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Autore: Raya_Cap_Fee    20/12/2014    3 recensioni
Erzsébet Báthory, parente dell’ononima e famosa contessa del XVI secolo, discende da una delle famiglie magiche e purosangue più potenti dell’est Europa. E’ iscritta alla Scuola di Magia di Durmstrang ma in seguito alla morte del padre, Erzsébet e sua madre sono costrette a trasferirsi in Inghilterra, dove la ragazza comincia a frequentare il sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nella nuova scuola, la ragazza un po’ troppo sicura di sé fa nuove conoscenze di cui una molto interessante con un certo Draco Malfoy, tormentato da un compito che non riesce a portare a termine.

«I Báthory considerano un solo modo per mantenere intatta la linea di sangue puro… » disse Erzsébet con calma sfogliando il libro di Storia di Hogwarts «… ed è quello di sposare un altro Báthory» concluse sollevando gli occhi verdi dalle pagine ingiallite per posarli sul gruppo di Serpeverde seduto davanti al camino. Pansy Parkinson si volse a guardarla, il viso da carlino atteggiato in una leggera smorfia. Era evidente che non avesse gradito la sua intromissione nel discorso.

«Permettimi di aiutarti, Draco » disse Erzsébet, i capelli biondi illuminati dalla luce aranciata del tramonto.
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Serpeverde, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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CAPITOLO DIECI
 
Dopo il bacio che aveva scambiato con Istók, Erzsébet sapeva che parte del suo futuro era stato segnato. Più volte, nei giorni successivi si ritrovò a maledirsi per essere aver ceduto così facilmente a quel contatto che per un lungo periodo di tempo aveva desiderato ma che poteva costarle la possibilità di scegliere.


Il giorno di Capodanno, il castello di Csejthe era pieno zeppo di Maghi e Streghe provenienti da ogni parte del mondo, questo da un lato confortava la Serpeverde poiché non era tenuta a partecipare alle conversazioni con la sua famiglia o a incontrare i suoi cugini dietro ogni angolo. D’altro canto, doveva ammetterlo, Istók non aveva provato più a baciarla né tantomeno aveva accennato all’argomento le poche volte in cui erano stati da soli. 

“Erzsébet, mia cara, fatti aggiustare il nastro nei capelli” sentì sua zia Dorizka richiamarla in un angolo del salotto. Il mormorio piuttosto concitato degli ospiti non era riusciuto a coprire quelle parole. Erzsébet si avvicinò alla zia e quella prese ad armeggiare con il nastro nero che si intrecciava con l’acconciatura dei suoi capelli biondi e sottili.

“Ti vedo distratta, negli ultimi giorni” le sussurrò all’orecchio la zia mentre lei guardava il paesaggio innevato oltre la grande finestra.

“Sono solo nostalgica. Mi manca papà” rispose in tono distaccato. La zia Dorizka finì di raddrizzarle il nastro e le appoggiò le mani sottili sulle spalle guardandola dritta in faccia. L’abito blu cobalto le fasciava il corpo magro e armonioso “Oh, cara, manca a tutti noi”

Erzsébet annuì soltanto. Suo padre era una parte dei pensieri che gli affollavano la mente. Una mano le accarezzò la guancia e la zia sorrise “Cerca di non pensarci e divertiti. Guarda, credo che Istók ti stia cercando” e la voltò verso l’ingresso dal quale era appena entrato il ragazzo, elegantissimo nel completo nero.

La Serpeverde dubitava che la stesse cercando, tuttavia, quando i loro sguardi si incrociarono oltre i capanelli di persone che facevano avanti e indietro Istók prese ad avanzare nella sua direzione.

“Sono molto contenta che voi due vi siate avvicinati” le sussurrò Dorizka. Poi la lasciò e si allontanò per parlare con un’anziana signora dalla pelle incartapecorita e un buffo cappelli di piume.

Il ragazzo le giunse di fronte e lei spostò lo sguardo “Erzsébet” la chiamò lui, salutandola. Lei lo guardò in silenzio e poi accennò un sorriso “Tra pochi giorni si ritornerà alla vita normale, eh?” esordì lei tenendo le mani intrecciate sullo stomaco. Il cugino le era così vicino che avvertiva il suo profumo pizzicarle le narici.

“Già”

“La Polonia sarà piuttosto fredda”

“Anche l’Inghilterra”

Si guardarono brevemente poi lei scrollò le spalle. Erzsébet cercava di risultare poco coinvolta ma in realtà i palmi delle mani cominciavano a sudare e una morsa leggera le stringeva lo stomaco. E se lui avesse chiesto la sua mano? E se avesse detto del bacio a zia Dorizka o a Pál? O peggio, a sua madre?

“Istók…” cominciò quindi ma le parole le vennero presto meno e così strinse le labbra. Lui inclinò appena la testa di lato e gli occhi blu la scrutarono. Poi accennò un sorriso.

“Sta’ tranquilla, Erzsébet. Non farò o dirò nulla che tu non voglia. Vieni, tra poco sarà mezzanotte e si apriranno le danze” le porse una mano e la guardò da sotto le sopracciglia scure “Vuoi ballare con me?”

Erzsébet fissò il cugino per un lungo momento, non riconoscendolo in quell’atteggiamento permissivo ma non potè fare a meno di sentirsene sollevata. Gli sorrise e accettò il suo invito. Mentre si dirigevano verso il centro del salotto la musica della piccola orchestra cominciò a risuonare tra le fredde mura di pietra.

 
Quando, poco più tardi, si festeggiò l’arrivo del nuovo anno, Erzsébet era al fianco di sua madre. L’atmosfera festosa aveva coinvolto la maggior parte degli invitati e Pál, ma come sempre i Báthory avevano un modo tutto particolare di accogliere il nuovo anno. L’unico abbraccio che Erzsébet aveva concesso era stato a sua madre Griseldis, e per il resto della famiglia si era limitata ad un sorriso e frasi costruite.

 
 
Due giorni dopo Capodanno, Griseldis, le annunciò che nel pomeriggio sarebbero partite alla volta dell’Inghilterra per mettere a posto gli ultimi dettagli e comprare qualcosa prima del suo ritorno a Hogwarts. A Erzsébet la prospettiva di lasciare il castello non dispiaceva ma tornare a Hogwarts era tutt’altro conto. Il tarlo del sottile  dispetto che aveva compiuto ai danni di Draco non aveva mai realmente abbandonato i suoi pensieri, e si chiese cosa sarebbe successo. Non che avesse paura di qualche ritorsione da parte del Serpeverde ma lui si era fidato  tanto da mandarle una muta richiesta d’aiuto, che lei aveva ignorato.

Seduta nella biblioteca dello zio Gyorgy, emulò un profondo respiro e abbandonò il libro di Erbologia in grembo, scostandosi dal volto pallido una ciocca di capelli. La tranquillità in quel posto era tutt’altra storia al confronto di ciò che accadeva nel mondo Magico, ma ai Báthory non importava. Ai Báthory non importava di nessuno che fosse al di fuori della famiglia, no?

Erzsébet abbandonò il capo contro la poltrona di velluto, affondando appena nell’imbottitura, e alzò gli occhi al cielo. Raggelò nel trovare gli occhi scuri dell’altra Erzsébet Báthory, la contessa.

Le dita si contrassero intorno alla copertina del libro.

“Sei pensierosa, Erzsébet”

La voce sottile, il tono distaccato e l’espressione rigida della contessa le avevano sempre fatto un certo effetto. Ed era certa che il fantasma avrebbe percepito la menzogna, nel caso avesse risposto in un modo diverso dalla verità. La Serpeverde si schiarì la gola e ripose il libro sul tavolino.

Di certo non poteva dire alla sua antenata di stare a torturarsi per Draco Malfoy.

“E’ così” rispose quindi. Non era la prima che glielo faceva notare.

“E dimmi, cara, cos’è che ti preoccupa?” ribattè la contessa scendendo dal soffitto per poi adargiarsi a pochi passi dal camino, le mani incrociate all’altezza dello stomaco. Erzsébet seguì i suoi movimenti “Credo che ci siano molti pensieri a gravarmi sulla testa”

L’altra sorrise in maniera quasi impercettibile “Non hai di certo di che preoccuparti visto che la famiglia ti copre le spalle”

Erzsébet spostò lo sguardo sul focolare e contrasse appena le labbra.

“O è forse la famiglia che ti da dei grattacapi?”

Quell’insinuazione, fatta in un tono aspro, ebbe il potere di farle contrarre lo stomaco “Certo che no”

“Ne sei sicura, Erzsébet?”

“Io non…”

“Mi credi una sciocca?”

Si ritrovò il volto della contessa a pochi centimetri dal suo, le pupille nere quasi inghiottivano le iridi lattescenti. Erzsébet deglutì e poi alzò in mente “Non ho nessun problema con la mia famiglia, contessa. Non ho idea di cosa state insinuando”

“D.M”

Due lettere quasi sibilate che le fecero venire la pelle d’oca.

“Io ho occhi dappertutto, cara piccola Erzsébet. Se credi di poter fregare me…”

La frase venne interrotta dalla porta che si apriva ed entrambe si voltarono di scatto verso quella direzione. Istók dalla soglia lanciò un’occhiata perplessa “Cosa succede?”

La contessa si allontanò appena e a Erzsébet parve di ritornare a respirare normalmente.

“Nulla” rispose la contessa in tono pacato.

Istók guardò entrambe, nuovamente, e gli occhi blu lessero il suo turbamento “Vorrei parlarti, Erzsébet. Vi dispiace, zia?”

“Certo che no”

Erzsébet si alzò in piedi in fretta ma prima che potesse raggiungere il cugino un altro sibilo da parte della contessa le gelò il sangue “Non credere che finisca qui. Ti terrò d’occhio e saprò come vendicarmi nel caso ti venga in mente di opporti in qualunque modo alle regole dei Báthory”.

La Serpeverde si affrettò a recuperare il suo libro e poi si allontanò alla contessa. Come sapeva della lettera? Sospettava davvero qualcosa? La capacità della sua antenata nello scoprire segreti e sotterfugi non era mai stata in dubbio ma quanto poteva essere pericolosa per lei? A chi l’avrebbe detto?


Istók, ancora sulla soglia, le porse una mano che lei si affrettò a prendere e insieme richiusero la porta. La ragazza tirò un sospirò e il cugino chinò appena la testa “Di cosa stavate discutendo? Sei turbata e hai le mani gelide”

“Nulla d’importante. Voleva solo che tenessi ben in mente certe cose. Lo sai com’è” mormorò lei in risposta muovendo qualche passo nel corridoio. L’altro aggrottò appena le sopracciglia “Vale a dire?”

Lei scrollò le spalle “Lasciamo stare”

“Stai bene?”

Si voltò appena sorpresa verso di lui e incrociò i suoi occhi. Si sentì inspiegabilmente arrossire “Volevi dirmi qualcosa?” eluse la domanda.

“Volevo solo salutarti, devo essere a Varsavia prima di pranzo”

“Oh”

Istók sorrise appena “Ci rivedremo per le vacanze spero. Posso scriverti qualche volta?”

Si fermarono in fondo al corridoio, l’uno di fronte all’altra. La natura era stata generosa con entrambi in merito all’aspetto fisico, su questo non c’era dubbio, ma non bastava di certo quello.

“Ne sarò lieta” rispose comunque. Non poteva rifiutare né, a dire la verità, Istók l’aveva più irritata. Le piaceva dopotutto. Lui sorrise più apertamente “Grazie”. Si ritrovò anche lei a distendere le labbra e l’inquietudine che le aveva messo addosso la contessa sembrò scivolare via.

“Mi stai ringraziando perché ti permetto di scrivermi? Quasi non ti riconosco, Istók”

Per un attimo le sembrò quasi che l’altro arrossisse “Le cose cambiano”

“E’ vero” sussurrò.

Quella volta Istók non le chiese il permesso e si chinò a baciarla stringendola a sé. Era un bacio diverso, più consapevole, eppure Erzsébet non si scostò da quello sfregamento prima dolce e poi deciso di labbra. Gli posò le mani sulle braccia e muovendosi insieme a lui lo fece appoggiare con la schiena al muro.

Istók sussurrò qualcosa d’incomprensibile quando lei insinuò la mano sotto al maglione grigio, sfiorandogli la pelle dell’addome “Cosa stai dicendo?” domandò lei nel momento di respiro che si erano concessi dal bacio. Lui sorrise “Se questo è il risultato di anni  di velata indifferenza tra noi…”

Erzsébet lasciò scorrere le dita sulla pelle liscia, avvertendo sotto i polpastrelli le linee dei muscoli “Istók…”

“Erzsébet”

La serpeverde di tirò indietro di scatto e si voltò di scatto verso la voce che non apparteneva di certo a suo cugino. Griseldis Báthory li stava guardando da metà corridoio, le braccia abbandonate lungo i fianchi ma un’espressione poco felice sul bel viso.

Erzsébet stavolta arrossì furiosamente. Istók si staccò dal muro, schiarendosi la gola, e si passò una mano tra i capelli neri “Sarà meglio che vada. Erzsébet, ci sentiamo presto” disse in modo che solo lei potesse sentirlo poi si allontanò verso Griseldis, il passo sicuro come al solito “Zia cara, è stato un piacere avervi qui”

“Ci credo, Istók” rispose lei con un cipiglio severo che si distese però quando Istók aggiunse qualcosa sottovoce che lei non riuscì a sentire. Griseldis sorrise e poi il ragazzo si allontanò.

Incrociò gli occhi della madre e fece per dire qualcosa ma lei l’interruppe “Lascia stare, Erzsébet. Non me lo aspettavo ma sapevo che sarebbe finita così tra voi due, prima o poi. Siete fatti troppo l’uno per l’altra”.

Già, lo pensavano proprio tutti.


 
 
Appena due giorni dopo Erzsébet prese posto ad uno degli scompartimenti del sesto anno dell’Espresso per Hogwarts, con lo stomaco attorcigliato e mille pensieri a oscurargli il cervello. Erano successe talmente tante cose, era talmente confusa per Istók. Quando aveva salutato Pàl non aveva avuto voglia di baciarlo e questo voleva dire pur qualcosa ma non era certa.

Tutti la spingevano tra le braccia di Istók e forse era giusto che fosse così.

Sospirò e si adagiò contro il sedile mentre fuori il paesaggio scorreva incessante. Aveva deciso che si sarebbe tenuta alla larga da Draco Malfoy. Come se qualcuno avesse udito i suoi pensieri e fosse deciso ad intralciare la sua decisione, la porta dello scompartimento si aprì di scatto e lei si ritrovò ad incrociare le iridi grigie di Draco.

Era dimagrito e gli occhi esprimevano parte dell’inquietudine che lo attanagliava. Era solo, così come lei fino a quel momento, e si guardarono in silenzio per qualche attimo. A Erzsébet il cuore aveva preso a battere all’impazzata. Senso di colpa per quella lettera ignorata, sollievo per vederlo lì, i suoi occhi…

“Draco” soffiò lei. No, non avrebbe potuto ignorarlo. Lui si irrigidì e una smorfia gli storse le labbra sottili. La stava silenziosamente accusando e lei si sentì in dovere di spiegargli, di fare qualcosa ma Draco scomparì chiudendo di nuovo la porta.

Erzsébet si alzò in piedi e quando si affacciò nel corridoio lui era già qualche passo lontano “Draco! Draco, ti prego, aspetta!”.

 
 
 
 
Angolo Autrice: Scusate il ritardo ma davvero in questo periodo non ho avuto voglia di scrivere niente ahahah xD Perciò perdonatemi davvero e spero che questo capitolo vi piaccia. Spero che non odiate Istók…io lo adoro forse un po’ troppo per i vostri gusti ma state tranquille che ora torna in scena Draco xD Erzsébet, poverina, pagherà la sua stronzaggine. Ringrazio coloro che dall’ultima volta hanno inserito la storia tra le preferite e le seguite e vi invito a lasciarmi una piccola opinione. Me lo fate sto regalino di Natale? <3
A proposito
vi auguro Buone Feste <3
Un bacione,

Raya_Cap_Fee

 
 
   
 
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