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Autore: thatswhatfriendsarefor    19/12/2014    15 recensioni
Dopo essere stata ferita al funerale di Roy, Kate si rifugia nella baita di suo padre e in se stessa.
Riuscirà davvero a rimanere da sola?
La nostra personalissima versione della 4x01 o meglio una ipotetica 3x25
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'E se l'inizio fosse stato diverso?'
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Capitolo 13  - Segni inconfutabili: uno tsunami (in)atteso. Ovvero quando il mare si fonde con il sottobosco.

 

Il viaggio di rientro vola via veloce e neanche ce ne accorgiamo.

Siamo felici.

Abbiamo cantato quasi per tutto il tragitto e siamo alla baita giusto per l’ora di cena.

Castle prende dal portabagagli la spesa che abbiamo fatto in paese, chiude la macchina e mano nella mano ci avviamo verso casa.

Appena entrati ci dirigiamo in cucina e cominciamo diligentemente a sistemare le cibarie in dispensa e in frigo. Uno strano silenzio è sceso tra noi in contrasto con il continuo chiacchiericcio che ci ha accompagnato lungo tutta la strada.

Non parliamo e non osiamo nemmeno guardarci, come se avessimo paura, come se un’inspiegabile tensione ci rendesse impossibile comunicare, a voce o con lo sguardo.

Poi all’improvviso rimango con una scatola di cereali sospesa in aria e, questione di un secondo, la faccio cadere per terra. Castle si gira e mi guarda sorpreso.

La silenziosità adesso diventa piena di significato per noi mentre il mio cuore comincia ad accelerare.

Ci fissiamo per quella che mi sembra un’eternità finché, come mossi da fili invisibili che ci coordinano, ci buttiamo uno nelle braccia dell’altro. Le nostre mani fameliche iniziano a vagare senza meta sul corpo dell’altro mentre finalmente ci scambiamo il nostro primo, interminabile, meraviglioso, eccitante, passionale bacio. Un bacio vero, simile eppure totalmente diverso da quello dato sotto copertura, perché questa volta ne siamo pienamente consapevoli.

Questa volta siamo davvero noi due, senza finzioni, senza barriere, senza muri, senza una guardia da distrarre e senza la fretta di dover andare a salvare i nostri amici.

Le nostre lingue iniziano ad esplorarsi duellando una battaglia dove non ci sono vincitori né vinti. Come se ci fossimo messi d’accordo prima, iniziamo contemporaneamente a toglierci a vicenda quegli strati di vestiti che per giorni interi abbiamo volutamente indossato per mantenere separati i nostri corpi e pezzi di vestiario cominciano a volare qua e là. Le nostre gambe ci conducono invece verso lidi comodi. Ci dirigiamo verso il divano ma Castle si stacca da quel bacio travolgente solo quel tanto che gli serve per prendermi in braccio, scalciare i pantaloni, che gli sono scesi alle caviglie e gli impediscono i movimenti, e salire le scale senza mai staccare gli occhi dai miei.

Il battito del mio cuore è meravigliosamente accelerato e mi sento la donna più viva, felice e amata di questo mondo.

Arriviamo in camera da letto dove, dopo aver spostato il copriletto, iniziamo ad amarci come da tempo sognavamo. Siamo rimasti con pochi indumenti addosso. Castle afferra la mia camicia e non distoglie i suoi occhi dai miei, come a chiedermi il permesso di toglierla, sapendo che comunque non indosso il reggiseno per ordine del dottore. Annuisco lentamente continuando a scrutare il suo blu, intenso come non mai, e osservo estasiata le sue lente mosse che, con attenzione certosina, mi sfilano l’indumento scoprendo quella parte che vorrei ancora nascondergli e che tengo ancora ostinatamente coperta. I miei occhi sono fissi alla reazione di Rick alla mia nudità. Devo capire se gli piaccio, abituato com’è a decolté molto più generosi del mio. E di certo non sfregiati da un’orrenda cicatrice. Lo osservo mentre guarda il mio seno e sfiora con le dita il mio capezzolo facendomi venire un brivido che mi percorre più volte tutta la schiena. La sua premura è quasi maniacale, come se avesse fra le mani un oggetto fragile e prezioso da preservare. Lascia poi vagare lo sguardo su quell’enorme cerotto garzato con cui ho sapientemente celato tutto ciò che non sono ancora pronta a fargli vedere. Mi accarezza lentamente e mi cosparge di teneri baci sopra quel tessuto, dedicando alla parte ancora più attenzioni di quelle riservate al mio seno sano. Quando i nostri occhi si incrociano, capisco che quello che ho nascosto alla sua vista sarà invece un elemento che ci unirà per sempre. Passato il momento della dolcezza, le nostre bocche si incontrano di nuovo dando vita ad un bacio che sarà solo il preludio dell’esplorazione sensoriale che avremo uno dell’altro e finalmente lo ricevo nella mia oasi accogliente e fremente.

Facciamo l’amore con una naturalezza ed un trasporto tali che sembrerebbe che non abbiamo fatto altro per tutta la vita. In realtà credo che questi dieci giorni di intimità platonica ci abbiano avvicinato e unito più che mai. I nostri corpi hanno scoperto la stessa connessione che ha congiunto le nostre anime in queste giornate.

 

Poco dopo, il motore di una jeep romba fuori della baita, si sente uno sportello sbattere e il fuoristrada che riparte. Rick si alza su un gomito per guardarmi e mi chiede “Chi può essere?”

“Non ne ho la più pallida idea!”

“Forse qualcuno ha sbagliato strada ed è venuto nello spiazzo per girar…” Castle si interrompe all’improvviso sbarrando gli occhi.

“Kaaate, sono papà” si sente la voce di Jim chiamare dall’esterno.

“Cazzo, sono un uomo morto!” esclama Castle che è già saltato giù dal letto cercando invano i pantaloni che sono rimasti al pianterreno.

“Accidenti, accidenti, accidenti. Ma che ci fa qui!?!?” mi chiedo nervosa come non mai.

Ma sì, tranquilla Kate, nessuno stress forte ha detto Culliford.

Quel cardiologo non ci deve capire niente, sarei già dovuta essere morta dopo queste giornate!

“Kate mi sto preoccupando! Ohhhh….”  

La voce in lontananza si interrompe all’improvviso. Mi affaccio alla balaustra delle scale dopo aver recuperato velocemente in camera mia una vestaglia per coprirmi e vedo papà che è entrato in casa e sta osservando le buste della spesa ancora per terra e gli sportelli della dispensa aperti. Il suo sguardo vaga sulla distesa dei vestiti sparsi sul pavimento. Mi accorgo che per un momento rimane interdetto, come se non sapesse se ridere per la gioia o inscenare la parte che il suo ruolo genitoriale gli impone. Sono atterrita e dentro di me scende il gelo ma non posso volatilizzarmi quindi decido di fargli sapere che sono quassù e lo chiamo:

“Papà, che ci fai qui?”

Mio padre mi osserva per un tempo che mi sembra infinito, sicuramente sta squadrando i miei capelli sconvolti e la mia faccia da ho appena fatto sesso ed è stato da favola, finché finalmente si decide a dir qualcosa “Sono ore che vi chiamo Kate, sia a te sia a Rick. Ad un certo punto ho pensato che non rispondessi perché il controllo non fosse andato bene e mi sono precipitato qui ma … ho l’impressione che la visita sia andata benissimo!”

Sono imbarazzata come poche volte in vita mia e stento a dire qualcosa di coerente quando si intromette Castle che, con indosso una tuta che ha recuperato da qualche parte, mi cinge le spalle, forse per farmi coraggio, e inizia a impelagarsi in una conversazione che io non avrei nessuna voglia di fare.

“Jim, ecco non vorrei che lei pensasse… sì insomma… lei mi ha affidato sua figlia, un dono prezioso da accudire e proteggere ed ecco lei non penserà… sì insomma che io… mi sia approfittato della situazione. Ecco.” Rick è paonazzo. Io credo di essere della stessa tonalità e papà dal piano di sotto non proferisce parola, mantenendo una faccia da poker da far invidia ai giocatori più scafati.

“Scusa papà per non averti chiamato… io … sono imperdonabile ma il viaggio di ritorno è volato ed io ero contentissima perché la visita è andata benissimo, il dottor Culliford mi ha detto che posso riprendere una vita normale e mentre sistemavamo la spesa… papà scusaci, sono mortificata.”

“Ok Katie, richiamo Tom che mi ha dato un passaggio qui dalla stazione e me ne torno in città…” e si volta verso la porta senza dire altro.

“Papà, ti prego fermati. Parliamone. Rimani a mangiare con noi” provo a convincerlo anche se in cuor mio penso che sarebbe il pasto più imbarazzante della mia vita.

“No, Katie. Ma hai visto che ore sono? La cena mi sembra che abbiate deciso di saltarla e io stasera qui sono decisamente di troppo” così dicendo afferra il pomello della porta e proprio mentre sta per aprire aggiunge “Non sono arrabbiato, sono  forse un po’ a disagio, ragazzi. Un padre non vorrebbe mai vedere sua figlia in certe situazioni anche se è un’adulta.” Si gira lentamente e sorride loro “Kate, sei un’altra rispetto a quando ti ho lasciata. Sei radiosa e questo a me basta. Se tu stai bene, se tu hai voglia di vivere io sono solo… felice…. davvero. Quindi tolgo il disturbo. Buonanotte ragazzi, statemi bene” e, con queste parole esce.

Scendo le scale di corsa ed esco a mia volta dalla baita, seguita da Castle “Papà, ma dove vai con questo buio? Ti accompagniamo noi” provo a convincerlo ma la sua risposta mi lascia basita.

“Mi incammino a piedi e telefono a Tom. Non vi preoccupate e … su andate dentro. Non prendere freddo Kate!”

Castle mi mette un braccio dietro la spalla e mentre rientriamo in casa mi dice che non si è mai sentito così a in difficoltà con il padre di una sua ragazza dai tempi del liceo.

 

Raccogliamo i vestiti in terra e facciamo un po’ di ordine in cucina e, mentre commentiamo l’accaduto sghignazzando come due adolescenti che hanno combinato qualcosa da nascondere a tutti i costi, sbocconcelliamo qualcosa da mangiare. Qualche decina di minuti dopo siamo di nuovo a letto a baciarci lentamente come nei giorni scorsi.

Ad un tratto Castle mi fa una domanda che potrebbe rovinare tutto quanto.

“Per quanto devi portare ancora il cerottone?” mi chiede dolcemente.

Non rispondo subito.

Lui aspetta.

“In realtà potrei farne a meno senza implicazioni sulla cicatrizzazione” dico in un sussurro cercando di ricacciare giù l’angoscia che improvvisamente mi sta attanagliando la gola.

Castle si abbassa e con le labbra segue tutto il contorno della garza.

“Dovresti toglierlo, le ferite guariscono prima all’aria aperta”.

Ma com’è che dicono tutti la stessa cosa? Prima Lanie e ora Rick.

Avvicina le dita ad un lembo e mi chiede “Posso?” sottintendendo che me lo vuole staccare.

Faccio fatica a trattenere le lacrime che in un secondo mi offuscano gli occhi. Perché deve rovinare questo momento fantastico? Lo sapevo che era stato tutto troppo bello.

“No” la mia risposta secca lo spiazza e lo vedo aggrottare la fronte. Poi ricomincia a baciarmi piano dovunque. Sento le sue labbra sul viso e un attimo dopo sul seno e poi in pancia. Sta cercando di farmi rilassare e ci sta riuscendo alla grande.

Ma qualche minuto dopo i miei sensi sono di nuovo tutti all’erta gridando pericolo!

“Non dovresti coprire i tuoi segni di vita, Kate, fanno parte di te, di quello che sei e ci rammentano perché siamo qui”  la sua voce ha un tono molto serio.

Non rispondo.

“Posso?” mi chiede di nuovo riportando la mano sul cerotto nell’intento di togliermelo al primo cenno di cedimento.

“Rick no! Non rovinare tutto. Non me la sento di farmi vedere da te così…  non ancora. Insomma… credimi Rick, sono davvero brutte” dico riferendomi alle cicatrici.

Ma Castle non ha neanche un cenno di tentennamento.

“Fai giudicare me. Il tuo seno è bellissimo” dice accarezzandomi il seno scoperto “non può essere diverso questo, solo per qualche segno”.

Sembra proprio non intenzionato a mollare la presa e le mie difese si stanno sgretolando.

“Ogni cicatrice sul tuo corpo mi dice esattamente chi sei, qual è la tua storia e quali le esperienze che hai vissuto e ognuna di loro mi racconta una parte di te”.

Le lacrime mi velano gli occhi mentre lui continua “Io ti amo Kate e non sarà una piccola imperfezione a farmi cambiare idea su quanto tu sia bella e sexy”.

Non riesco a trattenermi e le mie guance si rigano di pianto.

“Ci credi a quello che dico?” mi chiede.

Faccio con fatica un cenno di assenso con la testa.

“Posso?” domanda ancora.

La commozione mi impedisce di parlare ma muovo impercettibilmente il capo dandogli implicitamente il mio consenso.

Castle mi allunga una mano sulla guancia e io mi ci appoggio come a cercare conforto. Ho il timore di scorgere anche solo per un secondo un lampo di ribrezzo nel suo sguardo.

Senza neanche darmi il tempo di poterci ripensare, strappa il cerotto e fissa il mio petto con uno sguardo pieno di dolcezza e orgoglio.

Sì, orgoglio.

Questo è quello che leggo nei suoi occhi quando tornano a incatenarsi ai miei.

Mi bacia tutte le cicatrici con attenzione, non tralasciando neanche uno dei punti che il chirurgo mi ha messo.

Dopo un lungo momento di stasi catatonica, mi risveglio dalla trance e comincio a restituire le attenzioni che mi sta regalando da ore.

Nel tempo di un battito di ciglia ci troviamo nuovamente avvinghiati a fare e rifare l’amore come se non esistesse niente altro al mondo, con una dolcezza travolgente, appassionata e molto appagante.

I sensi del corpo seguono i dettami dell’anima e del cuore.

E il mio è un cuore strapieno di serenità.

Sono una donna fortunata.

 

Angolo delle autrici:

E vissero felici e contenti… questo per sottolineare lo spirito con cui abbiamo scritto questa ff, un po’ come una favola. Voi lettrici ne avete inventate altre che sono racchiuse in questa. Come non citare la “storia del plaid” dei primi capitoli o la fiaba de “La balena e la tartaruga” di qualche capitolo fa, che sono uscite fuori dalle vostre recensioni? :-)

Siamo giunti alla fine di questa nuova avventura insieme e dobbiamo davvero ringraziare tutti per l’affetto con cui ci avete seguito. E’ d’obbligo però dire che questa volta alcune di voi ci hanno davvero commosso e lusingato con le loro recensioni: Virginia, Rebecca, la nostra EttaSaetta, Tatiana vi siete davvero superate e il vostro affetto e il vostro abbraccio virtuale sono arrivati dritti al nostro cuore. Grazie.

Ma non possiamo non citare Serena, Carmelina, Ally I Holmes, Valefive per la loro costanza. L’entusiasmo delle vostre emoticons, dei punti esclamativi e interrogativi non ha prezzo. E’ arrivato forte e chiaro.

E grazie anche a chi ha letto e recensito qualche capitolo e avrebbe voluto farlo più spesso. Sappiamo che il tempo è tiranno per tutti.

Grazie a chi ha inserito la nostra ff tra le preferite, le ricordate o le seguite.

E grazie anche ai tanti, tantissimi lettori silenti.

E grazie anche a Moby Dick e alla leggenda della balena bianca perché ci ha permesso di scrivere uno dei capitoli che ci ha più divertito. ;-)

E ovviamente grazie a Castle e Beckett che ci hanno ispirato e naturalmente a papà Jim, vero coprotagonista di questa ff.

Un abbraccio e un augurio di Buone Feste a tutti: con il vostro affetto ci avete fatto un prezioso regalo.

Al prossimo esperimento!

Debora e Monica

  
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