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Autore: genesisandapocalypse    22/12/2014    2 recensioni
"A volte le strade più panoramiche della vita sono le deviazioni che non si aveva intenzione di prendere."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Imprevisti.

IN FAMIGLIA.
 
Alla mia famiglia, che alla fine somiglia un po’ ai Miller, con meno componenti e, soprattutto, meno femmine,
A R, che, oltre le prese in giro giornaliere, adoro con tutta me stessa,
Al mio smalto nero perché, yeah, mi fa così metal.
 
Prova un profondo odio per il rumore, Venere.
Come il rumore assordante che si sente tra le vie affollate di Sydney, tra i clacson delle macchine, le urla degli abitanti e gli abbai dei cani. O come quello nei concerti, ‘ché diamine!, lei va a sentirci il cantante, la band o quel che sia, mica le urla da indemoniati dei fan.
Oppure come quello che la sta facendo urlare di frustrazione sul cuscino premuto con forza sulle orecchie e le sta facendo smuovere con nervosismo le gambe sul letto, quel rumore fastidiosissimo che si aggiunge alla musica rap a tutto volume nella stanza accanto alla sua, quella di sua sorella Nieves, e alle urla isteriche di sua sorella Kendra e il suo nuovo amichetto Harry, il vicino di casa.
Se lo chiede perché, se lei ama da impazzire il silenzio, la tranquillità e la pace, si è dovuta trovare una famigliola con tanto di batterista casinista come vicina. Ovviamente non bastavano quattro sorelle, una più fastidiosa e problematica dell’altra, nella sua vita, assolutamente no!, il vicino musicista e rumoroso mancava.
Si alza dal letto, frustrata, e osserva l’orologio, che segna le otto di sera. Sbuffa, avvicinandosi alla finestra e aprendola di poco, giusto per far ventilare la stanza chiusa da un po’ troppo tempo. Il rumore arriva persino più forte e Venere riesce a scorgere, dalla finestra di fronte alla sua, un braccio estremamente peloso e muscoloso e una gamba stretta in dei jeans neri che si muove al ritmo della musica.
Stringe i pugni e li sbatacchia in aria con nervosismo, poi ci rinuncia e corre in bagno per farsi una doccia, perché a lei non piace farsela la mattina, di fretta.
Si perde nei suoi pensieri per una buona mezz’ora e, sinceramente, non ha tutta questa voglia di uscire dalla doccia, perché lo scrociare dell’acqua è l’unico rumore presente e ovatta tutti gli altri.
Spegne l’acqua e si avvolge con l’asciugamano color pesca, poi prende la spazzola e il phon e inizia ad asciugarsi i capelli lunghi.
Finito il lavoro, esce dal bagno e sospira, felice, perché non c’è più nessun tipo di rumore. Nieves ha smesso di ascoltare depressa musica rap, probabilmente per le urla di sua madre, Kendra ha smesso di giocare con l’amichetto e, sembrerebbe, persino il batterista ha posato le bacchette.
Abbassa le persiane e si infila l’intimo e il pigiama, poi affina l’orecchio e sente delle voci al piano di sotto. Si avvicina alla porta, curiosa, e la apre.
«Grazie per aver tenuto Harry, signora Miller,» dice una voce allegra e buffa al piano di sotto. Venere si sporge di poco dalle scale e può intravedere il braccio muscoloso e peloso che aveva visto dalla finestra. Immagina che, il ragazzo, sia venuto a prendere il fratellino e spera vivamente che, una volta tornati a casa, non riprenda a suonare.
«Figurati, Ashton, è un piacere – risponde sua madre, Tatjana Herrmann in Miller, con un enorme sorriso sul volto gentile e amorevole, mentre poggia la mano sulla spalla minuta di Kendra, con il viso illuminato dalla gioia – è bello che siano diventati amici, questi due,» aggiunge divertita, mentre il ragazzo scompiglia i capelli ricci e biondi di Harry, che ridacchia.
Venere si sporge giusto un poco di più e riesce a scorgere la schiena delineata e muscolosa, le spalle larghe e le gambe strette in pantaloni neri e aderenti.
Ha un fisico niente male, da dietro, a dirla tutta. E, una piccola parte di lei, spera che anche il davanti sia decente.
«Uhm, sì, l’ho visto in faccia, niente male, direi,» mormora una voce alla sua sinistra, facendola sobbalzare.
Naomi, sua sorella minore, ha le braccia incrociate posate sulla ringhiera delle scale e gli occhi gelidi, sempre terribilmente apatici, che vagano sulla schiena del ragazzo.
Venere strabuzza gli occhi, poi li affina.
«Ma come…»
«Purtroppo siamo sorelle, Venere, ti conosco più di quanto immagini – borbotta, girando gli occhi verso di lei e osservandola senza emozioni – e poi hai pensato ad alta voce, cretina,» aggiunge, avviandosi verso la stanza e chiudendosi alle spalle la porta di legno bianco.
Venere affina gli occhi e ringhia infastidita, poi torna ad osservare la schiena del ragazzo che, però, non c’è più.
«Ragazze, è pronto!» urla sua madre, entrando in cucina e portandosi dietro Kendra.

«Harry è così carino, mamma,» commenta la piccola Kendra, facendo sorride istintivamente Igor, appena tornato dal lavoro, che osserva le sue sei donne sedute al tavolo, prima di accomodarsi in mezzo a sua moglie e Venere.
Osserva la sua piccola, otto anni di schiamazzi e risatine, unica testa mora tra le bionde.
«Quant’è carino, precisamente?» chiede Lilian, primogenita, prima di portarsi alle labbra un pezzo di pane imbrattato d’olio. Kendra sorride a dismisura e allarga le braccia per cercare di imitare una quantità.
«Così!» esclama, facendo ridacchiare tutti.
«Oh, allora toccherà che stia attento, non vorrei che mi fregasse la mia bambolina,» scherza Igor, facendo arrossire Kendra, che scuote la testa, smuovendo i capelli lunghi, e gli manda un bacino con le labbra sporche di sugo.
«No, papà, nessuno mi porta via da te,» esclama ridacchiando, facendo fare un suono sdolcinato e commuovente a Lilian, che si porta le mani all’altezza del cuore e addolcisce lo sguardo.
«Finalmente una di noi ti considera, pa’, » scherza lei, ridacchiando alla smorfia indispettita del padre.
«Ma va’, che tu da piccola eri uno zuccherino!» borbotta lui, piccato, mentre Tatjana gli posa una mano bianca sul braccio scoperto per via delle maniche corte e sorride amorevole.
«Probabilmente lo eravamo tutte, tranne Naomi, che è l’apatica della famiglia – sussurra scherzosamente, portandosi una mano a coprire un lato delle labbra, quello esposto a Naomi, che ridacchia e alza gli occhi al cielo – quindi vedi di goderti questo periodo con Kendra, che poi cresce e diventerà crudele e spietata come noi,» aggiunge, facendo la linguaccia al padre che fa un’espressione fintamente terrorizzata.
«Non portare sfiga, Lil! – dice sua madre, ridacchiando – che voi bastate e avanzate, pure Kendra no, eh!» aggiunge, facendo ridacchiare la piccolina e ghignare le quattro sorelle maggiori.
«Sai pa’, a Venere piace il fratello maggiore di Harry,» dice Naomi, d’un tratto, facendo sgranare gli occhi alla nominata, che inizia a tossire perché strozzatasi con l’acqua.
Lei non sopporta quando Naomi si inventa le cose.
«Cosa diamine dici? Non è vero!» grida, arrossendo a dismisura. Lilian sbotta a ridere e la deride indicandola con l’indice.
«Beh, è un ragazzo bellissimo, Venere,» commenta Tatjana, sorridendo sotto i baffi.
«Ma non mi piace, è Naomi che si inventa le cose!» sbotta, allargando le braccia e agitandosi più del dovuto.
«Per favore, prima ti ho beccato a fantasticare sul suo aspetto,» ride Naomi, guardandola con malizia e divertimento. Venere è rossa e, sinceramente, nessuno sa dire se per l’imbarazzo o il nervosismo.
«Ma cosa vi fanno questi vicini? Hanno altri figli?» chiede Igor, un po’ più preoccupato, perché Venere ha diciotto anni e, beh, altre esigenze.
«Hanno un’altra figlia femmina, si chiama Lauren,» risponde sua moglie, osservando divertita la preoccupazione del marito, che sospira, tranquillizzandosi.   Dovrà tenere d’occhio solo due di loro cinque, per fortuna.
«Allora con lei non penso ci siano problemi,» borbotta, alzando le spalle e sorridendo.
«E perché no?» chiede Nieves, entrando nel discorso e osservando il padre con gli occhioni azzurri e incuriositi.
«Semplicemente perché è femmina e nessuna di voi è maschio,» dice, sorridendo alla figlia.
«Però io sono lesbica, va bene lo stesso?»
E il silenzio avvolge la cucina, mentre Igor osserva a bocca aperta sua figlia di soli quattordici anni. Da quando in qua è lesbica?
Cioè, i suoi poster di Zac Efron e Justin Bieber dicono il contrario, che siano una copertura?
Poi, la risata divertita di Lilian risveglia ognuno dai propri pensieri. Sbatte più volte la mano sul tavolo e circonda con l’altro braccio Nieves, che si lascia andare in una risata a sua volta.
Girandosi ognuna verso l’altra, si danno il cinque.
«Ci sono cascati alla grande!» urla Lilian, continuando a deridere ognuno dei presenti, che ancora sono in silenzio.
«Ma andatevene entrambe,» borbotta Igor, iniziando a ridere anche lui dello scherzo di Lilian e Nieves.
 
Natasha sospira stancamente, passandosi una mano fra i capelli castani.
Ha appena finito di fare shopping con Luke e, sebbene dovrebbe essere lei ad andare da un negozio all’altro spendendo a più non posso, perché insomma, è femmina, è stato Luke a girarsi ogni singolo negozio per trovare degli inutili pantaloni neri, due futili felpe, tre canotte senza senso e un capello di lana da idiota.
Non lo sopporta, il suo migliore amico, quando la costringe a fare shopping.
Perché lei, in realtà, lo odia lo shopping.
Le bastano le magliette che compra sua madre, o i pantaloni che frega a sua sorella Louise, o, ancora meglio, le felpe che frega a suo fratello Jacob.
Cosa se ne fa del resto?
Comunque, il giorno dopo ha scuola e non le va mica tanto. Sospira, ‘ché questo significa iniziare  studiare, significa avere gli sguardi astiosi delle sgualdrine che vanno dietro al suo migliore amico e significa anche che, quest’ultimo, ri inizi ad indossare quella schifosa maschera che, ormai, ha dall’inizio del liceo.
Insomma, non lo capisce proprio perché Luke non si voglia mostrare per quel che è davvero. Farebbe un figurone, conquisterebbe tutte, avrebbe una marea di amici, eppure continua a mostrarsi come un coatto senza scrupoli né sentimenti. E Natasha proprio non capisce perché attira tanto, così.
Sospira nuovamente, prima di beccarsi una cuscinata da Louise.
«Mi dici cosa cazzo hai da sospirare, eh?» sbotta sua sorella, la delicatezza e la femminilità in persona.
«Domani inizia la scuola, capisci?» borbotta Natasha, divertita, prima di ricambiare la cuscinata e osservare sua sorella mandarle uno sguardo truce e infastidito.
«Certo che capisco, stronzetta, sembrerebbe che domani inizi l’università, eh! – dice, incrociando le braccia fine all’altezza del seno – pensi davvero di poter mettere a confronto l’università con il liceo? Sono io quella a dover sbuffare, sorella!» borbotta, alzando gli occhi al cielo.
Natasha ridacchia, prima di avvicinarsi alla scrivania e sedersi di fronte al computer, accendendolo.
Gira su Facebook perché la noia dell’ultimo giorno di vacanza è disumana, poi si blocca sul profilo di Luke e mette a confronto le foto con lei e quelle con i suoi amici cazzoni e drogati.
Da un sorriso sereno e luminoso si passa ad un ghigno impassibile e scontroso.
No, seriamente, non lo capisce proprio. Perché deve cambiare atteggiamento? Cosa c’è di tanto figo nel comportarsi così schifosamente con gli altri?
E poi, lo odia quando tortura Calum Hood.
Insomma, perché ce l’ha tanto con quello lì? È un ragazzo tranquillo, che gira sempre alle calcagna di Michael Clifford e non ha mai intenzione di fare male a qualcuno, poi arriva Luke e sbem, gli fa fuoriuscire la bestia interiore che alla fine è in un po’ tutti.
E poi, non comprende, Natasha, perché deve trattare come un burattino Naomi, che è anche la sua migliore amica.
Ma perché? Prima la bacia, se la fa, la illude, e il giorno dopo è come al solito, la guarda a malapena e le passa davanti con l’ennesima puttanella sotto il braccio.
Stronzo.
Ma Natasha proprio non ci riesce ad avercela con lui, perché è il suo migliore amico, perché lei lo conosce sul serio, alla fine.
Entra nel profilo di Naomi e osserva l’immagine di copertina che, a Natasha, piace da impazzire, ‘ché ricorda una foto di qualche rivista di moda.
Mostra tutte e sei le donne di casa.
L’origine tedesca di Tatjana, con lunghi capelli biondi e occhi di un azzurro acceso, si riflette benissimo su quattro delle cinque figlie, tanto bionde e con gli occhi così azzurri da poter essere definite pure Ariane.
L’ultima, Kendra, per la gioia di Igor, ha i capelli mori come lui e gli occhi verde scuro come la nonna paterna.
Natasha un po’ le invidia, a loro, che sono tutte così belle. Ma come potrebbe essere altrimenti, alla fine, con dei genitori così?
Senza accorgersene, sua sorella le si è appostata dietro.
«E questa sarebbe la famiglia di Naomi?» chiede, indicando con l’indice lo schermo. Natasha annuisce e si gira lentamente verso di lei.
«Mortacci! – impreca – Jacob!» urla dopo, ghignando divertita e scambiandosi un’occhiata con Natasha.
Entrambe pensano che, Jacob, sia single da un po’ troppo.
 
Genesis è appena arrivata di fronte a casa di suo cugino, la sua nuova casa.
È estremamente ansiosa, non per niente, non viene in Australia da un anno e, beh, prima era per le vacanze, mica per trasferirsi definitivamente.
Osserva sua madre accanto a lei, che sembra essere rinata grazie all’aria australiana e come darle torto? È casa sua, quella vera, si intende.
Ha il viso sciupato che sembra illuminarsi appena la porta si apre e ad accoglierli è zia Joy che corre in contro a sua sorella, mentre zio David circonda Genesis con le braccione e la sbaciucchia tutta.
I suoi zii le sono mancati da morire.
Joy e David si scambiano di posti e Joy stringe a sé sua nipote.
«Oh, mia Genesis, quanto mi sei mancata!» esclama ridacchiando, per poi afferrarle le valigie.
«Oh no, zia, faccio io!»
«Non pensarci nemmeno, tesoro, sarai stanca… e poi Mali e Calum ti stanno aspettando dentro,»  sorride amorevole e Genesis ricambia, grata.
Non vedeva l’ora di scapparsene dal Brasile, da quella casa che sapeva di tradimento e abbandono. Suo padre ha abbandonato entrambe, sia lei che sua madre, e come potrebbe esserne felice? Ma lei non ha versato nemmeno una lacrima, perché era sua madre ad aver bisogno di un’ancora e lei è dovuta essere la sua forza.
E lo è stata.
Ma, alla fine, non è mai stata abbastanza forte e, una sera, ha dovuto chiamare zia Joy perché la disperazione, in quella casa, era troppa.
Entra in casa e subito una furia l’avvolge e troppi, decisamente troppi capelli le nascondono il viso.
«Genesis!» urla entusiasta Mali, saltellando su sé stessa e travolgendo con la sua gioia la cugina.
Mali è così, un insieme di bellezza, gioia, allegria, sorrisi e capelli.
Genesis ridacchia e si stacca poco dopo dall’abbraccio esorbitante di Mali, che è sempre così allegra, e alza gli occhi sulla figura di suo cugino.
Si fionda tra le sue braccia e ispira il suo profumo, il profumo di casa.
«Mi sei mancata, Genesis,» dice al suo orecchio.
«Anche tu, Cal, tremendamente,» risponde lei, chiudendo gli occhi per assaporare meglio il momento.
Si staccano dall’abbraccio e si scambiano un’occhiata emozionata.
Mali è appena corsa tra le braccia di Bethany, sua zia.
«Come stai? – le chiede premuroso Calum, posandole una mano sulla spalla – anzi, come state?» si corregge, lanciando un’occhiata alla zia.
«Io bene, almeno credo, ma passerà – borbotta, alzando le spalle e sorridendo un poco – chi mi preoccupa è mamma, alla fine lei lo amava, o forse lo ama ancora,» gli risponde, affinando le labbra.
«Ora è a casa, pian piano si riprenderà,» borbotta Calum e Genesis annuisce, perché è così, ora sono a casa.
«E Casper?» chiede, poi, illuminandosi.
Calum ridacchia per l’uso del soprannome inventato da lui stesso tre anni prima.
«Sta in stanza, sai, non voleva rovinare l’intesa familiare con la sua ingombrante presenza,» lo imita, ridacchiando.
Genesis sorride e si catapulta verso la stanza del proprio cugino, aprendola di scatto.
«Casper!» urla entusiasta, buttandosi addosso al ragazzo che, fino a poco prima, era comodamente sdraiato sul letto. Lo stringe a sé e ridacchia sul collo di lui.
«Ma che cazzo? – lo sente imprecare, sorpreso – oh, Genesis!» aggiunge poi, gridando e stritolando fra le braccia l’amica.
Si staccano poco dopo e, finalmente, Michael può incontrare gli occhi neri di lei.
«Come stai?» chiede lei, sedendosi a gambe incrociate sul letto.
«Una meraviglia, nemmeno ti immagini!» risponde sorridente, osservando il viso delineato di Genesis dal basso e sistemandosi le proprie braccia sotto la testa.
«Mi sei mancato!» dice lei, che alla fine Michael è il suo più grande amico ed è impossibile che uno come lui non ti manchi.
«Anche tu!» ribatte lui, con un verso sdolcinato e prolungato all’inizio. Calum entra nella stanza e si siede accanto a loro.
È felice, lui, perché finalmente potranno passare più tempo insieme, loro tre.
Insomma, Genesis si è trasferita in Australia, da loro.
Il problema, però, è che sua cugina, è troppo, troppo bella.
È così bella che ha quasi paura di sapere cosa Michael stia pensando.
Ed è così bella che ci scommette, il giorno seguente dovrà andare in giro per i corridoi con il fucile per assicurarsi che nessuno la tocchi. E probabilmente dovrà farlo per il resto dell’anno.
Se poi si aggiunge che quel coglione di Hemmings ci proverà sicuro, lui sente il nervosismo avvolgerlo, perché no, tutti, ma lui no.
Lui la userebbe per i suoi sfizi e poi la mollerebbe come tutte. La userebbe per fargli un dispetto e poi, divertitosi, la mollerebbe esattamente come ha fatto il padre di Genesis con sua madre.
E Genesis ha sofferto abbastanza, non ha intenzione di vederla stare male per la sua nemesi per eccellenza.
Si rimbocca le maniche ed è pronto a fare la strage, se serve.
 
***
Ehilà,
come va?
Eccomi con una nuova storia, spero vi piaccia. Beh, cosa ne pensate?
Riuscirete ad inquadrare meglio i personaggi più in là, soprattutto Naomi a cui ho dato molto meno spazio, e anche Natasha, perché insomma, non è che ha parlato tanto di sé stessa. Poi avrete la possibilità di conoscere meglio i ragazzi.
Sotto troverete le immagini delle protagoniste e non (aggiungo che le VERE protagoniste sono Venere, Naomi, Natasha e Genesis, le altre sono più delle comparse)
Non ho nient'altro da dire, solo un BUON NATALE, perché non sono sicura di aggiornare prima (probabilmente non lo farò) e divertitevi, 'sti giorni.
Bye bye,

Judith.
 
 
  
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