Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: SakiJune    19/12/2014    0 recensioni
"Gallifrey si era risvegliata con un ruggito di dolore, non con uno sfarfallio di ciglia. La pace futura doveva fondarsi su un ultimo, necessario atto di violenza. Ma il Dottore non ne fu testimone né causa. Non sentì le voci stridule risuonare nelle strade, le voci gravi sillabare con prudenza all’interno di stanze sigillate, né le voci amiche chiamare il suo nome, i suoi tanti nomi, in un tono che non attende risposta ma ne ha bisogno, ne ha sete. Non sentì giungere chi, fuggito o intrappolato all’inizio della Guerra del Tempo, si era rifugiato in differenti linee temporali e ora aveva sentito il richiamo, sempre più forte, giungere da casa. Erano tornati - gli spauriti e i vili, i saggi e gli idealisti..."
Sequel di "A Taste of Honey".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Doctor - 12, Jenny, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Solite note.
- L'orologio beh, si capisce :) La "sveglia" e l'altro optional di cui parlo sono mie invenzioni. Tenetele a mente *cough*
- Questa storia, come sapete, in linea di massima non tiene conto dell'ottava stagione. Non per questo ho ignorato l'incredibile somiglianza tra Drax e un certo personaggio incontrato su un treno, comunque, e ho voluto accennare a questa mia teoria nel presente capitolo.




Ma la vera domanda è: di cos’è fatta la bistecca della mensa? No, davvero. Ci dicono che è di cinghiale, ma la verità è ben più triste, ahimè. È costituita di una lega speciale che ha inventato il professore di Ingegneria nel suo laboratorio. Onore a lui per aver creato il non masticabile.

- BEAUREGLAMMORTH! HAI APPENA FIRMATO LA TUA PRIMA INSUFFICIENZA DEL SEMESTRE! - sbraitò Drax, minacciando l’altoparlante con la sonda che teneva in mano. - Perché devo finirci sempre io nelle barzellette?

- Te le vai a cercare, però... - rise Kedred. - Nessuno ti ha chiesto di sintonizzarti sulla radio clandestina degli studenti!

E ora passiamo a notizie più piacevoli: sono ora disponibili per il download immediato gli appunti delle ultime lezioni di Intolleranza Avanzata. No, un momento, mi dicono qui che il nome ufficiale è Civiltà Comparate…

- Questa non è più una barzelletta, è un suicidio. Per il sangue dei Vampiri, mi faranno diventare pazzo! - Mollò gli strumenti e si precipitò fuori dalla stanza, e quasi si scontrò con Thistle che entrava in quel momento. - Voi! Come vi hanno cresciuti, a pane e comizi sindacali?

- Professore, che succede? - reagì lei, ma Drax era già in fondo al corridoio, imprecando e rischiando di inciampare nelle sue stesse scarpe. - Di chi stava parlando?

Kedred sospirò, indeciso se seguire il collega, ma si risolse a restare e spiegarle la situazione.

- Abbiamo crackato il segnale radio della vostra emittente per così dire segreta. Ascolta, noi possiamo anche condividere alcune delle cose che dice tuo Cugino, ma dovrebbe essere più prudente. Si viene espulsi per molto meno.

- La ringrazio di essere sincero con me.

- Oh… oh, sciocchezze. - Eppure non era una sciocchezza. Alcuni suoi coetanei stavano passando l’inferno in quegli anni di avviamento dei Corsi Superiori, specialmente chi aveva scelto una materia il cui insegnante era particolarmente severo. Non era semplice nemmeno per lei, chiaro, c’erano da imparare un mucchio di cose e non sempre era stata sicura delle proprie capacità, ma faceva sempre del suo meglio e si sentiva riconosciuta, apprezzata persino trattata alla pari, qualche volta... come in quel preciso momento. No, non era affatto una sciocchezza, era qualcosa di estremamente prezioso.

- Ma Morth non è l’unico a gestire la radio. Ci sono studenti di un po’ tutte le età, alcuni della classe di Jack.

- Fantastico - borbottò lui, sarcastico, ravviandosi i capelli con un gesto nervoso che non gli era abituale. - Ora devo anche preoccuparmi…

- No, cos’ha capito? Naturalmente Ash non si andrebbe ad impelagare in una faccenda simile.

Kedred sospirò. - No, suppongo di no. Quello che vorrei capissero è che non si risolve nulla in questo modo. Non siamo stati invasi dai Dalek, abbiamo semplicemente un governo conservatore che viene puntualmente rieletto, con piccole modifiche. Dobbiamo continuare a contrastarli con le armi della democrazia, questo sì… ma istigare una rivolta qui all’Accademia non è la soluzione.

- E io la penso come lei. Ma non posso dar loro contro, mi vedrebbero come una nemica.

- Non te lo chiederei mai. Dopotutto, conosciamo la loro base. Sappiamo anche chi ha procurato le apparecchiature… ma fino ad oggi non abbiamo ritenuto necessario intervenire. Loro ascoltano, figurati, ma finché si tratta di battute innocenti lasciano correre, sai, l’utilità delle valvole di sfogo... Poco fa però è stato varcato un confine. - Abbassò la testa e diede un sospiro secco.

Thistle si sedette accanto a lui, aspettando che riprendesse a parlare.

- Sai perché questa si chiama Accademia di Prydon?

Le sembrò una domanda retorica e ne fu imbarazzata, immaginando ci fosse un trabocchetto, ma rispose ugualmente. - Perché… la frequentano i Prydoniani?

- Esatto, Thistle. Per questo, ma per nessun altro motivo. Non si insegna qualcosa di diverso dalle altre scuole sul pianeta. I programmi didattici arrivano direttamente da una commissione apposita del Consiglio. Ed è quando ci si inizia a ribellare a questo, ecco, che si può sembrare pericolosi. Tutto ha inizio nella propria Casa, è vero, ma è qui che si diventa un Signore del Tempo...

- Tutto sta nel capire quale genere di Signore del Tempo si vuole diventare. - Aveva pensato ad alta voce? Oppure gli aveva trasmesso senza volerloi propri pensieri? Doveva fare qualcosa a riguardo. L’espressione di lui era troppo…

- Sai, sono onorato di averti qui, ma a volte penso che tu sia troppo intelligente per questo lavoro.

Lei arrossì un poco, ma mantenne il controllo. - Non ho mai sognato di diventare avvocato o Governante o Lord Presidente. Mi piace quello che faccio, altrimenti non l’avrei scelto.

Si sentiva molto fiera di sé mentre pronunciava queste parole, distaccata e pratica come era giusto che fosse.

Lui sembrò ravvivato da quell’entusiasmo. - Splendido! A proposito, mettiamoci all’opera. Pronta per il collaudo?

- Io sì, ma… quindi ci siamo.

- I risultati dei test virtuali si sono rivelati positivi, non vedo perché dovremmo attendere. L’ultima volta che sei salita su una TARDIS?

- Non me lo ricordo. E se mi chiedi da quanto non torno a casa, la risposta è la stessa. Sono una pessima figlia, credo.

Kedred non lasciò trapelare cosa pensasse del suo atteggiamento nei riguardi della famiglia. Non era così indelicato da immischiarsi. - Concentrati, su. Te l’ho chiesto perché serve una quantità notevole di Particelle Huon per effettuare una prova funzionale. Potremmo prima andare a fare un giro per caricarci.

- Un giro in nome della scienza, mi sembra equo - sorrise lei, ma dentro di sé ripeteva: “No, stupida, non è un appuntamento”.

Non ci fu niente di scientifico nella gita di quel giorno. Noleggiarono una vecchia slitta su Polarfrey, congelandosi allegramente il fondoschiena perché il sistema di riscaldamento non funzionava, poi si abbuffarono all’inaugurazione di un ristorante turistico su Razithi e brindarono ad un matrimonio nella città degli Stranieri, in pieno deserto. Quando furono davvero stanchi e abbastanza carichi di particelle, tornarono in laboratorio e per i primi tre secondi tentarono invano di ristabilire un contegno, poi scattarono verso il Riciclatore:

- Presto, prima che si disperdano!

Kedred entrò per primo, mentre lei controllava i livelli di energia in trasferimento. Non erano eccelsi, a dire la verità. Ne avrebbero raccolta una quantità maggiore viaggiando propriamente nello spazio-tempo, ma non era ancora sicuro farlo senza rischiare di scivolare. Altro che slittino scalcagnato.

- Puoi entrare tu, adesso. Su, su, confrontiamo dopo le misurazioni.

Era allegro ed eccitato e le sorrise attraverso la parete trasparente, ma d’improvviso si rabbuiò e gesticolò per dirle di uscire.

- Cosa succede?

Kedred sospirò di sollievo, quando lei fu al sicuro fuori dal Riciclatore. - Thistle… avrei dovuto accorgermene prima.

Le appoggiò le braccia sulle spalle, terribilmente vicino, terribilmente giusto e sbagliato e delicato e forte, con entrambe le mani le sfiorò il collo e strinse le labbra come per concentrarsi su qualcosa.

"Sta per baciarmi," pensò lei improvvisamente, ed ebbe un capogiro… i suoi cuori battevano così forte che temette potessero scoppiare. "Sta per baciarmi proprio come quella volta ha baciato Jenny e non voglio essere una delle tante, devo capire, ho bisogno di capire..."

- Ecco fatto.

Quando si staccò da lei, teneva in mano la sua collana e gliela consegnò. - Forse hai sempre letto le regole del laboratorio come favole della buonanotte, ma avranno pure un fondamento, no? Se questa rimane incastrata negli aspiratori rischia di esplodere tutto con te dentro, e non potrei mai perdonarmelo. Tienila nell’armadietto, d’ora in poi.

- Grazie, lo farò. Le chiedo scusa. - rispose lei in un soffio, mentre il calore che le era salito alle guance si trasformava in gelo. Su una scala da zero a infinito, quanto si sentiva sciocca? Sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia senza desiderare di sprofondare? Ma soprattutto, gli erano arrivati i suoi pensieri distorti e inadeguati?

- Oh, perdonami tu, non avrei dovuto invadere il tuo spazio. Mi è venuto naturale, ma avrei semplicemente potuto dirti di toglierla. Scusami, davvero. Mi sono solo spaventato, ecco.

Decisamente, aveva equivocato ogni cosa.

Più tardi, consultò la bacheca delle lezioni di recupero serali, trovando l’orario e l’aula in cui si teneva Disciplina Mentale. Non avrebbe più rischiato di esporsi in quel modo.



Mentre loro due saltellavano da un confine all’altro di Kasterborous, Drax aveva somministrato una lavata di capo ai responsabili della radio. Se Morth era lo speaker e probabilmente l’autore dei testi, la logistica era specialità del famigerato Blynexus, l’incubo di ogni suo collega sin da quando aveva otto anni.

Non sperava che la chiudessero e non aveva nemmeno requisito le attrezzature; si sarebbe sentito molto ipocrita a fare qualcosa del genere, ma sperava di essere riuscito a convincerli che, continuando così, si stavano mettendo seriamente nei guai.

- E mettete nei guai anche me, se si viene a sapere che vi stavo coprendo!

Morth si era offeso, alzando un sopracciglio mentre sosteneva il suo sguardo senza alcun timore. - Oh, se è di questo che ha paura, non lo sapranno da me.

Ormai, più che arrabbiato, era rassegnato.

La questione della mancanza di autorità era molto più radicata nel tempo e nella sua natura. Semplicemente non faceva mai nulla per essere preso sul serio. Da un lato, la percezione che gli altri avevano di lui gli consentiva un certo margine di libertà, dall’altro, nei momenti di sconforto, gli mostrava un vuoto quasi insopportabile.

Non sperava mai più di conquistare Romana, e non perché lei fosse, come un tempo, un bel sogno irraggiungibile… al contrario, erano più vicini e in confidenza, e il tempo aveva addolcito la forma di quell’ossessione al punto che ormai avrebbe con facilità potuto strappare il velo che ancora gli copriva gli occhi, rallentare i battiti dei suoi cuori, rendere i propri pensieri asciutti come il deserto attorno alle rovine di Arcadia. Ma non voleva farlo. Non aveva voluto rinunciare ad un sentimento che ancora lo faceva sentire vivo, in un modo o nell’altro.

Da qualche tempo, comunque, le sfuggiva. Giocava d’orgoglio, boicottava anche la minima speranza soffocandola di ironica amarezza. Per contro, Kedred era diventato uno dei punti fermi nella sua vita.

Ancora lo sconcertava quella sua purezza d’animo, l’incapacità di covare rancore o di ribellarsi. E non era vigliaccheria, oh, se c’era qualcuno che poteva chiamare vigliacco era se stesso… no, Kedredaselus era soltanto un bellissimo enigma che pian piano iniziava a svelarsi, smuovendogli stupore senza tuttavia deludere l’idea fondamentale che si era fatto di lui.

- Sai come ho fatto a sopravvivere durante la Guerra del Tempo? - si sentì chiedere quella sera.

Non aveva mai manifestato curiosità sul suo passato, e nemmeno ne aveva più parlato con il Dottore. Aveva sempre sperato che prima o poi, se avesse coltivato quell’amicizia con cura, sarebbe stato ripagato della più completa fiducia. Quella sera il vuoto che l’aveva sempre accompagnato si colmò un poco, per la prima volta.

- Mhhhm, vediamo… ti stavi ancora specializzando qui all’Accademia, suppongo.

- Qui? Oh no, no. Sono più vecchio di quanto tu creda. Prima che Lord Rassilon tornasse al potere, Lady Romana si mise in testa di proteggermi. Costrinse la mia famiglia a tenermi al sicuro, nonostante mi odiassero, in cambio della libertà di restare ancorati ai loro valori antiquati.

Drax fischiò. - Potessi rigenerarmi in questo istante…

- Non scherzare su queste cose. Il punto è: ho vissuto per troppo tempo rinchiuso, cercando di impedire alle TARDIS dei miei Cugini caduti in guerra a non lasciarsi morire a loro volta… erano quanto di più simile a degli amici potessi avere. Erano gusci antiquati che non avrebbero mai più volato, che avevano sentito echeggiare gli ultimi rantoli del Signore del Tempo a cui erano appartenute e spegnevano una ad una le loro interfacce, restringendosi all’essenziale, ad un cubo senza entrate… mentre a me succedeva più o meno la stessa cosa, anche se non smettevo mai di tentare, di dar loro coraggio fino alla fine. Non sono cresciuto, solo solo invecchiato e quasi non mi sono accorto di essere sul punto di rigenerarmi... mi ero perso nel ricordo di mia madre, proprio come quelle navi, non speravo più in un futuro diverso. Quando tutto è finito e ricominciato ero una persona nuova in un mondo nuovo, non sapevo che fare di me. Ma Lady Romana non mi aveva dimenticato, e mi sembrò incredibile. Mi ha permesso di svolgere un lavoro che mi piaceva, di diventare indipendente… e poi mi ha mandato da te.

Drax si sentì davvero molto piccolo, molto meschino. Nessuno, prima di quel momento, l’aveva mai lasciato entrare così in profondità nel proprio intimo. Era così intenso, quasi insopportabile, provare la sofferenza di qualcun altro. Anche peggio di quando aveva vegliato il Dottore durante la sua lotta contro il gelo, e tuttavia non era una sensazione di puro dolore: c’era tanta bellezza, tanta luce.

- Oh, questo me lo ricordo bene. La spia presidenziale. - Fece di tutto per non mostrarsi commosso, perché talvolta la solidarietà può sembrare compassione e non era il caso di lasciare spazio agli equivoci, non ora che gli veniva concessa così tanta fiducia. - Al punto non ci sei arrivato davvero, però, o mi sbaglio? - Lo invidiava. In quel momento stava sognando di rinascere e diventare lui, di provare la sua malinconica pace…

- Drax, ci sto arrivando, non è facile. Non sono più un ragazzino. Ma non sono nemmeno un uomo saggio. Sono… qualcosa a metà. Ci sono ancora esperienze che non ho mai vissuto. Mi succede qualcosa di nuovo. Ma a volte penso sia troppo tardi, o troppo presto, comunque che dovrei frenarmi…

- No, non parlare così. - Drax gli circondò le spalle con un braccio in una stretta amichevole. - Hai una cotta per Thistle, vero?

Kedred saltò su come se avesse appena visto un cinghiale a strisce caricare verso di lui. - Come osi?

- Oso. Oso pensare che potresti essere felice e non rassegnarti alla cinica solitudine come ho fatto io. Oso dire che te lo meriti.

- Sarei un depravato se pensassi in quel modo ad una studentessa minorenne.

- Tra vent’anni sarà diplomata e sarai libero di dirle cosa provi! Pensi che saremmo qui a fare questo discorso se pensassi minimamente che tu intenda mancarle di rispetto? Ho fiducia in te, nella tua buona fede. Sei un bravo ragazzo, ascolta questo buffone e non preoccuparti troppo.

- Grazie, - sospirò Ked infine, sorpreso e sollevato. - Ti prego di non parlarne al Dottore… per ora.

- Per chi mi hai preso, per quella linguaccia di Damon? Gliene parlerai tu, se e quando verrà il momento. Per me il discorso è chiuso, non ne so niente!

Rimasero un po’ in silenzio.

- E tu… come sei sopravvissuto, invece? - Raccontare sembrava averlo svuotato, rubandogli il colore dal volto.

- Sei proprio sicuro di volerlo sapere?

Kedred annuì, rivolgendogli uno sguardo franco e mostrandogli di essere libero da ogni pregiudizio.

- Allora. Eravamo stati richiamati da ogni angolo dell’Universo. Rassilon sapeva quali tasti toccare per convincerci… ma non riuscì con tutti. Alla fine, alcuni di noi riuscirono a fuggire. Racconto sempre di essere stato in un’altra dimensione, ma è una balla pura e semplice. Dicono che una bella cravatta riesca a toglierti dagli impicci, ma anche l’orologio giusto può essere molto utile - ammiccò, battendosi sulla tasca. - Il Maestro ne aveva uno quasi uguale, ma scommetto che non aveva la sveglia, e nemmeno il regolatore dello stadio di crescita. Dovevo mettere la sveglia, capisci? Altrimenti arrivi a novant’anni e muori nel sonno o qualcosa del genere. Sì, gli umani sono creature piuttosto fragili, ma quando non ricordi di essere un Signore del Tempo non senti nostalgia, fondamentalmente. Hai qualche vaga risonanza, ti ricordi come aggiustare un banco di memoria, provi simpatia per qualcuno che credi di non aver mai visto prima, cose del genere. Comunque, me la sono spassata. Ho lavorato sull’Orient Express, ho vagabondato per l’Impero Terrestre facendo il calderaio ambulante e ad un certo punto ho avuto una fidanzata con la coda. Gran bella coda.

- Figo, - sorrise Kedred. Si sentiva davvero molto stanco; forse era colpa del clima di Polarfrey, dello spavento preso durante il collaudo o del troppo parlare di ricordi non certo piacevoli. - Meglio che vada. A domani, Calderaio.

- Ehi! - protestò Drax, eppure nel silenzio che seguì assaporò quel nome e non gli dispiacque. - Li voglio proprio vedere con una fascia intorno alle mani. Non me lo perderei per niente al mondo, - mormorò a se stesso, sorridendo alla porta chiusa.

Ma il destino aveva in mente per lui qualcosa di diverso.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: SakiJune