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Autore: whiteblankpage    17/12/2014    7 recensioni
Ad Olivia la distanza non era mai piaciuta anzi, in realtà la odiava proprio, come il parmigiano e i lombrichi, come lo sguardo di alcuni insegnanti universitari e come le foto di Harry che baciava le fans sulle guance.Ad Olivia non erano mai piaciuti neanche i ristoranti messicani e l'umorismo di Liam Payne, ma ad Harry non lo aveva mai detto.
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«Pronto?»
«Sono tornato.»
E a lei venne improvvisamente voglia di piangere.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.




And if I show you my weak side, what would you do?



 

Tornare a casa per Harry era sempre come riprendere aria dopo una lunga e dolorosa apnea. Infilava la chiave nella toppa, girava, spingeva la porta in avanti ed eccolo: odore di casa.
Holmes Chapel per lui era stata una gabbia a sedici anni, quando i sogni erano l'unica cosa gratuita e alle ragazze doveva correre dietro perché non neanche lo notavano, mentre ora a ventuno anni con un conto in banca di cui guardando le foto del Ghana si vergognava profondamente e con il portafoglio sempre pieno di numeri di telefono, gli sembrava il posto più bello del mondo. Bello come il sorriso della mamma quando la abbracciava e la sollevava, e lei quasi piangendo gli sussurrava: “ormai sei tu che mi prendi in braccio”, bello come Gemma che gli lasciava la fetta più grande del dolce, quella per cui da bambini avevano sempre litigato furiosamente, bello come il Madison Square Garden e l'Olanda.
Il taxi finalmente si fermò davanti all'abitazione ed Harry tirò un sospiro di sollievo quando vide che non c'erano fan appostate nel giardino della casa di sua madre. Aveva bisogno di pace, era stanco delle registrazioni nel cuore della notte, dei concerti, delle feste. Tutto ciò che desiderava era togliersi le scarpe e buttarsi sul divano, e dormire, e dormire, e dormire. Dio quanto era stanco. Sarebbe stato capace di dormire cento e anni e poi ancora altri cento se glie ne fosse stata data occasione.
Pagò la corsa, prese il suo borsone e scese dal taxi. Prese una boccata d'aria, era inverno, aveva il naso rosso e la sciarpa nel borsone, ma non era mai stato meglio. Sorrise, si passò una mano tra i capelli e raggiunse la porta, prese le chiavi dalla tasca del cappotto e con le mani intorpidite dal freddo e da quella febbrile gioia che accompagnava ogni suo rientro in casa aprì.
Respirò a pieni polmoni, tese le orecchie per cercare i passi di sua madre in giro per la casa, sorrise ancora e lasciò andare il borsone che cadde con un tonfo sordo sul pavimento.

 

Ad Olivia la distanza non era mai piaciuta anzi, in realtà la odiava proprio, come il parmigiano e i lombrichi, come lo sguardo di alcuni insegnanti universitari e come le foto di Harry che baciava le fans sulle guance.Ad Olivia non erano mai piaciuti neanche i ristoranti messicani e l'umorismo di Liam Payne, ma ad Harry non lo aveva mai detto.
Un'altra cosa che non aveva mai detto ad Harry era quanto gli mancasse, quanto facesse male passare più tempo a mancarsi che a stringersi fino a fondersi. Non che se lo fossero sussurrati poche volte un 'ho voglia di vederti' al telefono, ma certe cose le rimanevano sempre sulla punta della lingua, perché percepiva la paura di Harry e sapeva che tutto ciò che avrebbe voluto dirgli lo avrebbe solo fatto scappare. Harry era un corridore, un velocista, aveva i polmoni di chi scappa da qualsiasi cosa gli capiti per paura di mandare tutto a puttane, il fiatone di chi fugge.
Il cellulare iniziò a squillare e lei venne strappata dallo studio. Il libro di medicina era aperto sul tavolo della cucina, ma la testa era lontana. Troppo lontana, ed il test di ammissione troppo vicino.
Lanciò un'occhiata scocciata al display, il nome di Harry lampeggiava sullo schermo ed il suo cuore iniziò a battere veloce come le ali di un colibrì. Pensò alle labbra di Harry, alle sue mani fredde, all'agenda di pelle marrone su cui scriveva ogni sera, e si sentì morire.
«Pronto?»
«Sono tornato.»
E a lei venne improvvisamente voglia di piangere.


Quando si sono conosciuti Olivia un tale bisogno di evadere da se stessa che spesso si svegliava la mattina convinta di essere prossima ad un esaurimento nervoso.
Quando si sono conosciuti Harry aveva un flacone di antidepressivi nella tasca interna del cappotto, insieme alla valeriana per gli attacchi di panico e all'i-phone, Olivia indossava le dr. Martens bordeaux che le aveva regalato suo fratello Travis per Natale ed il sorriso di chi vorrebbe bruciare il mondo, e del loro incontro non ricordavano quasi nulla ormai, perché le cose belle spesso le si sottovaluta all'inizio.
Proprio in quell'istante tra le dita di Olivia erano intrecciati i ricci di Harry, che si sentiva come se continuare a mischiare la propria pelle a quella di latte di lei potesse ucciderlo. Lo sentiva nelle vene, nelle ossa, nella spina dorsale e nel calore della pelle di Olivia, lo sentiva nel modo con cui aveva iniziato a cantare il suo assolo di Little things durante in concerti, troppo coinvolto, e nelle molle del letto che gemeva sotto il loro peso, lo sentiva nel silenzio pesante della notte negli alberghi e nel bi-bip del cellulare quando gli arrivava un suo messaggio, lo sentiva un po' ovunque che quella ragazza gli si stava annidando in un angolo tanto buio del cuore che cacciarla sarebbe stata un'impresa. Doveva scappare, raggiungere l'orgasmo, rivestirsi ed uscire da quella casa, doveva andarsene prima che fosse troppo tardi. Aveva paura, aveva così tanta paura che se la strinse contro il petto un giubbotto antiproiettile nel pieno di una sparatoria. Aveva una paura fottuta ma quando finalmente il piacere li travolse, stretti come qualcuno gli avesse mischiato le ossa capì che neanche quella volta ce l'avrebbe fatta. Se lo ripeteva ogni mattina, ogni pomeriggio ed ogni sera: domani non la chiamo. Basta, è finita, non ho bisogno di lei. Ma ogni volta che il cielo imbruniva in Giappone, America, Spagna o Francia, ovunque si trovasse le sue mani cercavano il cellulare ed ogni singola cellula del suo corpo Olivia.
Gli occhi azzurri di Olivia cercarono quelli di Harry mentre si voltava su un fianco ed ascoltava la perfetta e dolce melodia dei loro respiri affannati, mentre l'odore del sesso la faceva sorridere e le mani grandi di Harry le disegnavano strani ghirigori sui fianchi le facevano battere il cuore dannatamente forte.
«Mi sei mancato.» sussurrò con gli occhi lucidi. Esporsi con Harry era sempre un dolore per lei, un continuo cercare di spostare un muro a mani nude.
«Olivia...» ed eccolo, il disagio, la paura, la voce tremula. Olivia c'era abituata ormai, eppure faceva ancora male come la prima volta.
«Non fa niente Harry.»
Lo strinse a sé e affondò il viso nei suoi ricci.
Harry rimase semplicemente zitto e la abbracciò più forte, perché le parole gli si incastravano sempre nella trachea quando aveva paura.

 

 

Spazio autrice.

Non so che dire. Questo tira e molla con le mie storie mi farà odiare da tutti voi. E' stato un periodaccio, se ho tolto tutte le storie non originali è stato per un'impulsività di cui ora mi pento. Spero che voi siate ancora con me, che anche se manco e poi torno e sono un disastro, Giuls sia ancora qualcuno in cui credete. Ne ho bisogno. 
Per chi non l'avesse mai letta, Il fiatone di chi fugge era una mini-long. Pensieri su pensieri, un po' di fluff ed un Harry Styles con abitudini troppo uguali alle mie.
Grazie a chi ancora resiste e mi segue, e a chi è nuovo ed ha iniziato a conoscermi. 
Un bacione, da Giuls. Su facebook ora sono whiteblankpage efp. 


 


 

 

  
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