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Autore: pandamito    22/12/2014    1 recensioni
[ Eden!AU | Adamo/Daryl | Eva/Beth | Demenziale | Nonsense | La vera ship è Daryl/Serpente | 1159 words ]
Non è davvero ciò che sembra. Fidatevi.
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Si arrestò solo quando arrivò all’imponente albero al centro del giardino, col tronco millenario, il più grande che avesse mai visto, le cui fronde nei rami più bassi le permettevano di raggiungere le foglie allungando semplicemente un braccio verso l’alto. I rami erano popolati da grandi mele rosse che spiccavano tra la chioma verde brillante.
Desiderò così tanto prenderne una e addentarla, saziando col succo la sete che le era improvvisamente venuta al solo pensiero. Ma poi pensò al loro Dio dalla folta e candida barba bianca, i piccoli occhi chiari e la testa quasi calva, che con voce calma e saggia, ma autoritaria, avvertiva loro di tenersi lontano da quell’albero dai frutti proibiti.
In fondo cosa poteva accadere di così terribile se solo mangiava una di quelle mele? Ce n’erano così tante che non sarebbe bastata una vita intera per finirle tutte.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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P A N D A BITCH.
Allora, perché nella prima volta nella mia vita ho deciso di mettere le note autore in alto? Per spiegare un po' di cosa tratta questa fanfiction.
Innanzitutto è una AU e non vi sono assolutamente spoilers della serie, quindi possono leggerla tutti, addirittura può leggerla chi non ha mai visto la serie perché proprio non c'entra nulla, va be'(th).
Diciamo che è un piccolo tributo alla 5x12.
Precisamente è una Eden AU, ovvero dove Daryl e Beth sono rispettivamente Adamo ed Eva e vivono nell'Eden. E... sì, Dio è Hershel, ma queste sono cose non proprio esplicitate. 
Ivola mi ha ricordato che mi ero ispirata a un disegno per questa storia, ma sinceramente l'avevo completamente rimosso e ora non riusciamo più a trovare il disegno, ma se lo ritrovo ve lo linko qui perché ricordo che mi aveva fatto ridere.
Se volete seguite i miei aggiornamenti o fangirlare e piangere con me, potete mettere mi piace alla mia pagina facebook, seguirmi su twitter, o su tumblr, o sul mio secondo tumblr, e se vi piacciono The Maze Runner e i Libri dell'Inizio, ho pagine facebook pure per loro due. Aiuto.
Detto ciò, ho decisamente troppe Bethyl AU e What if in mente e non so come farò a realizzarle.
Un giorno ci darò un taglio................. Ma quel giorno non è oggi. Bao. 
La maggior parte del testo di questa introduzione è stato copia-incollato. Grazie per aver scelto Pandamito Viaggi. Vi auguriamo buona visione e buon proseguimento di serata, cuore cuore!
Ah, ultima piccola cosa: forse visivamente, effettivamente, ivamente-mente-ente-ente--- Oddio, Ivamente è la ship tra Ivola e mente- OK, STO ESAGERANDO. Dicevo: visivamente forse era meglio solo "apples and snakes" ma diciamo che mi piaceva "of apples and snakes" perché mi ricordava Of Monsters and Men. Ma voi ditemi quale delle due versioni preferite.
Baci e panda, Mito. #CARLPOPPA
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
Of   p p l e s  and   s n a k e s
 
 
 
L’esile ragazza era distesa sui soffici e curati fili d’erba, che mossi dal vento le accarezzavano la pelle nuda. Niente la copriva, era come l’istante in cui era nata dalla costola del suo uomo: nuda e senza vergogna. Mai una volta un indumento era andato a coprirla, mai una volta aveva provato vergogna. I grandi occhi azzurri scrutavano il cielo limpido in cui alcuni volatili si divertivano a rincorrersi e fare acrobazie nel cielo; i filamenti d’oro dei suoi capelli le solleticavano le spalle e ricadevano scompostamente sul prato.
Voltò leggermente il capo di lato e vide il suo uomo: disteso anch’esso sull’erba, più imponente di lei, con spalle larghe, torace ampio, grosse e forti braccia muscolose, i capelli castani erano un po’ lunghi e fastidiosamente gli ricadevano sul viso, in modo poco ordinato, la barba ispida, ma ancora corta. Teneva un braccio davanti agli occhi chiusi, per proteggersi dal sole e godersi il riposo.
La bionda allungò il dorso della sua mano fino a sfiorare quello dell’uomo. Quel tocco le provocò un brivido, che le risalì tutta la spina dorsale, facendole alzare e abbassare il petto in un profondo respiro. Le diede piacere sentirlo accanto a sé, desiderando di toccarlo, accarezzare la sua pelle coi polpastrelli e sentirne il calore sulle labbra. Ma sapeva che tutto quello gli avrebbe dato fastidio, allontanandola e intimandole di lasciarlo dormire in pace.
Così la bionda si alzò fluidamente, passeggiando nel luminoso giardino e scrutando attorno la natura e gli animali che la circondavano.
Un lieve sorriso le si dipinse sul viso nell’osservare quella pace che regnava attorno a lei e che la faceva sempre sentire bene.
Si arrestò solo quando arrivò all’imponente albero al centro del giardino, col tronco millenario, il più grande che avesse mai visto, le cui fronde nei rami più bassi le permettevano di raggiungere le foglie allungando semplicemente un braccio verso l’alto. I rami erano popolati da grandi mele rosse che spiccavano tra la chioma verde brillante.
Desiderò così tanto prenderne una e addentarla, saziando col succo la sete che le era improvvisamente venuta al solo pensiero. Ma poi pensò al loro Dio dalla folta e candida barba bianca, i piccoli occhi chiari e la testa quasi calva, che con voce calma e saggia, ma autoritaria, avvertiva loro di tenersi lontano da quell’albero dai frutti proibiti.
In fondo cosa poteva accadere di così terribile se solo mangiava una di quelle mele? Ce n’erano così tante che non sarebbe bastata una vita intera per finirle tutte.
D’un tratto un sibilo arrivò alle sue orecchie e si voltò nella direzione da cui proveniva il rumore: in alto, su uno dei rami più bassi, un serpente si attorcigliava su di esso, avanzando proprio verso di lei e fissandola con i brillanti occhi dalla pupilla fine.
«Hai fame?» le domandò il serpente, facendo vibrare la lingua.
La ragazza alzò lo sguardo, fissando per un po’ la buccia lucente e perfetta di quei frutti, portandosi istintivamente la mano sullo stomaco. «Un po’» ammise.
Il serpente scese un po’ dal ramo, aggrappandosi con la coda, facendo uscire e rientrare velocemente la lingua nella sua bocca.
«Qual è il tuo nome?» domandò il rettile con voce melliflua.
«Beth» rispose la ragazza, accennando un sorriso; come se fosse normale parlare con un serpente, neanche fosse Harry Potter.
Il serpente strisciò più verso di lei, che lo accolse porgendogli un braccio, su cui il serpente si attorcigliò, accarezzandole le spalle e sussurrandole direttamente in un orecchio.
«Perché non prendi una mela, Beth, se hai così fame?» le suggerì l’animale.
Gli occhi azzurri di Beth si posarono nuovamente su quei frutti  proibiti e la gola le si fece improvvisamente secca, stimolandole il desiderio di addentarne uno.
Ma le labbra si strinsero, tristi. «Non posso» confessò con un sospiro infelice. «Dio ci ha detto di non cogliere i frutti di quest’albero.»
Il serpente sibilò vicino al suo viso, un po’ più forte del solito, quasi fosse frustrato. Ma poi tornò ad accarezzare le spalle di Beth con la sua pelle viscida, circondandola come in un abbraccio.
«E se te ne prendessi io una?» propose. «Dio non ha detto nulla a me in proposito e non vorrebbe mai che tu morissi di fame.»
La ragazza storse le labbra in una smorfia pensierosa. «Non so» disse titubante. «Posso mangiare qualcos’altro…»
«Ma perché privarti di qualcosa così tanto bello e buono?» chiese il rettile. «Dio non ti ha mai tolto nulla, ti ha regalato quest’intero paradiso.»
«Hai ragione, ma…» farfugliò la bionda, non ancora pienamente convinta.
Il serpente fece nuovamente vibrare la propria lingua vicino all’orecchio della ragazza. «Scommetto che anche quell’uomo laggiù è affamato. Potresti condividere una mela con lui. Dio non ti ha sempre incoraggiata a condividere le cose?»
Stavolta Beth fece realmente un sorriso, facendo scomparire la propria esitazione. «Hai ragione» disse, ritrovando la propria sicurezza.
Allungò il braccio verso uno dei rami più bassi e il serpente strisciò su di esso fino a raggiungere uno dei frutti. Lo addentò, infilzandolo nelle zanne e poi tornò strisciando sul braccio di Beth, accoccolandosi sulle sue spalle e porgendole il frutto.
Beth sfilò la mela dai canini del serpente, osservandola sorridente ed eccitata.
«Daryl!» chiamò l’uomo, trotterellando verso la parte di prato dov’era steso.
Il maggiore, contrariato e biascicando qualcosa, si tirò su a fatica, sospirando pesantemente e incamminandosi verso la compagna.
Beth mostrò la mela tutta felice, porgendogliela. «Guarda qua. Tieni.»
Daryl la scrutò, il suo volto sembrava impenetrabile e Beth non riusciva a capire i suoi pensieri. Poi la mano di lui si sollevò, ma non sfiorò la mela, bensì il suo polso, provocandole un brivido a quel tocco inaspettato. I polpastrelli grandi e ruvidi di lui percorsero lentamente il suo braccio, facendola arrossire lievemente e rimanendo incantata dagli occhi blu di lui che si riversavano in lei, mentre la pelle d’oca seguiva la scia tracciata dalla mano dell’uomo e Beth diventava burro sotto il suo tocco. Le sue dita le sfiorarono la spalla, poi risalirono il collo e poi tutto successe troppo in fretta: la mano di Daryl si staccò velocemente con uno scatto, strappandole via qualcosa di dosso, il momento successivo quella stessa mano si stava chiudendo attorno al corpo del serpente, strangolandolo, e l’attimo dopo ancora i denti di Daryl affondavano nella carne del rettile, strappandola via dal corpo e masticandola voracemente.
Gli occhi di Beth si sgranarono, scandalizzati. Il suo braccio era ancora teso verso di lui, ma la presa sulla mela si allentò, facendola cadere al suolo.
«Ma… Daryl, io intendevo la mela!» esclamò, quasi fosse un rimprovero.
L’uomo mandò giù un pezzo di carne, lanciandole un’occhiata. «Che me ne faccio di una mela se ho un serpente?» disse, dando un altro morso all’animale.
Beth rimase ancora qualche istante a bocca aperta, senza dire una parola, ma poi sospirò e alzò le spalle e accettò di condividere il pasto quando Daryl le chiese mutamente se ne volesse un po’, tendendole la carcassa dell’animale.
   
 
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