma per il resto è vero, ha detto che sarebbe andata a Central Park e se avessi provato a seguirla me l’avrebbe fatta pagare. Però non me ne è importato e  il mio turno finiva in quel momento. Amico, quella ragazza è una bomba, dovevo scoprire chi era e quindi …» rispose
«e quindi ci hai seguito» terminò Alec e  l’altro annuì. «Ho visto che parlavate con il custode notturno, però poi mi ha visto e sono fuggito. Non so nient’altro»
Una volta che il ragazzo ebbe finito di parlare si voltarono per andarsene, ma furono bloccati « Quando la troverete, ti dispiacerebbe darle il mio numero?» chiese il barista porgendo ad Alec un biglietto da visita. Il cacciatore lo guardò dall’alto con sguardo freddo e distaccato «Si» disse secco «Mi dispiacerebbe», se lo scrollò di dosso e uscì dal locale accompagnato da Magnus.
Si diressero alla metropolitana più vicina quasi correndo. Alec aveva capito che quella di Simon non era una semplice cotta, e in parte si sentiva appagato, nonostante fosse un disastro cronico, aveva un buon cuore, e da quando lo conosceva non si era mai sottratto a niente, odiava ammetterlo ma avrebbe trattato sua sorella meglio di come lei stessa meritasse. Tutta quella motivazione nel trovarla era paragonabile solo a quella che lui sentiva quando Magnus spariva, e niente  a suo parere sembrava essere più forte del loro amore. Presero al volo il primo treno che passò e scesero alla fermata più vicina a Central Park. Per fortuna c’era ancora il guardiano, gli si avvicinarono di corsa per domandargli se per caso si ricordava di loro, ma quest’ultimo frastornato dalla notte in bianco e dalla vecchiaia, rispose di no. Mentre tutto sembrava perduto, un uomo si avvicinò di soppiatto e pose con fare deciso la mano sulla spalla di Magnus, facendolo voltare.
«Io mi ricordo di voi» disse con voce rauca, era un povero uomo, un barbone che viveva tra gli alberi e dormiva sulle panchine « e della ragazza. Anche se non si direbbe, noi abbiamo parlato molto ieri sera» concluse.
«Sai dove può essere andata?» chiese Alec non staccando gli occhi da quella mano raggrinzita che toccava la spalla del suo amore. Il vecchietto annuì. « Vi siete mossi tutti insieme, avete detto che sareste andati a Brooklyn.» poi si rivolse ad Alec «E tu all’Istituto, non so cosa sia. Ma eravate abbastanza ubriachi da non saperlo nemmeno voi.»
«Perché all’Istituto e non da te?» chiese Alec a Magnus.
«Vomitavi così tanto, non volevi farti vedere così da … lui» si intromise il signore.
«E tu che ne sai?» chiese istintivamente Simon, prendendo parte alla conversazione.
«L’ha detto lui» rispose il loro nuovo amico.
Alec ci pensò un po’ su, poi alzò le spalle  «Si, ha senso» disse.
«Perché ci stai dicendo questo?» chiese con tono autoritario il Sommo stregone di Brooklyn. A quel punto l’altro sorrise, i denti erano gialli e pochi, ma quel sorriso era così carico di felicità che allietava il cuore. «Perché siete stati miei amici, non mi avete trattato come tutti mi trattano, uno schifo, come un rifiuto della società. Ero una persona prima, anche colta. Ho studiato molto e ho sempre faticato nella mia vita. Ho lavorato in banca fin quando» deglutì « fin quando non hanno deciso di farmi fuori. Tutti i soldi erano stati rubati e io ne ero il responsabile. Tutti pensarono che fui io a rubare tutto, ma io non sono un ladro. Sono finito in prigione per dieci anni. Avevo una vita prima, un lavoro, una famiglia, degli amici. Adesso nessuno vuole avere a che fare con un ladro, nemmeno mia moglie, mi ha cacciato di casa, se ne è scappata con un avvocato, e insieme hanno messo in atto la loro vendetta. Con il divorzio ho perso quei pochi soldi che mi erano rimasti. Non mi sono mai più sentito vivo, fino a ieri sera. Quindi vi ringrazio infinitamente. Aiutarvi a cercare una vostra amica è il minimo che io possa fare.»
La sua era una storia veramente commovente, così tanto che gli occhi di  Alec, ormai lucidissimi, minacciavano di far scendere le lacrime che intanto tentava di cacciare indietro . Si mise una mano in tasca e gli mise nelle mani delle banconote «Non sono molte, ma è pur sempre un inizio. Nessuno dovrebbe vivere così». L’altro quasi si commosse e strinse forte le mani del cacciatore ringraziandolo.
Nonostante la toccante storia le informazioni date da quel signore non erano molto d’aiuto. Tornarono a casa di Magnus per riposarsi e pensare a mente lucida. Varcarono la soglia d’entrata e si chiusero la porta alle spalle. Alec sprofondò sul divano esausto mentre gli altri due lo fissavano in piedi. Lo stregone gli strofinò una mano sulla testa per rassicurarlo « Vuoi venire un po’ in camera di là? Così ti stendi un po’» gli chiese dolcemente.
Il cacciatore alzò di scatto la testa e saltò in piedi. « Non ci posso credere, mia sorella è scomparsa e tu pensi solo al sesso.» gli urlò contro.
L’altro sembrò mortificato « No Alec, io non intendevo,non volevo …»
«Alec calmati, davvero. Magnus non intendeva dire questo» si intromise Simon cercando di aggiustare la situazione.
«E tu che ne sai?» gli ringhiò contro «Non so nemmeno perché sei venuto con noi e soprattutto perché hai dormito con Magnus!» aggiunse alzando sempre più la voce.
Nella confusione generale, una porta si aprì lentamente cigolando. Una ragazza dall’aria assonnata, si strofinava un occhio sbadigliando. Era Isabelle. Indossava un vestito verde aderente e camminava scalza, i capelli, solitamente perfettamente lisci, erano tutti arruffati e il trucco tutto sbavato gli rigava le guance. « Che cos’è tutta questa confusione?» domandò disorientata. Appena la vide Alec, perplesso, le corse incontro e la abbracciò. «Iz, sei qui. Ero così preoccupato, pensavo ti fosse successo qualcosa. Abbiamo girato per tutti i luoghi in cui siamo stati ieri per ritrovarti.» . La sorella ricambiò l’abbraccio e iniziò a ridere « Tutti?» chiese divertita, il fratello annuì, « cioè dalla fata che ci provava con te, dal malato pervertito e a Central Park da Patrick?»
« E tu come fai a ricordarti tutte queste cose? » chiese Alec non capendo quale stregoneria fosse quella, forse le donne assimilavano meglio l’alcool. Isabelle si distaccò dall’abbraccio e gli afferrò una guancia  iniziandola a picchiettarla «Perché, mio caro fratello, io sono stata tutta la serata perfettamente sobria, a differenza vostra, siete sembrati dei cadaveri. Non tanto tu, quanto loro due, anche se tutt’ora Simon ha un aspetto cadaverico.» rise «Ho accompagnato loro qui e mi sono addormentata.» spiegò.
«Infatti sei un po’ palliduccio Stewie» fece notare Magnus.
«Mi chiamo Simon, ma che parlo a fare!» rispose lamentandosi. Senza che se ne accorgesse Izzy gli si  avvicinò e lo cinse in un abbraccio, di tutta risposta, lui,  gli strinse le braccia attorno ai fianchi e la tirò ancora più e se, affondando poi il viso tra i suoi capelli « Per fortuna sei qui» gli sussurrò.
Lo stregone si avvicinò esitante ad Alec « Alexander» disse piano, l’altro gli prese una mano e lo tirò a sé. Erano vicinissimi l’uno all’altro, i loro respiri caldi si fondevano tra loro stessi «Scusami, non dovevo parlarti così», gli carezzò dolcemente una guancia e si avvicinò piano per baciarlo. Fu un bacio rapido e semplice che, però , li fece sorridere entrambi. Aspettarono che Isabelle e Simon se ne andassero per poter spostarsi in camera da letto.
Si stesero entrambi guardandosi con dolcezza e amore, e ….
SI ADDORMENTARONO.






Nota: Salve a tutti/e. Spero che questa mia storia vi sia piaciuta e vi abbia divertito. In realtà non so nemmeno come mi sia uscita, ma ho iniziato a scrivere e in due giorni è stata conclusa. Vi invito a recensire e dire la vostra.
Un bacio

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