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Autore: ilovebooks3    15/12/2014    2 recensioni
SPOILER 7X02!
"Ne valeva la pena".
Due one-shot introspettive, la prima dal punto di vista di Jane e la seconda da quello di Lisbon.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“It’s ok” (T. Lisbon)
 


Ho commesso un errore madornale.
Mi sono avvicinata a quella maledetta pistola incustodita e ho esitato.
La tentazione di afferrarla era forte, ma quell’attimo di attesa mi ha fregato.
Mi hanno scoperto.
Complimenti, Teresa!
Cole e il suo scagnozzo mi minacciano, puntandomi addosso proprio l’arma di cui speravo di impadronirmi.
Sono stata una sciocca.
A Marie dispiace farmi fuori, ma non si oppone, anzi esorta a fare in fretta.
Mai fidarsi delle nuove amiche.
Spero anch’io che finisca tutto in fretta.
Una piccola parte di me crede ancora che la squadra mi verrà a salvare.
Mi fido ciecamente di Abbot e Cho.
So che faranno l’impossibile per tirarmi fuori da qui.
Ma potrebbe non bastare.
So perfettamente che Patrick capirà l’indizio che ho lasciato.
Ma potrebbe non fare in tempo.
Non se lo perdonerà.
Il senso di colpa lo divorerà e lo farà ripiombare nel suo vecchio vortice di autodistruzione.
Farei qualunque cosa per risparmiarglielo, ma purtroppo non è in mio potere.
È paradossale, ma questo terribile pensiero mi distrae dalla pistola puntata contro il mio cervello.
Non dico nulla.
Non c’è nulla che io possa fare o dire per cavarmela.
Meglio risparmiare il fiato e la dignità.
Non implorerò per aver salva la pelle.
Anche perché non servirebbe a nulla.
Potrei negare e giurare che non c’entro nulla, ma me ne accorgo quando una copertura è saltata.
La mia è saltata.
E so cosa succede quando una copertura salta.
Sarà rapido, spero indolore.
Non ho paura della morte. Sono una poliziotta e la affronto tutti i giorni.
Sono cattolica e so che c’è qualcosa dopo.
Ma io amo la mia vita.
In particolare da quando Patrick ne fa parte.
Non voglio il paradiso, la luce celestiale e la pace eterna.
Il mio posto è qui, in questo mondo, vicino a lui.
Forse non è il momento adatto per pensieri blasfemi, ma so che Dio mi comprende.
Lacrime traditrici stanno facendo capolino, ma le trattengo.
Non darò questa soddisfazione ai miei assassini.
L’agente speciale Teresa Lisbon non si metterà a piangere come una bambina.
Però è terribilmente dura evitarlo.
Non voglio morire.
Non è giusto.
Proprio adesso che ho conosciuto cos’è la felicità.
Una voce mi riscuote dai miei lugubri pensieri.
La sua voce.
Per un attimo penso di essermela immaginata.
Invece no.
Patrick è qui, davanti a me.
È venuto a salvarmi.
La speranza riaccende ogni centimetro del mio corpo.
Lo sapevo.
Ha sempre mantenuto quella vecchia promessa.
Non morirò.
Ma il sorriso non fa in tempo a nascere sul mio volto.
È solo.
Finge una voce sicura, ma riconosco un impercettibile, e preoccupante, tremore.
Si sta identificando come un agente dell’FBI.
Qualcosa non va.
In un attimo capisco che tutto questo è una sua iniziativa.
Malgrado quello che sta minacciando, intorno a noi non c’è nessun cecchino pronto a sparare.
C’è solo lui, probabilmente con uno dei suoi trucchetti.
È pazzo.
E stupido.
Prego con tutta me stessa che il suo folle bluff funzioni.
Ma non funziona.
Marie lo riconosce; una donna non si dimentica facilmente di Patrick Jane.
Chiudo gli occhi per un attimo, rassegnata al peggio.
In quello stesso istante Cole e i suoi fanno fuoco.
Non ho il coraggio di riaprire gli occhi, mentre il mio cuore manca un battito.
Quando lo faccio vedo Patrick.
In piedi.
Vivo.
Grazie a Dio.
«Eccoci qui», dice lui, con la sua aria da sbruffone.
Quasi quasi gli sparerei io, se potessi.
«Sei venuto ad affrontarci da solo, con uno specchietto retrovisore a coprirti le spalle?», chiede Cole, incredulo.
Anch’io lo sono. Non immaginavo che Jane potesse arrivare a un tale livello di incoscienza e stupidità.
Quanto vorrei spaccargli il naso con un bel pugno!
Probabilmente non avrò più l’occasione di farlo.
«Valeva la pena provarci», risponde Jane, alzando le spalle.
Finalmente mi guarda.
Era meglio che non lo facesse.
Ora sarà tutto ancora più difficile.
No, Jane, non ne valeva la pena, vorrei urlargli. Tu devi vivere!
Vorrei ordinargli di scappare, ma, intanto, non potrebbe neanche se volesse.
«Scusami, non sono riuscito a pensare a qualcos’altro», mi dice, cercando di sdrammatizzare la situazione con una vena di ironia.
«È tutto ok», mento, fingendo sicurezza.
No, non è tutto ok.
Sto tremando.
Cole carica la pistola e la punta verso di lui.
Un puro terrore mi assale, devastandomi.
No.
No!
NO!
Vorrei gridare con tutta la forza che ho in corpo, ma un groppo mi chiude la gola.
Devono sparare a me, sono io l’infame. Jane non c’entra niente, non dovrebbe neanche essere qui.
I nostri occhi ormai sono allacciati e danzano insieme.
Capisco che lui è quasi riuscito a dimenticarsi della pistola.
Io no.
In un attimo capisco quello che devo fare.
È questo folle terrore mai provato prima a guidarmi.
Non mi perdonerà, ma non me ne frega niente perché sarò già morta.
Ora lo so, una vita senza Patrick Jane non è degna di essere vissuta.
Forse, in questo modo, almeno lui si salverà.
Non mi importa se il senso di colpa lo devasterà e se non riuscirà a perdonare nemmeno se stesso.
Che lui viva è l’unica cosa che conta.
Mi muovo impercettibilmente in avanti, in attesa di cogliere il momento prima dello sparo.
In quel preciso istante mi lancerò e coprirò il corpo di Jane col mio.
Nell’urto getterò a terra la pistola di Cole e, se tutto va bene, Patrick la prenderà.
Non so cosa potrà succedere dopo, ma, almeno, non sarà disarmato.
Odia le armi, ma penso che riuscirà a cavarsela.
E, in ogni caso, ne sarà valsa la pena.
Perdonami Patrick, ti amo, gli urlo nella mia mente, sperando che possa sentirmi.
Quanto vorrei che fosse davvero in grado di leggere nel pensiero.
O forse no.
Meglio così, altrimenti mi fermerebbe.
Ma non faccio in tempo a fare un secondo passo in avanti.
Un urlo.
«FBI!».
Abbot.
La squadra è venuta a salvarci.
Agisco per istinto.
Approfitto del diversivo per prendere a Marie la pistola e arrestarla.
Succede tutto così velocemente che non ho il tempo di ragionare.
Poi mi volto.
Guardo Patrick che si sta precipitando verso di me.
Solo adesso il mio cervello si rimette in moto, mentre il mio cuore inizia a battere furiosamente.
Patrick è vivo.
Lo siamo entrambi.
Ce l’abbiamo fatta.
«Ehi».
«Ehi».
Non riusciamo a dirci nient’altro.
Vorrei rimproverarlo, ma non ho la forza.
Vorrei abbracciarlo, ma non posso.
Anche lui sembra stare attento a non sfiorarmi.
Mi passa una bottiglietta d’acqua.
Io abbasso lo sguardo.
Sono un agente federale e tutto quello che sono riuscita a fare oggi è stato lasciare uccidere un innocente e mettere in pericolo l’uomo che amo.
Bel lavoro, davvero.
Forse dovrei riconsiderare le mie abilità da poliziotta, ma ora non ho la lucidità per farlo.
Se Abbot non fosse arrivato in quell’esatto momento…
…no, non posso pensarci, fa troppo male.
Mi volto di nuovo verso Patrick.
Sembra così stanco, così svuotato.
Ha avuto paura, lo so.
Ha avuto più paura per me che per se stesso, so anche questo.
Anche lui gira lo sguardo dall’altra parte.
Non riesce a guardarmi in faccia, forse in preda dei suoi demoni.
Anch’io ho i miei.

Vorrei sfiorarlo, per sentire la sua rassicurante presenza al mio fianco.
Vorrei ringraziarlo per quello che ha fatto per me.
Vorrei fargli giurare di non farlo mai più.
Vorrei dirgli che va tutto bene, stavolta per davvero.
Invece abbasso lo sguardo, di nuovo.
Jane è venuto a salvarmi, mentre io ho saputo solo metterlo in pericolo.
Ma non succederà più.
Ora so che sarei pronta a morire per Patrick Jane.




















**********


Ed ecco la one-shot dedicata a Lisbon. Mi è venuta un po' più lunga della precedente, spero vi piaccia! A presto :)

 
  
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