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Autore: InuSan    23/12/2014    0 recensioni
"A ciascuno è affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro."
Kurama e Hana. Due anime gemelle, capaci di lenire le reciproche ferite.
[Storia partecipante al "Kyuubi Contest" indetto da SuperSara89 sul forum di EFP]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Anemone
 

Siamo avvolti nel pallore candido dell’alba, tu ed io.

Ti ho seguito, passo dopo passo, conducendoti fino a quest’oceano di livide lapidi. Mi allontano giusto un po’, senza distogliere lo sguardo da te. Lasciandomi cullare dalla brezza carica d’aroma di pini, mi stendo sul suolo gelido.

«Tutto bene, Hana?»
Permetto che i miei timori mutino in queste semplici parole, dischiudendo un poco il muso.
«Certo, Kurama.»

Resti impassibile, nascondendo ciò che provi dietro una maschera d’indifferenza, distaccata e impersonale. O forse sono io che ancora fatico a comprenderti?
Appoggio il capo sulle zampe ispide, fissandoti raggiungere il sepolcro di famiglia. Sfili di tomba in tomba, con grazia innata. Quella l’hai ereditata da tua madre, indubbiamente.
Ti fermi innanzi a quella stele, a te tanto familiare, lasciando scorrere le dita su ogni lettera di tali iscrizioni.

Hinata Hyuuga
 
Per una frazione di secondo t’abbandoni allo sconforto, lasciando che sia un fremito a dominarti. Riesco a sentirlo il tuo respiro affannato, sai?
Porti le mani al petto, come a voler smorzare il frastuono prodotto dal tuo cuore galoppante. Continuo a fissarti, con la mente traboccante di divergenti pensieri, avvolgendoti con amorevolezza in una delle mie lanose code.

«Non preoccuparti, andrà bene.»
Chiudo gli occhi. Non voglio vederti piangere.
«Tu come lo sai?»

La tua voce non tradisce minimamente lo stato d’animo che ti pervade. Ancora mi stupisco del tuo encomiabile autocontrollo, dopo tutto questo tempo.

«Sei riuscito ad andare avanti per dodici lunghi anni. Cosa t’impedisce di continuare a farlo?»
Aspetto la tua risposta, acuendo l’udito e rizzando le lunghe orecchie rossastre. Ma tu continui a tacere. Permetto a un breve sospiro di sfuggirmi di bocca, riaprendo gli occhi. Faccio si che il mio sguardo ti contempli, nostalgico.
 
Occhi candidi quanto la prima neve invernale. Un lascito di tua madre.
Capelli color del grano che ti cingono con delicatezza i fianchi, lunghi e setosi.
Non hai preso quasi nulla da Naruto.
«Fino ad ora c’eri tu con me.»

Incrini il silenzio, spiazzandomi con la tua solita sincerità. La mia lingua schiocca contro il palato, così da poter esprimere tutto il disappunto che provo.

«Lo sai qual è l’unico modo per sconfiggere la solitudine, Hana? Condividerla con qualcuno d’altrettanto solo.»
Opto per l’approccio più diretto possibile. Sei abbastanza maturo da capire quanto sarebbe stupido mentirti ora, al momento del nostro addio.

«Perciò, fino a ora, ti ho usato come strumento per sentirmi meno solo. E credo sia stato reciproco.»
Che ci si potrebbe aspettare da un Demone, del resto?
«…»

Senza proferire parola ti liberi dal tiepido abbraccio della mia coda, tornando al capezzale della sua lapide. Ti accucci a terra, sforzandoti di sfoggiare un sorriso spensierato. Afferri dunque un fiore, un’Anemone, recidendola con dolcezza dal terreno. La scruti con estrema minuzia, assaporandone l’essenza e il colore.
«Credi che piacerà alla mamma?»
 
«Una madre non disdegnerebbe mai il regalo d’un figlio.»
Mi rizzo nuovamente sulle zampe, osservandoti adagiare quel gracile bocciolo purpureo sul marmoreo sepolcro d’Hinata. Volgo lo sguardo diversi metri più in là, scorgendo due figure distinte, fra la nebbia eburnea del mattino.

«E’ ora di andare, Hana.»
Comincio ad allontanarmi da te, dandoti le spalle. Col muso orientato verso il basso insceno una placida marcia, dirigendomi verso la foresta vicina. Sarebbe davvero doloroso, se mi voltassi ora. Perciò te ne prego, non dire nulla.
«Grazie di tutto, Kurama.»

Mi blocco un attimo, divorato dalla brama di voltarmi verso di te. Di chiederti di non andare, di non abbandonarmi anche tu.
«Un giorno tornerò, lo giuro.»

Questa frase mi dilania l’anima, facendomi vacillare, mentre odo lo scalpitio dei tuoi passi che si fa via via più flebile. Stai correndo verso Neji e Hanabi, vero? Non puoi nemmeno renderti conto di quanto dolore m’arrechi questa tua ultima affermazione, giovane Uzumaki. Mi ricordi troppo tuo padre.
Lui disse la stessa cosa, prima di andarsene. Eppure io sono ancora qui, solo.

Mi avvio perciò verso la limitrofa foresta, immergendomi completamente nella fitta vegetazione e lasciando che la mia imponente figura svanisca fra le smeraldine chiome degli alberi.
E’ forse una lacrima, quella che mi riga il viso?
 
 
 
{Note dell’Autore}
 
Salve lettori, come va? Sono io, Inu! (di ritorno da una pausa di ben sei mesi…coff, coff…)
Ecco che ritorno a scrivere con questa piccola One Shot partecipante al “Kyuubi Contest” indetto da SuperSara89 sul forum di EFP. Devo dire che, stranamente, l’idea per questa storia mi è venuta subito dopo aver ricevuto il pacchetto prompt dall’organizzatrice del contest. Sarà che avevo voglia di scrivere qualcosa di diverso dal solito, possibilmente ambientato dopo la fine della serie.
Ad ogni modo, ora che sono nel mio angolino dove posso scrivere quello che mi pare, credo sia doveroso dare qualche spiegazione a chi non avesse ben compreso la trama della One Shot.
Volendo sintetizzare il tutto: Hana è il figlio dodicenne di Naruto ed Hinata. Quest’ultima è morta durante il parto (sorry Hina La storia racconta, narrata in prima persona dal Kyuubi, della partenza di Hana & Co., decisi a ritrovare il padre scomparso.
Tutto qui, insomma.
Per concludere, vorrei spiegare il perché del titolo “Anemone”. Semplicemente questo è il fiore che, nel linguaggio dei fiori, simboleggia la solitudine, tema principale della One Shot. Null’altro.
E a questo punto mi dileguo, avendo parlato (o meglio, scritto) abbastanza.

P.s: scusate le se queste “note dell’autore” sono scritte in maniera così superficiale, ma è l’influsso di questa fiction a farmi agire così.

Au revoir. 

 
  
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