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Autore: Moony16    23/12/2014    1 recensioni
L'idea di questa fan-fiction è nata quando su un programma in TV ho ascoltato la canzone "storia d'amore" di Celentano, da cui è tratto il titolo. Io amo la coppia Rose/Scorpius così quando ho sentito quelle parole la mia mente è subito volata verso questa storia, che ho amato scrivere. Spero ne sia venuto fuori qualcosa di buono!
Dal testo:
"Quanto odiava Malfoy! Lo odiava con tutta se stessa, fino a che non lo guardava negli occhi. Quegli occhi di ghiaccio e di fumo, che trasformavano il suo odio in amore, come se fossero uno specchio e riflettessero al contrario i suoi sentimenti."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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I raggi del sole facevano brillare le acque del lago nero come se la sua superficie fosse ricoperta di cristalli. Era una delle ultime giornate soleggiate di quell’anno, Ottobre era ormai alle porte, così i ragazzi del castello si erano affollati sul prato, ad ammirare il cielo azzurro, solcato solo da qualche rada nuvola bianca.
Era lì Rose. Stava con la squadra di Quidditch, di cui faceva parte come cacciatrice, un talento pari a quello della zia paterna e un cognome importante, che le avevano permesso di entrare in squadra già dal secondo anno.
E ora che era al settimo, avrebbe anche potuto essere capitano, se non fosse stato per quel “guastafeste” di suo cugino Albus, che giocava come cercatore. Lei comunque era caposcuola, quindi non poteva certo lamentarsi.
Scorpius la osservava con sguardo truce da lontano. Lei rideva ignara, scherzando con i suoi compagni di squadra, accanto a lei la sua migliore amica Alex e suo cugino Albus. Non sopportava lo sguardo di quel Dean Turner che gli stava seduto vicino, battitore del grifondoro, che la scrutava con vivo interesse. Non che fosse poi tanto ricambiato.
Beh per lo meno Turner può parlargli pensò amaramente Scorpius. Con lui era stata subito guerra, sin da quando il serpeverde, da bravo idiota undicenne, aveva fatto lo sgambetto alla ragazzina rossa che correva trafelata diretta verso la sua prima lezione a Hogwarts. Di solito non era un arrogante ma non aveva saputo resistere alla tentazione di vederla lunga distesa sul pavimento e in ritardo a lezione. E così eccoli lì, dopo poco più di sei anni di guerra, un bacio scambiato per scommessa che gli aveva dato i brividi e solo qualche momento d’intimità in cui avevano parlato dell’unica cosa che avessero in comune: il peso dei loro cognomi. Era bastato comunque perché entrambi perdessero la testa l’uno per l’altro, senza però avere la minima intenzione di avvicinarsi.
Lei troppo orgogliosa per ammettere di amare il suo nemico di sempre; lui troppo spaventato di essere rifiutato per farsi avanti.
Scorpius si avvicinò, intenzionato a distorcere l’attenzione della rossa da quel damerino nato babbano, i cui genitori erano ricchi sfondati, forse più di lui.
Si avvicinò con passo sicuro e sguardo spavaldo, i suoi occhi grigi scrutarono la compagnia di grifondoro. Rose quando lo vide, alzò gli occhi al cielo sbuffando e lo anticipò.
«cosa vuoi, Malfoy?» disse seccata.
«mi presti i tuoi appunti di pozioni?» chiese con un ghigno. Lei sicuramente intuì qualcosa perché strinse gli occhi. Infatti, i suoi appunti di pozioni erano al sicuro nella borsa del serpeverde.
«ovviamente no» rispose secca con una smorfia.  
«Weasley non ti costa niente darmi i tuoi appunti per un pomeriggio. E poi sai che dovresti ridere di più? Così avrai le rughe a vent’anni» disse mentre lei andava facendosi più rossa e serrava le labbra, arrabbiata.
Adorava vederla arrabbiata.
«Malfoy se hai tu i miei appunti di pozioni non vedo perché dovresti venire a chiederli a me. Sei stato bravo, non ti ho visto e adesso cosa vuoi? Un premio?»
«non sarebbe una brutta idea» disse malizioso. Lei tirò fuori la bacchetta alzandosi.
«dammi quei maledetti appunti o giuro che ti do fuoco» disse minacciosa. Fu a quel punto che la affiancò Turner, abbassandogli lentamente il braccio.
«Rose, non ne vale la pena, ti presto i miei appunti. Andiamo dai …» disse con cautela. Lei gli lanciò un ultimo sguardo di sfida poi si avvicinò a Turner e se ne andarono abbracciati, lasciandolo solo, mentre il suo cuore diventava pesante come un macigno.
«comunque non li ho rubati Weasley, li avevi dimenticati sul banco» le urlò dietro con amarezza, poi li prese e li tirò addosso ad Albus.
«ah e per la cronaca: se continui a frequentare gente stupida come Turner finirai per diventare scema anche tu» disse, sotto gli sguardi di disapprovazione degli altri ragazzi. Girò le spalle a quella scena e si allontanò velocemente.
***
Rose si sentiva stupida, immensamente stupida, enormemente stupida.
Quel pomeriggio era andata via con Dean solo per fare ingelosire quel biondo platinato di un Malfoy, un’azione inconsapevole quanto sbagliata. Se n’era resa conto solo quando si era ritrovata invischiata in una relazione che non desiderava insieme con un ragazzo che non avrebbe mai voluto ferire. Era suo amico, Dean. Come avrebbe fatto a dirgli che l’unico motivo per cui era cominciata la loro storia era il suo pseudo amore per un altro?
Quanto odiava Malfoy! Lo odiava con tutta se stessa, fino a che non lo guardava negli occhi. Quegli occhi di ghiaccio e di fumo, che trasformavano il suo odio in amore, come se fossero uno specchio e riflettessero al contrario i suoi sentimenti. Ma lo negava a se stessa, si diceva che era solo attrazione fisica, perché di certo Scorpius era bello, e cercava di convincersi di non essere innamorata di lui.
E continuava a baciare Dean. Lo faceva di proposito, cercando di non sognare più occhi grigi e capelli biondi, sperando segretamente che Scorpius si ingelosisse di lei, gioendo quando coglieva rabbia nel suo sguardo rivolto verso lei e Dean.
Quella notte però era cambiato qualcosa, durante la ronda notturna che aveva con Malfoy. Lui aveva finalmente avuto il coraggio di prenderla e baciarla con quanta più foga aveva in corpo, con tutto il desiderio represso, mettendo anima e corpo in un bacio che presto era diventato qualcosa di più, vista la risposta di Rose. Un attimo prima stavano litigando e un secondo dopo si erano scontrati l’uno contro l’altro, seguendo un istinto che li portò a somigliare a degli animali. La fretta aveva loro impedito di spogliarsi del tutto e di cercare un luogo più comodo che la fredda pietra delle pareti, nascosti dietro una statua e coperti dal buio della notte.
E poi si erano separati furtivamente, continuando a odiarsi e ad amarsi in segreto.
***
Scorpius era stanco. Stanco di quel gioco che andava avanti ormai da settimane, sfinito di odiarla in pubblico e baciarla dietro quella maledetta statua, distrutto dal vederla continuamente con un altro. Odiava il suo dannato orgoglio e il suo attaccamento alla famiglia, che certo non sarebbe mai stata favorevole a lui. Capiva che erano questi i motivi per cui lei non usciva allo scoperto, però ciò non significava che la odiasse di meno. Capiva quanto soffriva lui? No, probabilmente lo considerava privo di sentimenti, buono solo per un’ottima scopata due notti a settimana, consumata al buio e in fretta e in silenzio per paura che qualcuno li scoprisse.
Così quella notte lei si era avvicinata a lui come sempre, lo aveva baciato e accarezzato ma lui era rimasto di pietra a guardarla.
«perché fai così?» esordì. Lei lo aveva guardato stupita. Non era loro solito parlare durante quegli incontri.
«così come?»
«tradisci il tuo ragazzo con me di notte, poi di giorno mi disprezzi. Cerchi di farmi ingelosire con lui ma quando ci riesci poi fai finta di niente. Ti stupisci ogni volta che dimostro un minimo di umanità e pensi che io non sia degno di te» disse guardandola negli occhi. Lei sbuffò e un moto di rabbia lo investì.
«la notte sono tua però» disse lei con malizia. Si capiva che non voleva affrontare quel discorso forse neanche con se stessa.
«non mi basta, Rose. E sto incominciando a credere che la tua sia solo paura»
«non è paura Scorpius. A me piace scopare con te, però non credo che noi due essere altro, siamo sbagliati, non possiamo stare insieme, non importa quanto lo vuoi tu o quanto lo voglia io» disse lei chiara. E lui la odiò con tutto il suo cuore, tanto che per poco non le diede un pugno in pieno viso. Solo all’ultimo deviò la traiettoria, colpendo il muro con tutta la forza che aveva in corpo. Si ruppe la mano ma in quel momento non sentì dolore solo una rabbia sorda.
«non farti più vedere da me … sei solo una puttana» disse, per poi allontanarsi a grandi passi.
Scorpius quasi corse verso il suo dormitorio, ringraziando il cielo di non aver incontrato nessuno, poi si buttò a letto, piangendo per quella maledetta ragazza che a quanto aveva capito, non sarebbe mai stata sua. Si addormentò dopo molto e la sognò, bella come un angelo, che lo baciava e gli diceva che sarebbe stata sua per sempre e in ogni momento, che lo amava proprio come si sarebbe meritato.
***
Dean si svegliò di soprassalto, mentre qualcuno lo scuoteva nel cuore della notte. Era Oliver, un suo compagno di stanza, che a quanto ne sapeva lui, quella notte doveva essere a zonzo con la sua ragazza.
«cosa c’è?» chiese con la voce impastata di sonno e un po’ irritata.
«devo parlarti di una cosa …» disse nervosamente.
«riguarda Rose …» continuò incerto, ancora insicuro che quella fosse la cosa giusta da fare. Ma Dean era suo amico, meritava di sapere e già da un po’ diceva che Rose si comportava in modo strano.
«sono tutto orecchi, dimmi» disse Dean, sveglio tutto a un tratto.
«ecco io l’ho vista … con Malfoy» disse tutto di un fiato. Il mondo gli crollò addosso, perché lui lo immaginava, non era ceco, lui sapeva nel profondo la verità, capiva che sotto tutto quell’odio doveva nascondersi qualcos’altro. Aveva solo sperato che Rose avesse capisse quanto sbagliato fosse Malfoy e quanto invece era giusto lui e infine superato quell’infatuazione. Si era preso in giro solo, accecato dall’amore per quella ragazza, che non aveva considerato le cose lucidamente e ora ne pagava lo scotto.
«io credo che lei ti tradisca con lui, Dean» disse il suo amico con aria affranta. Oliver era il suo migliore amico e aveva parlato una volta con lui di quel suo tarlo nella mente.
«la aspetterò in sala comune. Grazie amico» disse rassegnato. Avrebbe dovuto chiuderla con lei, ormai era palese che non fosse andata avanti come credeva ma che anzi lo avesse usato.
«mi dispiace Dean. Però pensavo che dovessi saperlo» Dean annuì e, arraffate delle coperte, si piazzò in un divano in sala comune da cui si vedeva l’apertura. Sarebbe rientrata alla fine e allora sarebbero stati guai.
Non sapeva quanto si sbagliava.
Dean aspettò fino a che i primi ragazzi non scesero a fare colazione, con gli occhi lucidi e ancora incredulo che lei gli avesse fatto una cosa simile. Si lavò e andò a fare colazione, pensando di trovarla lì, però lei non c’era. Sembrava che non l’avesse vista nessuno e già cominciava a preoccuparsi, nonostante quello che lei gli aveva fatto, perché in fondo la amava.
All’ora di pranzo si diresse verso il tavolo di serpe verde, le borse sotto gli occhi preoccupati e allo stesso tempo furiosi.
«Malfoy posso parlarti un attimo?»
Tutto si sarebbe aspettato Scorpius quella mattina, tranne che il ragazzo di Rose venisse a ora di pranzo con gli occhi spiritati al suo tavolo chiedendo di parlargli. Annuì impercettibilmente e si alzò sotto lo sguardo di molti curiosi.
Quando arrivarono in un’aula vuota Turner parlò, e quello che disse gli fece gelare il sangue nelle vene.
«dov’è la mia ragazza?» chiese preoccupato e infuriato allo stesso tempo.
«cosa c’è, te la sei persa? Beh dovresti stare un po’ più attento con lei … comunque non lo so e non m’interessa» disse schietto. Aveva l’impressione che qualcuno li avesse sentiti discutere la notte prima e lo avesse riferito a Turner, perché non c’era altra risposta al modo in cui lui lo guardava, pieno di odio represso e rassegnazione.
«senti Malfoy, stanotte non è rientrata dalla ronda e l’hanno vista con te ieri notte, fai tu due più due» disse quello infuriato.
«tranquillo, non me la sono fatta. Almeno, non ieri sera» disse con un ghigno malevolo. Dean non resistette e gli tirò un pugno sul naso. Scorpius, poco abituato alle liti alla babbana, non riuscì a schivarlo in tempo e sentì il suo naso scricchiolare contro il colpo del compagno. Cadde a terra come un fuscello spazzato dal vento.
«ieri notte non è rientrata e ho appena scoperto che te la facevi con lei. Volevo mollarla ma lei non c’è da nessuna parte, quindi vedi di attivare il cervello e di capire dov’è, perché anche se si è comportata da puttana, se le è capitato qualcosa per colpa tua, ti giuro Malfoy che non ne esci vivo» disse con disprezzo, rivolto a uno Scorpius piegato a terra in una pozza di sangue che gli colava dal naso. Lui si rialzò ridendo.
«non puoi incolpare solo lei o me … non ci credo che non ti sia mai reso conto di niente, Turner, neanche tu sei così ottuso. L’hai comprata con la tua aria da cavaliere coraggioso, invece lei voleva me, una serpe con metà albero genealogico ad Azkaban. Tutti ti consideravano perfetto e lei per farmi ingelosire ti baciava mentre moriva per me e non desiderava altro che me. Dovevi aspettartelo che sarebbe finita così. Come fai a chiedere a me dov’è? La conosci così poco? O credi davvero che io le fare del male?» disse con il sangue che gli gocciolava lungo il mento e un mezzo sorriso che non arrivava affatto agli occhi. In essi invece si leggeva il terrore che a Rose fosse successo realmente qualcosa per colpa sua e tutto l’amore maledetto che provava per quella ragazza.
Dean lo guardò un attimo e quasi urlò di rabbia, poi si girò e uscì sbattendo la porta.
Scorpius lo guardò uscire poi si pulì il viso e i vestiti dal sangue e si rimise in sesto il naso. Con un sospiro si affrettò per il corridoio, consapevole che solo una persona in quel momento poteva trovare Rose: suo cugino, Albus Potter.
Lo trovò poco dopo, al tavolo con Alice Paciock. Il ragazzo fu sorpreso di vederlo così trafelato al tavolo grifondoro, però non si scompose più di tanto e accettò di buon grado di aiutarlo. Fra loro c’era sempre stato un rapporto di reciproco rispetto, forse perché entrambi volevano dimostrare che non erano i loro padri, forse perché così era sicuramente più facile vivere. Comunque andavano abbastanza d’accordo, per quanto potessero farlo un grifondoro e un serpeverde.
«so che può sembrarti strano però ho bisogno di sapere se tua cugina sta bene» disse Scorpius tutto di un fiato. Albus sorrideva sotto i baffi.
«non mi sembra per niente strano» disse invece lui sinceramente, poi continuò.
«non ho visto Rose oggi, però se è successo qualcosa prova ad andare alla torre est. È abbandonata e non ci va mai nessuno, molti hanno anche dimenticato come ci si arriva. L’abbiamo scoperta io e lei al secondo anno e se sa che te lo sto dicendo mi ammazza, però … credo che ne valga la pena» lui annuì e stava per andarsene quando tornò indietro con aria interrogativa.
«ehm … come ci si arriva?» chiese trafelato. Albus gli diede ridendo le indicazioni e poi aggiunse:
«comunque per me siete perfetti insieme. Dillo anche a lei» disse facendogli l’occhiolino, poi gli diede le spalle e tornò a pranzo, mentre Scorpius si affannava per raggiungere la torre, sorpreso dalle parole di Albus.
La trovò lì Scorpius mentre dormiva raggomitolata contro una parete e avvolta nel suo mantello nero, che di sicuro la riscaldava bene poco. Sospirò vedendola così indifesa e d’istinto la prese in braccio e si diresse verso i sotterranei. Era suonata la campana da almeno un quarto d’ora, quindi era improbabile che qualcuno li vedesse, lui però fece comunque un incantesimo di dissoluzione su entrambi: se avessero visto che qualcuno di un’altra casa entrava nella sala comune di serpeverde sarebbe stato un disastro. La portò furtivamente nella sua camera da caposcuola e si chiuse la porta alle spalle. Eliminò l’incantesimo e la poggiò sul letto.
Lei non si svegliò: doveva essere esausta. Scorpius se ne chiese il motivo: era stata lei a comportarsi da stronza, di certo non lui. E forse, era proprio quello: lei non era abituata a far stare male nessuno e le era bastato un minimo contatto con lui per cadere in una ragnatela di bugie e tradimenti.
Le lanciò un ultimo sguardo e cercò di concentrarsi per fare i compiti: non voleva restare seduto a fissarla, sentiva che sarebbe impazzito altrimenti.
Lei si svegliò qualche ora dopo, sconvolta di non ricordare dove fosse. Quando lo vide, si calmò e questo diede a Scorpius un piccolo moto di felicità e orgoglio.
«che ci faccio qui?» chiese poi, quando capì dove diamine era.
«ti ho trovata nella torre est per terra. Eri congelata e quindi …» disse, lasciando cadere la frase.
«non avevi detto che non volevi più vedermi?» disse lei pungente. Lui la guardò negli occhi.
«io non potrei mai non volerti più vedere, Rose, nonostante tu mi abbia usato come un giocattolo» disse grave. Lei s’indignò.
«io non ti ho affatto usato come un giocattolo!»
«ah no?» Rose arrossì.
«io volevo solo stare con te e quello era l’unico modo» disse alla fine, rossa come  non mai e lo stomaco in subbuglio.
«perché hai fatto tutto quel casino? Se volevi stare con me … diamine Rose, io non voglio altro! Credi che io desiderassi solo una bambolina da scopare contro un muro? Pensi che io non abbia sentimenti?»
«non ho mai pensato che tu fossi senza sentimenti» disse, quasi sussurrando.
«ne hai fin troppi. Il modo in cui parlavi di quello che ha fatto la tua famiglia e di ciò che significhi chiamarsi Malfoy e il tuo bisogno di riscatto. La tua intelligenza e il modo in cui mi guardi quando pensi che io non me ne accorga. La tua bontà – perché so che in realtà sei buono – mascherata in mille modi … sei una persona migliore di quanto non vuoi far credere» disse lei incerta. Ed era vero. Scorpius era parecchio arrogante, furbo sicuramente, poco incline a fidarsi, un po’ codardo, però non era assolutamente cattivo. Era un amico sincero, anche se con pochi eletti, gentile con chi aveva bisogno di aiuto e altruista. E poi non era un bullo e svolgeva bene il suo ruolo di caposcuola.
«non credevo avessi fatto caso a certe cose» Rose fece spallucce di fronte l’espressione sorpresa di Scorpius.
«Scorpius tu cosa provi per me?» chiese a bruciapelo. Lui la guardò negli occhi e le si sedette accanto. Poi fece un bel respiro, cercando di prendere coraggio.
«io ti amo Rose. Anche quando vorrei odiarti, anche se questa probabilmente sarà la mia rovina» lui si aspettava che lei rispondesse “anch’io”, invece fece un’altra domanda, titubante.
«anche se questo significa metterti contro tutta la tua famiglia? Anche se non mi conosci neanche abbastanza?»
«Rose tu hai inconsapevolmente osservato me durante questi anni, così come io ho osservato te. Ti conosco abbastanza bene da dirti che ti amo, e quindi sì, mi metterei contro tutto e tutti. Potrei anche sbagliarmi, però non sopporterei una vita di rimpianti» stava parlando con il cuore in mano e lei ne rimase abbagliata. Aveva le lacrime agli occhi.
«perché non me lo hai detto prima?»
«perché tu mi avresti respinto ed io avevo paura di leggere odio nei tuoi occhi e non l’amore che a volte mi sembrava di scorgere» anche lui adesso aveva le lacrime che premevano per uscire.
«io non sapevo cosa eri per me fino a che non mi hai detto che non volevi più vedermi. Allora ho capito che in qualche modo tu c’eri sempre e che facevo solo finta che tu m’infastidissi, perché vederti era sempre bello. Perché è duro ammettere che ti sei innamorata dell’unica persona che non accetterebbe nessuno, perché sembravi così distante che a volte credevo che io per te fossi solo un gioco. Perché anch’io ti amo e non volevo ammetterlo» disse sinceramente, mentre le lacrime le scendevano dagli occhi e le appannavano la vista.
E allora lui la baciò con trasporto facendola cadere indietro nel letto.
Non vollero uscire da quella stanza fino a notte fonda, troppo impegnati a cercarsi con un desiderio che non riuscivano ad estinguere. I loro baci erano l’unico rimedio ma anche ciò che gli faceva costantemente desiderare di più, in un circolo vizioso senza fine. Alla fine però, lui dovette riaccompagnarla alla torre dei grifondoro, nonostante avesse desiderato ardentemente restare abbracciato a lei per tutta la notte. Lo fece comunque con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e il cuore mille volte più leggero: quello era uno dei giorni più belli della sua vita.
Uno strano calore invadeva entrambi, partiva dal petto e si diffondeva per tutto il corpo, felicità e amore fusi insieme alla certezza che non si sarebbero divisi mai più.
Perché sapevano che stare insieme sarebbe stata la cosa più difficile che avessero mai fatto ma credevano anche, dal profondo dei loro cuori, che ci sarebbero riusciti.
  
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