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Autore: 365feelings    18/12/2014    4 recensioni
10. modern au in cui Arianna è in fuga; modern au in cui si rispettano le tradizioni legate al vischio; modern au in Arianna chiede a Dioniso di mettere fine ai litigi della sua famiglia
(scritte per il drabble event: 12 days of christmas)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arianna, Bacco
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Di miniabiti leopardati e visite anticipate
Coppia: Dioniso/Arianna
Prompt: calzini spaiati e capelli spettinati
Rating: verde
Genere: commedia, fluff
Avvertimenti: het, modern AU
Note: doverosissime note
  • Innanzi tutto Dioniso/Arianna è il mio otp mitologico, seguito da Ares/Afrodite e Ade/Persefone. Era una vita che volevo scrivere su di loro e finalmente ho avuto l’ispirazione non so se sia un bene in realtà.
  • Headcanon time! Mitologicamente parlando Arianna è una principessa, quindi in questa modern AU (in tutte le AU possibili e immaginabili, a dire la verità) proviene da una famiglia benestante e rispettabile; Minosse è il proprietario della Cnosso S.p.A. e non ho idea in cosa commerci, ma è qualcosa di estremamente remunerativo.
  • Dioniso è il dio del vino, no? Bene, lui passa il suo tempo a fare feste e a riprendersi dalla sbronze perché sì. In ogni caso regge meglio l’alcol di tutti i suoi amici.
  • Cercavo i nomi di qualche baccante simpatica, salvo poi ricordarmi che non ci sono baccanti simpatiche, quindi Menade le rappresenta un po’ tutte.
  • Il Satyricon è un’opera di Petronio e Trimalchione è un personaggio, famoso per i propri banchetti.
  • Per il prompt ringrazio Darkrin (se volete promptarmi anche voi voi chi? Andate qui: Fanfiction meme).
  • Colgo l’occasione per fare gli auguri a Nocturnia <3
  • Chiedo perdono per ciò che segue e ciò che seguirà.
 
 
 
 
Il rumore del campanello li raggiunge sotto il piumone, tra una bottiglia vuota e un rotolo di carta igienica con i dollari, strappandoli entrambi dall’ovattato mondo dei sogni con grande disappunto. Dioniso inizialmente lo scambia per la sveglia, perché lancia alla cieca una ciabatta zebrata.
«Vai tu?» le chiede, tirando la coperta fin sopra la testa, chiaro segno che, cascasse il cielo, da quel letto non si alzerà prima di molte ore.
Arianna grugnisce, la lingua appiccicata al palato e in bocca il cattivo sapore tipico di una notte di bagordi, quindi si mette a sedere compiendo un grande sforzo di volontà e sbadiglia sonoramente. Non le occorre guardarsi allo specchio per sapere che ha un aspetto orrendo e a dir poco disdicevole: se sua madre la vedesse in quello stato non esiterebbe a chiuderla in convento e gettare la chiave. Tuttavia non ha tempo per preoccuparsi della balla di fieno che ha al posto dei capelli perché il campanello suona una seconda volta e non è educato far attendere un ospite, per quanto questi possa essere inopportuno e lo è parecchio; raddrizzando la sveglia scopre infatti che sono solo le dieci del mattino. La vecchia Arianna sarebbe sveglia già da due ore, ché il mattino ha l’oro in bocca, ma la vecchia Arianna non faceva festa fino all’alba (la vecchia Arianna non faceva molte cose) e nonostante il mal di testa preferisce la nuova versione di sé – più disinvolta, ma non troppo.
«Aspettiamo qualcuno?» chiede mentre cerca qualcosa da mettere. Non può andare ad aprire in perizoma, sebbene conosca qualcuno (va bene, più di qualcuno) che non si farebbe alcun problema a riguardo.
Dioniso mugugna qualcosa di indistinto e lei, non trovando nulla che non siano bicchieri vuoti, si accontenta con un sospiro del microscopico abito leopardato che Menade si è dimenticata da loro ormai tre sere prima. Meglio di niente, no? Mentre raggiunge l’ingresso raccatta anche due calzini, spaiati, ma li indossa ugualmente.
Apre la porta sbadigliando ancora, chiedendosi chi possa presentarsi in casa di Dioniso di mattina e sperare di essere ricevuti; uno sconosciuto sicuramente, uno che non ha idea di quale siano gli orari e lo stile di vita del proprietario.
Tuttavia l’uomo all’ingresso, realizza con un moto di orrore sbiancando, non è uno sconosciuto. Certo, lei non lo ha mai incontrato di persona, ma è su tutti i giornali, ha una pagina Wikipedia e ogni tanto capita ancora di incontrare la sua faccia su un cartellone pubblicitario.
«Tu devi essere Arianna» esordisce, per nulla sconvolto dall’abbigliamento con cui la nuova ragazza di suo figlio gli ha aperto la porta. Le labbra, anzi, si increspano in un sorriso divertito e nello sguardo brilla una luce complice. Le sta per caso guardando le tette?
Arianna avvampa e annuisce, gli occhi sgranati e il desiderio di essere inghiottita dalla terra. Non riesce a credere che stia succedendo proprio lei, che per tutta la vita è stata una figlia modello, una persona rispettabile e che ancora adesso, nonostante le discutibili frequentazioni degli ultimi mesi, è una delle migliori studentesse del college.
«E lei è Zeus» replica, recuperando la favella e ricordandosi le buone maniere si scosta dall’ingresso «La aspettavamo domani» continua invitandolo ad entrare «Se avessimo saputo del suo arrivo la saremmo venuti a prendere».
«Dammi pure del tu» le dice ed è così strano vedere un uomo in giacca e cravatta, distinto e raffinato avanzare in quell’appartamento squattrinato che avrebbe bisogno di una bella sistemata. Mentre lo conduce in salotto (o forse è meglio in cucina? È certa che nemmeno il terrazzo sia presentabile) cerca di salvare le apparenze facendo scomparire dietro il divano una bottiglia vuota.
«Mi sono liberato prima, così ho preso il jet» continua l’uomo, porgendole senza fare una piega il reggiseno viola appeso al lampadario che non riesce a raggiungere.
Certo, perché Zeus ha un aereo privato; a volte si dimentica che il suo ragazzo ha un padre schifosamente ricco e famoso. Siede al Congresso, nella Camera Alta!
«Mio figlio?» chiede, con l’aria di chi sa esattamente dove sia e cosa stia facendo.
Arianna si scusa e sparisce in camera, aprendo le tende e scoperchiando senza pietà il letto. Dioniso protesta raggomitolandosi ancora di più e portando il cuscino sul volto, ma la ragazza gli strappa anche quello.
«Ma insomma» si lamenta coprendosi gli occhi con il braccio «Cosa c’è?»
«Tuo padre» sibila lei. Non riesce ancora a credere di avere un senatore in salotto e di averlo ricevuto conciata in quel modo.
Se sperava che la notizia lo destasse, si sbagliava di grosso: Dioniso si limita a mugugnare qualcosa e a girarsi.
«Non provare a dormire» gli dice, la voce incrinata dal panico «Non ci provare nemmeno a lasciarmi da sola con tuo padre».
Il ragazzo allora apre pigramente gli occhi con un sospiro, quindi si mette a sedere incurante della sua nudità e sbadiglia. Alzandosi accetta i boxer che Arianna gli porge e li indossa con scarso interesse.
«Ciao papà» saluta mentre si avvia in cucina, passando per il salotto in cui Zeus è stato lasciato ad attendere. Per avere la fama di uno a cui non piace aspettare, l’uomo ha sul volto un’espressione fin troppo divertita mentre lo segue.
Arianna chiude la fila cercando inutilmente di sistemarsi i capelli e una volta in cucina si siede su uno sgabello, dietro il bancone per nascondere le gambe nude.
«Non mi offri qualcosa?» chiede l’uomo.
«Sicuro» risponde il ragazzo aprendo il frigorifero «Ho birra, altra birra, una bottiglia di vodka e due Chardonnay del 2000».
«Ma forse tuo padre preferisce un caffè, un tè, un succo di frutta?» interviene Arianna che vorrebbe solo nascondere il volto tra le mani e scomparire, ma non può. Non ha idea di come sia arrivata a quel punto o meglio, ce l’ha fin troppo chiara e se ci pensa non è per nulla pentita delle sue scelte, tuttavia la consapevolezza di aver aperto in miniabito leopardato la porta a Zeus quel Zeus ha il potere di imbarazzarla. Non è ancora così disinibita, lei. Ma soprattutto, non era così che doveva andare: ci teneva a fare una buona impressione sul padre del suo ragazzo.
Alla fine Dioniso gli riempie un bicchiere d’acqua e glielo porge senza fare una piega, come se non avesse chiuso occhio neanche quattro ore prima.
«Non voglio disturbarvi» inizia l’uomo (troppo tardi, pensa Arianna) «Ci vediamo questa sera, che ne dite? Facciamo alle nove al Satyricon?»
La giovane sgrana gli occhi; Satyricon, quel Satyricon? Il ristorante che per ottenere un posto ci vogliono almeno due mesi (uno se ti chiami Minosse e sei il proprietario della Cnosso S.p.A.)?
«Papà è amico di Trimalchione» spiega Dioniso scrollando le spalle «E se arriva con un giorno in anticipo e ci porta da lui è perché vuole distrarci. Fammi indovinare, non puoi restare per il weekend come avevi promesso?»
Per un istante la mascella di Zeus si contrae e lo sguardo si illumina di una luce pericolosa; stai attento, figlio mio, sembra dire. Arianna si chiede quante volte con la sua parlata e i suoi modi, Dioniso abbia rischiato di suscitare la collera del padre, famoso per il carattere poco trattabile e la passione per le belle donne.
«Siamo molto lieti del suo invito» interviene nel tentativo di scongiurare la tempesta «Non mancheremo».
Zeus sembra gradire, perché sorride e l’atmosfera nella cucina torna ad essere rilassata (per quanto possa essere rilassata l’atmosfera in una stanza che ospita un senatore degli Stati Uniti, suo figlio in mutande e una ragazza che potrebbe benissimo essere scambiata per una prostituta).
«Ottimo» commenta dopo aver bevuto la sua acqua «A questa sera, allora».
«A stasera» conferma Arianna, accompagnandolo alla porta con tutta la dignità che riesce a racimolare, strizzata com’è nel vestito di Menade.
Zeus si congeda con un sorriso che non la tranquillizza affatto, soprattutto perché questa volta indugia con lo sguardo sulle sue gambe nude, e non appena la porta si richiude, vi si appoggia stremata: sarà una lunga giornata.
Dioniso compare in fondo al corridoio, presumibilmente deciso a tornare a letto, e si ferma, osservandola. Arianna lo guarda a sua volta, con espressione interrogativa.
«Stai molto bene vestita così».
«Oh ma taci» replica lei, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
   
 
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