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Autore: Fenio394Sparrow    20/12/2014    3 recensioni
{SPOILER TBO5A || Arya!Centric || Battle of The Five Armies|| Death!Fic}
{Le lacrime le stavano dando fastidio, avrebbe anche potuto definirlo solletico se non avesse sentito il suono di qualcosa che andava in pezzi – il suo cuore, probabilmente. Fili non era suo fratello di sangue, chiunque a vederli lo avrebbe capito, eppure ci sono cose più forti del sangue, più forti della vita e della morte stesse. E non è l’amore nel senso romantico del termine, non solo, è anche l’amore che lega un fratello ad una sorella, il legame che unisce un amico ad un’amica, il vincolo che lega un padre ad un figlio. Loro erano diventati fratello e sorella in quell’anno passato insieme, in tutte le cose che avevano condiviso, in tutte le battaglie che avevano combattuto, per tutte le cose che si erano detti. }
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Di Sette Regni e una Terra di Mezzo'
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For if the dark returns then
My brothers will die

▪I see Fire, Ed Sheeran▪
 
 
«Andate via !» gridò Fili in loro direzione. Un singulto uscì dalla bocca di Arya che provò a non avanzare, ci provò,  ma non ce la fece: mosse un passo in sua direzione e Azog la squadrò con un ghigno sadico, premendo un po’ di più la lama sulla schiena del nano. Quel bastardo si stava divertendo. Quel maledetto stava gioendo della loro paura. E Arya capì una cosa. Non voleva combattere per il suo signore, non voleva vincere per uno scopo più grande, no. Lui voleva Thorin. Lui voleva ucciderlo in ogni modo possibile e immaginabile, intimamente, lentamente, in ogni modo che sapeva temesse.

«Questo sarà il primo!» urlò Azog. Alzò Fili in aria per mettere in chiaro il concetto, per poi indicare con la lama Kili: «E dopo tocca al fratello!» sibilò. E poi guardò Thorin. Lo guardò con soddisfazione. Con odio. Sadismo. «E poi  toccherà a te, Scudodiquercia.» Sorrise di nuovo, guardandolo negli occhi. Infilzò la lama snella schiena di Fili. Così. Veloce. Un unico movimento. A sangue freddo. Lo trapassò da parte a parte, la lama fuoriuscì dal torace, vermiglia di sangue. Il sangue di Fili.
«Così finisce il tuo casato!» urlò Azog mentre gettava il corpo di Fili a terra.
Arya sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé. Capì esattamente quando la vita lasciò il corpo di suo fratello, l’esatto istante in cui Fili cessò di essere Fili ma soltanto un corpo. Azog estrasse la lama. Fili cadde giù. E Kili lo vide. Un secondo di silenzio cadde su di loro, una frazione di attimi in cui il tempo parve fermarsi mentre il turbinio di emozione cessava ed una consapevolezza faceva breccia in loro: Fili era morto. Non ci sarebbe stato più. Non avrebbero mai risentito il suono della sua voce. Niente. Tutto ciò che era stato Fili, la sua anima, la sua presenza, le sue risa, cancellate in un unico movimento di lama. Così finisce il tuo casato.

Urlarono nello stesso istante: furiosi, distrutti, assetati di sangue. Le grida di Kili non avevano parole, solo odio per ciò che era stato commesso; quelle di Arya urlavano solo un nome: Fili. Dietro di loro la battaglia infuriava, la ragazza si gettò sul ghiaccio avanzando pericolosamente. Poteva esserci chiunque lì, altri orchi, goblin, Azog stesso, ma non importava, lei andava lì apposta per loro. Non poteva fare nulla per Fili, ma poteva proteggere il suo corpo. Era colpa loro, tutta colpa loro se Fili era morto. Se suo fratello- uno dei suoi fratelli- era morto.

Morto coraggiosamente, morto in battaglia: sarebbe per sempre vissuto nei canti e nelle leggende, ma a lei che cosa importava? Lei non voleva degli eroi, dei miti, lei voleva una famiglia. E gliene avevano strappato un pezzo. Davanti ai suoi occhi. Era a questo che pensava mentre arrancava sul ghiaccio e mentre si trascinava tutto quel peso addosso – la spada e lo scudo che aveva rubato, il giaccone per il freddo- sentiva il sangue rimbombarle nelle orecchie perché era questo ciò che sentiva: vuoto. Non era come nei film, con le colonne sonore epiche e strappalacrime sotto, no. Non c’era niente. Niente. Solo il rumore delle colluttazioni e delle grida, dei suoi affanni e del ghiaccio che scricchiolava sotto il suo corpo.
Da quanto procedeva sdraiata? Doveva equilibrare il peso per non incrinare ancora di più la superficie –non ce ne era alcun bisogno, la lastra era spessa e reggeva, lei lo sapeva, ma non aveva importanza. Tutto, tutto pur di non pensare alla sua morte. Arrivò all’altra sponda che tremava, ma il freddo c’entrava ben poco in quella condizione; si girò e vide dall’altra parte Dwalin combattere – dov’è Thorin?- un ruggito la distrasse e fece in tempo ad evitare un fendente di un orco comparso all’improvviso. L’essere sorrideva esponendo la brutta bocca alla sua vista, il volto nero di carne morta. Morta come Fili. Un suono orribile le uscì dalla bocca e benché non sapesse cosa stesse facendo la spada era già in suo pugno, la testa  dell’orco a terra staccata dal suo corpo. Ricordava vagamente gli allenamenti di Varion e sapeva di non aver seguito al meglio i suoi consigli, fanculo Varion. Questa è la vita vera. Procedette spedita verso –verso dove? Non capiva dove fosse finito Fili, aveva perso il senso dell’orientamento.

«Fili! FILII!» dov’era? Dove si era cacciato? «Fili! Dove sei? RISPONDIMI!» un fruscio, si girò di scatto, non c’era nessuno, non era il momento di giocare a nascondino. Qualcosa però le diceva che non era Fili a giocare, tant’è che si ritrovò ad impugnare lo scudo e a guardarsi attorno con aria guardinga, lo sguardo attento. Un paio di orchi comparvero all’improvviso davanti a lei: si buttò a terra rotolando sul fianco ritrovandosi così dietro si loro, mosse la spada-quanto pesava!- tagliando così le gambe ad uno di questi, che cadde urlando. Arya si rialzò di scatto decapitando l’orco a terra –perfino il loro sangue era nero,che schifo- era mai possibile che non ci fosse niente di buono in quei mostri? L’altro l’attaccò, probabilmente stupito della sua velocità e dei suoi riflessi –Varion glielo aveva detto di puntare su quelli, perché non avrebbe retto il peso di una spada a lungo- e iniziarono a combattere. Non era leale, giocava sporco, quel bastardo: buttò a terra la propria spada e prese al volo quella di Arya, strattonandola accanto a sé - ma cos..? Impugnando la lama la rivoltò piegandole il braccio, uno strillo uscì dalla bocca, tirò un calcio là dove non batte il sole e l’orco la lasciò andare piegato anche lui per il male. «Vuoi la guerra?» ruggì furiosa la ragazza: «E ALLORA AVRAI LA GUERRA!»

Gli saltò addosso, rovesciandolo di peso. Il braccio faceva malissimo –non sarebbe più riuscita ad impugnare la spada- e quindi fece l’unica cosa che le venne in mente di fare: lo scudo. Tenerlo accanto a sé.  Non urlava più –per urlare sprecava fiato, sprecare fiato equivaleva a sprecare energia- ringhiava soltanto, perché l’orco di dibatteva e aveva il suo bel da fare per continuare a rotolare per arrivare . In qualche modo rotolarono fino alla fine delle rocce, sembrava quasi un promontorio a strapiombo sul ghiaccio. Preso lo scudo e lo strinse con tutto il suo peso sul collo dell’orco, alzandolo e abbassandolo, su e giù, forte, sempre più forte, con rabbia. Il sangue nero schizzava sul volto della ragazza, lei continuava a battere e continuò per molto tempo dopo che l’orco smise di muoversi.
«Brutto bastardo» sussurrò scioccata.

Si alzò di scatto terrorizzata, osservando avvilita il suo operato. Respira. Inspira. Se l’era meritato, respira. Si girò meccanicamente e tornò al punto di partenza come un automa. Non le restava che sperare che nessun altro venisse per ucciderla, perché non aveva idea di come il suo scudo fosse andato perso e non sapeva che fine avesse fatto la spada- tanto sarebbe stata inutile, non sapeva che cosa avesse il braccio ma faceva malissimo.
 «Fee? Fee, dove sei?» aveva ripreso  a cercarlo, tenendosi l’arto infortunato attaccato al corpo. «FILI DOVE SEI?!» Basta, non ce la faceva più, o usciva fuori allo scoperto o lo trovava lei. Ne aveva abbastanza di giocare a questo gioco. Veloce come una furia iniziò a camminare, cercare e a chiamare a voce sempre più alta il fratello disperso -morto.  «Fee ..»  il sussurro disperato si condensò in una nuvoletta di vapore e sparì.

Ad un certo punto inciampò in qualcosa. “Ma che diavolo …?”
Urlò con quanto fiato aveva in corpo, allontanandosi di scatto e finendo addosso alla roccia. Giaceva ad occhi aperti, i capelli leonini scomposti attorno al suo capo come un’areola dorata, braccia e gambe scomposte, quasi come a fare un angelo di neve. Non si accorse di star piangendo fino a che non sentì un singhiozzo squarciare l’aria e anche allora non capì di esser stata lei finchè i polmoni non reclamarono aria per respirare. Cadde carponi e gattonò fino al corpo di suo fratello ancora lì fermo, la pelle più pallida del solito. Si azzardò a toccare con mano tremante la guancia, le dita coperte di graffi ed escoriazioni; entrò in contatto con la pelle di Fili scoprendola fredda, troppo fredda, innaturalmente fredda.

«Fili … » un sussurro che si perse non udito nell’aria. Le lacrime le stavano dando fastidio, avrebbe anche potuto definirlo solletico se non avesse sentito il suono di qualcosa che andava in pezzi – il suo cuore, probabilmente. Fili non era suo fratello di sangue, chiunque a vederli lo avrebbe capito, eppure ci sono cose più forti del sangue, più forti della vita e della morte stesse. E non è l’amore nel senso romantico del termine, non solo, è anche l’amore che lega un fratello ad una sorella, il legame che unisce un amico ad un’amica,  il vincolo che lega un padre ad un figlio.  Loro erano diventati fratello e sorella in quell’anno passato insieme, in tutte le cose che avevano condiviso, in tutte le battaglie che avevano combattuto, per tutte le cose che si erano detti. Anche Kili era suo fratello. Ma Kili era ancora vivo, Kili queste cose le sapeva, anche Fili lo sapeva, eppure doveva dirglielo, doveva assolutamente dirglielo, adesso, prima che fosse arrivato qualche nano a strapparglielo dalle mani per seppellirlo o qualche orco ad ucciderla.

«Fili … Fili .. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace …» singhiozzava. «Mi dispiace mi dispiace mi dispiace» continuava a ripetere, accarezzandogli il volto, piangendo. «Torna… ti prego. Noi abbiamo bisogno di te … Io, Kili, Thorin .. » un singhiozzo più forte degli altri le mozzò il fiato costringendola a prendere una pausa: «Lo sai che non possono, che non possiamo vivere senza famiglia .. » Ma Fili non rispondeva. Se ne restava semplicemente lì, immobile, morto, guardare il cielo senza realmente vederlo. Per Arya fu troppo. Pianse disperatamente per ore, accucciata sul petto di Fili, mentre il nano diventava sempre più freddo e morto. Pianse fino ad addormentarsi, svuotata da tutte le emozioni.

Fu così che Dwalin la ritrovò: addormentata, coperta di sangue e col braccio rotto, poggiata sul petto di Fili.
Come avrebbe fatto a dirle anche di Thorin e Kili?





NdA
Ciao! Vi ringrazio di aver letto queste 1700 parole senza pretese, nate solo con l'intenzione di mostrare la mote di Fili da un altro punto di vista, il punto di vista di un mio OC -Aya, appunto- che ha avuto la sfortuna di "combattere" nella Battaglia dei Cinque Eserciti. Ho visto ieri il film e stavo tentando di mantenere un certo controllo, ma non ce l'ho fatta. Terminato il film ho pianto come una bambina e sono uscita dal cinema fra le braccia di mia madre che singhiozzava appresso a me. Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, grazie di esser passati.
Scusate, sono ancora in lutto.
Fenio <3
   
 
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