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Autore: Fiamma Erin Gaunt    17/12/2014    0 recensioni
Le fotografie sono un ponte con il passato.
Ricordi in bianco e nero di come andavano le cose.
Un legame con chi non c'è più.
Tesori inestimabili.
[Mark Blackthorn/Riley Nightmark (OC)/Jaime Rosales]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Blackthorn, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Acerca de roses, noches y hadas

 

 

 

 

 

 

 

Le fotografie sono un ponte con il passato. Ricordi in bianco e nero di come andavano le cose. Un legame con chi non c'è più. Tesori inestimabili.

(Batman: Una morte in famiglia)

 

 

 

 

 

 

 

Riley era sdraiata sul suo letto all’interno dell’Istituto di Los Angeles. Aveva ritrovato la vecchia scatola in cui conservava i ricordi. Aveva cominciato a riempirla all’età di tredici anni, quando suo padre era morto durante la battaglia di Hydris e sua madre aveva deciso che stare loro troppo vicina la faceva soffrire perché, con quei capelli scuri come la mezzanotte e gli occhi che sembravano tizzoni ardenti, le ricordavano troppo il suo amato e defunto marito.

Era una donna debole, Riley l’aveva sempre saputo, ma non riusciva a provare odio per lei. Non dopo sei anni, non dopo aver perso lui …

Neanche a farlo apposta, quasi fosse stato un crudele scherzo del destino, tra le sue dita sottili capitò proprio una vecchia foto. Risaliva a poco dopo il suo arrivo all’Istituto, quando ce l’aveva con il mondo intero, quando aveva conosciuto i Blackthorn … quando aveva incontrato Mark.

L’immagine ritraeva quattro adolescenti stretti in un abbraccio di gruppo. C’erano le chiome biondissime, i lineamenti fatati e gli occhi verde azzurri di Hellen e Mark Blackthorn, e poi i volti dagli zigomi alti e i tratti decisi, gli occhi scuri in cui sembravano divampare le fiamme dell’inferno, di lei e suo fratello Richard.

Accarezzò la superficie patinata con lentezza, quasi avesse paura di rovinare la perfezione di quel momento. Si soffermò sul volto di Mark, pensando a quante volte le sue dita erano scivolate su quella pelle morbida e alabastrina, per poi affondare tra le onde dorate e perdersi in quegli occhi profondi.

La mise via con un gesto brusco.

Quello era il passato; era una vita che sembrava essere distante anni luce. Mark non c’era più, era stato portato via dalla Caccia Selvaggia, e lei aveva imparato ad andare avanti; aveva scoperto come fosse possibile stringere i denti e far finta che tutto andasse bene anche quando dentro di lei si sentiva morire. Immaginava che ciò che albergava nel suo cuore non fosse poi molto diverso da quello che provava Emma.

Un lieve bussare la riscosse  dai suoi pensieri, spingendola a scacciare via ogni traccia di turbamento dal suo volto.

- Sì? –

La porta venne aperta e la sagoma asciutta e muscolosa di Jaime Rosales si stagliò davanti a lei.

- Non ti ho vista a cena, è tutto okay? – chiese, con quella sua cadenza lievemente strascicata che gli veniva dal lieve accento spagnolo che rendeva più sensuale e allo stesso tempo musicale il suo inglese.

I capelli castani erano scompigliati come se avesse appena corso e probabilmente era davvero così. Gli occhi color mogano avevano la solita scintilla malandrina e in quel momento non la perdevano di vista per un momento.

- Non avevo fame – replicò, asciutta, mettendo via le foto e riponendo la scatola sotto al letto.

Jaime non parve affatto scoraggiato da quel tono distaccato e si avvicinò a lei, sedendole accanto.

- Sei di umore pessimo, princesita, perché non mi dici di che si tratta? –

- Perché non sono affari tuoi, Rosales. –

Il ragazzo abbozzò un sorrisetto divertito. – Ahi, cariña, così mi spezzi il cuore. –

- Buffo che proprio tu mi venga a parlare di cuori spezzati – commentò, sarcastica.

Jaime Rosales aveva una lunga e ingloriosa storia di relazioni brevi e fugaci che si erano concluse, puntualmente, con lui che abbandonava senza una ragione apparente una povera ragazza in lacrime.

- Golpeado y hundido – ammise, con un sorrisetto colpevole, - Però a mia discolpa posso dire che c’è una ragione se mi comporto così. L’indifferenza del mio primo amore. –

- Ora sono ufficialmente confusa. Il tuo primo amore non era te stesso? –

Finse di pensarci su, per poi scuotere la testa.

- No, me stesso è il mio secondo amore. –

- E chi sarebbe questa ragazza capace di respingere nientemeno che il grande Jaime Rosales? –

La risposta non le fu mai data. O almeno non in senso letterale, perché le labbra di Jaime catturarono le sue con rapidità. Fu un bacio lungo, passionale, che la colse del tutto impreparata.

- Te amé desde el primer momento que te vi – le sussurrò a fior di labbra, guardandola fissa negli occhi per darle modo di capire che in quel momento era assolutamente sincero.

Gli Shadowhunters amavano una volta nella vita ed era per sempre. Intensamente, senza respiro, con tutto loro stessi. Lei aveva già amato in quel modo e il dolore l’aveva quasi annientata. Amava ancora, seppur non avesse avuto modo di vedere Mark da ormai cinque anni.

Cercò le parole giuste per dire ciò che provava, per cercare di non ferirlo.

- Jaime, io … - cominciò, ma il ragazzo la interruppe subito.

- Non c’è bisogno che tu lo dica. So che ami ancora Mark, probabilmente non smetterai mai di farlo, ma volevo che lo sapessi – concluse, alzandosi e uscendo dalla stanza come se nulla fosse. Come se non le avesse appena aperto il suo cuore conscio che lei l’avrebbe calpestato e ridotto in mille brandelli sanguinanti.

Ma lui era Jaime Rosales, il ragazzo che faceva di tutto per dare costantemente l’impressione che niente e nessuno potesse mai ferirlo.

Tessa Gray, la strega che aveva sempre avuto un occhio di riguardo per i Blackthorn e in generale tutti gli abitanti dell’Istituto di Los Angeles, una volta aveva detto che Jaime le ricordava moltissimo un altro giovane Shadowhunters. Non aveva mai fatto il suo nome, ma Riley sospettava che si stesse riferendo a suo figlio James.

Rimase così sdraiata sulla schiena, ripensando a quella vecchia foto e chiedendosi se Mark, ovunque fosse, avesse mai continuato ad amarla così come aveva fatto lei o se si fosse arreso al destino e avesse trovato conforto tra le braccia di un nuovo amore.

La porta della sua stanza venne aperta nuovamente, ma questa volta si trattava di Richard. Suo fratello stava in piedi sulla soglia e la guardava con un’aria che non prometteva nulla di buono.

- Che succede? –

- Problemi. Pare che uno degli stregoni abbia evocato un demone Incubo e che sia sfuggito dal suo controllo. –

Un demone Incubo, come se le sue notti non ne fossero già popolate a sufficienza.

- D’accordo, andiamo – sospirò, recuperando la lama angelica e seguendolo fuori dalla stanza e lungo il corridoio che conduceva all’ingresso.

Jamie, Emma, Jules e Cristina erano già lì.

Jamie distolse lo sguardo da lei, come se tra loro non ci fosse stata nulla più che una delle loro solite conversazioni quando si era recato nella sua stanza, e rivolse ostentatamente l’attenzione sulla sicura della sua balestra.

- Visto che ci siamo tutti, possiamo andare – stabilì Richard, prendendo il comando della situazione in qualità di membro più anziano del gruppo.

Avanzarono compatti fino al Golden Triangle, la zona che incrociava Santa Monica Boulevard, Wilshire Boulevard e North Beverly Drive. In Rodeo Drive si trovavano le boutique più famose della California, con firme di lusso di ogni tipo, ed era una delle strade più frequentate dalle star di Hollywood desiderose di fare una passeggiata. Decisamente una zona poco usuale per un’evocazione demoniaca.

Poi, d’un tratto, il demone Incubo comparve davanti a loro e fu veloce … così veloce che Riley non si rese conto del suo movimento finchè non la colpì. Fu un morso rapido, doloroso, e il bruciore inondò le sue vene annunciandole che il veleno era appena entrato in circolo. I contorni delle sagome attorno a lei sfocarono finchè davanti ai suoi occhi non ci fu nient’altro che buio.

 

Before you met me
I was alright but things
Were kinda heavy
You brought me to life

 

 

Riley non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarlesi da quando era arrivata all’Istituto, ovviamente fatta eccezione per Richard. Perciò quando vide quel ragazzo, di un paio d’anni più grande di lei, entrare in biblioteca come se nulla fosse ne fu indispettita.

- Non mi sembra di averti detto che potevi sederti – commentò, quando il biondo sconosciuto prese posto accanto a lei.

- Mark Blackthorn, sono il figlio del capo dell’Istituto – si presentò, come se quello bastasse a farle capire che non aveva certo bisogno del suo permesso per stare lì.

- Buon per te. –

- E tu sei? –

- Riley Nightmark e non ho voglia di parlare. –

- Bene, perché io sono qui per leggere. –

La risposta ironica le strappò l’accenno di un sorriso. Forse, dopotutto, quel Mark non era poi così male.

 

You make me
Feel like I'm living a
Teenage dream

 

 

Mark le piaceva. Sì, le piaceva decisamente. L’aveva capito quando si era sorpresa a notare come fosse cresciuto in quei mesi, con quella rapidità assurda tipica dei ragazzi adolescenti, e si era persa in quelle iridi verde azzurre che erano un po’ il marchio di fabbrica dei Blackthorn.

- A cosa pensi? – le chiese, chinandosi per portarsi alla sua altezza mentre combatteva con i legacci del fodero della spada angelica.

- A nulla. –

Mark si chinò un po’ più su di lei, stringendola a sé e baciandola.

- E adesso a cosa pensi? –

Gli rivolse un sorriso aperto e sincero.

Il suo primo bacio. Aveva dato il suo primo bacio a Mark Blackthorn.

- Penso che voglio che mi baci di nuovo. –

 

 

In quel momento riaprì gli occhi, trovandosi sdraiata su uno dei letti dell’infermeria dell’Istituto. C’era qualcosa ai piedi del letto e, strizzando gli occhi per mettere a fuoco la sagoma, riuscì a capire di chi si trattava. Jaime.

Il ragazzo aprì gli occhi in quel momento, rivolgendole un pigro sorriso sollevato.

- Sei stato qui per tutto il tempo? –

Annuì. – Ti ho sentita mormorare il nome di Mark – aggiunse poi, abbassando lo sguardo.

- Perché ho sognato lui – ammise.

Gli occhi color mogano di Jaime si sgranarono leggermente.

I demoni Incubo facevano rivivere le paure peggiori di chi era stato morso, quindi la cosa non aveva alcun senso. Non per lui, almeno, ma per Riley ce l’aveva eccome.

Si era aggrappata al ricordo di Mark per cinque anni, sforzandosi disperatamente di non smettere mai di amarlo, ma tutto ciò non le era stato di alcun aiuto. Mark non sarebbe mai tornato e probabilmente ormai era un giovane uomo molto diverso dall’adolescente che era stato il suo primo amore.

- Credo che la mia paura più grande sia di amare di nuovo, di accettare di essere capace di provare ancora vero amore per qualcuno. Non voglio soffrire ancora. –

Jaime le prese la mano, stringendola con delicatezza.

 

My heart stops
When you look at me
Just one touch
Now baby I believe
This is real
So take a chance and
Don't ever look back

 

 

- Io non voglio farti soffrire e non voglio lasciarti. Mai. Tú eres el amor de mi vida. –

E per qualche strano motivo lei ci credeva davvero. Sentiva che quella non era una delle tante sdolcinate dichiarazioni alla Rosales per conquistare una ragazza.

E magari era arrivato il momento di cogliere la nuova opportunità che l’Angelo le stava offrendo su un piatto d’argento. Non significava rinnegare ciò che c’era stato tra lei e Mark, ma semplicemente guardare avanti.

- Voglio provarci. Voglio provare ad avere un nuovo inizio con te – mormorò in risposta.

E lo sguardo che Jaime le rivolse fu probabilmente la cosa più bella che avesse mai visto in quegli ultimi cinque anni. O sarebbe più giusto dire la seconda, perché il primo posto spettava decisamente al bacio con cui la ricompensò. Lungo e passionale come il primo che le aveva dato, capace di sconvolgerla e convincerla allo stesso tempo che quella fosse la migliore decisione che prendeva da molto tempo.

 

 

 

 

 

 

 

[1.911 parole]

 

 

Spazio autrice:

Amo incondizionatamente sia il personaggio di Mark Blackthorn che quello di Jaime Rosales (o almeno di quest’ultimo mi piace l’idea che ne ha dato la Clare nelle sue interviste) quindi una storia con un triangolo incentrato su loro due era d’obbligo. Spero che vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

        Fiamma Erin Gaunt

  
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