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Autore: Sinnheim    14/12/2014    1 recensioni
Uomini, non morti, mostri, demoni, dei. Collocati in un mondo dove apparentemente non vi è nessun nesso tra di loro, un unico filo conduttore unisce tutti loro: il non morto prescelto. Egli, che prenda le loro anime o che le salvi, entra in contatto con ognuna di queste esistenze ma... cosa si sa effettivamente di loro? Queste sono le storie delle loro vite ormai dimenticate nel tempo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8: SOLAIRE

Ah… L’altare del Sole.

Quale meraviglioso luogo per godere dei caldi raggi del sole, ammirando il panorama che mi offre la terra sacra dei Lord. È la mia sensazione o il calore è più intenso? No, non credo.

Sono i primi effetti di ciò che si è consumato alla Fornace della Prima Fiamma, dove il dio che servo e che ho amato tanto si è definitivamente spento… Nonostante ero molto restio dal voler combattere contro Lord Gwyn, dovevo onorare la promessa fatta al mio caro amico nonmorto: avevo promesso di aiutarlo qual’ora ne avesse avuto bisogno e così feci, anche perché gli dovevo la vita; nel momento in cui quegli insetti a Lost Izalith stavano prendendo possesso di me, egli arrivò con la sua spada scintillante ad eliminarli tutti, uno per uno.

Per un momento, ho creduto di vedere Lord Gwyn in persona nella figura del mio amico.

La vista del dio del Sole fu quasi folgorante ai miei occhi: così vuoto eppure ancora così glorioso nella sua imponenza, provai un misto di amore e odio ingiustificato, perché mai avrei dovuto odiare qualcuno che ho amato così tanto? Non riuscì a darmi risposte, così diedi fondo alle mie capacità, seppur limitate, per aiutare il mio amico a sconfiggere il mio Lord: accidenti se era potente! Seppur vuoto e consumato dal suo sacrificio, la sua potenza rimaneva comunque superiore a quella del più valoroso dei cavalieri; combattemmo duramente, ma alla fine riuscimmo a spuntarla: nel momento in cui la lama del mio amico trapassò il guscio vuoto del dio, una scarica elettrica intensa attraversò la mia testa, come quando uno scrigno sigillato viene finalmente aperto.

E vidi tutto nella mia mente… io ero il primogenito del Sole, ero un dio.

Gwyn era mio padre, Gwynevere mia sorella, Gwyndolin il mio fratellino.

Amavo la guerra, oh la amavo quasi più della mia famiglia: amavo la devastazione che portavo con i miei dardi infuocati, amavo le urla di pietà dei miei nemici, amavo sentirmi invincibile. Se solo ci penso io… come ho fatto ad essere così malvagio? Io che ora a stento stringo la mia spada nel pugno, stanco e triste. Fui cacciato da mio padre, persi il mio status di divinità e mi reincarnai in un neonato di Astora, un bambino con una macchia nera sul cuore. Ciò che per me è stata una vita meravigliosa è la sua punizione? Oppure lo è la maledizione? Come faccio a espiare i miei peccati se ciò che dovrebbe essere un purgatorio non lo percepisco come tale?

Sono ancora macchiato della mia colpa… oh padre, mi dispiace così tanto.

L’odio che provai nel vederlo derivava dalla mia vita divina precedente senza dubbio alcuno, ma non lo biasimo per quello che ha fatto, io me lo sono meritato. E ora sono qui, a godere dell’abbraccio di mio padre e fissando il volto della statua distrutta dell’altare coperto di muschio. Mi sono osservato per parecchio tempo, non sono cambiato poi tanto… chi lo avrebbe mai detto, ahahaha! Per tanto tempo ho pregato sulla mia stessa statua! Ha la sua ironia, lo devo ammettere. Di ciò che rimane la mia famiglia ho ben poco: il mio amico nonmorto ha ucciso il mio fratellino, mia nipote e mio padre, mentre mia sorella era via, chissà dove. Sono triste ma non sono certo arrabbiato con lui, doveva farlo per poter continuare la sua missione, e poi come poteva sapere di me e di tutti gli altri?

Finita la battaglia ci sedemmo a riposare e gli parlai di quello che avevo ricordato: non disse nulla per molti minuti, poi rammaricato mi chiese perdono per le mie perdite. Quale grande cuore aveva quel ragazzo… Mi raccontò dei suoi incontri prima di recarsi nella Fornace, della scelta gravosa che doveva prendere proprio in quel momento, e di quanta paura avesse per questo.

Era davvero devastato, sia fuori che dentro: lasciare morire la fiamma come prima o poi sarebbe successo o immolarsi ad essa per regalare al mondo ancora un po’ di tempo?

Davanti a noi, il falò primordiale aspettava una scelta.

Io non dissi nulla per non influenzare il suo giudizio, dopotutto non era compito mio e avrei accettato qualunque decisione egli avesse preso, per il rispetto enorme che provavo per quel cavaliere così virtuoso. Ma assistere al suo dilemma interiore mi faceva stare molto male, non lo posso negare. Dopo molti minuti si alzò e mi sorrise: disse che, se tanti erano morti per la fiamma, doveva davvero valere la pena regalare il fuoco al mondo. Io mi alzai di scatto, quasi a volerlo fermare mosso da puro affetto, lui mi fermò con la mano e mi abbracciò forte, dicendomi che se lui avesse lasciato morire la fiamma, tutti se la sarebbero presa con i nonmorti, perseguitandoli in modi ancora più estremi di quelli già conosciuti.

E così, mi diede il suo addio.

Per rispetto nei suoi confronti me ne andai; nel momento in cui il mio piede oltrepassò l’entrata dell’enorme porta che teneva prigioniero mio padre, una vampata enorme di fuoco nuovo, energetico, si irradiò dalla Fornace investendo ogni angolo di Lordran, portando nuova vita e bellezza in questo mondo.

Non potei far a meno di inchinarmi al suo nobilissimo gesto.

E ora che sono solo, ho deciso di espirare le mie colpe a modo mio: io viaggerò in ogni antro di questa terra raccontando le gesta del mio valoroso amico, del suo sacrificio, in modo tale che tutti sappiano chi era, cosa ha fatto e cosa accadrà in futuro, perché ahimè purtroppo la storia si ripeterà. Ma così come ora, anche in futuro avremo un barlume di speranza al quale aggrapparci, e io mi impegnerò al massimo per combattere quelle forze oscure che ci tentano in ogni momento a porre fine all'Era del Fuoco. Finita la mia missione, tornerò nel luogo in cui dovrei essere… si, perché il mio caro amico mi ha raccontato di aver trovato un cadavere nella tomba di mio padre, possedeva l’anello del primogenito del Sole; prima di immolarsi al fuoco me lo ha restituito, lo porto al dito.

Ora che ho appreso di essere io tale personaggio, il cerchio si chiude: sono perfettamente al corrente di trovarmi in un’epoca che non mi appartiene, il tempo a Lordarn è distorto.

Con molta probabilità, quel cadavere sono proprio io.

Mi siederò accanto al me stesso del passato e mi immolerò con la mia spada. Oh Lord Gwyn, oh padre mio, spero così di riuscire ad espiare la mia colpa e di tornare finalmente a te, dove dovrei essere... Tra le tue braccia.

Ehi tu, nonmorto! Si, dico a te che sei venuto a pregare al mio altare! Io sono Solaire di Astora, primogenito di Lord Gwyn! Avvicinati, devo raccontarti la storia del grande Lord nonmorto che ora risplende come il Sole! Ahahahaha.


  
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