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Autore: Infinite Sky Driver    17/12/2014    1 recensioni
[Carmilla]
[Dalla storia]
Guardò il cielo.
Il nulla.
[SPOILER FINE PRIMA SERIE]
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Guardò il cielo.
Il nulla.
Quante ore erano passate dal momento in cui aveva visto per l'ultima volta il viso di Laura? Potevano essere non solo ore, ma giorni o addirittura settimane. C'era qualcosa di davvero sbalorditivo nel passaggio dalla Luce che l'aveva inghiottita alla dimensione priva di vita in cui era stata portata, qualcosa che non riusciva a comprendere appieno, come un errore, un tassello mancante.
Passò molto tempo a camminare, sempre dritta, verso una meta indefinita, senza mai lasciare la presa dalla spada. A volte si perdeva ad osservare ogni sfumatura che la lama prendeva a contatto con quella luce irreale, tra il viola ed il rosso scuro, e così il tempo le sfuggiva tra le dita, tra un battito di ciglia e un altro.
Portò nuovamente lo sguardo al cielo.
Buio.
"Non ci sono stelle."
Stelle...
Le stelle.
Si bloccò sul posto, aggrottando le sopracciglia. Non ricordava nulla della sua vita. Ogni ricordo stava perdendo forma, il colore scivolava via come fanno quelli di un vecchio affresco. Stava scomparendo tutto, tranne un cosa: le stelle.
Perché quelle luci erano impresse quasi a fuoco nella sua mente e sul suo corpo. Si passò una mano ad accarezzarsi il braccio, ma il tocco che percepì non era il suo, bensì di qualcun altro. Era gentile, e lento, e riusciva a trasmettere una pace immensa solamente tramite il lieve contatto con i polpastrelli.
Chiuse gli occhi, per concentrarsi meglio, perché i lampi in lontananza le impedivano di focalizzare quel ricordo, di metterlo a fuoco.
E fu allora che riuscì a vederla.
Era notte fonda, stava seduta sul tetto, incurante di tutti quei cartelli che incitavano gli studenti della scuola a rimanere al sicuro, perché nei suoi cento anni di vita aveva imparato ad essere consapevole della sua immortalità e dei vantaggi che ne derivavano. Fu mentre guardava il cielo che la sentì. Quella presenza familiare ma al tempo stesso capace di farle venire il capogiro. E non era a causa del bracciale, perché ormai era sua abitudine indossarlo quotidianamente. Era ben altro, qualcosa di molto più forte e magnetico.
Laura non disse una parola. Carmilla la guardò sedersi accanto a lei nel mutismo più totale, e lo apprezzò tanto che si concesse di sorridere.
Si erano fatte questa muta promessa. Laura avrebbe potuto rimanere con lei sul tetto se fosse rimasta in silenzio, poiché "il cielo è un luogo ove il silenzio è musica, e solo i nostri respiri possono scandirne il tempo", questo aveva detto Carmilla la prima sera che la sua compagna di stanza l'aveva raggiunta, naturalmente la stessa frase era stata ripetuta la mattina seguente da Laura in tono suadente, cercando di ricreare la stessa tonalità di voce della vampira.
Carmilla si rivide nel proprio corpo, osservare il cielo stellato, ricordò di aver pensato che in tutta la vita non esistevano spettacoli simili, ma ricordò anche il momento in cui Laura le aveva sfiorato il braccio, facendola trasalire.
Così si erano guardate, in silenzio, ed erano state capaci di scrutare una l'anima dell'altra.
L'ultima immagine che Carmilla riuscì a ricordare fu il sorriso di Laura, mentre tornava a guardare le stelle, seguita subito da lei. Ricordò di aver fissato una stella in particolare per il resto della notte, la più lucente a splendere in tutto l’emisfero che le sovrastava, perché era quella ad essere stata testimone del loro primo sguardo d'amore.

Riusciva a vederla chiaramente ora, la luce infinita di quella stella, nel nero delle palpebre. Esitò a riaprire gli occhi, perché se avesse dimenticato Laura, avrebbe raggiunto la pazzia.
Una forza esterna però la costrinse a sbattere le palpebre, come un antico richiamo alla vita. Aprì gli occhi, ma la stella rimase ferma al suo posto, luminosa come non mai.
Aprì e chiuse gli occhi più e più volte, ma ciò che stava vedendo non era un'illusione, ne un sintomo di pazzia. O forse lo era, ma poco importava, perché quella era la sua salvezza e speranza, e si sarebbe aggrappata ad essa con tutte le sue forze.
Iniziò dapprima a camminare, sempre più velocemente, seguendo la luce, senza mai staccare un attimo lo sguardo da essa. Iniziò a ricordare ciò che aveva fatto: il suo amore, la ricerca del spada, la decisione contro sua madre, l'ultimo sorriso che Laura le aveva regalato, prima di scomparire.
Sentì un dolore al petto, espandersi subito al braccio con il quale teneva ancora la spada in una presa ferrea. Cadde in ginocchio, sotto la luce della stella che diveniva sempre più forte, sempre più calda. Riuscì, in un ultimo istante di lucidità, a creare un pensiero, e anche quello, forte come mai avrebbe pensato, fu per Laura.

Infine fu Luce.


Una voce.
In lontananza, una voce chiamava incerta il suo nome. Aveva qualcosa di familiare, ma non ricordava di chi fosse. Le sue orecchie fischiavano, ogni rumore era attutito.
Un nome le venne alla mente, ma non capì a chi potesse appartenere.
Danny.
Poi, ancora quella voce, mentre due braccia la prendevano è la sollevavano da terra.



-L'ho trovata, ho trovato Carmilla.-
  
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