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Autore: meiousetsuna    22/12/2014    2 recensioni
Prima classificata nel favoloso Contest My Favourite Character II Edizione, di fanny_rimes
Durante l'inizio di stagione,Caroline non può proprio arrendersi: il suo adorato 'amico' Stefan non può aver smesso di cercare Damon, disperso nell'Aldilà Magico.
Crollerebbero castelli sull'Arcobaleno, e un Unicorno piangerebbe!
dal testo:Stefan accese con un sospiro languido il cellulare, sollevato di aver fatto l’unica scelta giusta.
Cambiare numero comportava una certa quantità di problemi collaterali, come non essere più reperibile se in base al vecchio curriculum on-line l’avesse contattato una rinomata officina meccanica, o magari il responsabile di qualche ospedale per offrirgli un posto come conducente di ambulanze.
Per un attimo il ricordo di tanti bei momenti lo investì in pieno, esilarante come una valanga nel mezzo di una pista da sci.
La sua amica Lexi era stata davvero un genio, nel 1942; perché rischiare di passare del tempo con Damon, il quale aveva un’indole così violenta, quando poteva rilassarsi a contatto con dei feriti di guerra che buttavano sangue come botti senza rubinetto?

Have Fun! vostra Setsuna
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Caroline Forbes, Enzo, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia ha vinto il bellissimo Contest My Favourite Character II Edizione, di fanny_rimes!

Personaggi/Paring: Enzo/Caroline/Stefan/Ivy
Rating: Giallo
Genere: Commedia, comico
Avvertimenti: Slice of Life
Pacchetto scelto: 12. Lui/lei rischia una denuncia per stalking
Introduzione: l’ambientazione è tra la 6x1 e la 6x7, manipolate ai fini della storia

 

L’espressione di Liz era quella della più profonda disperazione, mentre sventolava due fogli freschi di stampa sotto il nasino all’insù della sua unica figlia.
Caroline era stata nell’ordine: una bambina pretenziosa, una reginetta del liceo anche tra le mura domestiche, una programmatrice delle vite altrui da fare invidia a un generale dei Marines e in ultimo una vampira.
Ma che fosse l’accusata di una denuncia cautelativa per stalking, non l’avrebbe mai previsto.
Stefan Salvatore, dopo quattro mesi di forzata assenza dalla loro città si era fatto vivo — se così si poteva dire — telefonandole in ufficio per avvertirla, in memoria del loro trascorso abbastanza amichevole, che il suo avvocato stava inoltrando un fax con l’esposto presentato presso l’ufficio di polizia di Savannah.
“Ti rendi conto, Caroline, di quanto mi sia vergognata del tuo comportamento? Un’altra mossa sbagliata da parte tua e la prossima volta ci sarà una vera denuncia! Ho già da fare con Elena che morde i campeggiatori e devo spacciarli per attacchi di procioni impazziti, non posso occuparmi anche di questo!”
La bionda sbuffò con aria niente affatto contrita, anzi piuttosto avvelenata per quell’incomprensibile reazione da pudica educanda del suo più caro amico.
Già poteva incontrare sua madre poche volte, nei ritagli di tempo tra i loro impegni con l’università e la centrale, approfittandone per organizzare un bel pic-nic ai confini di Mystic Falls.
Una volta si era chiesta se poteva usare l’energia anti materia magica per fondere il formaggio di un toast, ottenendo solo di carbonizzarsi mezza mano; ma ora aveva imparato e portava con sé solo cibo già pronto.
“Caroline, stiamo parlando di una cosa molto grave, possibile che tu non faccia altro che annuire e masticare strisce di pancetta?”
“Sono ciccioli, mamma. Ho sognato Bonnie e Damon in un supermercato che mi incitavano a comprarli, poi mi suggerivano anche dei biscotti al cioccolato con le stelle di zucchero; a volte ci sono le offerte 3x2 e li vedo che corrono con dei grandi carrelli dorati coperti di strass, che vorrà dire?”
Liz sospirò indirizzando silenziosamente alcune invettive contro la buonanima dell’ex marito, Bill. Le idee brillanti, Caroline le aveva ereditate tutte da lui.
“Per questa volta chiudiamo il discorso, ma voglio la tua parola che ti comporterai bene, siamo intese?”
“D’accordo, mamma!”
La vampira sorrideva mentre incrociava due dita nascondendole sotto il pacchetto di noccioline pralinate al doppio caramello, scaglie di cocco e cioccolato al latte.


******

Stefan accese con un sospiro languido il cellulare, sollevato di aver fatto l’unica scelta giusta.
Cambiare numero comportava una certa quantità di problemi collaterali, come non essere più reperibile se in base al vecchio curriculum on-line l’avesse contattato una rinomata officina meccanica, o magari il responsabile di qualche ospedale per offrirgli un posto come conducente di ambulanze.
Per un attimo il ricordo di tanti bei momenti lo investì in pieno, esilarante come una valanga nel mezzo di una pista da sci.
La sua amica Lexi era stata davvero un genio, nel 1942; perché rischiare di passare del tempo con Damon, il quale aveva un’indole così violenta, quando poteva rilassarsi a contatto con dei feriti di guerra che buttavano sangue come botti senza rubinetto?
Che gran donna! Che fortuna per lui averla come sua mentore, custode e direttrice del Centro Riabilitazione Squartatori Anonimi per circa centoquarantasei anni, durante i quali aveva avuto soltanto due ricadute che avevano spopolato la Virginia e il Wisconsin; non poteva pretendere la perfezione!
Forse proprio il suo ricordo così vivo l’aveva spinto ad avere una certa propensione per Caroline Forbes, a un certo punto.
Bionda, alta, frizzante, generosa con gli amici, un gusto orrendo nel vestire, la vocina fastidiosa, la pretesa di sapere come gestire la vita altrui… sembravano sorelle.
Poi si era reso conto che l’amicizia profonda è un sentimento importante, significativo ed era quello che provava per la ragazza, pur non negando quanto si divertisse e rilassasse in sua compagnia; non era stato semplice cercare di comunicarglielo.
Gli sembrava di avere ancora davanti agli occhi il momento in cui le aveva detto che era stato per libera scelta che le aveva nascosto di aver smesso di investigare su indizi che lo portassero a Damon; e di non aver ritenuto di metterla al corrente perché lei non gli facesse pressione.
Inizialmente non un muscolo si era mosso sul bel viso della ragazza, poi il collegamento udito-cervello si era attivato e un’espressione di rimprovero e scandalo aveva alterato i suoi lineamenti.
“Stefan Salvatore! Tu non puoi aver rinunciato a cercare tuo fratello mentre tutti stanno tentando di salvare lui e Bonnie o almeno di elaborare il lutto! Non starai meglio, anche senza il mio aiuto, vero?
“Ecco… ho una mia vita, qui. Riparo auto, mi faccio usare dal capo come straccio per pulire le scarpe – almeno finché non passerà il segno e gli staccherò la testa dal collo, ma sarà solo colpa sua – ho una fantastica fidanzata asiatica, Ivy, che la mattina  brucia le padelle per cucinarmi l’aglio fritto in camicia, mentre mi propina delle battute sui vampiri; sono felice”.
Mentre Caroline usciva sbattendo la porta con tanta foga da farla pericolosamente traballare nei cardini, Stefan abbassava la testa, passando una mano tra i capelli. Non meritava più l’acconciatura da eroe; da quel giorno si sarebbe pettinato come Luke Parker, per penitenza.
Una riflessione rapida lo attraversò come un fulmine; magari non serviva arrivare a tanto, piuttosto si sarebbe rasato lasciando solo una ‘D’ di capelli al centro.
Era con questo spirito di rinnovamento che il vampiro si preparò a impostare le preferenze del suo cellulare; per prima cosa avrebbe cancellato le vecchie fotografie che riguardavano una vita ormai passata.
Scorse sull’album, aprendo ed eleminando per prima l’immagine che Damon gli aveva inviato la Pasqua precedente; un tenero coniglietto lo fissava, al di sopra della scritta: ‘Grazie, non mi hai mangiato!’
Vari scatti ritraevano Katherine che si spacciava per Elena, con una guêpière di pizzo nero e scarpe coi tacchi a stiletto, seduta a cavalcioni di una sedia, con un enorme lecca-lecca rosso in mano e il messaggio: ‘Ti penso mentre sono al college’, che gli aveva provocato qualche lieve sospetto.
Però c’era una foto della sua ex fidanzata che voleva conservare davvero, ci teneva.
Non erano in una posa romantica, quindi non doveva sentirsi in colpa; si trovavano al lago, vicino al cottage dei Gilbert ed Elena gli sfiorava appena le dita, mentre guardavano pensosi l’obiettivo; erano lì per fuggire da Klaus e non riuscivano a fingere di ridere.
Quando la trovò rimase per vari secondi senza fiato. Qualcuno aveva hackerato il suo cellulare, accedendo alle foto e modificandole, ricollocandole nella memoria al loro posto.
Chi avrebbe cancellato la faccia di Elena con una croce nera, aggiunto un cuore di Cupido con le lettere ‘C+S’ e disegnato alle sue spalle una donna coi capelli gialli, gli occhi a cuoricino e una mano allungata verso le sue parti intime?
Stefan si concentrò facendo ricorso a tutte le sue doti vampiriche e alle conoscenze acquisite studiando per prendere i diciassette diplomi di cui era tanto fiero.
“Dunque, chi manomette gli smartphone altrui, firmandosi con l’iniziale? Katherine! Infatti in italiano si chiamerebbe Caterina, quanto sono colto! Però è sempre stata contenta dei suoi boccoli castani, non capisco…”
Un attimo dopo, la rivelazione si abbatté su di lui, lasciandolo senza fiato.
Digitò il tasto della rubrica per cercare il contatto della sua amica bionda, ma non c’erano molte opzioni: tutti gli altri nomi erano scomparsi, a favore di una lista molto limitata, alle cui voci corrispondeva sempre lo stesso numero.
“Caroline, Forbes, Miss Mystic Falls, MyBFF, Rainbow&Unicorns, perfino Vampire Barbie! Non è possibile!”
Stefan stava per chiamare esprimendo una vibrante protesta, quando un bussare deciso al portoncino d’ingresso lo distolse dal suo progetto. Una volta aperto, si pentì tantissimo di non aver finto di essere uscito.
“Caroline, che strana coincidenza. Come hai fatto a percepire che ti stavo pensando? Sembra quasi che tu mi abbia ascoltato fare il tuo nome”.
La ragazza strabuzzò gli occhi, col risultato di distoglierli dal suo amico per posarli su un vistoso sottovaso in ceramica rosa, che strideva moltissimo col resto dell’arredamento.
“Non ho assolutamente nascosto una cimice in quel soprammobile! Non lo farei mai!”
Stefan deglutì con difficoltà, sollevando il sottovaso per guardare sul fondo: un microscopico cristallo swarovski fucsia emetteva dei segnali luminosi intermittenti alquanto sospetti.
“In fondo sapevi già dove abito… per questa volta farò finta che non sia successo niente, purché tu mi prometta di non mentirmi più. Ma come hai capito che ero rientrato a casa?”
Caroline si torceva le mani: possibile che tutto quel lavoro da piccola investigatrice fosse stato scoperto così facilmente?
Forse hai lasciato il GPS della macchina attivato. Non che io sia tipo da approfittare di una cosa del genere, eh! Però Enzo sì e l’ha fatto! Son… siamo entrati un attimo, poi ha insistito per nasconderci dietro il parcheggio, anzi ora è qui fuori che aspetta, ci teneva ad incontrarti anche lui”.
Il vampiro le passò velocemente di fianco, spalancando di nuovo la porta.
Da una Corvette* nuova fiammante, un bel bruno dagli occhi maliziosi e il sorriso sexy lo salutò mandandogli un bacio con la punta delle dita.
Stefan sentì le colazioni cinesi degli ultimi due mesi tornargli alla gola, mentre assisteva impotente all’ingresso dell’odiato vampiro, il quale non incontrava ostacoli, visto che il padrone di casa, il meccanico, non abitava lì.
“Bentrovato, Stefan! Vedo che hai cambiato stile di arredamento, questa baracca ti rappresenta meglio: mancano solo la scure per spaccare la legna e il tappeto di pelli di scoiattolo cucite insieme con lo spago. Il buon gusto era solo di tuo fratello! Per caso ti  infastidisco, sei sensibile su questo argomento?”
Prima che una rissa feroce si scatenasse all’ingresso, una quarta presenza si aggiunse ai vampiri.
Ivy, con i suoi eleganti short girovita, stivali texani e top bianco scollato ovunque, fissava i nuovi arrivati con perplessità.
“Stefan, sono tuoi amici? Non mi hai presentato mai nessuno, perché non li invitiamo a cena? Preparo io”.
“NO! Voglio dire, le mie origini italiane…”
“Mi impongono di saper cucinare!” Caroline era radiosa mentre interrompeva a metà il suo amico; finalmente stava facendo bella figura.
“Ho una rubrica con le tue frasi famose, in ordine alfabetico, sono talmente epiche. Le cito continuamente anche sul mio profilo facebook, le ho fatte stampare sulle tazze dal fotografo…”
Enzo si accomodò su una sedia, posando con nonchalance gli stivali su di un’altra.
“Sono anche ricamate sul retro delle mutandine coi giorni della settimana. Invece sul pigiama c’è la tua faccia, Salvatore, non è che la cosa mi entusiasmi!”
Un gelo così denso da scoraggiare un tagliatore di ghiaccio e costruttore di igloo scese nella stanza.
“Caroline, state insieme?” La voce di Ivy era colma di speranza: almeno quei due pazzi si sarebbero autoesclusi da quella relazione veramente funzionale.
Certo, il suo fidanzato la faceva sentire stranamente influenzata a eseguire il suo volere e si rifiutava di mettere le zanzariere anche se il mattino lei si svegliava con degli inquietanti buchi sul collo; però lo amava così: depresso, indecifrabile, sporco di olio del motore, trasandato.
“ Sì!”  “No!” Le voci di Enzo e Caroline si levarono nello stesso istante.
“Ivy, non insistere, i miei amici sono… scherzosi, ecco”. Stefan voleva solo che quella farsa finisse presto per tornare alla sua mesta normalità.
“Ordiniamo la pizza, va bene?” Lorenzo sorrise esibendo la dentatura candida, senza replicare mentre spostava la sedia con galanteria per la sua accompagnatrice; peccato che questo significasse guai in vista.
Un’ora dopo, tutto sembrava andare nel miglior modo possibile. Le continue allusioni sessuali del bruno avevano finito per divertire una sempre più ubriaca Ivy, che stava bevendo una birra dopo l’altra.
“Bene, splendore! Siamo quasi pronti per andarcene, anche se siamo così graditi che ai nostri ospiti dispiacerà. Vuoi incipriarti il naso prima di uscire?”
Senza attendere risposta, Enzo passò alla vampira una scatolina trasparente di polvere rosata.
“Scusa! Forse non è quella giusta!”
“Care, quello è Luminol.** A cosa ti serve?” Stefan era esterrefatto.
Non a cercare le tue impronte nel bosco e sapere dove sei passato, figurati!”
“Potresti cogliere l’occasione per restituire gli oggetti di Damon che hai preso in prestito, già che ci siamo”.
Un voluminoso binocolo passò dalla borsa della bionda al centro del tavolo, seguito da un rilevatore di spostamento piroelettrico*** e una telecamera a raggi infrarossi.
“Ma non sono cose di Damon, le ho comprate io per monitorare Stefan!”
Cinque minuti dopo, Caroline stava coprendo Enzo di insulti irripetibili mentre raccoglieva uno a uno gli effetti personali che il suo amico aveva gettato fuori di casa dando un calcio alla sua borsetta e intimandole di restare a cento metri dal recinto della sua proprietà.
“Dov’è finito il tuo senso dell’umorismo? Credevo che anche i non inglesi ne avessero uno, anche se peggiore… se tra qualche giorno vorrai ricominciare a pedinare quel buffone sai che ti aiuterò. Basterà un piccolo incentivo”.
“Sei volgare e uno squallido profittatore! Sai che dovrò cedere, solo perché non lascio mai una missione a metà”.
“Certo, bellezza. Dimostrami la tua convinzione”.
I vetri della macchina erano completamente appannati, mentre Caroline dava a Enzo ampia prova della sua dedizione alla causa; era così presa, da non accorgersi che con una mano libera, il vampiro aveva preso il suo cellulare e stava inviando a Stefan una sua foto ritoccata con baci dati col rossetto.
‘Dopo di questa sarà difficile rimediare, Care. Avrai bisogno di me, ancora per molto’.
Le grida entusiaste della bionda coprirono completamente il click dell’invio.



*Ad Enzo abbino -  naturalmente -  dei ‘must’ degli anni ΄50
** Ovviamente, la polvere che rileva tracce di sangue sui luoghi dei delitti
*** Sensore che percepisce i cambiamenti di calore dovuti a un essere vivente presente in una zona

 

 

  
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