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Autore: Ciceronix    21/12/2014    3 recensioni
[-Creepypasta-][-Creepypasta-]Ti ricordi di me? Che domanda stupida ti sto facendo,dopotutto eravamo solo dei neonati quando ci hanno separato ma io ricordo ogni cosa,dal viso irato di papà ai tuoi occhietti spaventati e piangenti………gemello mio………
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi | Personaggi: Altri, Ben Drowned, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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I'm so sorry...

 

 

Ospedale psichiatrico Saint Paul

 

Ora: 23:25 p.m.

 

 

<< Ben arrivato, dottor Walt. Prego, abbiamo trasferito il paziente nell'ultima sala del corridoio nord. Ha bisogno che le riferisca ulteriori informazioni riguardo al suo stato vitale? >>

 

Klaus Walt ci pensò su, abbottonandosi gli ultimi bottoni del camice e prendendo tra le mani callose la cartella passatogli dal giovane assistente, assentendo con un cenno di capo e uscendo frettolosamente dall'ufficio, facendo ansimare l'infermiere al suo seguito:

 

<< Ecco...è stabile. Respira regolarmente, non ha mai dato segni di anomalia...come sempre, insomma! Però...come dire...è...è talmente incredibile che non riesco più a esprimerlo a parole, mi scusi... >>

 

<< Hillman. >> Lo interruppe Klaus, passandosi una mano sugli occhi infossati e rossi dalle sei ore che aveva trascorso insonne:

 

<< So bene cos'è accaduto. E' per questo motivo che sono stato convocato qui d'urgenza. E' una cosa certamente incredibile, ma non deve espandersi e creare panico generale. Nè in questo reparto, né altrove. Intesi? >>

 

Il ragazzo abbassò gli occhi blu, mortificato:

 

<< Certo, dottore. >>

 

<< Perfetto. >>

 

Klaus entrò, avvicinandosi alla vasca d'acqua posta al centro della stanza, poggiando una mano sopra il vetro.

 

<< Sono tornato...Maxwell. >>

 

Sapeva che non poteva sentirlo, poiché la dose di morfina che gli era stata iniettata nel corpo era pari a quella che si utilizzava per stendere un elefante.

Esagerato, senza dubbio. Benchè necessario.

Soprattutto dall'incidente avvenuto durante la sua assenza: era partito per godersi una settimana sabbatica insieme alla sua amorevole moglie Ada, a Berlino, la città dove crebbero e si incontrarono. Poi squillò il suo cellulare, e la notizia che ricevette lo costrinse a prendere il primo volo di ritorno in America.

Ricordava ancora le urla disperate dell'infermiera, in preda ad un attacco di panico:

 

“ LA PREGO, SI E' SVEGLIATO...HA STACCATO I TUBI...SI VUOLE AMMAZZARE!!! ”

 

Gli fu spiegata meglio la situazione appena varcò la soglia, da un collega che era stato testimone di un fatto incredibile:

 

“ Le giuro, quella dose avrebbe dovuto farlo dormire per almeno due giorni. Invece si è svegliato. Ed è riuscito a staccarsi i tubi d'aria dalla bocca. Ha cercato di suicidarsi, Klaus...ha cercato di affogarsi... ”

 

Klaus sospirò, sostituendo la mano con la sua fronte, immaginando di poter toccare la sua, rinchiusa dietro lo spessore del vetro.

 

<< Hai cercato di ucciderti...mi dispiace così tanto... >>

 

<< Perchè si sta scusando con lui? Infondo...è un malato mentale, dottor Walt. Sarebbe stato un bene se fosse riuscito a togliersi la vita. >>

 

Gli domandò Hillman, da dietro le spalle.

 

<< Hai ragione, anche se in parte. Vedi...questo ragazzo...non ha niente che non va nella sua testa. >>

 

<< Che...intende dire? >>

 

<< Lui è sano, ecco che intendo. Lo hanno chiuso qui...perchè è stato incastrato...in un omicidio in cui non c'entrava un bel niente... >>

 

Aprì la cartella, osservando la foto ritraente due neonati in braccio ad una donna felice, una mamma di due gemelli omozigoti. Il padre non era stato presente alla loro nascita.

 

 

<< Maxwell...questo è il suo nome...a soli quattordici anni Maxwell è stato accusato di aver ucciso suo fratello Benjamin, affogandolo nella piscina di casa...così almeno ci è stato detto dal signor Hudson... >>

 

<< Il padre? >>

 

<< Si. Ha chiesto il nostro silenzio, e la disponibilità di mettere sotto chiave il ragazzo, in cambio di una generosa donazione in contanti. Il solo ricordo, mi fa ancora salire il vomito...>>

 

Schiacciò un pulsante, e l'acqua all'interno della vasca si risucchiò, svuotandola.

Prese tra le braccia il sedicenne addormentato, stendendolo su un lettino e slacciandogli i fili della maschela di tela che indossava in faccia, legati stretti dietro la nuca.

 

Gliela tolse, e rimase a guardare il pallore della pelle che contrastava il biondo luminoso dei capelli, mentre gli occhi erano gonfi da borse violacee.

 

 

<< E' uguale al fratello... >>

 

Constatò Hillmann, incredulo.

 

<< Erano gemelli omozigoti, è naturale. >>

 

Rispose un po' divertito Klaus, controllandogli il polso.

 

Il cuore pompava normalmente.

 

<< Oggi non lo senti, vero? Meglio così, di solito vai in preda alle convulsioni, quando avverti la presenza di Benjamin dentro di te... >>

 

 

<< Aspetti...quindi lui...ma Benjamin non era morto? >>

 

<< Si, Hillman. Ma è ritornato: si è convertito uno di quei demoni che vagano nella notte, alla ricerca di vendetta o di insano divertimento, spargendo terrore e agonia. Ha scelto come sue vittime giovani che giocano al suo videogioco preferito: The legend of Zelda: the Majora's Mask. >>

 

<< Ne ho sentito parlare...vengono ritrovati...senza vita e riversi nel proprio sangue...con la gola o i polsi tagliati...o semplicemente morti di paura... >>

 

<< Già. Tutti spinti al suicidio, dal personaggio che amavano di più. Questo è il passatempo preferito di Ben Drowned. >>

 

 

 

 

 

 

 

“ Ma...dove sono? ”

 

Maxwell si era risvegliato, in un posto bellissimo: era circondato da immensi prati verdi, privi di tracce di civiltà, e davanti a lui sgorgava un fiume azzurro limpido, dove si vedevano le rocce sul fondo.

 

“ Wow...è sicuramente un sogno...ma è come se fosse reale. Resterei volentieri qui... ”

 

Alzò lo sguardo dai fili d'erba che sentiva concreti tra le dita, rendendosi allora conto di non essere solo: una bella donna, dall'altra sponda del fiume, lo osservava, sorridendo ampiamente.

Maxwell riconobbe i suoi capelli lunghi e biondi, gli occhi verde smeraldo e l'espressione dolce, sussultando:

 

<< ...Mamma? Sei...sei proprio tu? >>

 

Lei annuì, girando la testa di lato e continuando a sorridergli.

 

<< Sei come mi ricordavo...non sei cambiata affatto... >>

 

Disse Maxwell, cercando di scacciare via le lacrime che gli salivano con crudeltà agli occhi:

 

<< Mi sei mancata...così tanto... >>

 

Il sorriso allegro della donna divenne mesto, e lei parlò, con un tono sofferente e al contempo dolce:

 

<< Anche tu, piccolo mio. Dal giorno in cui ti ho perduto...ho sempre pensato a te... >>.

 

Stranamente, la luminosità del sole sembrò cominciare ad ingrigirsi, e l'aria divenire più fredda. Maxwell si guardò attorno, reprimendo le sue emozioni e mettendosi all'erta. Qualcosa non andava.

 

<< Mamma? Che sta succedendo? >>

 

Questa volta la donna non rispose. Rimase immobile, a fissarlo.

 

I colori del cielo, della terra e dell'acqua mutavano intanto il loro colore: il prato verdeggiante cambiò in una distesa arida e nera, di consistenza simile alla cenere lasciata da un incendio; era come se dal giorno si fosse di colpo passati alla notte,

a causa del manto blu scuro senza luna e stelle, sospeso sopra le loro teste.

E il fiume...quella fu la parte peggiore, agli occhi sgranati e inorriditi di Maxwell: una distesa scarlatta fluiva per tutto il letto di terra, densa e dall'odore pungente, ferroso.

Due gocce gli schizzarono in viso, colando sulla sua guancia. Confermò che fosse proprio sangue, e urlò.

 

La donna si alzò, voltandosi e incamminandosi lontano, non badando a Maxwell, che la chiamava, alzandosi in piedi e cercando un modo di oltrepassare il flusso rossastro per raggiungerla.

 

<< Ti prego, mamma...aspettami! >>

 

Sentì qualcosa aggrapparsi alla sua caviglia, e si irrigidì, urlando un'altra volta quando vide che si trattava di una mano: una mano scarna, di un ragazzino morto e in decomposizione, che era emerso dal sangue, puntando Maxwell con gli occhi vitrei.

 

<< Vieni...a giocare... >>

 

<< No!!! >>

 

La scalciò via, allontanandosi, e continuò a indietreggiare quando vide altri corpi, di ragazzi e ragazze deceduti e divorati in più parti dai vermi e insetti, che uscivano dal fiume contaminato, strisciando nella sua direzione.

 

<< Sto solo sognando...devo svegliarmi...svegliati! Avanti, Maxwell, svegliati!! >>

 

Niente da fare.

 

I ragazzi parlavano all'unisono, come una persona sola:

 

<< Gioca con noi...Maxwell...gioca con lui... >>

 

“ Lui chi? ”

 

<< State lontani da me... >>

 

Improvvisamente si fermò, sentendosi due mani poggiarsi sulle sue spalle, e le labbra di qualcuno avvicinarsi al suo orecchio, sussurrandogli da dietro:

 

<< Un destino terribile, vero, Maxwell? >>

 

Prima che potesse svincolarsi, fu gettato con la figura alle spalle nel fiume, ingoiando il liquido disgustoso che gli incendiò i polmoni, mentre era tenuto fermo dalla mano sulla sua gola, dell'assalitore vestito di viola, che se la rideva.

 

<< Ahaha. Mi spiace, Maxwell, hai perso. Non sei forte come tuo fratello, a quanto pare... >>

 

I cadaveri ridevano allo stesso modo, mettendosi in cerchio e gustandosi la scena.

 

Maxwell sentiva veramente mancare l'aria, e si impanicò.

 

“ Non può essere vero... ”

 

Ripensò per un momento alla frase che aveva sentito prima.

 

Non era forte come suo fratello...aveva detto così. Ciò significava che...

 

“ E' ancora vivo... ”

 

il corpo gli fu pervaso da una strana energia, mista ad una volontà malsana che gli spuntò in testa: di fare del male, di reagire..di uccidere.

 

“ Non sono riuscito a salvare mio fratello, quel giorno...ma questo non mi impedirà di salvarmi da solo! ”

 

Con tutta la forza che ebbe, ribaltò le posizioni, strangolando l'ometto, che strillò acutamente. Questa volta i cadaveri risero di lui.

 

<< Lasciami!!! Per favore, lasciami!! >>

 

Maxwell scoppiò a ridere, ma con un tono inquietante. Si sentiva potente, inarrestabile. Voleva di più...voleva divertirsi di più.

 

<< Dì che sono il migliore, avanti! >>

 

Non era più in lui. Si stava comportando come un'altra persona.

 

 

Ma chi?

 

 

 

 

 

 

 

<< MAXWELL!! >>

 

Aprì gli occhi, sconcertato e orripilato da ciò che vide: aveva le mani intorno alla gola del dottor Walt, lo aveva steso sul pavimento. E l'infermiere Hilman lo fissava tremante, armato di una siringa.

Maxwell le odiava, le siringhe.

 

<< Io...io...mi dispiace...n-non volevo... >>

 

<< Shhh. Va tutto bene, tranquillo. >>

 

Klaus gli prese il viso tra le mani, analizzandoglielo con un'espressione stupita dipinta sul volto.

 

<< Che...che cosa c'è...che ha il mio viso? >>

 

Klaus si scambiò un'occhiata con Hillman, che prese uno specchio dalla scrivania, mettendoglielo davanti.

 

Maxwell aprì la bocca, ma non emise alcun suono. Era troppo sconvolto per urlare: l'occhio destro che un tempo era verde adesso era un puntino rosso in una pupilla nera pece, da cui gocciolava sangue.

 

<< Che cos'è questo...cosa mi sta succedendo?! >>

 

<< Maxwell... >>

 

Klaus lo calmò, prendendolo per le spalle e facendo segno a Hillman di chiudere la porta a chiave:

 

<< Credo sia giunto il momento di rivelarti una cosa. Su tuo fratello maggiore*, Benjamin Hudson. >>

 

 

 

 

 

CONTINUA....

 

 

*Maggiore= Ben è nato due minuti prima di Maxwell, questo farebbe di lui il maggiore.

 

 

 

AUTRICE IN STATO DI “FACCIAMO IL REMAKE CHE QUESTA STORIA LA VOLEVO DIVERSA”.

 

Ebbene si. Farò un remake di questa serie. La prima versione non mi convinceva molto, perchè:

  1. Ero più piccola quando l'avevo scritta ( errori grammaticali a gogo)

  2. la storia si era sviluppata un po' male...vabbè

 

Farò inoltre una serie di cambiamenti, per rendere più intrigante la trama, purtroppo però credo che avrò problemi di tempistiche ( perciò non vi stranite se vedete un capitolo obbrobrioso, significa che dovrò cambiarlo.)

 

Detto questo, non mi resta che dire passo e chiudo.

 

A presto!!!

 

 

-Ciceronix.

 

 

  
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