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Autore: Il mio nome non importa    13/12/2014    2 recensioni
Forse i miei amici sarebbero stati la cosa che più mi sarebbe mancata. Un pò li invidiavo, loro erano rimasti nella città dove siamo cresciuti, io, invece, sono su un cazzo di volo con destinazione South Park.
P.S: prima fanfiction che faccio!
Il protagonista è un nuovo personaggio, perdonatemi ma non sono riuscita a selezionare i personaggi come volevo. Nella storia ci saranno, bene o male, tutti. Chiedo perdono per questo inconveniente :c
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Craig, Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Io e mia madre siamo arrivate a casa dopo circa un’ ora.
La casa non è male, è abbastanza grande, una casa moderna in cui io mi sento estranea.
Comprende anche un giardino.
Per prima cosa vado nella mia camera che si trova al piano di sopra.
Non è poi così grande, ma rispetto a quella vecchia lo è decisamente.
Il letto è ad una piazza e mezza, accanto a questo c’è un comodino, poi c’è una scrivania, l’armadio e uno specchio. Non appena vedo il mio riflesso capisco che forse era giunto il momento di farsi una bella doccia dopo tutte quelle ore di viaggio.
Rimango altri cinque minuti a guardarmi, sembro una controfigura di uno zombie uscito da “The walking dead”.
Sospiro.
La mia nuova vita ha avuto inizio.
Mi incammino verso il bagno per farmi una doccia.
Resto sotto il getto dell’acqua per circa un ora, finchè mia madre non inizia a bussare alla porta così insistentemente che, se non l’avessi fermata, l’avrebbe sfondata.
Si scusa, dicendo che pensava fossi morta sotto il getto dell’acqua…
Cosa ho fatto di male?
-Comunque io vado a fare la spesa.- mi dice.

                                                                * * *

E’ pomeriggio inoltrato, ho indosso un paio di leggins ed un maglione di mio padre che mi arriva a metà coscia, ai piedi porto delle pantofole rosa pelose.
Prendo della cioccolata, che avevo conservato nel caso mi fosse venuta fame durante il viaggio, dalla borsa.
Mi butto sul divano in modo poco femminile ed elegante, ed inizio a vedere la televisione mentre mi gusto quel ben di dio.
In questo momento mi sento “l’anti-sesso” in persona. Faccio schifo anche a me stessa.
Ad un certo punto, il campanello inizia a suonare.
Proprio ora che mi stavo rilassando.
Mi alzo a fatica e non mi preoccupo neanche di chiedere chi è, dato che penso sia mia madre di ritorno dal supermercato.
Apro la porta, e al posto della figura di quella rompiballe, trovo due occhi azzurri che mi scrutano dall’alto al basso.
Cazzo.
Mi maledico quando mi rendo conto di come sono vestita.
Non lo vedrò mai più.
-Ehmm…ciao. Io abito qui di fianco, mia madre ha insisto che venissi a darvi il benvenuto. Comunque…io sono Stan.- e mi porge la mano.
Stan…è poco più alto di me, magro, con quei due occhioni azzurri che noto subito, insieme al capello rosso e blu che stà indossando.
-Piacere Valeria.-
Faccio attenzione a non stringergli forte la mano, già in questo momento sono tutt’altro che femminile, non voglio fargli pensare che io sia un caso perso.
Silenzio.
Panico.
Nessuno sa cosa dire. Io non sono proprio portata per dialogare con persone che non conosco, se in più quest’ultime sono anche di bell’aspetto, come il ragazzo in questione, la mia bocca chiude le serrande. Stop. Neanche un monosillabo.
Un miracolo.
Per la prima volta, ringrazio il Signore di aver fatto tornare mia madre proprio in questo momento.
E’ lei a rompere il ghiaccio.
Non appena vede il ragazzo, si precipita a mollarmi le buste della spesa, ordinandomi –Dai forza, aiutami e porta la spesa in casa mentre io parlo con questo ragazzo!- sorride.
Neanche avesse la sua età.
Gli porge la mano ed inizia a fargli il terzo grado mentre io porto le buste in casa.
Non vedo l’ora che mio padri arrivi.
Papà ci raggiungerà tra una settimana per via del lavoro, ho fatto il possibile per poter partire con lui, ma niente.
Quando esco, vedo mia madre parlare con Stan come se lo conoscesse da sempre.
Ridono, e lei gli poggia una mano sul braccio.
Ecco, in casi come questi io vorrei essere come lei: più aperta con gli altri, più amichevole e socievole, invece io sono preda della timidezza in ogni caso.
Mi accorgo che Stan mi sorride, e poi aggiunge –Allora ci vediamo. Signora...- e fa una specie di inchino con la testa verso mia madre.
Faccio un gesto con la mano.
Lui ci da le spalle e si incammina verso casa.
-Ciao Caro! Poi fammi conoscere tua madre!- gli urla la mia , poi si gira verso di me.
-Carino vero?-
-Mmh?- faccio finta di non aver capito.
-Comunque sei tutta rossa in faccia. Sei per caso diventata allergica a qualcosa?-
Iena.
Non ho altre parole.
Mi tocco le guance con le mani ghiacciate sperando di poter alleviare il colore rosso.
-Domani ha detto che ti accompagna lui a scuola.- la sento che ridacchia.
-Che cosa?! MAMMA!-
O mio dio.



 
  
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