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Autore: _diana87    20/12/2014    2 recensioni
Piccola fanfic a 4 mani scritta da me ed Etta (dilpa93).
“Amore, ricordi quell’articolo che hai appallottolato ficcandotelo in bocca come fosse una polpetta? Beh, si parlava proprio di Josh che aveva salvato un gatto da sopra un albero!”
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Aveva faticato a svegliarsi quella mattina, reduce da una nottata insonne trascorsa a scrivere come un forsennato mentre, nella testa, ogni tanto gli ronzava ancora quella lieve e cantilenata lamentela di Kate che avrebbe di gran lunga preferito trascorrere parte della notte in tutt'altro modo.  
Era arrivato in cucina con uno sbadiglio, gli occhi ringalluzziti alla vista di Kate, coperta solo da un'ampia maglietta con lo stemma del distretto e un paio di mutandine blu dai bordi pizzati, preparare le uova fischiettando allegramente.
Si era seduto sullo sgabello allungando pigramente la mano per raggiungere quella tazza di caffè che lo aspettava da qualche minuto, facendo poi vagare lo sguardo sui titoletti in prima pagina del giornale. Sorrise sorseggiando la bevanda calda quando lesse il breve articolo dedicato ad un medico del Saint Andrew Hospital che, la sera prima, aveva salvato un gattino ricevendo prima gli elogi dei presenti e poi un'acclamazione in bella vista su di un giornale di una certa rilevanza. Quasi soffocò quando finalmente il nome di quel nuovo eroe venne rivelato.
Senza pensarci due volte strappò la pagina riducendola in breve in una semplice pallina con la quale, in circostanze diverse, si sarebbe divertito a disturbare Esposito o, perché no, a far perdere le staffe a Ryan intento in una delle sue chiamate quotidiane a Jenny.
“Ehi! Ancora non lo avevo letto!” 
“Cosa?”
Portò le mani sui fianchi, guardandolo con gli occhi socchiusi, quelle piccole fessure che sono in grado di fargli tremare le gambe. “Non fare il finto tonto! Avanti, cos’è che non vuoi che legga?”
“Niente, assolutamente niente.”
“Richard Castle fammi vedere immediatamente quella pagina!” Lui scosse vigorosamente la testa, ridacchiando vedendola avvicinarsi di corsa per poter ottenere ciò che tanto la incuriosiva.
“No... ferma. Kate, mi fai male”, si lamentava come un bambino mentre lei gli picchiettava sulla schiena e sulle gambe con la paletta che avrebbe dovuto usare per servire la colazione. Non riuscendo a liberarsi fece la sola cosa che gli passò per la testa. Velocemente avvicinò la mano al viso mettendo così in bocca quella pallina di carta tanto contesa.
“Ma che...? Castle! Sei davvero infantile, sputala!”
“Non ci penso nemmeno”, borbottò sentendo la carta scontrarsi con le guance e cominciare ad ammorbidirsi. Aveva davvero un sapore tutt’altro che gustoso e l’inchiostro cominciava ad impiastricciargli la bocca.
“E va bene, ma non credere che non scoprirò cosa vuoi nascondermi.” Lo avrebbe minacciato con la glock se solo l’avesse avuta a portata di mano, ma in mancanza si accontentò del cucchiaio di legno poggiato vicino ai fornelli. “Ah, e per quanto riguarda la colazione”, aprì lo sportello che nascondeva alla vista la piccola pattumiera. “Pensaci da solo”, e con un rapido movimento gettò via il contenuto della padella abbandonandola poi nel lavandino e andandosi a preparare.

 
Dato che fu costretto a prepararsi la colazione da solo, Rick raggiunse Kate con un po’ di ritardo al Dodicesimo. Fece slalom tra i vari agenti che si fermavano per dirgli qualcosa – qualcuno anche con un tono comprensivo e preoccupato, a cui lui non badò, finché non vide la sua musa, radiosa come sempre, sorridere mentre era immersa a conversare con un tipo. Restò fermo ad ammirarla pensando alle piccole cose di lei che lo facevano impazzire; dal portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, a quella piccola fossetta che le compariva sulle guance quando abbassava lo sguardo sentendosi arrossire... sentendosi arrossire?!
Rick trasalì e capì di dover inquadrare il tipo con il quale Kate stava chiacchierando allegramente. Prima di tutto, disse a se stesso che non era la gelosia a parlare, ma semplicemente la preoccupazione. Doveva capire chi era il misterioso e alto uomo lì davanti a Kate. Finché questi non si voltò e Castle si trovò quella faccia da schiaffi che tanto aveva odiato anni addietro.
“Rick Castle! Che piacere! Fatti abbracciare!”
Lo scrittore non fece in tempo a replicare né a sfuggire alla sua presa che Josh Davidson, ex fidanzato di Kate Beckett, lo aveva già accolto tra le sue grandi e possenti braccia... e che bicipiti! Rick fece una smorfia compiaciuta prendendosi la libertà di tastare i muscoli del dottore... significava che, da quando Beckett lo aveva lasciato, si era messo sotto con la palestra. Sentendosi goffo e avvolto in quella stretta, Rick percepì le risatine che Kate cercava di coprire da sotto i baffi.
Quando sciolse l’abbraccio, un po’ troppo affettuoso, Rick balbettò, “J-Josh! Che—cioè, che ci fai qui?”
“Castle!” Kate lo ammonì prontamente corrucciando la fronte.
Sventolando una mano con la leggiadria di una farfalla, Josh fece intendere alla sua ex fidanzata di lasciar perdere. “Tranquilla, Kate! Castle, vecchio mio...”
Vecchio mio? Il volto di Rick si trasformò nella più strana delle espressioni.
“Sono diventato l’eroe della città!”, il dottorino era su di giri.
“Amore, ricordi quell’articolo che hai appallottolato ficcandotelo in bocca come fosse una polpetta? Beh, si parlava proprio di Josh che aveva salvato un gatto da sopra un albero!”
“Ma davvero? Pensa un po’, non ci avevo fatto caso... volete scusarmi un attimo?”
Si allontanò a passo svelto verso il bagno e, dopo aver lanciato un’ultima occhiataccia ai due ex fidanzati coinvolti in una amorevole chiacchierata, ci si rifugiò portando con sé un ignaro Ryan colpevole solo di essere passato lì davanti nel momento sbagliato.
“Castle, ma che cav-”, cercando di capire cosa fosse accaduto per meritarsi un braccio rovinosamente finito contro lo stipite della porta e ora tutto dolorante, venne istantaneamente zittito da Castle e dal suo sguardo assatanato.
“Zitto e ascoltami, che sai dirmi di Dottor motocicletta?”
“Josh? Beh, a quanto ho sentito dire è qui per lasciare una deposizione in uno dei casi della squadra di Robinson. Quelli sono troppo pigri per andare a parlare con lui sul posto di lavoro. Sembrerebbe anche che fosse piuttosto contento di dover venire qui. Ma non preoccuparti, può essere che la sua felicità non centri nulla con Beckett.”   
“Non dovrei preoccuparmi? Quello flirta con la mia fidanzata!”
“Beh, allora vai di là e riconquistala amico. Ora scusa ma noi due, in bagno, da soli... ci siamo stati fin troppo tempo.”
Solo, si appoggiò al lavabo inspirando a fondo per poi alzare lo sguardo e ringhiare quasi contro lo specchio. Uscì incredibilmente rilassato e composto, come se non avesse appena finito di prendersela con il povero cestino in plastica nera ora con un buco sul fondo.
“Eccomi di ritorno, non interrompo nulla spero?”, abbracciò Kate alle spalle, lasciandole un bacio all’angolo della bocca, la quale, sorridendo fintamente verso Josh e cercando di non far trapelare il disappunto nei confronti del comportamento di Castle, allungò la mano –nascosta alla vista dalla scrivania- all’indietro, stringendo tra le dita il ginocchio di Rick e facendolo sussultare. Trattenendo un gridolino e ringraziando che avesse deciso di colpirlo al ginocchio e non in un punto più alto e molto più sensibile, andò a sedersi accanto a lei, sbuffando solo mentalmente per il fatto che Kate avesse permesso a Josh di accomodarsi sulla Sua sedia.
“Allora, vecchio mio”, iniziò ponendo l’accento su quel nomignolo con cui lo stesso dottore lo aveva appellato poco prima, “in giro si dice che, oltre ad essere diventato un eroe, sia anche un testimone, cosa interessante...”
“Beh, sai com’è, nella vita si cambia, si compiono scelte difficili ed importanti. Se solo un paio di anni fa mi avessero detto che sarei cambiato così tanto non ci avrei creduto. La fede è qualcosa che ti motiva ad andare avanti, l’idea di poter trovare risposte a cui la scienza non riesce ad arrivare... Lo so che sembra poco professionale detto da un medico, ma che vuoi farci, sono fermamente convinto che religione e scienza siano due facce della stessa medaglia.”
Rick non riusciva proprio a capire dove stesse andando a parare Josh. Il suo era l’eguale del farneticamento di un pazzo, o poco meno, e allo sguardo interrogativo e curioso di Kate dovette ammettere, suo malgrado, che davvero non sapeva di cosa diamine stesse parlando.
“E poi devo dire che le idee che ci si fanno in merito sono del tutto sbagliate, non siamo così rigidi come si pensa, ognuno ha il diritto di vivere la sua vita come meglio crede, o no? E chi siamo noi per giudicare gli altri?”
Sempre più confusi, i due fidanzati inclinarono il capo verso sinistra alzando un sopracciglio ed arricciando le labbra, con quella loro solita sincronia che metteva i brividi al capitano e che invece sembrava far spuntare gli occhi a cuoricino alla giovane anatomopatologa.
“Qualcosa non va? Vi vedo perplessi, tu non volevi forse sapere questo Rick?”
“Non volevi sapere questo Rick?”, incalzò Kate riprendendo le parole del medico e dandogli momentaneamente le spalle per poter guardare negli occhi il suo fidanzato che ora si sentiva quasi colpevole.
“Ehm... non esattamente, io mi riferivo al caso. So che la squadra di Robinson ti ha convocato per una deposizione. Tu invece a cosa ti riferivi?”
“Oh, che sciocco. Perdonatemi, sono talmente abituato a domande sul mio cambio di fede che ormai quando sento la parola testimone parto per la tangente, persino quando mi trovo in un distretto di polizia.”
“Cambio di fede?”, domandò Kate incuriosita ruotando sulla sedia e volgendo nuovamente lo sguardo al suo ex che, ormai, del Josh che aveva conosciuto e frequentato un tempo aveva bene poco, al contrario sembrava la brutta copia di Rupert Everett in un film di seconda mano.
“Ed ecco qui, ancora una volta sono andato più veloce con i pensieri che con le parole. Qualche mese fa, in ospedale, mi stavo occupando di un paziente con una malformazione della tricuspide. In ogni caso...  mentre lo preparavo per la visita di controllo ha cominciato a farmi domande su Dio, sul mondo, rivelandomi che ogni risposta che non sarei riuscito a trovare lui sarebbe riuscito a darmela. Nella sua famiglia tutti sono Testimoni di Geova e lui non aveva potuto fare a meno che seguire le loro orme e mi ha detto che era stata la scelta migliore che avesse mai fatto.”
I due lo guardarono abbastanza annoiati da quello che, più che una conversazione, pareva un monologo.
Un infinito monologo.
Kate si ritrovò a pensare che, nel tempo che stavano perdendo in quel momento, sarebbe sicuramente riuscita a vedersi la terza puntata della quarta stagione di Game of Thrones. Era rimasta indietro e stava cercando di recuperare velocemente per non rischiare che Rick le spoiler asse qualcosa e, dopo la morte di Geoffry era proprio curiosa di sapere cosa sarebbe successo.
“Anche io avevo la vostra stessa espressione. Insomma, dopo due settimane di turno di notte in ospedale non aveva certo voglia di sorbirmi una predica sulla fede.”   
“Neanche noi adesso se per questo”, bisbigliò Castle movendo a malapena le labbra e ricevendo in risposta un tacco di Kate sul mignolo del piede.
“Così alla fine per farlo smettere accettai il suo invito ad andare ad una loro riunione. Del resto ho pensato, cosa c’è di male, vado là, ascolto e una volta uscito sarà tutto esattamente come prima.”
La pausa che segui quest’ultima affermazione fu una tra le più lunghe a cui Castle e Beckett avessero mai assistito, come un’infinta pubblicità mandata in onda nel momento cruciale della nuova puntata del tuo telefilm preferito.
“E invece NO!” esclamò d’un tratto battendo la mano sul banco in legno, così forte che gli elefantini di Kate si rovesciarono su di un fianco, cosa che neanche l’ultimo terremoto che aveva scosso New York era riuscito a fare. “È stata un’esperienza unica che mi ha davvero cambiato la vita ed aperto gli occhi.”
Fortunatamente per loro, l’arrivo dell’agente Todd –il quale sollecitò Josh a seguirlo- mise fine a quella che si sarebbe potuta trasformare in una, alquanto noiosa, lezione di catechismo. Purtroppo ciò non trattenne il dottore dal prendere un volantino dalla tasca del giubbotto in pelle e porgerglielo, accompagnando il tutto da un caloroso invito ad unirsi a lui ad una di quelle famose riunioni qual’ora ne avessero avuto voglia.
“Sai Beckett, credo che il fatto che tu lo abbia lasciato per un affascinante scrittore di successo lo abbia leggermente destabilizzato.”
Gli occhi di Kate si trasformarono rapidamente in due fessure, tanto strette che Rick si chiese come riuscisse a vederlo. “Punto uno, scrittore, non l’ho lasciato per te. Punto secondo, cos’aveva di tanto strano, ha solo... ha solo trovato qualcosa in cui credere, non trovi?”. Terminò facendo spallucce dirigendosi verso la sala break per quel caffè per cui aveva aspettato abbastanza.
“Aspetta un secondo”, urlò raggiungendola di corsa e abbassando immediatamente la voce non essendogli sfuggita l’occhiataccia che la Gates gli aveva rivolto da dentro al suo ufficio. “Come sarebbe a dire che non l’hai lasciato per me?”
“Oh andiamo Castle, non sono mica corsa tra le tue braccia non appena abbiamo rotto.” Gli puntellò sul petto con l’indice e Rick non poté fare a meno di notare un pizzico di malizia nel luccichio dei suoi occhi. “Ma davvero, e chi è venuta a farsi autografare la sua copia di Heat Rises nella speranza che tornassi al distretto?”
“E chi è stato più che felice di tornarci tanto da chiamare il sindaco e far infuriare la Gates?”
“E chi-”
“Ok, basta! Non staremo ricominciando con la storia di chi si sia innamorato prima di chi, non è vero?”
“No...”, mugugnò offeso, “ma questa volta avrei vinto io.” Le porse il caffè,  guardandola sorridere per quella schiuma montata a formare ormai il consueto cuore capace di far sciogliere quello della detective come un ghiacciolo al sole.


Angoletto delle autrici Diana & Etta (poco sane di mente):
Quando io e Etta (dilpa93) abbiamo deciso di scrivere questa piccola fanfic, non sapevamo esattamente come sarebbe andata. Shippiamo i Trillion (Trucco + Fillion) e volevamo farne una comica, questo è sicuro, ma non avremmo mai immaginato di spingerci fino ai limiti dell'assurdo.
Quindi, vi preghiamo di sedervi comode e di leggere senza prenderci sul serio (neanche noi lo facciamo :p), perchè visto i nostri problemi mentali abbiamo una fantasia molto fervida AHAHAHA inoltre, vi prego di non giudicarci :p se volete chiamare il manicomio più vicino, fate pure, tanto abbiamo già le stanze prenotate :p ahahaha
Detto ciò, al prossimo e ultimo capitolo :)
Diana & Etta

Ps: il fantastico banner è una creazione di Etta. Io ho solo scelto le foto ;)
   
 
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