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Autore: _diana87    23/12/2014    8 recensioni
Piccola fanfic a 4 mani scritta da me ed Etta (dilpa93).
“Amore, ricordi quell’articolo che hai appallottolato ficcandotelo in bocca come fosse una polpetta? Beh, si parlava proprio di Josh che aveva salvato un gatto da sopra un albero!”
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ritornare alla scrivania a riempire scartoffie, o meglio, a guardare Kate farlo, non aveva alcun che di divertente o eccitante, tranne quelle rare volte in cui erano soli, il distretto deserto e allora si davano da fare in modi molto creativi e alla fine della giornata le pile di fogli non si erano ridotte per nulla. Tuttavia, Rick avrebbe preferito di gran lunga restare l’intera mattinata a compilare rapporti vecchi di settimane piuttosto che veder venire verso di loro, con passo sicuro e spavaldo, gli occhiali da sole appesi al taschino della camicia bianca -che sottolineava il fisico invidiabile- e un sorriso sornione a completare quel quadro degno di una puntata di Baywatch, il detective Tom Demming.
“Ok... questa cosa sta diventando piuttosto strana.” Borbottò a denti stretti lo scrittore rivolto a Kate cercando di non dare nell’occhio. “È per caso la giornata degli ex e nessuno mi ha avvisato? Perché sai, ci metto due minuti a chiamare Gina. Meredith impiegherà un po’ di più ad arrivare e farà storie, ma per una buona causa credo di riuscire a con-”, era giunto ormai alla fine della frase quando una gomitata delle sua dolce metà gli spezzò il fiato facendolo tossire un paio di volte.
“Buongiorno ragazzi!”, salutò allegro Tom verso le scrivanie di Ryan ed Esposito. Dal canto loro, PincoPanco e PancoPinco, sorrisero cortesi, perplessi e anche loro, come Castle, incuriositi dalle visite di quella mattina. “Ehi Javier”, gli strinse la mano tirandolo poi verso di sé per un abbraccio.
Dopo la rottura con Kate si erano sentiti solo un paio di volte via messaggio, poi l’interesse nei confronti dell’altro era scemato, forse a causa dell’imbarazzo reciproco, ma non c’era di che stupirsi, del resto anche negli anni precedenti non si erano poi visti spesso da quando avevano smesso di lavorare insieme al 54°. “Tom, è un piacere rivederti”, quella frase gli costò un’occhiataccia bruciante da parte di Rick, mentre Ryan, stravaccatosi sulla sedia per godersi meglio lo spettacolo, rideva sotto i baffi per quella situazione bizzarra.
“Detective Ryan, ho saputo che sei diventato papà, congratulazioni.”
Kevin si raddrizzò sistemandosi la cravatta dai colori sgargianti, altro regalo di Jenny per l’anniversario, come avevano intuito immediatamente i colleghi fin dalla prima volta che l’aveva indossata. “Grazie”, sorrise sincero, grattandosi il collo alla base dei capelli. “Come lo hai saputo?”
Tom si guardò intorno un po’ spaesato, riuscendo a trovare una risposta plausibile abbastanza in fretta. “Voci di corridoio. Un agente lo dice a un altro agente, che lo dice ad un altro e così via... non a caso si dice che la polizia sia una grande famiglia.”
Entrambi i detective annuirono, aspettando poi di assistere al siparietto che sarebbe andato in scena non appena Demming avesse rivolto parola a Beckett e Castle.
“Kate, è un piacere rivederti.”         
“A-anche per me Tom”, balbettò insicura, atteggiamento strano per la, solitamente spavalda, detective Beckett.
Demming si ritrovò a squadrare lo scrittore da capo a piedi. Dal ciuffo ribelle e gli occhi stanchi, alla camicia che stringeva i bicipiti ben delineati e i pantaloni aderenti, pantaloni che Kate apprezzava particolarmente, benché preferisse vederglieli indosso nei momenti che passavano loro due da soli, e non in giro con la possibilità che fan accanite lo fermassero e potessero ammirare ciò che ora era suo e suo soltanto. Certo era che non si sarebbe aspettata di vedere lo sguardo da fangirl negli occhi di Demming. “Rick, ti trovo in forma. Hai fatto palestra?”
Castle si soffermò brevemente a scambiarsi uno’occhiata interrogativa con Kate, tornando poi a guardare il suo interlocutore. “Beh, in questi mesi sto facendo molta ginnastica.”
“Hai chiesto a Kate di darti lezioni di kick boxing? È una tra le migliori se non ricordo male.”      
“Diciamo che... si, Kate mi sta dando un grande aiuto in queste sessioni di allenamento intensivo”, terminò con sorriso sornione, pavoneggiandosi entro i limiti della decenza. Kate soffocò l’istinto di strangolarlo lì, in quell’esatto momento, lasciando che la sue guance si tingessero di rosa aumentando sempre più gradazione. Era paonazza come non lo era mai stata, colore che neanche la lettura di 50 sfumature di grigio avrebbe potuto causare in una ragazza.
“Felice di sentirlo. Stai davvero bene, un giorno dovremmo vederci per un allenamento.”
“Mi piacerebbe, ma Kate è molto possessiva con i suoi allievi”, ammiccò ridacchiando.
“Capisco, se cambiassi idea fammelo sapere.”
Sconvolta e inorridita dal vedere il suo ex ragazzo parlare amorevolmente con quello attuale, come se fossero stati ad un tè pomeridiano con tanto di biscotti e pasticcini, si intromise mandando in frantumi quel momento. “Scusate se vi interrompo, ma come mai qui Tom?”
“C’è stata una rapina, ero da queste parti, così ho pensato di passare a fare un saluto. Sono passati anni e questo posto mi è sempre piaciuto. Altro che il 54°, vero Javier?”. Esposito annuì, ricordando i giorni trascorsi con Demming in quel distretto prima di approdare al dodicesimo. “Vi spiace se vado a farmi un caffè, c’è sempre quella macchina che fa un delizioso cappuccino, vero?”
“Finché ci sarò io ci sarà sempre quella fantastica macchina!”
“Voi volete qualcosa?”
Kate mostrò il caffè ancora fumante in mano scuotendo il capo, e lo stesso fecero gli altri.
“Mi faccio un caffè al volo e, se non siete troppo impegnati, potremmo parlare un po’, sono curioso di conoscere le novità!”. In pochi secondi, grazie al passo spedito, si ritrovò nella sala break, e Rick giurò di averlo visto muovere i fianchi molto più di quello che una persona normale farebbe. Si riappropriò della sua sedia, potendo finalmente poggiare la tazza sulla scrivania.
“Kate, hai notato in che modo mi ha guardato Demming? Sembrava spogliarmi con gli occhi, e sono quasi sicuro al cento per cento che mi abbia fatto l’occhiolino poco fa!”
Kate ridacchiò, leccandosi poi via la schiuma dal labbro superiore, in modo così sexy che Rick faticò a trattenersi. “Andiamo Castle, non fare il solito egocentrico, non sono mica tutti innamorati di te!”
“Non sto facendo l’egocentrico! Coraggio ragazzi, voi c’eravate, l’avete visto quello che ha fatto?”
“Becks, writer boy ha ragione, era parecchio strano.”
“Confermo, avete visto l’occhiata che mia ha lanciato chiedendomi di Sarah Grace?”
I due uomini si voltarono a fissare l’irlandese, affondando poi il viso nella tazza nel tentativo di reprimere le risate mandando giù una sorsata del liquido scuro.
“Perché non mi credete, perché mai Tom dovrebbe provarci con Castle e non con me?”
“Perché io sono affascinante, sono il sogno proibito di milioni di fan, sia donne”, si sporse verso Kate andando poi a baciarle il dorso della mano, “che uomini...” sussurrò a voce bassa, inquietato da ciò che lui stesso aveva appena detto, ruotando il capo verso la piccola saletta e sorridendo fintamente in riposta al saluto di Tom.
 
“Bontà... onestà... regno di Dio... bla bla...”
La squadra al completo si voltò nello stesso momento, girando la testa con la stessa grazia di un gruppo di ballerine in scena a “Il lago dei cigni”. Josh stava gesticolando con veemenza e il povero agente Todd aveva la faccia di uno che non ne poteva più.
Castle lo vide muovere il labiale verso un sonoro “Non-ne-posso-più” quando ormai fu vicino a loro.
Per completare il tutto, Josh diede una pacca alla spalla di Todd, facendolo sussultare, e poi gli rifilò un altro volantino di chiesa.
“E si ricordi: le bugie non si dicono, altrimenti...”
“... mi cresce il naso...”
Il dottore emise un gridolino coprendosi la bocca, poi gli diede un colpetto con la mano sulla stessa spalla di prima. Di questo passo, l’agente Todd avrebbe avuto bisogno di un intervento.
“No, sciocchino! Quello è Pinocchio! Le bugie non si dicono altrimenti si va all’Inferno! E chi c’è all’Inferno?”
“Al Pacino vestito da Diavolo?”, fu la risposta di Castle, che gli uscì fuori dalla bocca repentina, non riuscendo più a trattenere le risate.
Kate lo fulminò con lo sguardo. Diversa fu la reazione di Josh.
“Ricky Ricky come sei sciocchino!”
Ricky Ricky?! Kate dovette preoccuparsi non solo del nomignolo, che scatenò in lei un’improvvisa gelosia, ma anche dell’occhiolino che il suo ex ragazzo fece al suo attuale fidanzato.
“Accidenti, questo caffè è super hot!”
La voce stridula di Tom fece di nuovo voltare la squadra, stavolta con la testa rivolta dall’altra parte. L’altro ex di Beckett camminava con fare da macho, ma si leccava le dita perché evidentemente si era scottato con il caffè. O semplicemente lo stava apprezzando in altro modo.
Castle ne era sicuro: la fine del mondo era vicina.
Quando fu più vicino, emise dei gemiti di piacere chiudendo gli occhi per assaporare meglio il gusto. La squadra si trovava di fronte a una scena porno.
Castle e Kate si guardarono alzando contemporaneamente i sopraccigli, poi rivolsero gli sguardi verso i due bro, che avevano la stessa espressione.
“Mhmm mhmmm...” i gemiti continuavano e stavolta erano più intensi.
Tom era in piedi vicino a Rick, il quale si sentiva in evidente imbarazzo. Era più che sconvolto, era scioccato e spalancava gli occhi. Per coprire la voce di Tom, lo scrittore tossì più volte.
“Dunque, Josh, ci parlavi di qualcosa prima, del tuo credo, se non sbaglio...”
Il tacco numero 12 di Kate arrivò dritto e appuntito sul piede di Rick, che emise un suono in grado di mandare in frantumi un vetro CarGlass.
Fuori dal distretto, uno scoiattolo che era sceso dall’albero per raccogliere una nocciolina, restò immobile spaventatissimo, drizzando tutta la coda, per poi ritirarsi dentro un buco della corteccia.
Una signora si fermò davanti al Dodicesimo scuotendo la testa verso l’anziana madre che accompagnava sottobraccio. “Poverino, chissà che tortura spetterà a quel carcerato che ha urlato.”
Dentro il distretto, Castle stava trattenendo il pianto provocato dal dolore del tacco. Josh squadrò lo scrittore, seriamente preoccupato.
“Ti senti bene? Vuoi un’aspirina?”, chiese, posando gentilmente la mano sulla sua spalla.
Rick scosse la testa senza dir nulla. Gli occhi più lucidi di prima.
“Un Vivin C? Un Oki?”
Ricevette ancora un cenno col capo in senso di negazione.
“Vuoi che ti faccia una punturina?”
La faccia dello scrittore divenne paonazza.
Punturina.
Solo il nomignolo lo fece ridere. La risatina era lì per scoppiare e anche Kate lo sapeva.
La detective guardò prima il suo ex poi il suo attuale ragazzo. Alla fine, dovette intervenire, ponendosi in mezzo ai due.
“Grazie, Josh. Credo che Castle non abbia bisogno di essere palpato al sedere per una... punturina.” Concluse lei sorridendo a denti stretti. Lanciò un’occhiataccia allo scrittore.
“Ti spiace se parliamo in privato, io e te? Scusaci, Josh.”
Strattonò il povero Rick per il braccio e lo portò all’angolo del corridoio. Con le braccia incrociate e l’espressione divertita, Kate guardava il suo fidanzato che osservava quasi terrorizzato Josh e Tom che parlavano spensierati tra loro. La detective non riusciva a prendersela con lo scrittore. Anche nelle situazioni più assurde, come la riunione dei suoi ex, il suo pensiero andava a lui. Sorrise e gli afferrò delicatamente il mento, facendolo voltare verso di lui. Poi le mani andarono più sopra, prendendogli le labbra che assunsero la forma di quelle di un pesce. Era adorabile prenderlo in giro e giocherellare con le varie espressioni che riusciva a fare il suo viso.
“Sei un adorabile idiota. Non hai capito ancora niente?”
Lui scosse la testa, e lei ritirò le mani portandosele lungo i fianchi. Con lo sguardo, gli indicò i suoi ex, pericolosamente vicini l’uno all’altro che si lanciavano certe occhiate languide. Un brivido percorse Castle.
“Non mi starai dicendo che quei due-”
Lei annuì tirando indentro le labbra.
“Mr Motocicletta e il Dottorino?! Cos’è una puntata di Queer as Folk?!”, la voce gli divenne stridula e Kate gli rifilò la solita gomitata per fargli abbassare il tono.
“Sono o non sono una brava detective?”, gli sussurrò avvicinandosi al suo orecchio. Quando si assicurò che nessuno intorno a loro li stesse guardando, afferrò il suo gluteo sinistro, facendolo trasalire.
Rick sorrise maliziosamente ed emise un piccolo gemito di eccitazione. Si voltò verso di lei, sfiorandole il viso.
“La migliore, in tutto.”
Le risate ballerine di Tom e Josh riempirono il silenzio religioso del distretto. Josh reclinò la testa all’indietro, mentre Tom si vide costretto a posare la tazza di caffè, ormai mezza vuota, sulla scrivania di Kate. Con il suo sguardo da falco, la diretta interessata assistette alla scena, notando che delle goccioline marroni erano cadute vicinissime alla sua roba.
Castle ne era certo: la sua fidanzata aveva la vista supersonica degna di Superman.
Come Flash, Kate si precipitò verso la sua postazione facendo volare vari fogli dalle scrivanie dove passava. Rick la seguì meno rapidamente e un po’ più maldestramente, rischiando di rompersi il collo scivolando sui fogli fatti cadere precedentemente dalla compagna. Dopo essersi assicurata di aver messo in salvo le sue cose, Kate si appoggiò alla scrivania incrociando le braccia al petto. Fece per aprir bocca, quando il respiro affannato di Rick arrivato al suo fianco la distrasse dal suo intento. “Castle, respiri così forte che potrei colpirti nel buio.”
La guardò inclinando la testa di lato arricciando il naso. “Te l’ho fatto vedere io Il Signore degli anelli per la prima volta, non usare le sue battute contro di me e... non paragonarmi a Gimli, ti prego.”
“Va bene Smigol”, lo schernì con una leggera gomitata nello stomaco; in fondo gli occhi azzurri li avevano entrambi. “Ragazzi, sono felice che siate venuti a trovarci”, si rivolse poi a Tom e Josh, “ purtroppo però noi dobbiamo rimetterci al lavoro. Ma prima che andiate... avete per caso qualche novità?”
“Beh, lo sapete che Josh è diventato un Testimone di Geova??”, chiese con voce stridula ed eccitato Demming.
“Si!”, lo bloccarono in coro Castle e Beckett mettendo le mani davanti a loro a mo’ di scudo. “Si, si, lo sappiamo, ci ha già deliziato con questa storia.” Terminò con un sorriso finto e tirato Castle.
Il detective e il dottorino si guardarono con occhi languidi, se Kate avesse avuto una telecamera avrebbe potuto riprenderli e farci magari dei soldi vendendo quel filmato ad una qualsiasi agenzia di profumi, sarebbe stato perfetto per una pubblicità, poteva già sentire in sottofondo, alla fine dello spot, la voce di Gerard Butler: “Boss bottled. Fragrance for men. By Hugo Boss”. Si riscosse dal film mentale che l’aveva proiettata totalmente in un altro mondo, sentendo nuovamente la voce di Tom.
“Veramente una novità ci sarebbe…”
Rick stringeva il bordo della scrivania nella mano, era impaziente. Lui e Kate ormai avevano capito di cosa si trattasse e non riusciva più a trattenersi. Se non si fossero sbrigati probabilmente sarebbe scattato come una molla anticipandoli, urlandolo ai quattro venti.
 “Ecco, noi-”
“Sei qui Josh!”, urlò l’irlandese raggiungendoli accompagnato da Esposito. Kate e Rick li guardarono con occhi socchiusi, maledicendoli solo con lo sguardo. Ryan non capì cosa avesse fatto, si limitò a fare spallucce e proseguire. “Ho incontrato Robinson, ha detto che puoi andare. Hanno tutti gli elementi necessari per il caso, ti ricontatteranno se avessero ancora bisogno.”
“Oh, perfetto. Sempre disponibile ad aiutare le forze dell’ordine.” Lanciò ancora uno sguardo rivolto all’uomo al suo fianco, umettandosi poi le labbra con malizia. Esposito parve l’unico ad accorgersene, o per lo meno l’unico che, alla ventesima occhiata carica di tensione sessuale, fosse ancora a disagio. “Bene, in ogni caso noi, ecco, vi stavamo dicendo che-”
Un agente spuntò dal nulla, urlando agitato. “Accendete il televisore, stanno facendo  l’estrazione della lotteria!”
Quell’anno il 12th aveva deciso di comprare qualche biglietto tanto per tentare la sorte e il grande momento era arrivato. Accesero il piccolo televisore che, per la prima volta da anni, trasmetteva un programma diverso dal telegiornale. Tutti gli agenti, Kate compresa, si girarono verso lo schermo con il biglietto in mano, come se si trattasse del momento di preghiera e si dovessero rivolgere tutti alla Mecca. Il silenzio regnò sovrano finché in lontananza qualcuno urlò, “È il mio, ho vinto!”. Gli altri agenti sbuffarono contrariati gettando i fogliettini rettangolari nel cestino.
“Scusateci ancora ragazzi, dicevate?”
Tom sospirò forte e poi sorrise, “Si, ecco noi...”
“Beckett”, sopraggiunse all’improvviso Lanie, “sono i referti che mi avevi chiesto.”
“Oh, fantastico!”
“Di quale caso si tratta?”, domandò curioso Castle cercando di spiare dentro la cartellina. “Uh, il nostro John Doe. E se fosse uno dei Man in Black?”, chiese dopo un breve attimo di riflessione.
“Castle è impossibile!”, lo contraddisse subito Ryan, “Addosso non gli abbiamo trovato né un paio di occhiali da sole, né il neutralizzatore!”
“E se glielo avessero rubato? Potrebbe esserci un assassino in giro con la capacità di cancellare la memoria alle persone. E se lo avesse già fatto con noi?”
“Come avrebbe fatto?”, gli chiese scettica Kate scuotendo e guardando di sottecchi l’anatomopatologa domandandole, tacitamente, di ricordarle cosa l’avesse spinta a fidanzarsi con un bambino cresciuto. Lanie alzò le spalle lasciandola con un sorriso sghembo prima di tornare all’obitorio.
“Come faccio a saperlo Beckett? È un ricordo che mi hanno cancellato!”, gesticolava vistosamente, eccitato come un ragazzino che viene portato ad un parco divertimenti per la prima volta.
“RAGAZZI!!”, urlarono in coro Demming e il dottorino stufi delle continue interruzioni, con la voglia di andarsene a casa e poi...  “La novità è che noicisiamomessiinsieme”, dissero tutto d’un fiato per evitare ulteriori interruzioni.
“Eh?”, chiesero all’unisono i due detective che ancora non avevano capito ciò che ormai per Castle e Beckett era palese.
“Ci.Siamo.Messi.Insieme”, scandì meglio Josh, “e anzi, Tom mi ha chiesto di sposarlo!”
I ragazzi non sapevano cosa fare o dire, restando con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Cercando di trattenersi dal ridere rimasero immobili, dando l’idea di essere stati colpiti da una paresi facciale. “Volevamo approfittare di questo momento per invitarvi al matrimonio. Insomma, siete nostri amici, siamo una famiglia, no?”. Ecco una frase che Kate non avrebbe mai creduto di sentirsi dire da ben due dei suoi ex fidanzati. Doveva reagire, alla fine era contenta per loro e poi lei stava con Castle, non gli importava certo che i suoi ex avessero deciso di affrontare il suo rifiuto mettendosi insieme. Si diede un lieve slancio andando ad abbracciare i due uomini. “Congratulazione ragazzi! Sono così felice per voi!”. I due le diedero un bacio sulla guancia, sbarazzandosi però velocemente di lei per andare ad abbracciare Rick.
Kate rimase sconvolta, mentre anche sui volti di Ryan ed Esposito si dipinsero espressioni di puro terrore notando il modo in cui le mani del dottorino si muovevano tastando bene le braccia possenti e la schiena di Castle. “Ok, credo che possa bastare”, mormorò spaventato Rick cercando di allontanarsi.
“Uh, certo, perdonami. Allora noi andiamo. Vi spediremo l’invito al più presto”, esclamò Josh esaltato, battendo le mani e saltellando. Posò un braccio sulle spalle del compagno ed insieme si allontanarono. “Tom, hai presente quella lista che abbiamo fatto l’altra sera alla festa, dei tre uomini con cui tradiremmo il nostro partner?”. Il detective annuì entrando nell’ascensore ed appoggiandosi alla parete dopo aver premuto il tasto del piano terra. “Ecco, ho cambiato idea…” volse un ultimo sguardo allo scrittore prima che le porte gli si chiudessero davanti agli occhi. “Rick lo sposto al primo posto”.
 
Finalmente i detective del 12th poterono tirare un sospiro di sollievo. I ragazzi fissavano Kate ancora sbigottiti e sorpresi dalla rivelazione che c’era appena stata, aspettando che fosse proprio lei per prima a dire qualcosa, e così fu.
“Ok, stamattina si sono svegliati tutti gay e io non lo sapevo?”, si massaggiò la tempia, facendo poi il giro della scrivania per andarsi a sedere, mentre Rick si riappropriò della sua sedia tamburellando sui braccioli con le dita.
“Beckett, se i tuoi ex ragazzi hanno deciso di cambiare sponda io qualche domanda me la farei...” intervenì Esposito andando poi a far scontrare il pungo a mezz’aria con quello di Ryan.
Lei scosse la testa, fingendo di non averli sentiti. Quando rialzò lo sguardo trovò il viso di Castle a pochi centimetri dal suo, gli occhi azzurri sembravano più grandi del solito e sulla fronte c’era quell’adorabile ruga che lei sapeva essere presagio di una battuta. Rick sollevò la cornetta del telefono e gliela porse. “Facciamo una chiamata a Soreson? Tanto per controllare...”



Angoletto delle autrici Diana & Etta (poco) sane di mente:
E con questo siamo giunte alla fine di questa fantastica (???) storiella.
Tom e Josh vivranno felici e contenti, immersi nei loro discorsi religiosi, mentre i Caskett potranno tranquillamente dormire sonni sereni, senza nessun ex di Beckett in giro. Anche se, fossimo in lei, ci preoccuperemo per Castle... anche gli uomini sono attratti da lui :p
Speriamo che vi abbia fatto almeno sorridere e in caso contrario, siamo pronte con i nostri coltelli a dirvene quattro :D
Vi auguriamo quindi un Buon Natale, buon anno, buon Trillion nel 2015 (Michael Trucco ci ha detto che diventerà un trend, e noi vogliamo crederci u.u), e se vi va, fateci sapere cosa ne pensate di questa folle fanfic <3
Diana & Etta

PS: noi non abbiamo ancora controllato se Soreson è passato dall'altra sponda. Voi lo avete fatto?
   
 
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