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Autore: Margo Malfoy    13/12/2014    1 recensioni
'Si fermò e si girò, ma guardando la miriade di corridoi in cui si divideva la struttura e che lui si era lasciato alle spalle, capì che non sarebbe mai riuscito a ripercorrere la stessa strada che aveva fatto quella mattina.
Il ragazzo si rese conto che l’enorme struttura che circondava la Radura era come un labirinto.
Che lui e i suoi “amici” erano in un labirinto.'
Ecco come i Radurai scoprirono che intorno a loro c'era il Labirinto.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minho
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si girò un’ultima volta verso i suoi due amici prima di oltrepassare il limite che separava la Radura da quella misteriosa struttura di pietra che la circondava.
Amici, poteva davvero definirli tali? Non sapeva nemmeno i loro nomi. Beh, a dire la verità non sapeva nemmeno il suo. Cercava di ricordare, di ricordare qualsiasi cosa che potesse dargli un indizio su quella che era la sua vita precedente, ma non ci riusciva mai.
Si rifiutava di ammettere che stava per andare in panico ogni volta non riusciva a ricordare, quando non riusciva a capire perché fosse stato mandato il quel posto con due sconosciuti. Perfino durante il suo viaggio nella Scatola aveva cercato di mantenere il controllo, di non lasciarsi andare alle emozioni contrastanti che gli riempivano il petto e che gli facevano battere a ritmo spropositato il cuore. Aveva cercato di rimanere lucido e di guardarsi intorno per trovare un modo per uscire dalla Scatola e in quel momento decise che, qualunque cosa avesse trovato fuori dalla Radura, avrebbe fatto la stessa cosa.
Decise che doveva trovare un modo per uscire da lì.
I due “amici” gli rivolsero uno sguardo di incoraggiamento e lui si girò verso il lungo corridoio che si trovava di fronte. Iniziò a percorrerlo facendo scorrere una mano lungo le pareti imponenti. Queste erano ricoperte da fitta edera che arrivava fino al culmine delle mura.
Percorse il corridoio per qualche decina di metri e poi si ritrovò, a destra e a sinistra, altri due corridoi che erano identici a quello che stava percorrendo. Davanti a lui, la strada continuava fino a che non era sbarrata da un muro uguale a quelli che imponevano sul ragazzo. Lui decise di andare a destra, seguendo la mano che stava facendo scorrere lungo il muro.
Appena svoltato l’angolo, il ragazzo vide un corridoio ben più lungo di quello principale. Questo si diramava almeno in altri dieci più piccoli e lui si fermò un attimo per capire quale avesse dovuto prendere.
Si ricordò solo quando aveva ricominciato a camminare lentamente lungo il corridoio che, i due giorni precedenti, le mura che aveva oltrepassato per uscire dalla Radura si chiudevano per la notte. Fece scorrere allora la mano lungo il fianco e la staccò dal muro alla sua destra. Le sue gambe iniziarono ad assumere un ritmo bene più sostenuto.
Il ragazzo stava correndo, si rese conto che, se volevano capire cosa ci fosse là fuori, dovevano correre.
Le gambe del ragazzo si muovevano veloci, una davanti all’altra. I muscoli gli bruciavano, ma sapeva di non poter smettere di correre.
Piccole gocce di sudore gli rigavano le tempie mentre il suo petto si alzava e abbassava costantemente, rendendo il suo respiro affannoso e pesante. Le braccia muscolose si muovevano ritmicamente avanti e indietro, alternandosi alle possenti gambe. Il sole, alto nel cielo, gli illuminava il viso. Un viso dalla carnagione olivastra e dai bei lineamenti. I capelli corvini erano mossi da un leggero vento.
Il ragazzo percorreva corridoi e corridoi, girando prima a destra e poi a sinistra, andando dove lo portava l’istinto.
Dopo qualche ora decise che sarebbe tornato indietro, dai suoi “amici”. Si fermò e si girò, ma guardando la miriade di corridoi in cui si divideva la struttura e che lui si era lasciato alle spalle, capì che non sarebbe mai riuscito a ripercorrere la stessa strada che aveva fatto quella mattina.
Il ragazzo si rese conto che l’enorme struttura che circondava la Radura era come un labirinto.
Che lui e i suoi “amici” erano in un labirinto.
Ripercorse ogni corridoio, cercando di scegliere quello giusto quando davanti a lui si presentava un bivio.
Poi si ricordò che, nello zaino che aveva preparato con i suoi compagni, avevano riposto un foglio e una matita. Li tirò fuori e iniziò a segnare la strada che percorreva in modo che, se il giorno dopo fosse tornato, non avrebbe ripercorso gli stessi corridoi.
Aumentò la velocità segnando sul foglio ogni particolare. Alzò il naso verso il cielo e vide che il sole stava iniziando a tramontare e che le porte si sarebbero chiuse di lì a poco. Girò a sinistra, poi a destra e poi di nuovo a sinistra.
Con suo sollievo, all’ultima svolta verso sinistra, si ritrovò davanti i suoi due “amici” che lo aspettavano dalle porte. Chiuse gli occhi stretti e mise le mani sulle ginocchia in mezzo al corridoio per riprendersi dalla folle corsa che aveva fatto durante il giorno, perché non aveva mai smesso di correre. Durante quei respiri profondi iniziò a balenargli nella testa un nome,ed era quasi certo di averlo già sentito altre volte, tante volte.
Minho.
Doveva essere il suo nome. Minho si ricordava il suo nome.
Riprese a correre verso i due ragazzi e spiegò loro ciò che avevano intorno. Spiegò loro che erano in un labirinto e che dovevano trovare una via d’uscita.
Spiegò loro che dovevano uscire dal Labirinto.
 
Nota dell’autrice:
Okay, questa non so da dove è uscita, ma credo che sia importante sapere come i nostri Radurai hanno scoperto che quelli della C.A.T.T.I.V.O. li hanno messi in un labirinto. E perché non farlo fare al più sexy dei Velocisti? (Perché sì, ieri ho rivisto Maze Runner e mi sono innamorata ancora di più di Minho ed è una fissa di quelle vere)
Comunque era da un po’ che pensavo di fare una ff del genere quindi spero che l’idea vi piaccia e, come al solito, critiche e apprezzamenti sono ben accetti.
Ah, il titolo è preso dalla colonna sonora del film cantata da Arshad, si chiama “Nightmare” e io, beh, mi sono innamorata anche della canzone.
A presto pive :*
   
 
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