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Autore: Shetani Bonaparte    21/12/2014    0 recensioni
[Seguito di 'Mi accontento di sognare...]
(Dal testo)
Si era lasciata tutto alle spalle, dicevo, tutto ciò che le faceva male.
Era ancora nerd, questo sì, però erano anni che non guardava una puntata si Star Trek, che evitava di comprarsi dei fumetti e che usava il computer occasionalmente.
Semplicemente, non ne sentiva più il bisogno.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so, gente, ci ho messo secoli ad aggiornare, ma al momento ho in corso altre due long ed ho il blocco dello scrittore.
Spero che passi.
Un bacione,
Shetani






Capitolo III°
I’m not crazy. My reality is just different then yours.
[Cheshire cat – Alice in Wonderland]
 
Shetani volle alzarsi presto, quel mattino, anche se fu un’ardua impresa svincolarsi dall’abbraccio di Jim.
Era domenica e, dato che sua madre aveva insistentemente chiesto di sapere chi fossero quegli uomini in casa sua, aveva deciso di parlarne con i suoi tre… due – che delizioso lapsus – ospiti. Se Lenny e Jim avessero acconsentito, la famiglia di Shetani sarebbe stata invitata a cena quella sera stessa e li avrebbero conosciuti.
Ma aveva paura: teorizzando che riconoscendoli per coloro che erano non creavano danni, la giovane temeva che chiedessero anche di Spock.
E lei non lo avrebbe sopportato. Non avrebbe sopportato la smorfia di dolore del proprio Capitano, il sapere del suo dolore… no, non ce l’avrebbe fatta.
Jim doveva distrarsi, divertirsi. O almeno provarci. Shetani, quindi, pensò di portarlo a Vicenza, magari a fare un pic-nic, giusto per svagarsi.
Scese in cucina per preparare la colazione, aiutata da Leonard; gli spiegò brevemente ciò ch’era accaduto la notte prima e, come da copione, il medico perse le staffe, inveendo contro il ‘bastardo dalle orecchie a punta’.
“Innanzitutto, Lenny, parla piano” lo interruppe lei, “Poi, non dovresti pensare a lui come ad un ‘computer senza emozioni’: i vulcaniani le provano con più forza di noi, devono domarle per sopravvivere!”
“Tu e Jim siete uguali! Sempre pronti a giustificarlo”
“Lenny, non lo sto giustificando. Pensi che mi piaccia vedere Jim così a pezzi? Io dico solo la realtà dei fatti, una realtà odiosa, ma pur sempre realtà! Quindi vedi di chiudere quel fottuto becco!!!”
Tacquero; dopo quella sfuriata a mezza voce, Shetani abbassò lo sguardo.
“Scusa” mormorò poi la giovane, “Scusa. È che… non ce la faccio a vederlo così”, sospirò, accennando alle scale che portavano alla camera da letto.
“Non importa. So che ci stai male”
McCoy l’abbracciò per un po’, quasi cullandola, mentre lei versava quelle lacrime che per tutta la notte aveva trattenuto. Ne aveva bisogno, lei, di quello sfogo: volveva esser forte anche per Jim, però stava tralasciando se stessa.
Dopo qualche attimo, si separarono, e la calda mano di quell’uomo che considerava un padre le asciugò il viso.
“Senti, Lenny, volevo andare a fare un giro a Vicenza. Almeno ci distraiamo”
“Va bene!”
“E… la mia famiglia vuole conoscervi… se a entrambi va bene, pensavo di invitarli a cena. Ho dei dubbi, però…”
“Basta che non dicano nulla a nessuno” la rassicurò lui, “appena torniamo a casa, farò i miei famosi fagioli”
Shetani ridacchiò; prese tre brioches fatte in casa e le mise nel forno, giusto perché si riscaldassero. Dal frigo prese latte, succo di frutta e acqua, poi prese le brioches dal forno e le mise nel centro della tavola.
Fece per mettere in tavola anche il taglia-frutta, erroneamente, dato che Spock se ne era andato.
“Jim, la colazione”
“Arrivo, She’, arrivo”
Lei fece si sedette accanto a Bones, assaggiando appena il succo di frutta e continuando a tener d’occhio le scale per almeno dieci minuti, ma con scarso successo: James non sembrava intenzionato ad unirsi a loro.
“Vai da lui” le disse Leonard, fingendo di darle un ordine.
Shetani annuì, su un vassoio mise la colazione di Jim e lo raggiunse in camera.
 
Alla fine rinunciarono ad andare a Vicenza: pioveva a secchiate.
La cena con i genitori di Shetani si sarebbe tenuta alle otto di sera e Jim, fortunatamente, si era lasciato coinvolgere nei preparativi; quando gli era stato chiesto se era sicuro di voler conoscere la famiglia di Shetani, rispose di sì, che ne era lieto e che distrarsi gli avrebbe giovato e l’amica ne era contenta.
In fondo, pensò, la stava prendendo abbastanza bene. O almeno così sembrava.
Ad un certo punto, mentre i famosi ‘fagioli alla Bones’ – sia in variante vegetariana che non – erano in forno assieme al pollo, agli scampi e mentre le patatine friggevano, il dottore decise di preparare una bella torta al cioccolato – ogni tanto pure lui non se ne privava.
Mentre con un mestolo mischiava l’impasto al cacao, si sentì osservato: dinanzi a lui, infatti, sedevano Jim e Shetani che con palesemente finta indifferenza tenevano d’occhio il suo lavoro, attendendo il momento propizio per ripulire la terrina dai residui d’impasto rimasti – avevano già dei cucchiai in mano - e contendersi il mestolo.
Bones si allontanò un attimo per prendere dello zucchero quando sorprese la ragazza e il biondo affondare un dito nella pastura per assaggiarla di nascosto. Fece finta di niente solo perché Jim sembrava così tranquillo, quasi felice, e voleva che continuasse ad illudersi di esserlo.
Sentirono bussare alla porta e Shetani andò ad accogliere gli ospiti. Uscì dalla porta e, prima di farli entrare, volle spiegar loro la situazione.
“Non l’hai ancora buttata, quella maglietta?” disse Mark, il padre di Shetani, aggiustandosi gli occhiali sul naso e appuntando un azzurro sguardo di derisione sulla tenuta da Capitano.
“No, e non intendo farlo. Non che mi dispiaccia, ma è stato il Capitano a volerlo”
“Capitano?” chiese sua madre.
“Il Capitano Kirk” disse la giovane. “Ascoltate, so che può risultare strano, ma ciò che ho sognato quattro anni fa, durante il come, non era un sogno. Era tutto vero, sono davvero stata sull’Enterprise. E ora state per conoscere il Capitano Kirk e il dottor McCoy”
“Shetani…”
“Taci un momento, papà!” sbottò lei, per poi abbassare la voce, “Spock se ne è andato ieri notte. È tornato su Vulcano per effettuare il Kolinahr ed eliminare le emozioni. Gradirei che non ne parlaste, Jim ha bisogno di distrarsi e non pensarci – penso che possiate capirlo, è quasi come se si fossero ‘mollati’, si può dire”
Sua Shainy, la sorella di Shetani, sospirò: quattro anni prima avrebbe quasi potuto credere che quel sogno fosse realtà, però ora la considerava una follia. Non ne poteva più di Star Trek: Shetani era stata troppo male, a causa di quella sua mania, aveva pianto giorni interi perché le mancavano i suoi ‘amici’, aveva litigato poderosamente con la psicologa per difendere quel mondo immaginario, fino a che non aveva dovuto arrendersi, obbligarsi a smetterla di crederci. E Shainy l’aveva vista spegnersi, appassirsi, ingrigirsi, smettere di amare i suoi carissimi fandom, spaventata dall’idea di dover rivivere tutto.
Basta. Shainy non ne poteva più. Per favore, non ancora, non ancora, pregò.
Shetani e Pamela stavano discutendo, la donna proponeva di ricominciare la psicoterapia, la ragazza protestava e Mark commentava acidamente la figlia maggiore. Poi la porta si aprì e si bloccarono.
James squadrò per un attimo i parenti dell’amica con uno sguardo di rimprovero; guardò la ragazza e, vedendola lì, fredda, con la schiena dritta e le mani dietro la schiena, con gli occhi che a malapena riuscivano a celare le emozioni, non poté non pensare, con una stretta al cuore, a Spock. Lei non se ne accorse, dato che le risultava naturale comportarsi così.
Il biondo passò un braccio attorno alle esili – ma forti – spalle della ragazza, in un moto protettivo, notando l’istantaneo rilassamento dei muscoli di lei, del suo sospiro di sollievo e del suo lieve sorriso – perché lui era lì, esisteva, e quel contatto le dava sicurezza, anche se fino a qualche giorno prima aveva un effetto opposto.
“Salve” disse Jim, cordiale, “penso che Shetani vi abbia parlato di me”
Pamela, Shainy e Mark si guardarono, sentendosi colpevoli.
Visto? Non sono pazza, pensò Shetani, la mia realtà è solo diversa dalla vostra.
  
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