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Autore: jas_    16/12/2014    2 recensioni
Ricordo di quando eravamo sdraiati sul divano della tua casa in California, senza dire nulla, ti sei alzato e hai preso dalla mia borsa la Polaroid con cui mi divertivo a scattare foto, e ne hai fatta una a noi.
Io ridevo e guardavo te che sorridevi all’obiettivo.
E mentre osservavo la fotografia pian piano prendere forma tra le tue dita lunghe e affusolate ricordo di aver pensato a quanto fossimo forti noi due insieme. Che a confronto il mondo intero sembrava in bianco e nero e noi eravamo colori accesi. Ricordo di aver pensato che forse avevamo superato tutti i problemi che ci avevano portati, alcune settimane prima, ad urlarci contro cose che non pensavamo davvero.
Ricordo di aver pensato che ce l’avremmo fatta.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È il primo giorno che nevica a New York. I marciapiedi sono coperti da un soffice manto bianco, il traffico è in tilt e se guardo la strada, vedo numerosi taxi gialli fermi in colonna. Ma il suono dei loro clacson è solo un rumore lontano per me, in piedi al ventitreesimo piano del palazzo nell’Upper East Side nel quale vivo da quasi un anno ormai.
A Times Square c’è ancora un led con sopra la copertina del mio ultimo album, domani sarà il mio compleanno ed io mi chiedo se tra tutti gli auguri che riceverò ci sarà il tuo.
Mi ha fatto piacere sapere che, almeno a qualcuno, non ha dato fastidio sapere di avere delle canzoni scritte per lui. Mi aspettavo l’ennesima scenata inutile, che avrebbe alimentato le ennesime parole dette a sproposito, a quella domanda posta da Ben Winston. Invece tu hai sorriso timidamente, e con la solita voce calma e rauca hai risposto educatamente, come ti hanno insegnato a fare.
Io ero in un albergo a Los Angeles, sdraiata sul letto e con il computer sulle gambe a guardare la tua livechat, ricordo di aver trattenuto il respiro per alcuni secondi quando ti ho sentito dire quelle parole.
Ora sembra tutto più facile. Il mio album sarà l’ultimo segno lasciato di quello che siamo stati, anche se nella mia mente rimane impresso ogni istante passato con te e nel mio cuore ci sarà per sempre il tuo nome.
Ricordo di quando eravamo sdraiati sul divano della tua villa in California; senza dire nulla, ti sei alzato e hai preso dalla mia borsa la Polaroid con cui mi divertivo a scattare foto, e ne hai fatta una a noi.
Io ridevo e guardavo te che sorridevi all’obiettivo.
E mentre osservavo la fotografia pian piano prendere forma tra le tue dita lunghe e affusolate ricordo di aver pensato a quanto fossimo forti noi due insieme. Che a confronto il mondo intero sembrava in bianco e nero e noi eravamo colori accesi. Ricordo di aver pensato che forse avremmo superato tutti i problemi che ci avevano portati, alcune settimane prima, ad urlarci contro cose che non pensavamo davvero. Poi però ricordo le brutte parole su di noi, l’uscita del tuo nuovo album. “È tutta pubblicità” dicevano, e ci accusavano di essere falsi, di fare apposta a farci vedere in giro insieme quando essere fotografati era l’unica possibilità che avevamo di poter vivere a pieno la nostra storia.
Ricordo bene quando lo scorso dicembre mi avevi rassicurata, dicendo che qualunque mala diceria ci avrebbe minacciato, noi saremmo stati più forti. Hai staccato il gancetto della collana che portavi sempre al collo, hai scostato i miei capelli biondo cenere sulla mia spalla destra e hai accarezzato la pelle di porcellana del mio collo, mentre allacciavi la catenina e lasciavi che quel ciondolo a forma di aeroplano di carta si posasse sul mio petto. Ho impressa sulla mia pelle la sensazione del tuo tocco, che mi accendeva come una lampadina, facendomi vibrare il corpo dai brividi.
Poi mi hai guardata intensamente negli occhi, le tue iridi verdi riflettevano il fuoco che scoppiettava nel caminetto, hai posato le tue mani sui miei fianchi e mi hai attirata a te con un gesto deciso, facendomi mancare il respiro. Con una gamba hai spinto il tavolino addosso al muro di legno e hai cominciato a muoverti lentamente. Abbiamo ballato senza musica per un tempo che mi parve infinito, a scandire il passare dei secondi, i nostri respiri che si sono fatti sempre più vicini fino a fondersi.
Ricordo i tuoi capelli morbidi, i tuoi ricci indomabili quasi quanto i miei, le tue labbra rosee e le tue fossette birichine. Ricordo il tuo tocco leggero ma deciso, la tua voce sempre tranquilla, anche quando eri arrabbiato con me, e i tuoi tatuaggi neri sulla tua pelle chiara.
Ricordo di aver pensato che ce l’avremmo fatta.
Ma ti ricordi quando hai deciso di mettere piede fuori da quella baita dispersa in mezzo al bosco? Hai frenato troppo velocemente, e prima che potessimo fare qualunque cosa ci siamo ritrovati in mezzo alla neve col freddo ad intorpidirci alle ossa. La neve mi era entrata sotto il maglione di lana e nei calzini, ma la mia attenzione era focalizzata su di te. Una ferita piccola, ma profonda, ti tagliava il mento e alcune gocce di sangue avevano sporcato la neve sulla quale eravamo sdraiati.
Ti hanno messo venti punti nella stanza di un ospedale, ma tu odi gli ospedali e i tuoi occhi sono diventati lucidi, coperti da un velo di lacrime. Ricordo il panico che ci ha attaccati, e nel giro di pochi secondi ho pianto anch’io, ma ho ritrovato la forza di smettere guardandoti negli occhi.
E ti ricordi quando non riuscivamo più a smettere di urlarci contro? Ho fatto un passo indietro e “ti lascio libero!” ho esclamato. Era tutto quello che sono riuscita a pensare mentre arrancavo nel buio, con le lacrime che mi rigavano le guance e il cuore che mi scoppiava nel petto, lacerato sempre più ad ogni parola che mi urlavi in faccia. Ma quando il buio ha lasciato spazio all’alba, e come ricordo delle brutte cose che ci siamo detti rimanevano le cicatrici sui nostri cuori e il mascara rigato sulle mie guance, tu guardavi me.
Abbiamo lasciato la motoslitta davanti a casa, la cenere ancora calda nel caminetto, e siamo usciti da quel bosco.



Ho scritto questa one-shot alcune settimane fa, completamente rapita dalla canzone di Taylor Swift "Out Of The Woods".
Amo l'album in generale, e anche se so che non dovrei, associo ogni singola canzone ad Harry. Questo mi ha portata a scrivere una one-shot ispirata alla loro storia, basandomi sulla canzone che sembra essere quella con maggiori riferimenti a Styles. Ho cercato di seguire il testo del brano ma mi sono resa conto che la Swift è troppo brava per cercare di imitarla ahaha
Questo è quello che ne è uscito, avrei voluto fare una raccolta di one-shot, ognuna riferita a un brano diverso di "1989", ma l'università mi lascia poco tempo e la mia dedizione non è più così tanta come una volta quindi si vedrà.
Spero comunque che quello che ho scritto vi piaccia, mi farebbe un immenso piacere sapere che ne pensate.
Jas


 
   
 
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