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Autore: PeterPoncho    12/12/2014    1 recensioni
Il Laboratorio di Formazione è un luogo nascosto dove degli scienziati chiamati "Dottori" fanno esperimenti su dei ragazzi e li allenano a diventare una nuova razza umana, più forte e intelligente. A dieci anni, Abigail è stata la prima bambina ad essere presa dal Laboratorio. Ora ne ha diciassette, e si ritrova faccia a faccia con una nuova ragazza che ucciderà il suo mondo e le farà aprire gli occhi, mostrandole le verità che si celano dietro il Laboratorio.
Dal primo capitolo:
Kaelee correva sul campo di battaglia come se fosse stato il suo habitat naturale da sempre, schivando ogni colpo di ogni arma con cui gli altri ragazzi tentavano di fermarla. Se Abigail sembrava un ghepardo, sottile e veloce, Kaelee era una tigre; una tigre scarlatta, forte, rapida ed elegante mentre cacciava.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La prima cosa che Abigail avvertì fu la consapevolezza di essere viva. La seconda, un lancinante dolore alla gola e al braccio. Il petto si gonfiò di rimando ad un respiro profondo. Aprì gli occhi di colpo, scoprendo due iridi completamente nere, tanto da sembrare surreali. Girando il volto posò lo sguardo sul braccio dolorante. Se non fosse stato coperto da una garza, avrebbe potuto vedere una ferita da arma bianca sulla quale erano stati applicati dieci punti. Abigail si issò sul braccio buono. Era seduta su un lettino dell'infermeria; attorno a lei scaffali bianchi si susseguivano in una monotonia snervante, pieni di medicinali di cui ignorava l'esistenza e lo scopo. Barattoli su barattoli, scatole su scatole contrassegnati da numeri e scritte indecifrabili di quei dottori che, con la facciata della guarigione, ti somministravano anestetici per praticare sul tuo corpo esperimenti di ogni tipo. Tastò il suo corpo con apprensione, ma le gambe lunghe e magre erano uguali a come le ricordava, il ventre piatto e il petto non avevano subito cambiamenti, e le braccia, fatta eccezione per il gonfiore degli ematomi e la consistenza ruvida al tatto delle garze non avevano nulla di strano. Per il volto, avrebbe dovuto aspettare di vedere il suo riflesso nello specchio della sua stanza, tre piani sopra il Settore Ospedale. 
Sospirò, grattando distrattamente la pelle intorno all'unghia del pollice. Le era tornato in mente il motivo per cui, dopo mesi, si ritrovava su un lettino piena di ferite: il suo combattimento nell'Arena. L'odore acre del fumo, il caldo afoso del luogo chiuso, il rumore sordo di armi che cozzano, i lamenti dei feriti e le grida dei combattenti. Lei, la ragazza numero uno, la più forte e più veloce del Laboratorio, era stata battuta dalla nuova arrivata. Riesumò alla mente quegli inquietanti occhi rossi e quelle labbra scure che si piegavano in un sorriso sinistro mentre le premeva le dita fredde e affusolate sulla gola stringendo fino a toglierle il respiro con una tale forza ed impetuosità che nemmeno lei aveva potuto fare resistenza. Aveva avvertito i sensi mancarle prima di chiudere gli occhi, e in quel momento era sicura che sarebbe morta. Nell'Arena nessuno risparmia nessuno. Per questo quando si era svegliata era rimasta sorpresa di essere ancora viva. Si passò una mano tra i lunghi capelli neri, amareggiata. Non poteva credere che avesse vinto la nuova arrivata, era sicuramente stata la fortuna del principiante, tutta colpa di una serie di eventi totalmente casuali a favore della sua nemica. Sicuramente. Decise di alzarsi, quindi poggiò lentamente i piedi nudi a terra. Un brivido percorse la sua schiena, scatenato dal freddo delle mattonelle di marmo. Sorrise; le piaceva il freddo. Indossò la lunga camicia piegata al bordo del letto, tirandola verso il basso in modo che coprisse buona parte delle cosce, e si incamminò verso i dormitori.

Poco prima di arrivare alla grande porta che l'avrebbe condotta nel suo settore si sentì chiamare. Quando riconobbe la voce roteò gli occhi in un gesto nervoso. Aveva una vaga idea di cosa avrebbe portato quella conversazione, e non era nulla di buono. Si girò e aspettò che il Dottore dai capelli neri e spettinati la raggiungesse. << Buongiorno, signor Seward. >>, lo salutò con quanta più cortesia riuscì a fingere, mentre le unghie ritornavano a torturare il pollice. L'uomo alto e dinoccolato ricambiò agitando allegro la mano. 
<< Mi dica. >> , lo incitò la ragazza quando il silenzio si fece pesante. Il dottore osservò i lividi che spiccavano scuri sul collo. << Come ti senti ? >>, chiese, con uno sguardo preoccupato. Abigail era stata la prima ragazza ad entrare nel Laboratorio di Formazione, e come diretta conseguenza i Dottori si erano tutti affezionati.
 << Sto bene >>, rispose, non troppo convinta. Il dolore al braccio era scemato in un semplice fastidio, ma la gola le pulsava. Probabilmente più per il bruciore del ricordo che per le contusioni vere e proprie.
 << Ascolta >>, iniziò l'uomo, << sai bene che la ragazza di ieri è appena arrivata. >> Abigail aveva combattuto con tante novelline, ieri. Il fatto che il dottore parlasse della ragazza dagli occhi rossi come se lei avesse bene in mente solo lei le dava non poco fastidio, nonostante rispecchiasse a pieno la realtà. 
<< Dal momento che è nel tuo stesso settore, che ne diresti di insegnarle un po' come funzionano le cose qua dentro? >> 
Quella non era una domanda, e Abigail lo sapeva benissimo. Conosceva abbastanza Seward da sapere che bisognava assecondarlo in ogni caso, quindi non aveva molta scelta. << Si, va bene. >> Avrebbe preferito buttarsi sotto un camion. Ma un ordine era un ordine. Specialmente se da parte di Seward. 
<< Bene! >>, esultò lui. << Ha appena finito la visita medica di base, le darò indicazioni per raggiungerti. Starà da te. >> 
Sgranò gli occhi. << COSA ? >> Fermi tutti. Questo non lo poteva accettare. Non poteva sopportare di dividere la sua stanza con qualcuno. Specialmente se quel qualcuno era la novellina che l'aveva battuta. Seward non rispose, sapeva perfettamente che nonostante tutto Abigail non avrebbe osato disobbidire; girò i tacchi e tornò nello studio dove passava buona parte della giornata, a lavorare a chissa quali nuovi progetti. La ragazza sospirò piano cercando di dimenticare quell'odioso contrattempo, poi riprese i suoi passi verso la propria stanza. 
Dunque, ho dormito per circa un giorno, mi devo far informare di quello che è successo e dei progressi del mio settore. Oltrepassò la grande porta in legno d'ebano spalancata come sempre, durante il giorno, poi percorse il lungo corridoio ormai così familiare superando decine di porte contrassegnate dai numeri di matricola dei ragazzi che vi alloggiavano. Oh, devo avvisare Rusty che hanno revocato la richiesta di un nuovo cuoco alle mense... Spero non si sia presentato in cucina ignorando gli allenamenti, ieri. Una delle luci sfrigolò illuminando a intermittenza, per poi spegnersi in un ultimo lampo di vita giallo. Abigail prese nota mentalmente, più tardi avrebbe informato il tecnico. Poco prima della metà del tragitto, ai suoi calmi passi ovattati sul tappeto blu scuro se ne aggiunsero altri agitati e veloci: c'era qualcun'altro. Il che era piuttosto strano, tenendo conto del fatto che in quel momento tutti i ragazzi che appartenevano a quel settore si trovavano nelle stanze di allenamento, al piano inferiore. Abigail si girò appena in tempo per vedere non più di un volto dalla carnagione scura prima che sparisse nell'incavo della sua spalla, inondandole il volto di capelli riccissimi e voluminosi. Sobbalzò per l'impetuosità di quell'abbraccio inaspettato. << Corine ? >> La chiamò perplessa. << Cosa è successo ? >>
La ragazza dai lunghi capelli del colore del grano mugugnò qualcosa di incomprensibile contro la spalla l'amica. Abigail la allontanò delicatamente. << Non ti capisco se parli così >> Le sorrise. Corine aveva un'espressione preoccupata e felice al contempo. << Ti ho cercata per un sacco di tempo! Non sai quanto ho avuto paura! Stai bene ? >> Questa è la seconda volta che me lo sento chiedere in pochi minuti, pensò con fastidio. << Sto bene, non preoccuparti. >> La bionda parve calmarsi un poco, ma appena prese fiato per parlare Abigail la interruppe. << Se è della mia pessima prestazione di ieri che vuoi parlare, scusami ma non sono in vena. >> Disse, forse un po' troppo brusca. Dopotutto, nonostante il suo carattere pacato, il malumore era difficile da nascondere. Corine si scusò con un gesto della mano. << Ma >>, continuò la mora, << a quest'ora il tuo settore non ha le lezioni al B4 ? >>
Gli occhi celesti di Corine si spalancarono colti da un improvviso lampo. La sentì gridare un "mannaggia" più che sentito mentre correva a perdifiato verso il piano inferiore, dove in quel momento si stavano tenendo le lezioni di Fisica, Logica e gli allenamenti. Abigail non poté fare a meno di sorridere. Corine era stata la sua prima amica lì, e ad avvicinarla era stato proprio quel suo carattere dolce e ingenuo e la sua particolare caratteristica di dimenticare sempre tutto. Sperò per lei che arrivasse in tempo alle lezioni del proprio settore, altrimenti l'istruttore l'avrebbe sgridata di nuovo e si sarebbe ritrovata con il doppio degli esercizi rispetto ai compagni. Non che la situazione fosse anomala, per Corine. Non le era insolito fare tardi a qualcosa, fosse essa lezione, allenamento, visita medica, il coprifuoco o persino i pasti alla mensa. Questo era il principale motivo per cui finiva spesso per essere sgridata: si era esonerati dalle attività solo se ci si ritrovava nel lettino del settore ospedale ferito o in convalescenza. Abigail si era persa una sessione di combattimento, la visita medica che lo seguiva come sempre, e tre sessioni di allenamento del suo settore, una delle quali si stava tenendo in quel preciso momento. Si sentì stanca solo a pensare ai duri esercizi ai quali venivano sottoposti ogni giorno. Ora voglio solo riposare. Continuò a percorrere il corridoio ora più buio fino ad arrivare ad una rampa di scale in parquet, che salì con passo strascicato per poi raggiungere l'ultima camera del corridoio superiore gemello al primo che si era lasciata alle spalle. Oh no, ieri avevo il controllo medico speciale. Bene, se i nervi delle gambe si stanno corrodendo di nuovo lo saprò solo la settimana prossima. Dannati esperimenti. La porta segnata da un solo numero di matricola -il suo- si aprì non appena lesse le impronte digitali di Abigail, e la ragazza, dopo essere entrata , si buttò di peso sul letto. Nonostante si fosse alzata da poco dal lettino del settore ospedale si sentiva infinitamente stanca, probabilmente a causa dell'orribile notizia che le aveva dato il dottore. Dovrò condividere la stanza. Con la novellina.
Non poteva essere vero. Non poteva per il semplice fatto che non aveva mai condiviso la stanza con nessuno e non aveva la minima intenzione di iniziare ora. Soprattutto non con lei. Era improponibile, inammissibile, inaccettabile, rasentava la follia il semplice pensiero per non parlare del...
Un riflesso rosso.
Abigail si alzò di scatto dal letto ma non fece in tempo neanche a indietreggiare che la ragazza dagli occhi scarlatti la prese per il polso strattonandola verso di lei.
<< Non è carino scappare di fronte a un ospite, non te l'hanno mai insegnato ? >> La sua voce era odiosamente melliflua, il suo sorriso tanto sfacciato da essere insopportabile quasi come lo scintillio nei suoi occhi.
Abigail non si prese briga neanche di pensare che fosse preda dei pregiudizi dovuti alla sua sconfitta. Fece un respiro profondo e cercò di mantenere un comportamento il più possibile calmo. E soprattutto di rallentare il battito cardiaco.
<< Come sei entrata ? La porta rimane sigillata se non riconosce le impronte digitali. >>
La ragazza ignorò completamente la domanda. << La tua maleducazione mi stupisce, bestiola. Non mi chiedi come mi chiamo ? Non mi inviti ad accomodarmi ? Non mi offri una tazza di tè ? >> Dinoccolò, contando i suggerimenti sulle punte delle dita affusolate della mano libera. Accentuò il sorriso nel vedere l'espressione spaesata di Abigail, poi riprese a parlare prima che la mora potesse rispondere neanche ad una domanda. << Tranquilla, non ti agitare. Mi sono già servita da sola. Io sono Kaelee, numero di matricola AC078. Tuo settore, tua stanza. Piacere. >>
Abigail non era sicura di come avrebbe dovuto rispondere alla provocazione, ma alla fine decise di non assecondarla. Sarebbe stato un faticoso spreco di tempo, e lei non era propensa a compiere gesti controproducenti. << Piacere mio. Scusa la maleducazione ma non mi aspettavo un'ospite così presto. >> In realtà speravo di non averne affatto. Kaelee annuì soddisfatta, poi si sedette sul letto senza troppi riguardi lasciando andare il polso di Abigail. 
<< Seward mi ha informata che mi avresti spiegato un po' come funzionano le cose in questa topaia. Illuminami, dunque. >>
La mora sospirò. Non le andava proprio per niente, ma il suo senso del dovere le imponeva di fare ciò che le era stato ordinato. Come poteva una persona comportarsi in modo tanto sfacciato il primo giorno al Laboratorio ? Abigail aveva paura persino a riesumare i ricordi dei suoi primi giorni. Era stato terrore puro. Ma era stato tanto tempo prima, ed era solo una bambina. Kaelee avrà avuto si e no diciotto anni, e probabilmente una preparazione psicologica da non sottovalutare. Inoltre era un caso estremamente insolito che il laboratorio prendesse ragazzi così grandi. La fascia di età dei novellini si aggirava dai dieci anni ai quindici in rari casi, ma mai diciotto. A meno che Kaelee non dimostrasse più anni di quanti ne avesse realmente, quella ragazza aveva sicuramente qualcosa di speciale. Si sforzò di non pensarci, dopotutto avrebbe dovuto avere altre cose per la testa. Come sempre, lì al Laboratorio. Aprì il piccolo armadio bianco accanto al letto e ne tirò fuori il cambio più leggero che possedeva: canottiera e pantaloncini neri. << Devi aspettare che mi vesta. Dopo ti farò fare un giro. >>, le disse senza guardarla, dirigendosi in bagno. << Rapido. >>, si affrettò ad aggiungere. Kaelee sorrise e si sdraiò sul letto di Abigail, osservando distrattamente le venature sulle mani.
Abigail sarebbe voluta rimanere in bagno per sempre. Meglio morire di fame in quel buco che mostrare l'immenso Laboratorio alla novellina.
Chiuse gli occhi cercando di distrarsi, ma le uniche immagini che invasero la sua mente comprendevano occhi scarlatti, sangue e sconfitta. Bruciante sconfitta. L'umiliazione era una brutta bestia, ma già era un passo avanti il fatto che la novellina non le avesse ancora rinfacciato niente. Si sciacquò il viso con dell'acqua fredda per cercare di rilassarsi. Sospirò, poi si tolse la camicia e si controllò di nuovo allo specchio. Come aveva già visto, gambe, busto e braccia erano intatti. Si guardò bene il viso, ma non trovò niente neanche lì. S'infilò la canottiera nera e aderente e i pantaloncini, anch'essi neri, poi sospirò un'altra volta e si decise a uscire dal bagno.
Le bastò uno sguardo per capire che la stanza era vuota.
<< DANNATA NOVELLINA >>

Non era nei corridoi, non era nelle classi, non era nella mensa e non era nell'infermeria. Dannata novellina. Aveva controllato praticamente ovunque, sprecando minuti preziosi che avrebbe potuto benissimo impiegare riposando, o mettendosi in pari con i compagni. Ma no, no! Doveva cercare la novellina, che oltre ad averla battuta nell'Arena, ad averla privata della sua stanza unica, ad averla costretta a farle fare un tour del Laboratorio, era dannatamente scomparsa infischiandosene dei guai che Abigail avrebbe passato! Ovviamente rimaneva solo un posto accessibile ai ragazzi, e quel posto era l'Arena. L'unico posto dove Abigail sperava di non doverla andare a riprendere. Okay, l'altro giorno Kaelee era stata fortunata e non solo era uscita indenne dal campo, ma aveva addirittura messo K.O. la ragazza più forte del Laboratorio; però non ferirsi nell'arena due volte di seguito senza uno straccio di allenamento era impossibile. Abigail non sapeva dire quale fosse lo scenario migliore tra trovarla morta o indenne. Novellina morta, stanza unica di nuovo e un pericolo pubblico in meno, ma anche una terribile punizione da parte di Seward. Novellina viva, stanza condivisa e un pericolo pubblico in più, ma niente punizione.
L'assenza di ragazzi per i corridoi permise ad Abigail di correre velocemente lungo l'intero piano e sulle lunghe scale fino ad arrivare alle platee dell'Arena. Come si era aspettata, sulla terra sporca sfrecciava da una parte all'altra una ragazza dai capelli rosso fuoco: sicuramente la novellina. 
Come non si era affatto aspettata, la novellina non aveva un graffio e stava mettendo al tappeto avversario dopo avversario.
Kaelee correva sul campo di battaglia come se fosse stato il suo habitat naturale da sempre, schivando ogni colpo di ogni arma con cui gli altri ragazzi tentavano di fermarla. Se Abigail sembrava un ghepardo, sottile e veloce, Kaelee era una tigre; una tigre scarlatta, forte, rapida ed elegante mentre cacciava. Usava solo un coltellino, che le roteava tra le dita così veloce da essere quasi invisibile mentre attaccava.
Abigail la guardava a bocca aperta. Quella ragazza non era normale. La novellina non poteva essere così di natura, era impossibile. L'avevano sicuramente usata come cavia, non c'era altra spiegazione. La mora cercò di focalizzarsi sulla situazione senza distrarsi, e dopo essersi assicurata che Seward non fosse presente, si affrettò a scendere i gradini e buttarsi nell'Arena.
Se Seward avesse scoperto che si era lasciata scappare la novellina nell'Arena si sarebbe infuriato da morire. I novellini, infatti, non possono toccare il campo di battaglia del Laboratorio per un mese, e Abigail aveva l'ordine di controllare Kaelee. 
Abigail guardò il campo di battaglia davanti a sé. A terra c'erano una ventina di ragazzi e più in fondo la roscia combatteva contro un'altra decina di avversari. 
Una lancia sfiorò la testa della mora, che d'istinto si buttò a terra distanziandosi di qualche metro.  Alla sua destra, dove prima non aveva guardato, due ragazzi le stavano correndo addosso.
Che idiota, sono stata!, pensò Abigail. Era così presa dalla novellina da non prestare attenzione alla sua sicurezza. Eppure sapeva bene come funzionava l'Arena: appena si metteva piede nel campo, gli altri ragazzi erano autorizzati ad attaccarti e a ucciderti. Per di più non era vestita adeguatamente per combattere: nell'Arena si andava vestiti con maglie a maniche lunghe corazzate sul petto, pantaloni dal tessuto resistente e ginocchiere. La ragazza non aveva che una sottile canottiera e un pantaloncino che non le copriva neanche metà cosce. Come se non bastasse, non aveva avuto tempo di mettersi le scarpe quando era uscita per cercare Kaelee, quindi si ritrovava scalza. 
Abigail non perse tempo e si alzò di scatto. Iniziò a correre verso la fine nel campo, dove stava combattendo la novellina. La raggiunse nel giro di un minuto grazie alla velocità artificiale che possedeva; le afferrò una spalla e la strattonò verso di lei.
<< Che fai, vuoi giocare ? >>, le soffiò Kaelee divertita nell'orecchio, per poi farle perdere l'equilibrio dandole un calcio all'altezza delle caviglie scoperte. Abigail attutì la caduta come le avevano insegnato, poi rotolò di lato e si alzò velocemente. 
<< Dobbiamo andare! >>, urlò alla roscia, ma lei non l'ascoltava più, concentrata com'era sui suoi avversari. Nel frattempo i due ragazzi di prima la stavano raggiungendo con  le lance in mano, così Abigail lasciò momentaneamente perdere Kaelee e decise di concentrarsi sul suo combattimento. Non avrà avuto l'abbigliamento adatto, si sarà pure appena svegliata dopo due giorni senza sensi in infermeria, ma la ragazza valeva ogni briciola della reputazione che aveva, e avrebbe fatto di tutto per dimostrarlo. Non appena i ragazzi furono abbastanza vicini Abigail si buttò a terra sulla schiena, dando slancio alle gambe che si chiusero intorno alla lancia del primo avversario che era arrivato, dai capelli rasati e gli occhi nocciola.  Facendo leva sulle braccia e sforzando gli addominali Abigail roteò su sé stessa, strappando la lancia dalle mani del ragazzo. Si rimise in piedi velocemente afferrando l'arma tra le mani appena in tempo per parare il colpo dell'altro ragazzo e si abbassò per schivare il calcio dell'avversario disarmato, dopodiché passò all'attacco roteando la lancia tra le mani e colpendo la testa del ragazzo rasato con abbastanza forza da fargli perdere i sensi, se non da ucciderlo. Almeno così sperò Abigail, che decisamente non aveva il tempo di controllare in che stato fosse il ragazzo a terra: il compagno era indubbiamente più lento ma aveva la corporatura massiccia di un vero e proprio combattente. Cercò di batterlo sul tempo attaccando per prima, e riuscì a sfoderare velocemente un colpo dopo l'altro facendolo indietreggiare. L'avversario cercò di colpirla sugli stinchi, ma Abigail, che aveva dei buoni riflessi, saltò in alto e approfittò dello slancio per colpire il ragazzo alla testa. L'avversario barcollò sorpreso, dando il tempo alla ragazza di affondare un colpo con la punta tagliente della lancia, questa volta sulla gola, che si squarciò lasciando zampillare il sangue. Abigail soffocò l'espressione di disgusto che stava assumendo la sua faccia; fece dietrofront e marciò fino alla novellina, che nel frattempo aveva messo K.O. quasi tutti gli avversari. Arrivata dietro di lei le puntò la lancia alla gola. << E' ora di andare via, coinquilina. >>
Kaelee, che avrebbe dovuto essere un minimo preoccupata per l'arma puntata alla gola, sorrise divertita, probabilmente per essere stata chiamata "coinquilina" dalla mora. Dopo aver fatto l'occhiolino ad Abigail rivolse il suo sorriso agli ultimi due ragazzi rimasti in piedi. << Giocheremo un'altra volta, bestiole. >>, gli disse prima di spostare la lancia dal suo collo e avviarsi verso l'uscita, senza badare che Abigail le stesse dietro. La ragazza buttò a terra l'arma domandandosi come aveva potuto lasciare che la novellina la spostasse senza opporre resistenza, poi in due falcate raggiunse Kaelee. La prese per una spalla costringendola a guardarla. << Ma che diamine ti è saltato in testa ? Perché sei uscita senza avvisarmi ? >>, le urlò contro.
<< A cuccia, bestiola. >>, le rispose la roscia. << Mi stavo annoiando. >>
Abigail si schiaffò una mano sulla faccia, cercando di non perdere la pazienza più di quanto aveva fatto prima urlando a quel modo. Ovviamente tutti i suoi sforzi risultarono vani quando, non appena uscite dall'arena ed aver imboccato il corridoio, le due ragazze si trovarono davanti Seward. 
<< Abigail cara >>, disse l'uomo avvolto dal camice bianco, con un sorriso calmo come il velo d'acqua prima di un'onda anomala. << Puoi spiegarmi cosa ci facevate nell'Arena ? >>
La ragazza avrebbe senza dubbio apprezzato se un improvviso terremoto avesse aperto una voragine sotto i suoi piedi. Sentì Kaelee ridacchiare, ma era troppo impegnata a cercare una valida scusa per giustificarsi, per darle retta. Sicuramente avrebbe avuto modo più tardi di trovare il tempo per pensare a come vendicarsi di quella dannata novellina.



Due parole dall'autrice
Okay, l'ho scritta di getto ignorando la cinquantina di pagine di storia dell'arte che dovrei studiare per il compito di domani  in un pomeriggio assolutamente libero della settimana, ma andateci comunque sotto con le critiche costruttive. Questo che avete appena letto è il primo capitolo di una storia che non ho la minima idea di come finirà, ma ho tutte le intenzioni di continuarla se mi scrivete il vostro parere. Basta qualche parolina, anche solo per dirmi cosa c'è che non va, così magari miglioro pure. Detto questo, viva Kaelee e buonanotte, bestiole <3
  
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