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Autore: MaryjaneErnesta    15/12/2014    0 recensioni
C'è chi nasce per caso, chi è desiderato, chi vive la vita come meglio può, chi sorride, chi piange, chi ride, e poi ci sono io, che di questa vita non ho capito un cazzo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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L’ultimo periodo della mia storia con M. fu di una finzione totale, nel frattempo incontrai V. era un suo amico, e lo odiavo, lo odiavo con tutto il cuore. Quando lo vedevo per strada, non lo chiamavo nemmeno per nome, lo chiamavo “uomo”, ma un giorno, per vendetta contro M. chiesi a V. di farmi fare un giro sul suo motorino, andammo gironzolando un po’ e quando ci fermammo ebbi la netta sensazione che ci stesse provando, mi dissi che però ero io che vedevo ste cose, che in realtà io non gli piacevo, che in fondo, lui era il suo migliore amico. Mi sbagliavo di grosso. Mi voleva, voleva me. Per la prima volta nella mia vita mi sentivo desiderata davvero, e caddi, come una scema, nel vortice delle sue belle parole. Mi parlò di se, mi parlo della sua tossicodipendenza del passato, dei suoi genitori, della sua famiglia, insomma di tutto, e del suo tentato suicidio. A quel puntò mi sentivo libera di cacciare tutto il dolore che avevo in me, gli raccontai dell’autolesionismo, dei miei problemi, della mia dannata voglia di morire, mi sembrava un tipo a posto, un tipo che però aveva bisogno di qualcuno con se, qualcuno che gli mostrasse la via giusta, l’input alla sua vita, il tassello mancante del suo puzzle, e volevo essere io.
A differenza di M. lui non si lamentava per il mio abbigliamento, anzi mi incoraggiava, e una sera d’aprile ci baciammo, mi piacque da morire. nel frattempo  però io stavo ancora con M., ma era solo questione di tempo, entrambi sapevamo di essere totalmente diversi, di volere ose diverse dalla vita, di essere incompatibili.
Dopo un mese circa, ci ritrovammo come al solito in piazza a cazzeggiare, trattavo V da amico, come se nulla fosse, non sapevo ancora bene cosa provavo per lui.
Tornata a casa cominciammo a messaggiare, era incazzato a peste, disse di amarmi, al che lo telefonai; la telefonata fu tremenda, vi dico solo che mi urlò contro “non si può amare un’amica” e staccammo.
Il giorno dopo sua sorella e il ragazzo festeggiavano il loro fidanzamento e poiché ero io a truccarla e a farle i capelli andai con loro a casa dei loro genitori, su un fottuttissimo pizzo di una montagna.
Inutile dirvi le battutine su me e lui, e poi la scena clou! Ci trovammo a fare da “testimoni” ai due ragazzi e ci constrinsero a ballare un lento, si, avete letto bene, un lento, io che ballo un lento.
Dopo andammo in giro per quel paese, e vi giuro, era minuscolo e orribile, poi dritti da loro e ci addormentammo guardando final destination III.
 
  
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