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Autore: Ammie    22/12/2014    2 recensioni
Nonostante la quarta guerra ninja sia finita da poco, il pericolo è sempre in agguato. La prima ad accorgersene è Ino Yamanaka, rapita e brutalmente violentata per estorcere informazioni su Konoha. Choji cerca di starle accanto, ma è difficile fidarsi di qualcuno quando accadono cose del genere. Nel frattempo gli altri dovranno affrontare le conseguenze dello scontro, come ad esempio il clan Hyuga. Dovranno rifarsi una nuova vita e accettare vecchie conoscenze, questo è il caso del clan Uchiha.
Dovranno infine rassegnarsi e dimenticare le persone che si sono sacrificate per il loro villaggio, tenendo però in mente che la vita va avanti, a qualunque costo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Solo un sorriso
After the pain
 
 
Ino Yamanaka giaceva a letto, immobile. Fissava la piccola crepa del muro da un tempo imprecisato, ascoltando silenziosamente la macchina che registrava i battiti del suo cuore. Era sopravvissuta, ce l’aveva fatta. Era riuscita a resistere più di una settimana senza cibo né acqua, prigioniera di una piccola e sudicia camera da letto. Aveva dormito poco, troppo intimorita che quel mostro tornasse in camera e la guardasse. Terrorizzata che la toccasse ancora. All’inizio aveva cercato di estorcerle informazioni riguardo Konoha, ma lei, fiera com’era, gli aveva negato qualsiasi notizia. Dopo un giorno di silenzio assiduo erano cominciati i pugni e i calci, dopo tre l’aveva legata a uno sporco letto e le aveva strappato i vestiti di dosso, prendendola con la forza. Più urlava dal dolore e più la picchiava. Solo una parola continuava ad aggirarsi nella sua mente: violentata.
Non appena bussarono alla porta della sua stanza d’ospedale strinse con veemenza le lenzuola bianche, sussultando dalla sorpresa.
“Ino…” disse Choji. “Sei sveglia?”
Nonostante la presenza dell’amico, la ragazza non si quietò. “Mmh…”
 L’aveva trovata lui, nuda, legata e dolorante per i colpi ricevuti. Aveva sgranato gli occhi, era corso a liberarla e l’aveva subito avvolta nella sua giacca, mentre lei aveva iniziato a piangere di gioia. L’ultima cosa che ricordava era l’arrivo Shikamaru, teso e preoccupato come mai prima d’ora.
“Hai dormito?”
 Annuì, osservando l’amico che si sedeva di fronte a lei. Era nervoso. Lo si capiva dal modo in cui si torturava le mani e la guardava serio.
Iniziò a sussurrare. “Ti va di parl-”
“No.” Spostò lo sguardo verso la finestra, mentre le lacrime minacciavano di uscire. “Non deve saperlo nessuno.”
Choji la guardò sorpreso. “Ti ha rapita, picchiata e violentata.”
Mi ha rapita e picchiata.” Lo corresse.
L’amico la guardò con dolcezza e tentò di stringerle la mano, ma inutilmente. Sospirò pesantemente: non poteva vederla in quello stato. Non la sua Ino.
“Ti prego.” Lo supplicò, mentre le lacrime iniziarono a uscire copiose. “Non voglio che mi guardino… Non lo sopporterei.”
A Choji si strinse il cuore. Lui e Shikamaru avevano già ucciso quel mostro, eppure provava ancora l’irrefrenabile voglia di mettergli le mani al collo.
“Fallo per me.” mormorò, asciugandosi le lacrime con mani bendiate.
E lui non poté far altro che acconsentire.
 
“Non vuole che nessuno lo sappia.”
Shikamaru Nara si accese l’ennesima sigaretta, osservando distrattamente il paesaggio di fronte a sé.  Se solo ripensava a ciò che quel mostro le aveva fatto, provava un incontrollabile desiderio di sangue e vendetta. Se non l’avessero già ucciso l’avrebbe decapitato. “E come spiegherà…” Deglutì nervosamente. “I segni?”
“Non ne ho idea.” Ammise Choji.
Espirò il fumo. “Se il Maestro Asuma fosse ancora vivo…” lasciò la frase in sospeso, ma l’amico sapeva benissimo cosa intendeva. Non appena l’aveva vista su quel sudicio letto, seminuda, in lacrime e stretta a Choji, la collera prese completamente il sopravvento. Le avevano dato dell’acqua e prestato le cure basilari prima di portarla via da quella prigione.
“Io non dirò nulla. Non sopporterei di vederla ancora piangere.” Prese un pacchetto di patatine, ma lo scartò subito dopo: tutta questa storia gli faceva perdere l’appetito. “Tu farai lo stesso?”
Il Nara annuì. “Ha perso suo padre da poco e ora…” Strinse i pugni. Doveva sfogarsi. “Dovremo starle accanto… Anche se probabilmente non si fiderà di un uomo per molto tempo.”
“Già…”
 
Hiashi Hyuga era nervoso. Hinata era ancora in coma e nelle settimane precedenti non aveva dato segni di miglioramento. Era ancora sconvolto dall’impulsività di sua figlia: proteggere Naruto facendogli da scudo con il suo stesso corpo, salvandolo quindi da morte certa. Neji aveva provato a mettersi di fronte a lei, ma non era stato abbastanza veloce. E ora sua figlia, che gli ricordava così tanto la sua defunta moglie, se ne stava in quel letto, pallida e silenziosa, a combattere tra la vita e la morte.
“Hinata…” Sussurrò teneramente, stringendo quella piccola e delicata mano che sembrava essere troppo fragile per sopportare la vita. “Svegliati…”
L’unica risposta, purtroppo, fu il cinguettare degli uccelli al di fuori della finestra. Spostò lo sguardo all’esterno, notando come tutti dessero una mano a ricostruire la città. Loro stavano andando avanti, lui no. Loro si stavano costruendo una nuova vita, lui non avrebbe potuto… Non con sua figlia in quello stato. Tornò a guardarla, troppo bella e simile a sua madre per reggere dolore e sofferenza.
“Padre…” Disse Hanabi, entrando in stanza. “Dovresti riposare.”
“Non posso. Non ora.”
Prese posto accanto al padre, mentre una lacrima le rigò il giovane volto. “Si sveglierà, vero?”
Hiashi la guardò, sentendo il cuore stringersi dolorosamente. Era stato troppo duro con loro, e solo ora se ne rendeva conto. Solo quando una delle sue bambine rischiava di morire. “Hanabi…” Disse, abbracciandola per la prima volta dopo anni. “Sta’ tranquilla. Andrà tutto bene.”
“Ho tanta paura.” Singhiozzò a quel punto, stringendosi al petto del padre in cerca di conforto. “Prima la mamma… Poi lei…” Pianse disperata.
L’uomo per la prima volta in vita sua esternò i suoi sentimenti. “Anch’io ho paura di perderla.” Ammise, stringendo la figlia a sé. “Ma non accadrà. Lei non ci abbandonerà.”
Hanabi stava per replicare, quando la porta si aprì nuovamente. Neji non dormiva da troppo tempo, a giudicare dalle spaventose occhiaie che aveva. Hiashi sapeva che il nipote si sentiva terribilmente in colpa, ma non aveva idea di come rassicurarlo.
Si appoggiò al muro di fronte a Hinata. “Novità?” Chiese allo zio, con voce stanca e carica di rimpianto.
“No…” disse, cercando intanto di calmare la più piccola. Posò lo sguardo su di lui: gli occhi erano spenti, completamente privi di vitalità. Aveva molte cicatrici, soprattutto nelle braccia, ma la più grande partiva dalla tempia sinistra e scendeva fino al mento. “Non è colpa tua.”
“Sa benissimo che lo è, zio.”
“Non voglio più sentire questo discorso.” Ordinò, anche se il tono troppo remissivo della voce lo tradì.
“Mi dispiace.” Sussurrò, abbassando il capo e chiudendo gli occhi.
L’uomo provò nuovamente una fitta al cuore: quel ragazzo, col passare del tempo, era diventato come un figlio per lui, e non voleva vederlo in quello stato. Era davvero troppo. “Neji, si sveglierà.”
“Padre…” intervenne Hanabi, gli occhi arrossati per le lacrime. “Davvero lo pensi?”
“Certo.” Mentì. In realtà non ne aveva idea, ma non voleva certo preoccupare ancora di più la sua famiglia. Sospirò pesantemente, mentre la porta si aprì di nuovo.
Uzumaki Naruto era di sicuro il più malridotto di tutti: le braccia erano tuttora interamente coperte da bende, le gambe presentavano tagli più o meno profondi, mentre una stampella lo aiutava a reggersi in piedi. “Posso…?”
L’uomo annuì. Lo guardò riporre su un tavolo lontano l’ennesimo mazzo di fiori, come faceva ogni giorno, per poi appoggiarsi alla finestra e guardarla in silenzio, con espressione malinconica.
Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, ma quando il biondo fece per andarsene, Hiashi lo bloccò. “Rimani.”
“Non voglio disturbare, Signore…” abbassò il capo con rispetto.
“Ho sbagliato sul tuo conto…” ammise l’uomo, sorprendendo tutti i presenti nella stanza, in particolare Neji. “Sei un vero eroe per Konoha.” Continuò, guardandolo negli occhi. “Capisco perché Hinata ti ammiri così tanto… Rimani.”
Il biondo non se lo fece ripetere due volte. “Grazie.” Disse, abbozzando un sorriso.
Hiashi tornò a guardare la figlia che teneva tra le braccia, che ormai si era calmata. Posò lo sguardo sul nipote, che teneva gli occhi puntati sulla finestra. Infine osservò ancora Naruto, che cercava di sostenersi meglio sulla vecchia stampella che usava. Non fece in tempo a offrire il suo posto al giovane che qualcosa catturò la sua attenzione.
“Mmh…”
Tutti e quattro si girarono simultaneamente verso la dolce, delicata, fragile e soprattutto sveglia Hinata. Aveva gli occhi aperti. Era finalmente cosciente.
“Hina!” urlò Hanabi, prima di abbracciarla e ricominciare a piangere per la gioia.
Gli occhi di Neji sembrarono ravvivarsi subito mentre si avvicinava al letto, sorridendo felicemente.
Naruto le strinse piano una mano, tirando poi un lungo sospiro di sollievo.
Hiashi Hyuga non lo avrebbe mai ammesso, ma vedere sua figlia finalmente sveglia gli riempì il cuore tanto che una lacrima minacciò di cadere.
 
A/N
Sono nuova della sezione Naruto, quindi abbiate pietà!
La mia fic è ambientata poco dopo la quarta guerra ninja. La coppia principale è Choji-Ino, ma non mancheranno le altre… Naruto-Hinata, Shikamaru-Temari (che in questo capitolo non è presente), Neji-TenTen (neanche lei presente in questo capitolo), Sasuke-NuovoPersonaggio (questo è ancora da definire), Itachi-Sorpresa! (non ve lo aspettereste mai). Sakura a dire il vero non mi ha mai fatta impazzire, ma comunque un’idea per lei ce l’ho.
Una coppia minore sarebbe Kiba-NuovoPersonaggio, ma su questo devo decidere e sistemare alcune idee. Per quanto riguarda Lee o Sai… Non lo so ancora.
 
AVVERTENZA:
 
Ho molte altre fic in corso, quindi se questo capitolo avrà successo continuerò la storia quando ne avrò finita già una o due. Direi in Primavera.
 Quindi non allarmatevi se la classifico già come “storia conclusa”!
Ripeto: se vi piacerà, verso Primavera la continuerò.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
  
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