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Autore: EternalSunrise    22/12/2014    2 recensioni
E' buffo come una singola scelta possa cambiare il destino di una persona. Sora, questo, lo sapeva perfettamente, perché fu a causa di un semplice cambio d'idea che fu costretto a passare delle vacanze natalizie “memorabili”.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Disclaimer: Questa fic non è stata scritta a scopo di lucro e i suoi personaggi, a eccezione di Hana, non mi appartengono.


Prologue

 

Continuava a chiedersi perché gli fosse venuta in mente un'idea tanto stupida. Le persone normali non si sarebbero mai sognate di girovagare per le strade di una città a loro sconosciuta, durante un temporale. Boston, capitale del Massachusetts, era una metropoli piena di vita, sia di notte che di giorno. Eccetto, ovviamente, durante il brutto tempo. I suoi abitanti amavano girare per i negozi, organizzare feste e passare molto tempo in compagnia delle altre persone. I giovani, in particolare, avevano a disposizione una vasta gamma di pub e taverne in cui poter passare le serate con i loro amici.

Sora si sentiva estraneo a tutta quella vivacità e a tutte le luci che regnavano sovrane durante la notte. Lui era il tradizionale britannico che amava la pace e la tranquillità, a cui piaceva leggere libri e fare passeggiate nei parchi, assaporando il lato buono della vita. Di tanto in tanto gli piaceva anche bere il tè, con un po' di latte e alcuni biscotti ad accompagnarlo. L'unica eccezione erano i suoi capelli, sempre ricoperti di gelatina.

Lui non era come gli altri ragazzi della sua età. Non beveva, non fumava e non aveva mai avuto una relazione. Forse, un giorno, anche lui avrebbe trovato la persona adatta a condividere la sua vita, ma in quel momento non era la sua preoccupazione principale. Anzi, gli importava di più ritrovare la via dell'hotel in cui aveva preso una stanza un paio di giorni prima. Ormai i suoi abiti erano fradici, i suoi capelli si erano afflosciati, appiccicandosi in parte al viso, aveva freddo ovunque e il vento non sembrava volersi calmare. Oltretutto era a causa di quest'ultimo che aveva perso la cartina che si era comprato il giorno stesso in cui era arrivato e il suo fidato ombrello blu -che si sarebbe portato dietro anche se si fosse dovuto avventurare per il deserto.

La visuale era pessima perché l'acqua che scendeva dai nuvoloni neri, sovrastanti buona parte della città, era molta e i lampioni presenti erano davvero scarsi, però gli parve di scorgere un cartello che indicava l'ingresso a Beacon Hill, quartiere storico della metropoli. Di certo non era la strada giusta, anzi l'hotel -secondo quello che ricordava di aver letto sulla cartina- si trovava dall'altra parte del fiume Charles, nel quartiere di Cambridge. Come fosse arrivato fin lì, nemmeno lui lo sapeva, però era consapevole del fatto che se non si fosse trovato un riparo e non si fosse asciugato subito, un bel raffreddore non glielo avrebbe tolto nessuno. Sempre se non fosse già troppo tardi, ovvio.

Girò a destra, imboccando una stradina che sperò fungesse da scorciatoia per la via principale, dove avrebbe potuto cercare una taverna dove passare la notte. In quel quartiere le strade erano tutte molto strette -escluse quelle principali, che erano quattro volte larghe-, costeggiate da alti palazzi costruiti in mattoni rossi, che parevano volessero soffocarlo. Molte volte quelle stradine portavano a dei piccoli cortili interni, da cui si poteva prendere un'altra viottola per poi sfociare nella strada principale, ma Sora ebbe la sfortuna di avventurarsi in una delle poche che finivano con un vicolo cieco. Quando si ritrovò a pochi metri dalla fiancata di un condominio, sospirò affranto. Le gambe gli dolevano già da un po' e la testa gli si era fatta pesante. Aveva tanta voglia di farsi un bagno caldo e poi sprofondare nel comodissimo letto dell'albergo. Una delle poche cose che amava dell'America erano i letti. I materassi erano comodissimi e poi gli americani vi posavano sopra un sacco di cuscini, di ogni dimensione. Ma la cosa che più amava del letto della stanza che aveva preso, era il doppio piumino. Durante la notte non provava il minimo freddo, perché quelle coperte tenevano molto caldo, nonostante la stagione fredda in cui erano, e lui adorava coprirsi fino alle orecchie, facendosi abbracciare dalle suddette. Certo, anche gli inglesi lo facevano, ma trovare una loro caratteristica nel continente americano lo riteneva molto soddisfacente e lo faceva sentire meno escluso da quella vita. Però per quella notte si sarebbe dovuto accontentare, forse, di un normalissimo letto -non che gli dispiacesse in quel momento-, perché ormai l'idea di tornare in albergo era totalmente fuori discussione. Il problema era trovare un altro posto in cui dormire. Il giorno in cui era arrivato ne aveva visitati circa una decina, sparsi in tutta Boston, eppure in quel momento non riusciva a trovarne nemmeno mezzo. Non poteva dormire per strada, non lo avrebbe fatto in condizioni normali, figurarsi con quel tempaccio.

Dopo essere tornato indietro e aver girato a destra, riuscì a trovare rifugio dalla pioggia sotto a una piccola tettoia di un bar -chiuso, data l'ora della notte. Si appoggiò con la schiena alla parete della costruzione e si lasciò scivolare fino a terra, rannicchiandosi più che poteva nella speranza di scaldarsi un po'. La testa gli pulsava da morire, gli occhi gli bruciavano e il suo corpo ormai implorava pietà. Non sarebbe riuscito a continuare, era troppo stanco. Poggiò la testa sulle gambe portate al petto e chiuse gli occhi, nella speranza di farli riposare un po', ma ben presto la testa divenne più leggera e lo scrosciare della pioggia si attenuò fino a sparire del tutto, così come la percezione dell'aria che continuava a investirlo.

 


Ehilà ^^! Sì, lo so che teoricamente ho altre due fic aperte, ma che importa? Tanto finché non mi viene qualche idea decente (o almeno leggibile) da mettere per iscritto, non posso fare nulla u.u tanto vale aprirne un'altra :) 
Non voglio aprir troppo la bocca rischiando di spifferare buona parte della trama, quindi vi dirò solo che ho volto provare a scrivere un'ideuccia che mi era venuta mesi fa ma che non sapevo come portare avanti -o meglio, come iniziare. Ho scritto già sei capitoli (compreso questo) e sembrerebbe esserne uscito un qualcosa di accettabile, quindi volevo provare a vedere come andava xD (la mia impazienza regna sovrana, purtroppo... accompagnata dalla pigrizia ovviamente!). Premetto che sono stata fortemente influenzata dal lavoro di gruppo d'inglese, che ho dovuto portare a scuola la settimana scorsa, e da Assassin's Creed III u.u (spero solo di non scrivere cavolate...)
Come ho messo nelle note, i personaggi saranno OOC, specialmente Sora (gli altri, forse, di meno). 
Per quanto riguarda il rating, inizio a metterlo giallo, poi semmai dovesse essercene bisogno (cosa che dubito fortemente data la mia scarsa bravura) lo cambierò in arancione. 
Come nell'altra storia (anche se è un reato definirla così) ho aggiunto Hana, che per chi non lo sapesse è semplicemente un pg inventato da me e del quale mi sono follemente affezionata <3 però anche lei avrà il carattere un po' diverso :P mi piacciono i cambiamenti xD 
I miei capitoli, purtroppo, non sono molto lunghi (rispetto al normale sì, però xD) e il prologo ancor meno, quindi pazientate please ^^".
Dovrei riuscire a postare un capitolo a settimana (quindi ogni lunedì, visto che ho appena passato la mezzanotte), se dovessi avere intoppi probabilmente lo posterò un giorno prima o uno dopo.
Ok, credo di aver detto tutto (o almeno lo spero). Non dimenticate di lasciare una recensione, che è sempre ben accetta ;)


Al prossimo capitolo,
E.S.

  
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