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Autore: Fiore Blu    14/12/2014    2 recensioni
C'era una luna mezza piena quella notte.
Tremavo,ma non per il freddo.
Poi lo sentii arrivare. Lentamente.
Quando uscì dalla boscaglia,finalmente riuscii a vederlo in volto.
Quel volto.
Tanto familiare,quanto sconosciuto.
Non mi stancavo mai di guardarlo.
La pelle diafana alla luce della luna sembrava fatta d'argento.
Gli occhi turbati, ma sempre profondi,bellissimi.
Era inumanamente stupendo come al solito e anche se sapevo ciò che era realmente, ogni volta, ogni singola volta, la vista delle sue ali era un regalo di cui gli ero profondamente grata.
Si fermò a pochi centimetri da me.
Mi guardava come se sapesse ciò che stavo per dirgli.
Poi parlò.
- volevi vedermi? Sono qui- lo disse in modo freddo come al solito ma gli tremava la voce.
- io ...- non mi uscivano le parole. Ma io dovevo pronunciarle per liberarlo da quella specie di maledizione che lo perseguitava. Dovevo liberarlo da me stessa.
- ... non voglio più essere un peso per te, voglio ...-
mi posò due dita sulle labbra impedendomi di finire.
Poi in silenzio mi baciò,avvolgendo i nostri corpi con le sue ali morbide e argentee.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 2
La realtà dei fatti
 
 
 
 
 
 
 
 
MARIA
 
 
L’aria della notte era fredda, segno che l’autunno era ormai alle porte.
Ormai erano passati quasi due mesi dal giorno in cui tutto era cambiato, dal giorno in cui mi ero trasformata in una traditrice.
Sì, stavo tradendo la mia unica amica, stavo tradendo la mia principessa e stavo tradendo anche ciò in cui avevo sempre creduto: la lealtà.
Oltrepassai la barriera con passo deciso, facendo un cenno di saluto alla guardia che stava davanti alla porta delle casa diroccata, che aveva custodito fino a quel momento, il suo corpo martoriato.
Le tenebre, impedivano di guardare oltre gli alberi che circondavano il posto, come se anche la notte volesse proteggere il nobile principe da occhi indiscreti.
Richiusi la porta alle mie spalle con delicatezza e poi mi diressi verso la sua stanza.
La porta di legno era aperta, e la luce che illuminava molto fiocamente i corridoi vecchi e pericolanti di quell’antica abitazione, proveniva solo ed esclusivamente dal fuoco che scoppiettava nel camino della camera.
Mio nonno, il comandante supremo Gabriel Ghefren, padre di mio padre, era seduto su una sedia di legno massello, con la testa fra le mani, e la schiena curva.
I capelli d’oro, lucenti e spessi, ricadevano sul suo volto maturo e nascosto dalle grandi mani callose.
La sua posa suggeriva e mostrava la sua grande preoccupazione.
«Entra pure» sussurrò, percependo la mia presenza.
Esitai qualche istante ma poi mossi due passi in avanti, irrompendo nella stanza.
L’ambiente era ammobiliato poveramente. Alcune sedie, un tavolo, un lavabo, un comodino e... un letto.
Trasalii.
Il suo corpo era disteso tra i cuscini, e le pesanti coperte, lo coprivano fino alle spalle scarne.
Il viso diafano e livido, sembrava aver assunto un’espressione più rilassata del solito.
Le poche volte in cui il nonno mi aveva permesso di vederlo, nei mesi passati, avevo sempre provato dispiacere, quasi dolore, nel vedere il guerriero assassino di un tempo, il coraggioso angelo protettore, il mio primo amore, in quell’orrendo stato.
Il principe aveva a malapena fatto in tempo a distruggere Ruben – sempre ammesso che ci fosse realmente riuscito quel giorno – e a sparire, facendo credere a Seira di essere morto, e poi era collassato tra le braccia di mio nonno, privo di forze.
Era da quel maledetto giorno che lottava tra la vita e morte.
Il suo corpo era stato straziato da profonde ferite, le sue ali erano state martoriate, era stato colpito dal veleno di quel demone ed era stato marchiato con una ferita intrisa di potere oscuro.
Ma nonostante ciò, Sheid... era ancora vivo.
Il nonno si era preso cura di lui personalmente, curandogli le ferite e cercando in tutti i modi di purificare la piaga intrisa di veleno demoniaco.
Ma le condizioni in cui versava erano disperate.
«Nonno, come sta?» chiesi in un soffio, avvicinandomi di qualche passo al letto.
«Non ho mai visto tanto sangue, Maria. Non sono ancora sicuro, dopotutto il suo corpo è umano» disse a bassa voce, e il suo tono era disperato, preoccupato oltre ogni limite.
Non avevo mai visto mio nonno abbattersi così.
«I suoi ordini erano chiari: non dovevamo arrenderci in nessun caso!» asserii, riportando alla mente quella conversazione.
La sera prima della sua partenza, dopo che Seira fu andata a letto, Sheid convocò me e il comandante supremo.
Aveva ricevuto una lettera da parte di Luna, che gli intimava di raggiungerla al più presto possibile.
Di sicuro il re aveva fiutato l’inganno, ma non potendo sottrarsi...
“Vi ho chiamati qui perché siete gli unici di cui mi fidi. Ho ragione di pensare che questa lettera sia stata scritta per attirarmi in una trappola” aveva asserito con fierezza.
“Non ho idea di che cosa si tratti, o chi sia il traditore, ma c’è una schiera di angeli corrotti che vuole farmi fuori, e questo potrebbe causarmi dei problemi”.
“Cosa vorresti che facessimo?” avevo domandato. Avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
“Maria, tu dovrai proteggere Seira, dovrai distrarla, dovrai impedirle di mettersi in contatto con me. Lei non deve sapere” ordinò.
“Non avrai intenzione di andare al castello da solo?!”.
“È quello che farò. Si creerebbero sospetti se il re arrivasse con una scorta come se fosse in un regno nemico, capirebbero il mio piano” aveva spiegato.
“E quale sarebbe il tuo piano?” la fiducia che mio nonno aveva nello sguardo contagiò anche me.
“Se venissi catturato e imprigionato, troverei comunque il modo di fuggire, conosco le segrete come le mie tasche, e allora il nemico non avrebbe scampo. Nel primo caso non avrò bisogno di scomodarvi, ma se il traditore mira a me per arrivare a Seira... allora voi dovrete proteggerla fino al mio ritorno” i suoi occhi fiammeggiavano di una luce potentissima e vigorosa.
In quel momento era il re a parlarmi.
Io e mio nonno facemmo come ordinato, ma il giorno della sua morte apparente, Sheid aveva raggiunto il suo maestro, il comandante supremo, e aveva messo appunto il piano numero due.
La scoperta dell’innocenza di suo padre, del tradimento di Luna e della malvagità nascosta di suo zio Ruben, avevano alimentato in lui quella sofferenza nascosta, quella tortura che lo consumava da tempo immemore.
Mio nonno mi aveva raccontato nei particolari il loro incontro.
Sheid era riuscito a governare il suo lato demoniaco, ma nonostante ciò era irrimediabilmente ferito e debole.
“Maestro … devo salvarlo, perché lui non ha colpa, e il mio odio deve svanire assieme a me” aveva detto al nonno.
“Seira deve credere che io sia morto, tutti devono crederlo, così che io possa rinascere e possa redimere i miei sbagli”.
Il nonno non aveva detto nulla, non poteva dire nulla. Si era limitato a obbedire ai suoi ordini.
Aveva recuperato il suo corpo, e l’aveva curato.
“Anche se ci vorrà tempo, non farmi morire, maestro. Devo compiere il mio destino”.
Ecco perché la disperazione, in quel momento, velava gli occhi del comandante supremo.
Per lui Sheid era sempre stato come un figlio, ma sapeva che se fosse davvero sopravvissuto, avrebbe sofferto ancora di più.
Tornai al presente.
«Miglioramenti?» chiesi speranzosa.
«Le ferite hanno smesso di sanguinare, ma...» la voce gli si spezzò.
Gli andai incontro.
Poi gli posai una mano sulla possente spalla, le piume delle sue antiche ali mi sfiorarono.
«Se la caverà» lo rincuorai.
«Vorrei che non lo facesse».
«Come puoi dire certe cose? Lui deve tornare da Seira! La principessa ha già lenito la sua sofferenza in passato. Lo farà anche stavolta, devi avere fiducia» lo ammonii.
«Fiducia? Quell’umana non è in grado di farsi carico di un fardello così pesante. Lui non glielo permetterà mai. Si è quasi fatto uccidere per lei, ed è stato disposto a perderla per salvarle la vita. Per noi angeli perdere la nostra metà... è come perdere le ali per sempre» disse con astio.
«Anche lei era disposta a morire» sussurrai.
Trasalì. Poi mi guardò, finalmente.
«Seira l’ha seguito quel giorno, è per questo che il nobile principe è stato costretto a sparire» spiegai.
«Stupida umana» sbottò.
«Non stupida, coraggiosa e innamorata, nonno!» precisai. «Lui deve tornare da lei, deve tornare!».
«Non lo farà. Se un giorno riuscirà a salvare suo padre, Sheid non tornerà più da nessuno. Prima di sparire ci ordinerà di cancellarle i ricordi» disse amaramente.
«Perché dici questo?»
«Perché lo conosco fin troppo bene. Per lui quell’umana è più importante della sua stessa felicità. In questo modo la renderà libera da ogni vincolo» spiegò.
«No, lui non le farebbe mai una cosa del genere. Sheid non la lascerà andare via».
Un sospirò rotto, spezzò il nostro dialogo, mentre le dita lunghe e affusolate del re, si mossero impercettibilmente da sopra le coperte.
«Sh... Sheid...» sussurrai senza accorgermene.
Ci avvicinammo velocemente al letto.
Poi, come due fari nella notte, i suoi occhi tornarono ad accarezzare il mondo con la loro bellezza.





 
  
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