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Autore: SakiJune    19/12/2014    0 recensioni
"Gallifrey si era risvegliata con un ruggito di dolore, non con uno sfarfallio di ciglia. La pace futura doveva fondarsi su un ultimo, necessario atto di violenza. Ma il Dottore non ne fu testimone né causa. Non sentì le voci stridule risuonare nelle strade, le voci gravi sillabare con prudenza all’interno di stanze sigillate, né le voci amiche chiamare il suo nome, i suoi tanti nomi, in un tono che non attende risposta ma ne ha bisogno, ne ha sete. Non sentì giungere chi, fuggito o intrappolato all’inizio della Guerra del Tempo, si era rifugiato in differenti linee temporali e ora aveva sentito il richiamo, sempre più forte, giungere da casa. Erano tornati - gli spauriti e i vili, i saggi e gli idealisti..."
Sequel di "A Taste of Honey".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Doctor - 12, Jenny, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
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ESTRATTO DALL’UDIENZA PRELIMINARE DEL CASO ΔΚΒ#102-χ-23

PRIMA SESSIONE, seconda parte.

 

- Il Supremo Inquisitore Saeculadoxiousparchbrightshoremas interrogherà ora l’unico imputato presente in aula: Kedredaselus, dell’estinta Casa di Deeptree.
[I minuti dell’udienza immediatamente successivi non vengono trascritti in quanto non degni di nota. L’Inquisitore chiede più volte delucidazioni sui primi avvenimenti, non ricevendo una risposta coerente, e ripete la domanda]

- Era… era buio. Abbiamo fatto luce. I ragazzi vomitavano… gridavano. Io forse non li ho nemmeno visti. Cercavo Ash. Volevo solo una cosa, assicurarmi che stesse bene. Non posso… non riesco a parlare d-di questo. Non potrebbe passare oltre, Vostro Onore?

- La giuria prenda nota del senso dell’umorismo dell’imputato. Chiede a me di passare oltre. Si limiti a riferire i fatti pertinenti in ordine cronologico.

[L’avvocato della difesa dissente dall’ultima affermazione dell’Inquisitore]

- I fatti pertinenti, Vostro Onore. La morte del ragazzo non è un fatto pertinente, e costringerlo a rievocarla causa confusione nell’imputato, rischiando di invalidare la sua testimonianza.

- Accolta. Può riprendere dal momento in cui, come apprendo dalla dichiarazione resa al Castellano, l’imputato Draximilianuslinndervaspur, attualmente latitante, che d’ora in poi per comodità chiameremo Rinnegato Δ, la convinse a praticare una procedura non consentita.

- Mancava una settimana, Vostro Onore! Cos’abbiamo fatto di male? Lo so, abbiamo infranto la legge. Pagherò per questo, ma non posso dire che me ne pento. Proprio non potevamo lasciarlo morire. Non potevamo perdere anche lui...

- Era al corrente dell’influenza che L’Entità, la prego di chiamarla così, aveva sul soggetto B?

- Perché lo chiamate così? Il suo nome è Jackjamin. Non è… mai stata… colpa sua.

[L’avvocato della difesa porge all’imputato un bicchiere d’acqua. Questi beve, poi riprende]

- No. Non sapevo nulla del… dell’Entità. Non ha cercato di prendere possesso di me.

- Ma ha posseduto il Rinnegato Δ, non è vero?

- Perché dovete per forza chiamarlo così?

- Risponda alla domanda!

- Sì, dev’essere accaduto. Per un breve tempo. C’era un vecchio legame tra loro, me ne parlò tempo fa. Non ne aveva colpa, ma...

- L’Affare Mentalis, ne siamo consapevoli. Secondo le informazioni contenute negli Archivi, il Dottore riuscì a neutralizzare la minaccia, in quell’occasione, e non fu necessario intervenire. Ma l’attuale governo ha sempre deprecato la decisione dell’ex Lady Presidente Romanadvoratrelundar di reinserire un simile elemento nel contesto sociale.

- Lei lo conosce meglio di voi. Non capite? Noi tutti dobbiamo al Dottore le nostre vite. Jackjamin era… è suo figlio, non potevo permettere che provasse il mio stesso dolore.

- Capire non significa nulla. La legge non si basa sulla comprensione e sull’empatia, ma sull’ordine. Ed è stato il Caos a guidare le vostre azioni. Siete penetrati nelle aree riservate con chissà quali torbidi mezzi, e gli avete iniettato il nucleo simbiotico, dunque. Violando ogni singolo precetto etico della nostra società. Lasciando che distruggesse apparecchiature di valore inestimabile.

- Cosa mai esiste di più inestimabile della vita, Vostro Onore?

- La sopravvivenza del nostro pianeta! Della nostra civiltà, imputato, qualcosa che nemmeno vi ha sfiorato la mente! L’avete reso un Signore del Tempo senza autorizzazione e, poiché questo non bastava ad assicurare la sua sopravvivenza, gli avete stimolato una rigenerazione. E ciò, sempre secondo la sua precedente testimonianza, ha permesso all’Entità di uscire allo scoperto…

- Abbiamo cercato di rimediare a questo. Drax è riuscito a liberarsi dal suo influsso, o forse il Guard… voglio dire…

- Imputato, non è permesso nominare l’Entità. Non ci saranno altri avvertimenti.

- Quella cosa non aveva più bisogno di lui, ormai voleva vendicarsi.
[Il difensore d’ufficio del Rinnegato Δ fa cenno di voler porre una domanda all’imputato. Concessione accordata.]

- Vendicarsi per l’Affare Mentalis, non è vero? Perché non era mai stato suo complice, soltanto una vittima come tante.

- Sì, sì, è così! E io non smetterò mai di crederlo. È successo davanti ai miei occhi! L’ha attaccato. L’ha spinto contro un macchinario e ha iniziato a… oh, ho cercato di fermarlo, ma era troppo forte, mi ha spinto via…

*

 

Drax non fece in tempo a scansarsi. Proprio come i suoi capelli adesso erano castani, i nuovi occhi di Jackjamin erano azzurri come il cielo della Terra in estate. Ma era il Guardiano Nero a guardarlo attraverso di essi, mentre quelle mani più forti gli stringevano il collo e gli sbattevano la testa contro la parete di metallo, ripetutamente.

Le tinte vivaci del dolore esplosero, sopraffacendo le ombre nere di quella presenza, ma non poteva permettere che questa vincesse, doveva risvegliare la coscienza di Jack. Ma come? Cosa poteva essere abbastanza potente da...

- Ascoltami. Il damerino qui si scopa tua sorella. Da prima del suo diploma… lo sanno tutti.

Qualche istante di tensione, poi gli occhi di Jack si girarono all’indietro e fu scosso da un tremito convulso. L’emanazione del Guardiano scomparve di colpo. Quando tornò in sé, si voltò per affrontare Kedred, ma questi negò con la testa, rassicurandolo.

Jack guardò di nuovo Drax e inorridì. - Cos’ho fatto? Cosa… lui…

- Non sei stato tu, calmati. - Sentiva un sapore metallico sempre più intenso mentre parlava, e vedeva tutto sfocato. - Ora l’importante è che tu riesca a mantenere il controllo. Non lasciarlo vincere.

- Perché mi avete salvato? Non capite? Mi ha usato… per tutto questo tempo… - Si vide riflesso nelle pareti metalliche e rimase terrorizzato anche dal proprio cambiamento fisico.

- Sì. Ma ora lotterai. Perché adesso ne sei consapevole - Kedred cercò di calmarlo, ma Jack gli sfuggì.

- No, no, no, no!

- C’è un solo modo per essere sicuri che non ritorni.

- Sì. Devo morire. Lo so.

- Non faremo nulla del genere, non ci penso nemmeno. Ho già… - Ked si morse il labbro, ricordandosi di Ash. Non doveva pensarci adesso, aveva davanti secoli e secoli per piangere. - Avremmo fatto tutto questo altrimenti? Non rinunceremo a te.

Drax tentò di alzarsi, ma ricadde contro la macchina danneggiata. Sentì qualcosa di caldo scendergli dal naso e si toccò: stava perdendo sangue a fiotti. - Ascolta...

- Non c’è tempo. Non posso resistergli.



*
- Quindi fu un’idea del Rinnegato Δ di consegnare al soggetto B il proprio Arco Camaleonte.

- Che cosa importa? Era l’unico modo per bloccare il… l’Entità. Di renderlo irriconoscibile, di spezzare il legame. Comunque, di prendere tempo.

*

 

- Va bene. Ma aspetta… lo faremo insieme.

Jackjamin non aveva nessuna intenzione di aspettare; glielo strappò di mano non appena ne colse il luccichio fuori dalla tasca. Era compatto, ma pesante. Sentiva che era l’unica salvezza per se stesso... e soprattutto per Gallifrey. Scattò verso la porta, senza che Kedred potesse fare nulla per impedirglielo.

- No… non deve farlo da solo. Perderà i ricordi. Non sa nemmeno usarlo come si deve, Ked, devi fermarlo.

Lui esitò. - Non posso lasciarti qui…

- Me la caverò. Vai! Vai!

- Dovresti…

- Vai, ho detto, maledizione!

Kedred lo guardò impotente e gli sembrò di commettere un tradimento atroce, ma corse dietro a Jack, guardando a destra e a sinistra senza trovarne traccia. Sentì invece arrivare le guardie della Cittadella, sicuramente allertate dal personale dell’infermeria. Accelerò il passo finché non sentì un suono familiare giungere dal piano dov’era situato il loro laboratorio.

Quando vi giunse, ormai senza fiato, si trovò davanti la TARDIS del Dottore.


*

- Ecco una lacuna ancora da colmare. Perché questa non si smaterializzò direttamente nel laboratorio?

- Esiste un’opzione per impedirlo. Ma non era attivata quando eravamo usciti per soccorrere i ragazzi, questo posso giurarlo.

- Dobbiamo dedurre che il soggetto B abbia fatto da sé. Ma come faceva il Dottore a sapere di ciò che era successo?

- Drax gli aveva mandato un messaggio telepatico, mi disse. Era stato doloroso.

- Gli mandò un messaggio e poi fuggì con la propria TARDIS, usando lo Stattenheim?

- Credo. Spero. Spero stia bene, dovunque sia.

[Il Supremo Inquisitore chiede al Castellano Spandrellatiaemincephrad se il Rinnegato Δ è stato rintracciato.]

- Nossignora, no, Vostro Onore. Nessuna traccia della sua TARDIS, nessun segnale. Il Coordinatore Jelpax ha confermato che la Matrice non è d’aiuto a riguardo.

- Grazie, signor Castellano. Imputato, non esulti. Potrebbe essere rimasto intrappolato nel Vortice, o forse l’Entità sta portando a termine la sua vendetta. Siete tutti uguali, oggi come allora! Convinti di poter affrontare alla pari gli Eterni! Trascinando persone innocenti nella vostra presunzione!

*

 

Inserì il codice di apertura della porta, ma non funzionò; era bloccato dall’interno.

- Non posso aprire. Maledizione, non ci riesco!

Il Dottore non perse tempo e iniziò ad armeggiare con il cacciavite sonico sulla porta, inutilmente. Kedred si ricordò di un dettaglio tremendo. - Non deve avere il tempo di usare il… - Si bloccò, accorgendosi in quel momento della presenza di Ada, pallida e agitata, accanto alla TARDIS, e in silenzio trasmise al Dottore il resto della frase. Ma questi, fuori di sé, non andò tanto per il sottile:

- Cos’avete in testa, budino? Un link instabile in una stanza dove i ragazzi mettono le mani dovunque? No, calma. Dobbiamo farla saltare. Ada…

Lei annuì e rientrò nella TARDIS, senza degnare Kedred di uno sguardo. Il Dottore iniziò a battere contro la porta.

 

- Porco schifo, Jack! Perché hai fatto una cosa tanto stupida? La tua vita conta così poco, per te? Noi contiamo così poco?

 

Papà, non potrai mai capire.

 

Certo che ti capisco, certo che sì! Ero come te, ero esattamente come te! Scalpitavo. Soffrivo. Sognavo un futuro straordinario mentre la realtà era così ordinaria e grigia da soffocarmi. Ho perso la stima di Quences, solo perché gli avevo mostrato i miei sogni così come li avevo concepiti in uno slancio di sincerità, e presto non ho più avuto una famiglia.

E sono fuggito, è vero… ho afferrato lei e lei ha afferrato me, l’ho guidata e mi sono lasciato guidare, ed è stato grandioso. Non sempre, già. Ci sono stati buchi neri. E ingiustizia, e crudeltà, e rabbia, ma per lo più è stato grandioso.

Jack, tu lo sai, lo sai che lei ti attende. Viaggeremo insieme. Mille e mille universi aspettano di conoscerti.

Solo se lo vuoi, capisci? Solo se senti sia giusto. Ma non gettare un’altra vita. Anch’io tentai quel gioco, quando avevo la tua età. Riuscii ad arrivare lontano, e sopravvissi. Vinsi la sfida… ma non fu che una sequenza di facce sconosciute, un lungo brivido che mi spinse ad odiare il mio nome e a consacrarmi come Rinnegato. Ma un volto non è l’essenza di ciò che vivrai indossandolo.

 

Uno soltanto. Questo. Questo, che tu non devi vedere, che non dovrai mai conoscere. E poi qualcosa di mostruoso… potrei mai essere io? O piuttosto sarà lui a divorarmi?
Non posso tornare indietro,.. non volevo essere un Signore del Tempo, te l’avevo detto… non avrebbero dovuto costringermi! C’è qualcosa di orribile dentro di me! Non posso dire il suo nome, ma tu sai cos’è… il professor Drax sa cos’è…
- Che cosa gli ho fatto? Che cosa gli ha fatto? Non volevo! Non volevo!

 

Ada era riuscita a trovare un esplosivo. Le mani le tremavano mentre si avvicinava alla porta, e si concesse una possibilità di convincere Jack prima di usarlo.

- No che non volevi, tesoro… andrà tutto bene… sei più forte di quella cosa. Apri la porta. Lasciati guardare. Ti voglio bene, te ne vorrò sempre.

- Scappiamo insieme, per un anno, per cento anni, non passerà che un istante - incalzò il Dottore. - Lei sa di cosa abbiamo bisogno.

 

Non hai capito, allora, papà… non ho mai voluto essere come te! Sarà un sollievo diventare umano… Ogni giorno che ti avvicina alla fine, ed è un giorno speciale. Non è un granello di sabbia sulla spiaggia, è una goccia d’acqua da un fiume in secca. È prezioso.

- Credi che per me non lo sia? Posso mostrartelo… posso…

- Chiedi alla mamma. O forse nemmeno lei lo ricorda? Resterà giovane in eterno? O forse è solo la tua compagna per questa vita?

Ada ebbe un tremito. - Non m’importa cosa succederà a me. M’importa solo di non perderti - disse, la voce che vibrava di preoccupazione e amore.

- Non posso tornare indietro! È troppo tardi, ho fatto del male a troppe persone… non posso lasciarlo vincere! Non puoi fermarmi. Sto per andare. Mi dispiace, mi dispiace.

- No. No, Jack, ti prego, tutto quello che... - Fece un cenno a Ada e lei annuì, posizionando il congegno sul dispositivo di apertura e allontanandosi di qualche passo. -Tutto quello che vuoi, ma aspetta. Aspetta. Non sai dove potresti finire. Chiedimi un qualsiasi luogo e ti ci porterò, potrai diventare umano e sfuggire a quel maledetto, ma ti prego non gettare via tutto-

 

Ci fu un’esplosione e la porta scattò, Ada si precipitò nella stanza... e fu allora che ogni cosa cambiò per sempre.

Lasciati guardare, gli aveva detto, fiduciosa del proprio amore di madre - credeva davvero che nulla l’avrebbe spaventata, nulla le avrebbe impedito di trattenerlo a sé!

Ma non appena gli si trovò di fronte, riconobbe la strada percorsa fino ad allora e quella, molto più breve, che aveva ancora da percorrere, e ogni dettaglio si svelò alla sua mente finché questa, sovraccarica, non resse più il peso di una verità così atroce e immensa.

Gridò. Le gambe non riuscirono più a reggerla e si accasciò. Sentiva i polmoni cercare aria, ma non ricordava come respirare.

 

Bzzzzzzz-up.

 

Lui era svanito. Poteva essere stato un sogno… un’illusione. Un trucco del Guardiano Nero. Ma sapeva che non era così.

Perché la sfera si sarebbe aperta, allora?

Già. L’aveva sentita sbocciare, le informazioni che conteneva aprirsi proprio come petali nel buio di quell’angoscia insostenibile.
Per chi altro avrebbe potuto farlo?

 

Il Dottore imprecò e cercò velocemente con lo sguardo il dispositivo del link temporale. Si precipitò su di esso brandendo il cacciavite sonico e dopo alcuni tentativi riuscì a connetterlo.

Ada ritrovò un brandello di voce. Lui non l’aveva visto, non poteva sapere-

 

- Thete… non devi...

 

- Shhh! L’ho agganciato! - gridò il Dottore, quando il cacciavite iniziò a lampeggiare. Corse fuori, verso la TARDIS, incurante delle suppliche di Ada che era riuscita ad alzarsi e a seguirlo barcollando. Lo inserì in un foro nella console e lo schermo principale prese a visualizzare una serie di coordinate via via più specifiche.

 

- T-Thete… non farlo. È un punto fisso. Credimi. Lui… è...

 

E il Dottore non capì cosa volesse dire, non le credette, pensò che fosse lo shock a farla parlare così, ma in fondo ai suoi cuori già sapeva di avere perso.

Anche se lo avesse ritrovato, non avrebbe mai potuto farlo tornare indietro. C’era qualcosa di più in quella decisione, più che una semplice conseguenza dello shock post-rigenerazione e del terrore : i suoi dubbi, la curiosità e il malinconico rispetto verso la razza umana, il bisogno di conoscere il proprio futuro… erano stati tutti segni di una strada già tracciata. E le misteriose attività della Sorellanza - potevano avere a che fare con questo?

 

L’avrebbe rincorso ugualmente, però, e niente avrebbe potuto fermarlo. Lo schermo diede un sibilo e si oscurò per qualche secondo. Il Dottore mollò un pugno contro la console.

- No no no no no, ti prego, non mi abbandonare anche tu. Aiutami!

Le stringhe tornarono a sfrecciare, sebbene più lentamente.

- Scusami. Scusami - mormorò.

Le porte si chiusero di scatto, lasciando fuori Ada, mentre il cilindro si illuminava e cominciava a muoversi; il Dottore inciampò, afferrò una leva e alzò nuovamente gli occhi allo schermo. Il range temporale, sebbene limitato, continuava a oscillare. Il link poteva aver trasportato Jack in un momento qualsiasi.

Era quasi impossibile sperare di ritrovarlo in tempo, prima che usasse l’orologio… ma il pianeta di destinazione era definito con certezza e non gli era affatto sconosciuto.

 

Non farlo. È un punto fisso. Credimi.

 

Sentì la gola seccarsi, le mani farsi scivolose sui comandi, mentre sillabava quelle parole, istupidito.

 

Boeshane.

La Penisola di Boeshane.

 

 

   
 
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