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Autore: imperfectjosie    22/12/2014    2 recensioni
10 songs challenge - Taylex
1 - Scegli un personaggio, una coppia o un fandom.
2 - Apri la tua cartella di musica e seleziona la modalità di riproduzione casuale e fai partire.
3 - Scrivi una drabble-flashfic che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare la drabble: inizi con l’inizio della canzone e finisci quando finisce, niente esitazioni! Non importa quanto scombussolata è la tua drabble-flashfic.
4 - Scrivine 10, poi pubblicale.
[Alex Gaskarth / Taylor Jardine]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Fandom: All Time Low ft. We Are The In Crowd 
Rating: Arancione.
Pairing: Alex Gaskarth/Taylor Jardine
Note: Raccolta di flashfic (alcune forse rientreranno nei canoni della drabble, ma difficile, sono un po' più lunghe) sulla Taylex.
Josie's corner:
  
CCCiao. c:
Ho sentito parlare spesso di questa challenge e devo dire che inizialmente mi era balenata in testa l'idea di creare una Drarry per il fandom di Harry Potter, ma poi... beh, poi ho visto questo video di cui ignoravo l'esistenza fino a ieri e niente, ho cambiato idea.
Mi piacciono tantissimo insieme, perciò ho abbandonato per un po' la mia vena Slash con le Jalex e mi sono messa a raccogliere una raccolta di flashfic per questa sfida.
Che dire? Buona lettura, let me know se vi sono piaciute e fatemi presenti tutti gli errori di battitura che riscontrerete (Non le ho rilette tutte, sono sincera... e pigra! Maledettamente pigra AHAHA)
Il mio mp3 è un disastro, le canzoni vanno alla cazzo di cane, perciò mi scuso per il pasticcio.
Nothing, enjoy the read.
Josie.


10 songs challenge - Taylex
Crack a smile, i just can't lose.

 
 

I – Don't let me get me – P!nk
«Alex?»
«Mh?» rispose, ancora impegnato a condividere chissà quale assurdo tweet con il resto del mondo.
La ragazza si spostò nel letto, tirandosi la coperta fin sopra il mento. Avevano appena finito di fare l'amore. Non sapeva dire con esattezza quando si era concessa il lusso di diventare l'amante della situazione, sapeva però che persino quelle mani veloci sui tasti dell'iPhone riuscivano a rapirla.
E Alex se ne era accorto, sorrideva sghembo del suo sguardo adorante. Tay spostò gli occhi sulla porta dell'Hotel, gonfiando le guance come una bimba beccata a rubacchiare i biscotti dal barattolo nascosto.
«La vuoi smettere di ridere? Sei irritante!» berciò, mascherando l'imbarazzo.
Non era vero, ovviamente. In un'adolescenza fatta di guerre contro se stessa, l'emarginata della scuola aveva trovato la salvezza nella musica. Prima la sua, poi quella del suo amante.
Alex stava ancora sghignazzando senza ritegno, costringendola a piombargli addosso per zittirlo. Gli rubò un bacio veloce, nel posto in cui Lisa sembrava lontana anni luce. E sorrise su quelle labbra, lasciando che la barba incolta le pizzicasse il mento. La tortura più bella di tutte.

 

II – Please take me home – blink-182
Camminava da minuti interminabili, setacciando ogni angolo di quella strada, poco lontano dal pub che aveva raccolto le due band, tra cui la sua. Sbuffò, posando una mano sul muro per esaminare l'ennesimo vicolo privo di luce.
Ed eccola lì.
Rannicchiata su se stessa, accanto ad un cassonetto, con le Vans che strusciavano l'asfalto e il volto infossato tra le gambe. Alex sorrise, poi decise di avvicinarsi e raggiungerla, piegandosi alla sua altezza.
«Va tutto bene, Tay. Non è successo nulla, dai vieni-»
Con tutto il rimorso, la giovane cantante alzò di scatto la testa, mostrandogli due occhi neri di mascara, particolare che scatenò un moto di dolcezza nel frontman. Avrebbe riso, quasi, ma si trattenne.
«Tutto bene, Alex? Tutto bene cosa? Niente va tutto bene! Dovevo tenere la mia boccaccia chiusa, dannazione!» imprecò, tirando un pugno al cassonetto accanto e lamentandosi per il dolore subito dopo, soffiando sulle nocche.
Alex rise, di gusto. Poi si sedette accanto a lei. Le rubò un bacio. Sapeva di rum, particolare curioso, poco importante. I grandi occhi di Tay si spalancarono.
«Cosa-?»
«Anche io avrei voluto che quel video finisse con un bacio.» disse, donandole un color porpora sulle guance davvero adorabile.
«Alex?» lo chiamò timidamente, ancora stordita per la confessione alcolica e la sua veloce defilata dalla festa di Jack.
«Mi porti a casa?»
«Ti porto dove vuoi»
Un sorriso, poi il mondo di Tay si fermò.

 

III – Sweet baby – Macy Gray
Lo guardava esibirsi sul palco e ancora non ci poteva credere.
Niente più Lisa, niente più baci rubati al buio, nascondersi per fare l'amore, come se fossero criminali ricercati. Era bello, ma faceva un po' paura.
Tay si morse un labbro quando lo sentì intonare il ritornello di Somewhere in Neverland e lì capì.
Lo amava.
Si era innamorata di Alex Gaskarth. Uno dei comandamenti che la sua band le aveva raccomandato di non infrangere. Era un traditore, sapeva rubarti il cuore e poi cercarne in giro altri cento, per la sua collezione personale. Ma non le importava.
La canzone finì e lei si ricompose in fretta, cancellandosi quello sguardo sognante dal volto e osservandolo raggiungerla con passo deciso.
Un ghigno, una mano sulla guancia, calda, un po' sudaticcia per i minuti sulla chitarra, ma questa era la loro vita. Si sentì completa. Chiuse gli occhi, godendosi il momento.
«Mi hai aspettato!» commentò divertito, facendola trasalire.
«Non me ne vado senza di te, lo sai» fu la risposta sincera della ragazza.
Il sorriso di Alex si intensificò. Le rubò un bacio tra gli sguardi sconvolti di tutti – e quello divertito di Jack – per poi circondarle la vita con un braccio e trascinarla lontano da occhi indiscreti, insieme alla sua fedele chitarra.
Tay si disse che se Lisa non era riuscita a cambiarlo, lei ci avrebbe messo tutta se stessa, per arrivare a tanto.

 

IV – Time to break up – blink-182
«Stai esagerando!»
Il fatto che fosse in boxer, praticamente fuori dal bus della sua stessa band, non era una scusa per stare zitto. E Alex Gaskarth, di certo, non era il tipo che incassava i colpi senza reagire.
Taylor si fece avanti, fronteggiandolo mezza nuda, senza battere ciglio. Alex sorrise sghembo a tutta la tenacia che gli si parò davanti. Quella ragazza era fuoco puro. Forte, indipendente e a tratti spaventosa. Poco incline a curarsi dei piccoli dettagli, come il fatto che il tour bus sul quale stava dettando legge, non era il suo!
Sapeva di essere lui quello ad aver più bisogno della sua presenza. E sapeva di amarla, aveva lasciato Lisa, aveva litigato con Jack, solo per lei.
«Sparisci dalla mia vista, Gaskarth! Cosa non ti è chiaro?»  domandò retorica, abbozzando un piccolo sorriso sarcastico.
Alex corrugò la fronte, sbuffando.
«Non ci sono andato a letto!» tentò di difendersi, aprendo le braccia per enfatizzare le proprie ragioni.
«Io non porto mutande rosa di pizzo, genio! E adesso levati, ho di meglio da fare» commentò secca, chiudendogli la porticina del bus in faccia, per poi lanciare il resto dei suoi vestiti dalla finestra.
Jack, che poco lontano da lì aveva assistito a tutta la scena, richiamò l'attenzione del maggiore con una grassa risata. Alex grugnì in risposta, raccattando i pantaloni. Avrebbe risolto la faccenda, magari con un calcio nelle palle a Barakat e due nel culo alle sue oche bionde da competizione!

 

V – Sex – Negrita
Un segno violaceo sulla spalla, denti bianchi che mordevano avidi, ma ad Alex non importava.
La guardava dormire placidamente, la schiena candida scoperta dalle lenzuola e il viso disteso, sereno contro il cuscino di quell'albergo londinese.
Era bella.
Si chiese come, quando soprattutto, aveva permesso a quella ragazzina così poco femminile di decidere i gesti e le emozioni dei loro amplessi nascosti. Ma qualcosa era cambiato. Più dolcezza, più attenzioni e carezze, baci lenti, bisognosi di tutto il tempo che richiedevano, silenziosi e colmi d'affetto.
Sorrise, tirandosi su con il busto e puntellando la mano sul materasso per fare leva.
Tracciò con l'indice una linea immaginaria lungo tutta la spina dorsale, finché non la sentì bofonchiare nel sonno.
«Alex... dormi un po', ti prego. E' ancora presto!»
«Non mi va» soffiò ironico, mordendole un fianco e facendola scattare sul posto!
«Piantala di fare l'idiota!» lo apostrofò, con un'acidità che malcelava una nota di fastidio e divertimento puro.
Si sentiva libera insieme a lui, questo Alex lo sapeva bene. E la stuzzicava in tutti i modi possibili, per il semplice gusto di sentirsi meno solo.


VI – A daydream away – All Time Low
«Non dovresti bere così tanto, Lex»
La voce di Zack era comunque troppo lontana. Di fatto, l'unico suono vicino ad Alex in quel momento, riusciva ad essere la risata un po' brilla di Taylor Jardine.
Una bevuta dopo lo show, due band riunite e i pensieri del ragazzo già viaggiavano sul corpo minuto ma attraente della giovane artista.
Aveva collaborato insieme a lei, mandando quasi al diavolo il regista del video per il taglio di quel bacio che, a conti fatti, bramava disperatamente.
Jack continuava a ripetergli che si trattava solo di un prurito, nulla di più. Ma Alex sognava quelle labbra ogni notte, infischiandosene di quanto fosse giusto o meno.
«Hey, Tay!» la chiamò, decisamente sbronzo.
Quando si voltò per guardarlo sorridere, vide un velo di sincera attrazione in quegli occhi. Così prese coraggio.
«Dopo ti devo parlare» commentò, allungando il braccio con l'ultimo shot stretto nel pugno e sbattendo poi il bicchiere vuoto sul tavolo di legno.
Tay sbattè le palpebre, arrossendo nell'istante preciso in cui la piega di quelle enormi sopracciglia le stava raccontando una storia. La sua stessa storia.
Sorrise, mimando un cin-cin con il suo Cuba libre per poi sussurrare un flebile «Anch'io, Alex» e tornare a parlare con Rian.

 

VII – Sei sicura – J-Ax
«Potrei farti male»
«Non mi importa» commentò decisa, avanzando ancora verso la figura confusa del chitarrista.
«E' una pessima idea, credimi»
Cercava di farla ragionare, ma il quantitativo d'alcool che aveva in corpo gli impediva di usare il lato razionale del cervello. Posò le mani sulla superficie del bus, leccandosi il labbro inferiore.
«E allora fermami» lo incoraggiò, ridacchiando.
Alex sorrise sghembo. Oh, non se lo sarebbe mai sognato! La prese al volo, quando si accorse che stava per inciampare e poi se la tirò addosso, spostandole una ciocca di capelli dal viso e liberandola dal cappello di lana.
«Non dovresti nasconderti, sai? Sei bella» soffiò dolce al suo orecchio, saggiando la reazione di due gote meravigliosamente in fiamme.
«Arrossisci?» continuò a stuzzicarla, avvicinando le labbra alle sue. Tay gliele morse appena, facendolo ridacchiare.
«Quando la finirai di prendermi in giro?»
«Non arriverà mai quel giorno, rassegnati» commentò ironico, prima di colmare la distanza e donarle il bacio alcolico più bello di tutta la sua vita.

 

VIII – Per ogni tuo gesto – Nice Price
Il freddo non l'aveva mai disturbata molto, in effetti lei amava l'Inverno. Al diavolo il mare, al diavolo il sole e il caldo soffocante.
Immersa nella lettura di un libro, seduta sulla panchina più isolata di Central Park, lontana dall'Arena che quella sera avrebbe ospitato la sua band, Tay si rilassava. Il silenzio era sempre stato il suo più grande amico.
Sbadigliò, voltando pagina senza accorgersi della figura dietro di lei, che le stava posando sulle spalle un cappotto pesante, ma maschile.
Si voltò appena, incrociando con lo sguardo due occhi castani resi buffi da un paio di sopracciglia davvero singolari.
«Alex!» esclamò, chiudendo l'ultimo libro di King con un colpo secco e aspettando che lui facesse il giro della panchina per raggiungerla.
Le sorrise. Un paio di farfalle cominciarono a stringerle lo stomaco, riportandole in mente il testo di Remembering Sunday insieme ad una canzone italiana che a malapena riusciva a comprendere, ma bella, secondo il traduttore di Google. Esageratamente bella, come lui.
«Rientra in albergo, piccola, se ti ammali stasera non potrai cantare»
Aveva il naso puntato contro il cielo e uno sguardo dannatamente triste.
Lisa.
Si morse un labbro, non le piaceva vederlo così. Amava il suo sorriso, si divertiva un mondo con le sue idiozie e quella ragazza lo stava privando di quei piccoli particolari che lo rendevano speciale.
«Non dovresti pensarci, non ti merita» soffiò a bassa voce, stringendosi la giacca del cantante al petto per godere del suo profumo.
Alex abbassò lo sguardo meravigliato, poi chiuse la bocca, piegandola in un caldo sorriso. Si avvicinò, circondandole il collo con un braccio. La sentì tremare, ma non disse nulla.
«Hai ragione, sai? Stasera ti offro una cena, al diavolo i paparazzi!» esclamò euforico, baciandole una guancia.
Tay si toccò la pelle in fiamme, voltandosi per cercare un qualsiasi segno di ironia nel viso calmo di Alex, ma non trovò nulla. Così gli sorrise, posando la testa sul suo petto per lasciarsi stringere meglio, incurante degli sguardi curiosi dei passanti.

 

IX – Ragazza speciale – Peter Punk
Rimuginava spesso su come all'inizio l'aveva giudicata.
Una ragazzina un po' scialba, poco aggraziata che di certo non dava nell'occhio. Non l'aveva considerata, limitandosi a seguire le direttive del regista sul video da girare. Però Alex doveva ammettere che aveva un buon odore.
Non si trattava di semplice profumo, no, era convinto non fosse il tipo. Quella fragranza dolce arrivava direttamente dalla sua pelle.
Si ritrovò a sorridere da solo, mentre Jack gli raccontava dei dettagli piccanti con la biondina conosciuta nel pub quella stessa sera.
«Alex, mi stai ascoltando?»
Annuì, tirando fuori il cellulare dalla tasca e digitando distrattamente un messaggio.
«Come no, Bassam! Tette da urlo, pompini favolosi... sono qui amico, continua pure» rispose ironico, terminando quel breve SMS e posando poi il telefono sul tavolino al centro della stanza. Tornò a rilassarsi, chiudendo gli occhi mentre suo fratello acquisito – e in quel momento si domandò dove, in quale assurdo supermercato lo avesse comprato! - continuava il monologo, stordendolo di chiacchiere inutili, decisamente poco raffinate.
Il soffitto, nel frattempo, rifletteva un display luminoso che lampeggiava al nome di “Tay”. E una singola risposta, un po' timida. Giurava di poterla sentire balbettare.
( «Va bene Alex, però offro io questa volta!» )

 

X – Red – Taylor Swift
Se avesse dovuto descrivere Alex Gaskarth con un colore, avrebbe usato il rosso.
Quel corpo bruciava in continuazione, di passione per la musica, sesso fuori controllo e voglia di vivere. Taylor ne rubava un pezzettino ogni tanto, quando la notte e i tour combinati glielo permettevano. Come in quel momento.
Passò diverse volte le dita sui graffi che lei stessa gli aveva procurato e lo sentì soffiare un sorriso contro il cuscino.
«Sei sveglio?»
«Bruciano come il fuoco, per forza!» commentò ironico, spostandosi per ribaltare le posizioni e sovrastarla del tutto.
La ragazza avvampò, scatenando l'ilarità del chitarrista che si guadagnò un debole pugno sul petto nudo.
«Alex?»
Aveva aspettato che la risata si spegnesse, voleva riuscire a portarlo nella sua vita, ma come una costante, senza stupidi nascondigli e tradimenti vari.
«Cosa c'è?» rispose, fermandosi dal baciarle il ventre e risalendo sopra al lenzuolo bianco.
Soffocò una risata alla vista di quei capelli indomabili, resi ancora più assurdi dalla notte passata insieme. Poi si morse un labbro, notando il timbro di voce compromesso dall'orgasmo che pochi minuti prima gli aveva regalato.
«Buon compleanno!»
Sperò che il vero significato di quell'augurio arrivasse a destinazione, ma lui le mostrò la rubrica, priva di quel numero che tanto la faceva piangere di notte. E si rilassò, aprendosi in un ampio sorriso prima di saltargli addosso.
Lo abbracciò forte, ignorando il solleticare di quelle labbra insolenti, premute contro l'incavo del collo.
«Sei sicuro?» azzardò incerta, spaventata di risvegliarsi sola in un letto ancora tiepido, ma troppo grande per una persona.
«Per il mio compleanno, voglio regalarmi qualcosa di veramente speciale, piccola» soffiò, staccandosi e riprendendo quella lotta che non avrebbe mai avuto un vero vincitore.
Per Taylor non c'era posto migliore in cui perdersi, né parole più giuste da ascoltare.


FIN.
  
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