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Autore: AvesVii    18/12/2014    0 recensioni
"Non sono buono come tu pensi che io sia." Max lo guardò seria avvicinando i loro visi ancora di più.
"Non ho mai pensato che tu fossi perfetto."
MAXTON
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Michael 'Mike' Emerson Weston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, ho notato che mancava una FF su Maxton e mi sono sentita in dovere di scrivere almeno una OS su di loro. 
Spero che qualcuno di voi la legga, mi piacciono davvero molto questi due pulcini insieme e spero vi piaccia la mia one shot. 
AVVISO: le parti in corsivo sono dei flashback, scene che hanno vissuto prima di quello che sta accadendo e a cui Max pensa. 
Grazie per chi legge e recensisce. 
Vale :) 


Tutto quello che sentiva era il pavimento freddo che gli stava, piano piano, raffreddando la testa e il corpo, sentì una voce in lontananza ma non riusciva a capire, sentiva solo un grande mal di testa, bruciore dove era stato colpito con il coltello, ricordava a malapena cosa era successo. Max, sembrò quasi ricordarsi improvvisamente che la ragazza era là con lui. 
"Mike, Mike, Mike...no, no!" Max stava supplicando il ragazzo o forse qualcuno dai cieli più in alto che non fosse morto; prese il cellulare e compose il 911, le risposero e chiese aiuto, indicò il luogo. Era agitata e l'aveva compreso anche la persona che stava dietro al telefono, le disse infatti di calmarsi e ripetere tutto quello che aveva detto meglio, la ragazza lo fece e le dissero che sarebbe arrivata subito un ambulanza. 

"Ciao, sono Mike Weston, dell'FBI." Lo vide bussare alla sua porta dell'ufficio. 
"So chi sei." rispose Max ammutolendo Mike per qualche secondo, sapeva bene che era un agente che aveva lavorato con suo zio, Ryan Hardy, l'anno prima durante il caso di Joe Carroll ma non l'aveva mai conosciuto di persona e non sembrava quello il momento data la faccia seria e leggermente incazzata del ragazzo. 
"Sono convinto che Ryan stia facendo tutto da solo, se scopro che lo stai aiutando, finisce male per voi. Se sapete qualcosa dovete aiutare!" restò per qualche secondo stupita, doveva conoscere suo zio meglio di quanto pensasse. Leccò le sue labbra per bagnarle e lo guardò con aria di sfida. 
"Se hai finito..." disse alzandosi dalla sedia e indicandogli la porta facendogli capire che se ne doveva andare, il ragazzo si alzò fermandosi di fronte a lei e guardandola con aria di sfida ma anche un po' divertito. 
"Piacere di averti conosciuto, Max." Max restò a guardarlo qualche secondo negli occhi e poi abbozzò un sorriso non troppo evidente. 
"Piacere mio." Chiuse la porta subito dopo che il ragazzo fu uscito tirando un sospiro di sollievo, sapeva bene che c'era dentro fino al collo per le indagini segrete di suo zio riguardanti Joe Carroll, per lui non era morto affatto quella notte nell'incendio e aveva anche parecchie prove ma anche lei faticava a credergli. 


La ragazza si sedette per terra di fianco al corpo del ragazzo, gli accarezzava i capelli cercando di non toccare la ferita che riportava sulla tempia, aveva paura che, se fosse ancora vivo, cosa che sperava con tutta se stessa, potesse fargli male. 
"Non lasciarmi ora, Mike, ti prego." sussurrava la ragazza chiudendo gli occhi, cominciò a sentire le lacrime rigarle le guance. Spalancò gli occhi come se le fosse venuto in mente qualcosa ma aveva solo appurato di essere così follemente innamorata di lui da ritenersi stupida a non averlo capito prima, sorrise appena pensando che quella situazione stesse mettendo i suoi sentimenti alla prova, come se volesse essere una conferma di ciò che lei non riusciva ad ammettere a se stessa. 

Mentre medicava suo zio, lo ascoltava parlare al telefono con Mike, gli stava dicendo dove si trovavano e di dire all'FBI il posto dove sarebbe andato Joe Carroll per prendere un elicottero e scappare. Tagliò il nastro adesivo per le medicazioni e fissò la garza imbevuta di disinfettante. Mise via i medicinali e gli oggetti usati per medicarlo nel sacchetto e si sedette di fianco a suo zio, lo guardò negli occhi sorridendogli appena. 
"Dov'è l'FBI e Mike?" chiese Max quasi arrabbiata a Ryan. 
"Dovevano già essere arrivati..." disse Ryan mentre si alzava dal letto, si avvicinò ad una finestra scostando la tenda e guardando in cielo nel caso vedesse qualche elicottero dell'FBI. 
Qualcuno bussò alla porta e fece sobbalzare di terrore entrambi che si armarono tirando fuori velocemente la pistola e puntandola in direzione della porta mentre Ryan la apriva con prudenza, videro il viso di Mike guardarli quasi spaventato trovandosi due pistole puntate addosso. 
"Calma, sono io." 
"Perché tutto questo tempo?" lo aggredì Max sistemandosi la pistola nei pantaloni. 
"Ciao anche a te, Max." disse Mike appoggiando dei fogli sul tavolo della stanza del motel. 
"Voi vi conoscete già?" disse Ryan notando che i due si erano già conosciuti senza che lui lo sapesse o che fosse presente. 
"Abbiamo avuto un incontro..." disse Max passandosi una mano tra i capelli e sospirando esausta di tutta quella situazione.
 

L'ambulanza aveva appena spento le sirene e sentì i dottori aprire lo sportello e tirare fuori la barella, guardò verso l'entrata e li vide arrivare, indicò il corpo di Mike mentre le lacrime continuavano a rigarle il volto. Un'infermiere la prese da parte mentre i suoi colleghi si erano precipitati ad accertarsi che il ragazzo fosse ancora vivo e di dargli il primo soccorso. 
"Signorina, lei sta bene?" Max annuì mentre guardava spaventata i medici intorno al corpo di Mike. "Mi puoi raccontare cosa è successo?" 
"E'...successo tutto velocemente, non ricordo bene perché mi hanno colpito alla testa e ho perso i sensi per un po', ricordo solo che c'era Joe Carroll e...poi più niente, come sta lui?" l'infermiere vide la ferita alla testa della ragazza che stava ancora sanguinando, prese del cotone e del disinfettante, la curò mettendole una garza. 
"Signorina, come si chiama?" 
"Max, Max Hardy." disse senza mai guardare negli occhi l'infermiere. 
"Dobbiamo portarla in ospedale, ha bisogno di punti alla ferita e dobbiamo fare dei controlli che in testa sia tutto a posto." 
"Voglio venire con voi, voglio salire sull'ambulanza con lui." disse indicando Mike che lo stavano sollevando e mettendo sull'ambulanza dopo che gli avevano medicato temporaneamente qualche ferita. L'infermiere sembrava non avere molta scelta, annuì a Max che le diede una mano a salire sull'ambulanza. 

Il video che aveva mandato Lily Grey all'FBI era qualcosa di orribile, quella donna era decisamente peggio di Joe, sapeva essere davvero senza pietà e ben organizzata. Colpiva chi sapeva essere più debole e lo buttava a terra. Voleva farla pagare a Mike, questo era chiaro così aveva inviato un video di lei che ammazzava il padre di Mike nel salotto di casa. 
Max vide Mike urlare e piangere pensando di poter fare qualcosa, di poterlo salvare, lo portò via insieme a Ryan spingendolo verso l'uscita mentre lui continuava a guardare lo schermo. 
Era seduto sui gradini fuori e guardava il vuoto, andò da dietro e gli posò le mani sulle spalle, sembrò che lui neanche se ne accorse. Gli accarezzò la schiena e si sedette di fianco a lui, avrebbe voluto dirgli molte cose, sapeva bene come si sentiva, ma quello che fece fu abbracciarlo facendogli appoggiare la testa sulla sua spalla e restare zitta, sapeva bene che in quei momenti quello di cui avevi bisogno non era avere qualcuno che ti dicesse quanto gli dispiacesse ma che ti aiutasse a superare la cosa, che ti abbracciasse e ti consolasse. Mike si lasciò andare piangendo, lei lo lasciò fare, era la cosa migliore. 
Era di fronte a Mike al funerale, li divideva la tomba del padre. Guardò la fossa e poi alzò lo sguardo verso Mike che stava piangendo, lo guardò con lo sguardo pieno di dolcezza, non pietà ma di estrema dolcezza. Ryan si girò verso di lei e l'abbracciò stringendola al suo petto; sapeva bene cosa aveva passato anche lei. 
"Mi ha fatto piacere che tu sia venuta." Mike sorprese la ragazza che stava sbirciando suo zio dalla finestra, Max si girò e lo guardò. 
"Non ti preoccupare, so cosa si prova e non c'è cosa migliore di parlare con qualcuno che sa cosa provi. Ho perso mio padre anche io, quando vorrai parlare ci sono." abbozzò un sorriso e lo stesso fece il ragazzo ringraziandola.
 

Il suono delle sirene era assordante ma non ci faceva molto caso, teneva la mano del ragazzo che aveva gli occhi chiusi, gli avevano messo la mascherina dell'ossigeno per farlo respirare meglio, perdeva sangue e cercavano di tamponare le ferite il più possibile. 
"Ti prego Mike, ti prego. Non lasciarmi anche tu, ti prego." aveva avvicinato la mano del ragazzo alla sua bocca e gli diede un bacio, sentì la mano del ragazzo stringere la sua e spalancò gli occhi guardando poi in faccia il ragazzo che aveva aperto appena gli occhi e la guardava. 
"Finalmente." sussurrò appena il ragazzo, facendo capire a Max che finalmente stava esternando i suoi sentimenti e ciò che provava per lui, la ragazza si lasciò scappare un sorriso compreso di sospiro di sollievo vedendolo vivo; sentì le lacrime cadere sulle guance, bagnando anche le loro mani. 

Avevano ospitato Mike a casa loro per un po' di giorni, Ryan tirò fuori le lenzuola e il cuscino, Max le prese di corsa dalle sue mani. 
"Ci penso io." Ryan la lasciò fare, diede la buonanotte a entrambe che risposero anche loro augurando la buonanotte a Ryan. 
Max sistemò il lenzuolo e la coperta sul divano e gli mise il cuscino, si sedette quando ebbe finito e guardò Mike seduto sulla poltrona lì vicino.
"Come stai?" era una domanda stupida ma in quei momenti vuoi davvero sentire qualcuno prendersi cura di te e chiederti come stai. Vide Mike fare una smorfia facendole capire che non stava affatto bene. "Vuoi parlarne?" 
"Non ancora, non me la sento." Max annuì guardandolo dritto negli occhi. 
"Quando vuoi, ci sono." Mike le sorrise appena abbozzando un dolce sorriso sul suo viso e rilassò i muscoli sulla poltrona. Max si alzò dal divano avvicinandosi a lui. 
"Ti lascio il divano, buonanotte." gli accarezzò piano i capelli e gli lasciò un bacio sulla testa.
 

Aprì gli occhi a fatica, sentiva le palpebre quasi incollate. Si guardò intorno, era nella stanza da letto dell'ospedale, alla sua sinistra aveva una tenda tirata per non farle vedere l'altro letto, si girò alla sua destra e vide suo zio Ryan seduto, si avvicinò sorridente vedendola sveglia. 
"Ciao piccola!" disse dolcemente, Max sorrise sentendo un mal di testa farsi strada nel suo cervello. "Ti hanno messo i punti e anche gli esami, sembra che non hai subito nessun danno alla testa." 
"Mike?" chiese la ragazza guardando suo zio che si alzò, tirò via la tenda, Max lo seguì con gli occhi vedendo poi il ragazzo sdraiato nell'altro letto, sorrise appena vedendo che era vivo anche se collegato a delle flebo. Ryan sorrise e le si avvicinò accarezzandole la testa. 
"Sta bene, hanno curato le ferite, è stato fortunato. Nessuna coltellata ha danneggiato gli organi interni. Qualche punto e sta benissimo." rise dolcemente Ryan che fece capire a Max che era stato preoccupato anche lui per entrambi. 
"Quando si sveglia?" 
"Si è addormentato due ore fa, dovrebbe svegliarsi!" sorrise, la ragazza si mise seduta sul letto, mise le gambe giù dal letto e tentò di alzarsi in piedi ma vide la camera cominciare a girare vorticosamente intorno a lei, allungò una mano verso suo zio e si sedette subito sul letto. "Max, credo che sia meglio tu stia a letto." 
"Voglio solo...essere lì quando si sveglia." sorrise appena la ragazza che sembrava supplicare suo zio di aiutarla, Ryan sospirò e l'aiutò ad alzarsi, la sostenne mettendo un braccio della ragazza intorno al suo collo e un suo braccio intorno alla vita della nipote. La fece sedere sulla poltrona di fianco al letto di Mike e li guardò. 
"Allora...suppongo che c'è qualcosa tra voi due." disse Ryan. Max si girò guardandolo. 
"Ti sembra il momento?" rise chiudendo appena gli occhi, ridere le portava un leggero dolore alla testa ma sapeva resistergli. Ryan continuò a stare zitto aspettando che la nipote gli spiegasse qualcosa. "Okay, okay. Mike ha sempre provato qualcosa per me, io facevo fatica ad ammettere a me stessa che potessi provare qualcosa ma solo nel momento in cui l'ho visto per terra che ho capito quanto tenevo a lui e..." 
"Ho capito." la interruppe suo zio sorridendo. Vide Mike aprire piano gli occhi e sbattere le palpebre più volte, piegò la testa verso destra vedendo Max e Ryan, sorrise ad entrambe. "Vi lascio da soli." disse Ryan uscendo dalla stanza e chiudendo la porta. 
"Non farmi più certi scherzi." disse Max sorridendo. 
"L'hai capito finalmente." sussurrò Mike con un sorriso furbetto, Max avvicinò la sua mano a quella del ragazzo stringendola e annuì. 
"Credo che fossi l'unica a doverlo capire." sorrise avvicinando la testa al braccio di Mike che era sano e appoggi la testa quasi per abbracciarlo. Mike allungò l'altro braccio sentendo qualche fitta nel corpo e le accarezzò i capelli dolcemente. 

3 settimane dopo
Tutto sembrava andare bene, Joe Carroll, i suoi follower e i compagni di Lily Grey erano stati arrestati tutti, la pena di morte li aspettava. 

"Grazie zio, ti chiamo dopo per venirmi a prendere, okay?" Max aveva consegnato la macchina in officina per ripararla e ora si era fatta accompagnare in ospedale. Prese l'ascensore salendo al 3° piano, stanza 73, aprì piano la porta e vide Mike seduto sul letto mentre guardava la tv. 
"Buongiorno." disse dolcemente Max entrando e chiudendo la porta della stanza. "Come stai stamattina?" 
"Max, me lo chiedi ogni giorno, sto bene. Mi sono ripreso e domani esco." disse abbracciandola da seduto, le diede un bacio sulla guancia e lei gli accarezzò il viso. 
"E sono contenta di questo! Finalmente potrai invitarmi per un vero appuntamento!" rise sedendosi sul letto, lui rise stringendole la piccola mano della ragazza nella sua mano più grande. 
"Sono contento di essere stato io ad entrare dopo di te, avrebbero accoltellato te e non so se me lo sarei mai perdonato." Max lo guardò seria. "Non sarei stato in grado di proteggerti se avessi preso la botta in testa e...sarebbe stato il rimpianto più grande della mia vita." Max si avvicinò a lui e lo abbracciò.
"Stai zitto, siamo vivi entrambi, è questo quello che conta." sorrise e lo guardò negli occhi vedendo i loro visi molto vicini, gli guardò le labbra e gli accarezzò la guancia. Mike sembrò quasi voler evitare il bacio che stava per esserci e l'abbracciò di nuovo. 

"Oggi è il giorno!" esclamò Max entrando nella stanza di Mike che stava prendendo le sue cose e le metteva in uno zaino, si girò sorridendole e si abbracciarono. Non si erano ancora baciati, o meglio, lui non aveva ancora voluto baciarlo malgrado sapevano entrambi di provare amore l'uno per l'altro. Max lo aiutò con le ultime cose e poi prese lo zaino. "Non voglio che fai sforzi, il dottore mi ha detto che dovrai stare comunque tranquillo a casa o comunque, se esci devi fare cose tranquille non alzare pesi." Mike sorrise guardandola e le strinse la mano, Max abbassò lo sguardo verso le loro mani e sorrise stringendo quella del ragazzo. 
"Domani sera hai voglia di cenare con me?" disse Mike salendo in macchina. Max si girò sorpresa e sorrise. 
"E' un appuntamento?" Mike rise annuendo. "Va benissimo." gli fece l'occhiolino la ragazza sorridendo, misero le cinture e partì per portare a casa Mike. 

Mike guardò l'orologio almeno 5 volte negli ultimi 30 secondi, aspettava Max davanti al ristorante per le 19.30, sarebbe dovuta arrivare a momenti; si era vestito bene, era elegante. Vide una macchina parcheggiare e la vide scendere, un vestito rosso lungo con un po' di spacco, un decoltè a V, la punta della V arrivava appena sotto al seno e mostrava un pezzetto del seno rendendola molto sexy, scarpe con il tacco nere e la borsetta dello stesso colore. I capelli erano raccolti ma qualche ciocca davanti era scappata dall'elastico, truccata non troppo pesante ma che ci poteva notare. Lui la guardò incantato mentre lei si avvicinava con passo elegante ed estremamente sensuale. 
"Ciao, sono in orario?" chiese la ragazza che non ebbe una risposta immediata. 
"S-si. Puntualissima." Max capì che Mike era rimasto colpito da lei e sorrise imbarazzata ma anche consapevole di ucciderlo con un solo sorriso, un po' come faceva lui con lei. Max si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, il ragazzo le sorrise e le aprì la porta del ristorante facendola entrare per prima. 
Avevano finito di mangiare e Mike continuava a guardarla. 
"Cos'hai da guardare?" chiese Max. 
"Non sono abituato a vederti così..." 
"Così come?" 
"Così...truccata, elegante." 
"Stai dicendo che vado in giro vestita da schifo?" risero entrambi. 
"No, stupida. E' solo che ...sei bellissima." disse il ragazzo tornando serio e guardandola negli occhi, Max sentì le guance infiammarsi e abbassò lo sguardo imbarazzata, non era abituata a troppi complimenti. 
"Anche tu sei bellissimo." Mike allungò la mano sul tavolo e strinse quella della ragazza che fece lo stesso. 
"Pago e usciamo, okay?" Max annuì e lo vide alzarsi e andare alla cassa, lo vide farle cenno con la testa di seguirlo e si alzò uscirono e salirono in macchina di lei. 
Mike aveva in mente di portarla in un posto romantico, era casa sua, il tetto di casa sua, si poteva vedere il cielo stellato e tutta la città. 
Mike aprì la porta dopo che avevano qualche rampa di scale e la fece uscire sul tetto, si sedettero su un pezzo di muretto e le mise un braccio intorno alle spalle mentre lei lo guardava. 
"Ho voluto portarti qua perché è romantico e poco caotico." 
"Allora anche tu hai un lato buono e romantico." disse Max sorridendo e avvicinandosi leggermente a lui. 
"Non sono buono come tu pensi che io sia." Max lo guardò seria avvicinando i loro visi ancora di più. 
"Non ho mai pensato che tu fossi perfetto." Mike sorrise appena, le mise una mano sul collo e avvicinò il suo viso facendo toccare le loro labbra, si baciarono per qualche secondo e poi si staccarono. 
"Finalmente!" esclamò la ragazza sorridendo. Mike si lasciò scappare una risata e la guardò. 
"Volevo che fosse fuori dall'ospedale il bacio, non sai quanto ho dovuto resistere per baciare le tue bellissime labbra." Max sorrise avvicinandosi a lui e iniziarono a baciarsi ancora, fecero toccare le loro lingue e iniziarono a baciarsi con passione sotto il cielo stellato che li guardava regalando loro intimità, un'intimità di cui avevano bisogno. 
Avevano finalmente capito di amarsi e il cielo era l'unico testimone di quell'amore così immenso.  



  
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