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Autore: Blueorchid31    19/12/2014    6 recensioni
Doveva essere una one, ma sarebbe uscita un papiro, quindi è diventata una mini long. Sasusaku. Sbrocco Natalizio Non è per cuori deboli. Dovrebbe far ridere e anche un po' piangere. Con questa introduzione entro di diritto tra le introduzioni scelte del sito , quelle più brutte. Buon Natale!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''' Il secondo tragico Sasuke '''
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Salve lettori!

So di avere altre fan in corso e prometto di aggiornarle il prima possibile, ma l'aria del Natale mi ha contagiata, quindi non ho resistito dal pubblicare questa mini long che è un rifacimento di una storia natalizia che io ho sempre adorato. Saranno due, massimo tre capitoli e ne pubblicherò uno al giorno più o meno, comunque terminerò prima del ventiquattro. E' il mio regalo per Voi che con le vostre recensioni e la vostra presenza mi avete sempre sostenuta e emozionata.

Buon Natale!

Anzi...




Merii Kurisumasu


1.







Perché l'Hokage ci ha convocati?”


Quella era la domanda che tutti i presenti si stavano ponendo e che nessuno aveva il coraggio di proferire per non sembrare stupido agli occhi degli altri.


Quella mattina tutti i ninja di Konoha, compreso Gai e la sua sprintosa sedia a rotelle, avevano ricevuto la visita di due anbu con il compito di convocarli ufficialmente per una riunione improvvisa e di vitale importanza presso il palazzo dell'Hokage.

La richiesta era sembrata alquanto assurda, visto il periodo di pace che il mondo ninja stava vivendo. I jonin della vecchia guardia, ormai, si dedicavano a faccende che non avevano più niente a che fare con organizzazioni criminali o pazzi furiosi che volevano distruggere il mondo, e l'idea di un nuovo pericoloso nemico aveva fatto rabbrividire molti, ma non tutti.

L'unico che sembrava vagamente lieto che un nuovo pericolo si stesse per abbattere sulla noiosissima Konoha era Sasuke Uchiha.

Dopo il suo definitivo ritorno al Paese della Foglia, post viaggio di espiazione di tutti i suoi peccati, la sua vita era diventata monotona e piatta. La sua giornata tipo iniziava in tarda mattinata con un leggero allenamento nel giardino della sua casa, quella casa, che aveva ristrutturato con una parte dei soldi dell'eredità Uchiha che Kakashi gli aveva gentilmente restituito dopo aver messo in galera i due complici di Danzo, gettando la chiave. La casa era andata semi distrutta durante l'attacco di Pain e così gran parte del quartiere, ma non si era premurato di ristrutturare anche le altre case, casomai a qualcuno fosse venuta la brillante idea di andargli ad abitare vicino.

Nonostante fossero passati degli anni, lui continuava ad amare la solitudine e si era volontariamente ghettizzato in quel quartiere fantasma per "vivere tranquillo" – aveva detto. Il resto della giornata lo passava nel suo orto privato a coltivare i suoi amati pomodori, a leggere qualche rotolo contenente qualche arte ninja sconosciuta e pericolosa e... a evitare Sakura.

Già, Sakura.

Il motivo per il quale la evitasse non gli era del tutto chiaro, sapeva solo che ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, anche per sbaglio, l'istinto di darsela a gambe predominava su ogni altro tipo di sensazione. Nonostante avesse capito ed espiato le sue colpe, il "come" non era stato dato di saperlo, continuava a credere che il suo istinto fosse infallibile e pertanto... se la dava a gambe, senza troppe spiegazioni – lui non dava mai spiegazioni – si voltava semplicemente e andava via.

Con il tempo, Sakura aveva iniziato a stargli alla larga di sua sponte e tranne nelle occasioni in cui erano costretti a vedersi, come quella mattina, non aveva più accennato alcuna volontà di avvicinarsi a lui oltre quella distanza di sicurezza che all'incirca equivaleva alla strada che divideva Konoha da Suna. Lei, infatti, si era trasferita proprio lì, o meglio, aveva accettato di svolgere per l'Hokage una missione diplomatica presso il Kazekage. Sasuke non se l'era mai bevuta quella storia convinto che il vero motivo per il quale la ragazza avesse deciso di allontanarsi dal Villaggio della Foglia fosse proprio lui e quelle parole che le aveva detto poco prima di partire per il suo "Road Trip"; quelle parole, accompagnate da quel gesto, che lei aveva ovviamente frainteso.

Ma su, se avesse voluto davvero suggerirle che per loro ci sarebbe stato un futuro, la presenza di Kakashi non gli avrebbe certo vietato di prenderla tra le sue braccia – il braccio, l'unico braccio – e baciarla, strapparle i vestiti di dosso e farla sua. Era sicuro che lei non aspettasse altro e se lui fosse stato un ragazzo normale, con pulsioni normali e qualche pensiero in meno, tanto da non sembrare un disadattato psicotico cronico, un po' emo, molto angst, avrebbe potuto prendere in considerazione di accontentarla almeno per quella volta. Ma c'era un'espiazione da affrontare e lei non aveva niente a che fare con i suoi peccati e poi c'era Naruto che sicuramente lo stava aspettando appena fuori dal Villaggio per dirgli qualcosa di estremamente fraterno e commovente, insomma, aveva un bel po' di cose da fare e poco tempo per farle. Inoltre, avendo passato gli anni fondamentali della pubertà con Orochimaru, era ancora molto confuso in merito alle "pulsioni". Aveva bisogno di stare solo per comprendere quale sarebbe stata da quel momento in poi la sua strada, perché, strano ma vero, c'erano alcune cose che non gli erano chiare. Sul serio?

Tutta la sua vita era stata poco chiara e proprio adesso decideva di mettere i puntini sulle i?

Sakura, come sempre, lo aveva assecondato nella sua ennesima stranezza e se ne era rimasta buona, buona al Villaggio, vergine e innamorata come la sposa di un marinaio che aveva preso il mare e che un giorno, forse, sarebbe ritornato.

Erano passati così due lunghi anni in cui la vergine innamorata aveva rifiutato quasi venti proposte di matrimonio – la Yamanaka aveva tenuto il conto per sbatterlo in faccia all'Uchiha appena fosse tornato – rinchiudendosi a vita monastica nell'ospedale di Konoha dove aveva preso il posto di Tsunade, contemplando quotidianamente quel braccio posticcio che un giorno gli avrebbe riattaccato. Sasuke, dal canto suo, era apparso per un attimo a Konoha durante l'ultima apocalisse, scampandone poi un'altra con una delle sue fughe strategiche: il matrimonio di Naruto. Sakura ci era rimasta molto male di non aver avuto neanche la possibilità – l'onore – di vederlo, anche solo per qualche istante e si era presentata al matrimonio del compagno di Team da sola, ancora vergine, ancora innamorata e leggermente incazzata.

Fu solo alcuni mesi più tardi che uno stupito Shikamaru Nara comunicò che Sasuke Uchiha aveva varcato i cancelli di Konoha e si stava dirigendo verso il palazzo dell'Hokage. Sakura era all'ospedale, precisamente in sala operatoria, quando le giunse la notizia. E' inutile dire che lasciò il povero malcapitato in mano a un assistente per correre subito dal suo unico amore che questa volta, ne era sicura, era tornato per restare.

Il motivo per il quale Sasuke era ritornato, non era Sakura, questo è ovvio, ma l'aver scoperto in quei due anni che senza i sigilli, che si componevano con due mani - non una - la tecnica che per generazioni aveva contraddistinto il Clan Uchiha, il Katon, non fosse praticabile.

Kakashi aveva annuito comprendendo perfettamente la difficoltà del suo allievo e aveva acconsentito alla sua richiesta di farsi trapiantare il "posticcio" di Tsunade. Sarebbe stato scortese da parte dell'Hokage fargli presente che fosse assurdo che avesse avuto bisogno di due anni per rendersi conto che con una mano sola non fosse possibile comporre i sigilli, inoltre, conoscendo Sasuke, sarebbe bastata una parola storta per riportarlo sulla strada che conduceva fuori da Konoha alla ricerca di un braccio da tagliare e da riattaccarsi con ago e filo. Non voleva altri spargimenti di sangue e poi, di sicuro, qualcuno in quel Villaggio sarebbe stato davvero contento di rivedere l'Uchiha. Quel qualcuno che si era fatta strada tra la folla e aveva raggiunto lo studio dell'Hokage, tramortito l'Anbu che non voleva farla passare e letteralmente divelto la porta. Sakura Haruno, nel pieno delle sue facoltà mentali, o quasi, aveva fatto il suo ingresso nello studio del sesto che ebbe il timore che la sua allieva prediletta potesse stramazzare al suolo da un momento all'altro per l'emozione troppo forte alla vista di quel barbone, che sembrava ancora più pazzo di quanto già non lo fosse, vestito di stracci, con un poncho totalmente fuoriluogo, una bandana e un ciuffo di capelli davanti agli occhi. Se lo ricordava più gnocco, ma sicuramente erano quegli abiti che dandogli un'aria trasandata non rendevano giustizia a quei muscoli che aspettavano solo di essere toccati, a quel collo che bramava di essere baciato e a quel "coso" che si augurava non avesse ancora utilizzato. E poi, era Sasuke, sì, insomma, l'uomo dei suoi sogni, l'uomo che aveva desiderato sin da piccina e che anche ricoperto di sangue e ferite rimaneva pur sempre un gran bel pezzo di...


"Sakura"


Udire il suo nome uscire da quelle labbra, le fece perdere completamente quel minimo di senno che in quei due anni aveva tenacemente avuto e senza pensarci due volte le si era buttata tra le braccia per poi... venire gentilmente scostata.

Non era proprio quello che lei si era immaginata dopo le aspettative che lui le aveva creato nella testa, ma si convinse che quella freddezza derivasse dall'imbarazzo e lì per lì non pensò affatto che, invece, di progressi da allora non ce ne fossero stati.

La situazione si chiarì in fretta. Sakura tentava con ogni scusa di passare del tempo con lui che, al contrario, faceva di tutto per non passare del tempo con lei.

La evitava come una malattia contagiosa, una peste bubbonica e nonostante la sua oggettiva bellezza facesse girare la testa a molti uomini di Konoha e dintorni, a lui non faceva il minimo effetto. Non che non la trovasse bella con quel caschetto, la riga da un lato, il Byakougou sulla fronte e quel corpicino da ninfetta, ma appena lei tentava un approccio nei suoi confronti, lui si chiudeva a riccio, con tanto di aculei pronti a pungere.

Le tempistiche di Sasuke e Sakura erano sempre state molto diverse e a lungo andare quella differenza aveva portato a un revival di una vecchia scena che aveva sancito la fine del loro "mai iniziato" rapporto e aveva spinto Sakura ad accettare la missione a Suna.

Dopo una cena a casa di Naruto, Sakura aveva convinto Sasuke ad accompagnarla a casa – quella nuova, quella in cui viveva da sola – e giunti davanti alla porta, si era voltata verso di lui, lo aveva guardato con i suoi occhioni verdi da cerbiatta e aveva allungato il suo collo da cigno fino a sfiorare le labbra del ragazzo con le sue.

Sasuke non aveva avuto altra scelta che tramortirla e lasciarla sulla panchina del giardino, non chiedendosi il perché di quel gesto, ma il motivo per il quale Sakura avesse deciso di mettere una panchina in giardino. La realtà era che gli aveva preso il panico e non sapendo cosa fare, aveva optato per una soluzione indolore che in passato si era rivelata efficace.

Si era sentito in colpa appena un po', soprattutto quando l'indomani Sakura si era presentata alla sua porta comunicandogli la sua decisione di partire per Suna – in esilio volontario – perché era un'ottima occasione per la sua carriera e non poteva perderla. Lui aveva fatto spallucce e le aveva augurato buon viaggio. Lei aveva pianto, urlato e aveva distrutto la libreria del salotto con un pugno, blaterando qualcosa tipo "Sono rimasta vergine per te", " Sei un maledetto egoista", " Io ti ho sempre amato", "Pensavo che ci tenessi almeno un po' a me" , bla, bla, bla. Uno sproloquio di circa mezzora in cui le uniche cose che lui era riuscito a dire erano state "Sakura","Calmati" e "Io non ti ho mai promesso niente". L'ultima frase, la peggiore in assoluto che potesse scegliere tra tante, era riuscita a zittirla. Rossa dall'imbarazzo e dalla rabbia, era scappata via e non l'aveva più vista.

A prima vista sembrava in ottima forma, erano parecchi mesi che non la vedeva. L'aria di Suna le aveva fatto bene: aveva un bel colorito, i capelli appena più lunghi e un atteggiamento fiero. Troppo fiero... talmente fiero che quando lui, in ritardo per distinguersi dagli altri, era entrato nello studio dell'Hokage, si erano girati tutti tranne lei che comunque, ne era sicuro, si era accorta della sua presenza. Si era appoggiato con la schiena contro il muro vicino alla porta, attendendo l'arrivo di Kakashi e sperando in cuor suo che ci fosse in giro qualche pazzo desideroso di distruggere il mondo perché lui si annoiava a morte e la sua vita iniziava a prendere una piega che poco si addiceva all'ultimo sopravvissuto del Clan Uchiha.


Finalmente Kakashi ebbe la decenza di arrivare e dopo essersi accomodato alla sua scrivania e congiunto le mani davanti al viso, cominciò a parlare con tono solenne.

"Vi ho convocati tutti perché ho una missione molto importante da affidarvi"

L'attenzione era tutta rivolta verso di lui. Erano tutti in attesa di conoscere quale misterioso pericolo si stesse per abbattere su di loro, quale terribile nemico avrebbero dovuto combattere.

Kakashi, portò le mani sotto la scrivania e la sua maschera si mosse appena, mentre i suoi occhi si chiudevano mostrando un... sorriso? Poco dopo sparì in una nuvola di fumo per poi ricomparire con indosso...

"Tra poco è Natale, ragazzi!" esclamò, sventolando il cappello da Babbo Natale che aveva indossato, sfruttando il fumo."Le entrate ad effetto sono sempre state il mio forte" aggiunse, mentre i presenti cercavano di riprendersi dallo shock.

"E tu ci ha fatti convocare per questo?" tuonò, ovviamente, l'Uchiha , profondamente deluso.

"Sì, Sasuke, proprio per questo." rispose l'Hokage a cui non andava molto a genio che Sasuke non gli desse del lei, ma per quiete comune, faceva finta di farselo andare bene.

"Tsk! Che idiozia"

"Mi dispiace che la pensi in questo modo Sasuke, ma credo che ai tuoi compagni non dispiaccia, vero?"

Silenzio di tomba. Erano ancora tutti troppo scioccati per dire niente.

"Ok. Forse la mia entrata è stata troppo d'effetto. Arriviamo al dunque. Come sapete dopo la guerra molti bambini sono rimasti orfani e quindi ho pensato che i miei migliori ninja potessero rendere il loro Natale più felice"

"Kakashi-sensei" un colpo di tosse " Hokage" Sakura prese la parola "La guerra è finita più di due anni fa e gli anni passati per Natale non abbiamo organizzato niente di che, come mai questa decisione? Inoltre le vorrei ricordare che ho dei pazienti a Suna e che non potrò trattenermi molto"

Sasuke fu quasi confortato dalle parole della ragazza, sia perché aveva appena detto che non si sarebbe fermata a lungo, sia perché aveva fatto presente a Kakashi la stupidità della sua idea.

"Lo so, Sakura, ma ti chiedo di rimanere solo fin dopo Capodanno, sono pochi giorni dopotutto e ho già avvertito il Kazekage. Per quanto riguarda la tua giusta osservazione, ho deciso di rispolverare quest'anno un'antica usanza del Villaggio" rispose l'Hatake con diplomazia, sapendo quale fosse la reale motivazione per la quale Sakura non desiderasse rimanere, era lì, poggiata al muro del suo studio e non gli dava del lei. Tra l'altro sembrava anche di pessimo umore e non poté quindi non condividere il desiderio della sua allieva che sembrava essersi disintossicata da quella droga letale chiamata Sasuke Uchiha.

"Di cosa si tratta?" chiese Naruto, che aveva iniziato a spruzzare entusiasmo da tutti i pori come sempre.

"Il team dieci si occuperà degli addobbi, il team otto dei dolci e il team sette dei regali" decretò l'Hokage.

"Non è giusto! Volevo occuparmi io dei dolci" piagnucolò Chouji, subito consolato dalla sua bella Karui.

"Agli ordini" risposero in coro i ninja, tranne uno, che se ne era andato da un pezzo, avendo già ascoltato abbastanza assurdità per i suoi gusti.

"Ragazzi, ascoltate" esordì la Yamanaka " stavo pensando..."

"Già che pensi Ino, inizio a preoccuparmi" intervenne Shikamaru, scatenando l'ilarità di tutti.

"Idiota! Stavo pensando che quest'anno potremmo non seguire la tradizione e passare Natale tutti insieme, non è un'idea fantastica?"

La tradizione, infatti, voleva che il Natale si passasse con la persona amata e dato che il novantanove percento dei presenti era felicemente accoppiato, l'idea di Ino non avrebbe escluso dai festeggiamenti quell'uno percento composto da Sakura, Sasuke e Kakashi.

"Non contate su di me" li interruppe proprio l'Hokage " Ho già un impegno"

Da un po' di tempo aveva iniziato a frequentare una ninja misteriosa, anche se non convinto che la storia potesse durare aveva evitato di renderla pubblica.

La percentuale, di conseguenza, si era abbassata a quel 0,50% rappresentato da Sasuke e Sakura. Per la ragazza, venire a conoscenza che anche un orso marsicano come Kakashi potesse avere una vita sentimentale, fu un duro colpo. Durante la sua permanenza a Suna, nonostante avesse avuto diverse occasioni, il suo stato di vergine non era mutato. In compenso quello di innamorata sembrava aver subito un sostanziale cambiamento perché dall'amore folle era passata all'odio cieco e il solo sentire la sua voce e la sua presenza le aveva fatto venire voglia di maciullarlo con le sue stesse mani, chiudere i vari pezzi in tanti piccoli pacchetti e spedirli a Orochimaru come dono così che si potesse divertire a ricomporlo come un puzzle.

Tuttavia, si disse, che dovendo lavorare a stretto contatto con lui, anche se per pochi giorni, di occasioni ne avrebbe avute a bizzeffe, soprattutto lontana da occhi indiscreti che l'avrebbero poi potuta incolpare del suo omicidio.

Fu proprio in quel momento che si accorse che Sasuke si era elegantemente dileguato, come nella migliore delle tradizioni. Lui le rispettava le tradizioni.

E come sempre lei e Naruto, si erano dovuti scomodare a rincorrerlo – era assurdo come la storia si ripetesse ogni volta.

Lo raggiunsero, quando era già in procinto di rientrare nella sua tana per chiudercisi a doppia mandata: le idee bislacche di Kakashi non gli interessavano affatto e poi lui odiava il Natale.

Sua madre gli raccontava sempre che lei e suo padre amavano molto quel giorno perché proprio durante la notte di Natale, suo padre le si era confessato, con i suoi modi ovviamente, che lei aveva sempre compreso. Il Natale per tradizione andava passato con le persone care e lui non ne aveva, erano tutte morte. Non avrebbe più avuto alcun Natale felice, quindi perché doveva prendersi la bega di renderlo felice a qualcun altro, poi a degli orfani che gli avrebbero ricordato che anche lui lo era, orfano.

"Teme! Fermati!"

Naruto e Sakura gli stavano dando la caccia, di nuovo. Che tormento!

"Abbiamo bisogno di un piano" esclamò Naruto che non poteva credere di avere una missione da compiere con il suo Team dopo tanto tempo "Noi dobbiamo occuparci di reperire i regali e consegnarli ai bambini il giorno di Natale e poi c'è la festa, tu ci vieni vero? Sakura-chan ci viene."

Festa? Regali? Mocciosi? Sakura?

Un quartetto più inquietante di quello del suono.

Sakura era rimasta in silenzio, lo sguardo rivolto prima al cielo, poi alla terra, ovunque, ma non verso di lui.

"Non sono l'unico a non essere entusiasta" pensò sollevato, perché Naruto riusciva a tenerlo a bada, ma con Sakura la storia era un po' più complicata.

"Prima ci muoviamo, prima posso ritornare dai miei pazienti" disse la ragazza, visibilmente insofferente.

"Dattebayo, cosa stiamo aspettando?" urlò Naruto, l'unico davvero felice.


-§-


Il piano architettato da Naruto, data l'indisponenza degli altri due, non era poi tanto male. L'idea era quella di reperire i regali, di casa in casa, raccattando i giocattoli vecchi.

Sakura si era offerta di svolgere questo compito perché era sicura che a Sasuke non passasse neanche per l'anticamera del cervello di bussare alla porta degli abitanti di Konoha e questo per due motivi : il primo era che un Uchiha non si sarebbe mai abbassato a farlo e il secondo che probabilmente la gente del Villaggio sarebbe morta di paura ancor prima di sapere il motivo della sua inaspettata visita – e di morti sulla coscienza ne aveva già abbastanza.

Ovviamente Naruto era stato d'accordo con la sua sempreterna Sakura-chan e si era offerto anche di accompagnarla.

Sasuke, seduto al tavolo della sua cucina, si era estraniato dalla conversazione e stava valutando l'ipotesi di dare a quei due una sbroccata delle sue per costringerli a desistere dal volerlo coinvolgere in quella faccenda.

Rimaneva quindi solo impacchettare e consegnare i regali.

Il confezionamento espletato da due ex storpi con una protesi fatta da Tsunade – grande nnja medico ma anche rinomata alcolista – rischiava di produrre una serie di pacchi informi e quindi anche per quello Sakura diede la sua disponibilità, adducendo come scusa che "le donne hanno una manualità diversa" per non offendere l'unico in quella stanza che meritasse il suo rispetto: Naruto.

A quel punto, pensando che il baka si sarebbe accaparrato il compito di consegnare i regali, Sasuke si sentì nella posizione di dire le seguenti parole: "Vedo con piacere che non avete bisogno del mio aiuto, quindi se volete cortesemente accomodarvi fuori a parlare dei vostri piani, io mi riposerei"

"Come,come? Teme tu ci aiuterai! E' una missione del Team 7 e quindi dobbiamo cooperare come quella volta dei campanelli" replicò Naruto che non aveva ancora realizzato che il Team 7 fosse deceduto molti, ma molti anni prima.

"Quella volta se non fosse stato per me saresti morto di fame, quindi potresti ricambiarmi il favore e tenermi fuori da questa storia" tipica risposta da Sasuke per far morire sul nascere ogni tipo di entusiasmo.

"Sakura-chan, digli qualcosa"

"Oh, sì, Sakura, dimmi qualcosa." la canzonò mentalmente, sapendo che lei non avesse alcuna intenzione di rivolgergli la parola.

"Facesse come vuole. Andiamo Naruto"

Eh?

Naruto l'aveva seguita fino alla porta e stavano per uscire quando...

"Al massimo potrei mettervi a disposizione la mia cucina per impacchettare i regali" e lo disse a voce alta, sperando che loro fossero già fuori e non riuscissero a sentirlo. In quel modo avrebbe avuto la coscienza apposto perché si era proposto di aiutarli in qualche modo, ma loro purtroppo non era riusciti a sentirlo.

Tese l'orecchio per captare se i due compagni fossero davvero andati via e quando ne fu certo, si buttò sul divano a leggere uno dei tanti rotoli perfettamente impilati nella nuova libreria, dalla quale Sakura sarebbe dovuta rimanere lontana.

Si addormentò senza neanche accorgersene, quando un rumore improvviso gli fece riaprire gli occhi.

Era un rumore metallico, non troppo forte e sembrava provenire da quella che un tempo era la stanza di Itachi.

In passato aveva avuto a che fare con ogni sorta di demone, redivivo e semivivo, quindi ciò che vide non lo spaventò più di tanto.

Itachi era seduto sul suo letto, con indosso la divisa da anbu e stava giocherellando con la sua collanina, quella che solitamente era avvolta intorno al suo polso ma che straordinariamente ora non c'era più.

Si stropicciò gli occhi, incredulo, cercando di razionalizzare cosa stesse accadendo.

"Cosa fai lì, Otouto?" gli chiese Itachi, smettendo improvvisamente di infilare le dita tra gli anellini della sua collana.

"C-cosa ci fai tu qui, piuttosto" ribatté Sasuke che iniziava a pensare che si trattasse di un brutto scherzo, orchestrato da Sakura casomai, per vendicarsi.

"Sono venuto ad avvertirti"

Sasuke rabbrividì. Suo fratello non era noto come portatore di belle notizie, quindi iniziò a prepararsi al peggio.

"Entra" lo invitò, battendo la mano sulla parte di letto vuota. Come se la sua fosse stata occupata... era un fantasma.

Si mise a sedere al suo fianco e Itachi gli sorrise.

"Sei davvero cresciuto, otouto. Non importa ciò che deciderai di fare da oggi in poi... io ti amerò per sempre"

Sasuke lo guardò leggermente interdetto, quella frase gli ricordava qualcosa, l'aveva già sentita, anzi era sicuro di averla già sentita. Era tornato dall'aldilà per dirgli di nuovo la stessa cosa?

Anche Itachi sembrò accorgersi della ripetizione e dopo un colpo di tosse volto a celare l'imbarazzo, si alzò dal letto e puntando un kunai verso il fratello, giusto per non perdere l'abitudine, riprese a parlare.

"Rifletti, Sasuke! Cosa manca nella tua vita? Sei felice?"

Il ragazzo era come ipnotizzato dal kunai che Itachi continuava a sventolargli davanti alla faccia, ascoltando distrattamente le sue parole troppo concentrato a capire da dove diavolo avesse tirato fuori quel kunai.

"Mi stai ascoltando?" Itachi odiava non essere ascoltato, soprattutto quando aveva da dire qualcosa di vitale importanza per suo fratello.

"Non proprio" confessò Sasuke.

"Quello che voglio dirti" disse Itachi, abbassando il kunai " è che la tua esistenza è vuota. Sei diventato arido e rischi di rimanere solo"

"Solo sto benissimo"

Itachi alzò lo sguardo al cielo. Possibile che nonostante fossero passati anni dal loro ultimo incontro, Sasuke fosse rimasto uno zuccone?

"Ne sei sicuro?" gli chiese con tono solenne.

"Questa volta non mi freghi. E' una delle tue domande a trabocchetto, vero?"

Itachi iniziò seriamente a pensare che Danzo non avesse avuto poi tutti i torti a dire che Sasuke fosse il suo più grande fallimento.

"No. Non lo è" rispose sconsolato.

"Nii-san, stai bene?"

Che domanda idiota. Era morto.

"Nei prossimi giorni riceverai delle visite e forse "– ma non ne era molto sicuro – "capirai "









   
 
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