Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Kengha    23/12/2014    5 recensioni
Erano passati quasi sei mesi da quello che era poi stato ironicamente chiamato “Inverno Perenne” e adesso il freddo, quello vero, era arrivato ad Arendelle. Il freddo e il ventiduesimo compleanno della Regina.
 Dopo le numerose pressioni di Anna, Elsa si era arresa ed aveva deciso di organizzare un ballo per festeggiare l’evento. Dopo le altrettante numerose pressioni dei funzionari di corte, era stato stabilito che a tale ballo dovessero essere presenti anche i pretendenti della Regina.

La voce si era sparsa in un istante, nonostante il categorico rifiuto della sovrana di fare degli inviti ufficiali: non avrebbe mai pregato nessun’uomo di prenderla come moglie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buona sera a tutti e buon Natale (un po’ in anticipo, ma ci tengo a farvi gli auguri). Già, sembra proprio che sia tornata, dopo più di otto mesi, ma sono tornata (ammesso che ci sia ancora qualcuno ad aspettarmi) ed ho deciso di farlo oggi, ad un anno esatto da quando ho visto Frozen per la prima volta.
A dire il vero non è che avessi proprio intenzione di sparire, ma diciamo che questa storia me lo ha un po’ imposto nel momento in cui da one-shot è diventata una long. “A Tale of Ice and Fire” -se vi ricorda qualcosa annuite e sorridete- è stata una bella sfida per me e potrà sembrarvi sciocco, alla fine, vista la trama semplice e lineare che riscontrerete, ma fidatevi se vi dico che la storia di questa storia (passatemelo) è più complicata di quanto io stessa pensassi potesse mai essere.
Diciamo pure che dell’idea di base non è rimasto quasi niente, ma comunque questa fan fiction è riuscita in qualche modo a diventare uno degli scritti a cui tengo di più in assoluto; nel tentativo di renderla il meglio possibile - soprattutto a livello grammaticale- ho anche deciso di chiedere ad un’amica di betarla: la meravigliosa
Calime, per l’appunto, è quella mano santa che giorni interi è stata a rileggere le mie parole (e che continua tuttora a farlo), segnalandomi frasi, dandomi pareri e aiutandomi in un modo che non credo sarei in grado di esprimere a parole.
 Chiara, potrei davvero ringraziarti all’infinito e non sarebbe comunque abbastanza.

Come Long non sarà molto lunga, dubito supererà i 15 Capitoli, verrà aggiornata settimanalmente (è una promessa, anche perché l’ho praticamente finita di scrivere) ed ogni capitolo conterà circa 4/5 mila parole, con alcune eccezioni.

Ribadisco che la coppia principale della storia sarà femslash quindi se a qualcuno dovesse dare fastidio l’idea di Elsa omosessuale, sconsiglio di leggerla.

Bene, credo di aver finito, perdonate lo sproloquio ma otto mesi di assenza sono tanti! ^^”
Buona lettura

 

Capitolo 1

Erano passati quasi sei mesi da quello che era poi stato ironicamente chiamato “Inverno Perenne” e adesso il freddo, quello vero, era arrivato ad Arendelle. Il freddo e il ventiduesimo compleanno della Regina.
Dopo le numerose pressioni di Anna, Elsa si era arresa ed aveva deciso di organizzare un ballo per festeggiare l’evento. Dopo le altrettante numerose pressioni dei funzionari di corte, era stato stabilito che a tale ballo dovessero essere presenti anche i pretendenti della Regina.
La voce si era sparsa in un istante, nonostante il categorico rifiuto della sovrana di fare degli inviti ufficiali – non avrebbe mai pregato nessun’uomo di prenderla come moglie – ed erano più di una dozzina i principi già in viaggio.
Mancavano ormai solamente pochi giorni alla festa e il castello era stato tanto vivo solamente in occasione dell’incoronazione di Elsa. Anna contava ogni giorno almeno un centinaio di dipendenti tra cuochi, domestici e giardinieri, trovando ormai difficilmente una stanza vuota dove poter passare un po’ di tempo libero. Aveva incrociato Elsa casualmente tre giorni prima, poi non l’aveva più vista. Sapeva che la sorella era nelle sue stanze, ma non aveva osato disturbarla: era dall’annuncio del ballo che la platinata aveva iniziato a saltare i pasti – preferendo che le venissero portati in camera – e a diventare sfuggente come un tempo.
Era andato tutto così bene, sembrava davvero che le due ragazze stessero finalmente ritrovando l’armonia di un tempo, poi le cose erano precipitate così all’improvviso. Di nuovo.
Quel giorno, però, Anna aveva esaurito la sua pazienza: Gerda l’aveva svegliata all’alba per riordinare la sua stanza e a poco erano valsi i suoi lamenti, l’anziana donna non aveva proprio voluto saperne. Era andata nelle scuderie con l’intento di fare una piacevole cavalcata tra i prati del castello, solamente per trovarle chiuse e in fase di ristrutturazione; affranta, si era ritrovata a vagare nella galleria del castello, camminando avanti e dietro davanti al quadro di Giovanna, spiegandole il motivo del suo nervosismo.
Alla fine, aveva litigato anche con la Pulzella d’Orleans.
Era ormai tarda serata e la rossa era decisa a tentare il tutto per tutto: tanto la giornata era già stata terribile. A grandi falcate attraversò i corridoi del castello e presto si ritrovò a spalancare la porta della stanza della sorella maggiore, che non era stata più chiusa a chiave dall’incoronazione della bionda. La sua rabbia si dissolse quando vide il caos che avvolgeva la camera da letto della Regina: una spessa lastra di ghiaccio ricopriva interamente qualsiasi superficie, una bufera di neve si abbatteva violenta tra le mura e il vento ululava ferocemente. In un angolo della stanza, rannicchiata contro una finestra con le ginocchia strette al petto e le mani ai lati della testa, Elsa era in balìa dei suoi sentimenti e si stava lasciando trasportare dalla parte più oscura di se stessa. Coraggiosamente, Anna sfidò la tormenta e in pochi istanti si ritrovò ad abbracciare la sorella, sussurrandole parole dolci, in un disperato tentativo di farla tornare in sé.
In poco tempo la bufera rallentò, diminuì fino a diventare una leggera nevicata e infine si fermò del tutto.
« Ho pregato che non entrassi » mormorò la Regina, ancora stretta nell’abbraccio della minore.
Dopo che Elsa le aveva promesso di non chiuderla più fuori, Anna aveva perso l’abitudine di bussare e la Regina non l’aveva mai rimproverata per le sue irruzioni. Dopotutto le stavano bene, non avrebbe sopportato l’idea di sentire ancora quei tocchi familiari alla sua porta, avrebbero riaperto ferite troppo dolorose e ancora in via di guarigione.
« Cosa c’è che non va? » chiese dolcemente la rossa, ignorando completamente le parole appena dette dalla sorella.
Elsa sospirò pesantemente e scosse lievemente la testa. « Non è niente, non preoccuparti. Il troppo lavoro, credo ». Si sforzò di sorridere, sperando di risultare più convincente.
Lentamente, le due sorelle si rimisero in piedi e la Regina sistemò leggermente imbarazzata il suo vestito sgualcito. Non avrebbe saputo dire quanto tempo era rimasta ferma in quella posizione.
« Andiamo, Elsa. Siamo sorelle, lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa. Io non ti giudicherò mai ».
Qualcosa in quelle parole riuscì a convincere la platinata che, dopo aver perso un lungo respiro, si accinse a spiegare. Almeno per metà.
« I pretendenti. Ho ventidue anni e tutti si aspettano che mi sposi e che degni il regno di eredi al più presto. Una Regina deve cercare di stringere un accordo matrimoniale che sia conveniente per il regno, a prescindere dai suoi sentimenti ».
E per la prima volta nella sua vita, Anna si sentì fortunata ad essere nata per seconda.
Poi la Regina sospirò e ridiventò l’Elsa matura e doverosa di sempre. « Comunque non importa, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, l’ho sempre saputo, è giusto che sia così. Non preoccuparti per me più del dovuto ».
La principessa non riuscì a ricambiare il sorriso che la sorella le aveva rivolto – con che coraggio avrebbe potuto farlo? La sua vita era una passeggiata in confronto a quella di Elsa. Sì, la Regina era stata dotata di divina bellezza e straordinaria intelligenza... ma qual era il prezzo da pagare per quei doni?
La sua bocca fu più rapida della testa e prima ancora di rendersene conto si ritrovò a parlare: « Annulla il ballo ».
La maggiore fu visibilmente sorpresa da quell’inaspettata richiesta, ma Anna decise che non le avrebbe permesso di rovinarsi la vita, quindi insisté: « Nessuno dovrebbe essere obbligato a sposare qualcuno che non ama. Nemmeno una Regina. Non è così che dovrebbero andare le cose, io- ».
« Ma è così che vanno ». L’interruppe Elsa. « Non sempre si può mettere il cuore al primo posto, a volte è necessario che se ne stia da parte… per quanto possa sembrare o essere ingiusto ».
« È per questo che mi hai impedito di sposare Hans? Che mi hai detto che non posso sposare qualcuno che a malapena conosco? » domandò Anna, realizzando solo in quel momento quanto importanti fossero quelle parole che, settimane prima, le erano sembrate dure ed ingiuste.
Elsa scrollò leggermente le spalle. « Voglio solo che tu non sprechi l’opportunità che a me non è stata concessa. Hai tempo per scegliere e non devi correre i tempi perché sei impaziente. Innamorati ed assicurati che sia amore vero, prima di compiere il grande passo. Se non vuoi farlo per te stessa, fallo almeno per me. So che posso sembrarti egoista ma- ».
L’abbraccio inatteso di Anna la travolse come un uragano e ricambiò goffamente.
« P-Perdonami, Elsa. I-Io… io non avevo capito… io… ». I singhiozzi della principessa ferirono la Regina come una coltellata. L’ultima cosa che voleva era farla piangere.
La bionda prese il mento della sorellina con due dita e applicò una leggera pressione, spronandola a guardarla negli occhi. « Ehi, non importa, è tutto a posto. Starò bene. Non sono la prima e non sarò l’ultima donna a sposarsi contro la propria volontà ».
Anna ricambiò a fatica il sorriso della sorella e si asciugò il naso con una braccio, venendo repentinamente rimproverata da un’occhiataccia della Regina.
« Magari, col tempo potresti innamorarti di tuo marito » suggerì la rossa.
Elsa scosse lentamente la testa senza smettere di sorridere, ma tenendo lo sguardo fisso a terra. « Questo sono certa che non potrà accadere, Anna. Per me l’amore è un’altra cosa, ma sono sicura che imparerò a volergli bene ».


***

Se il castello era stato in fibrillazione per la preparazione del ballo, quando giunse la fatidica sera si poteva anche dire che fosse sul punto di esplodere. Il cortile e le stanze principali erano piene di gente, tra popolani, nobili e principi di diversi regni e tutti i membri della servitù si stavano facendo in quattro per far sì che ogni cosa rimanesse al proprio posto.
Eppure, mentre le stanze adibite alla serata erano ricche di illuminazione, musica e persone, gli alloggi della Regina erano ancora avvolti nel più totale silenzio, illuminati dalla luce di poche flebili candele. Elsa era pronta da quasi mezz’ora, ma ancora non aveva avuto il coraggio di mettere piede fuori dalle sue stanze, i ricordi dell’incoronazione e le grida spaventate delle persone non l’avevano lasciata sola per tutto il giorno. Le grida di persone spaventate da lei.
Forse avrebbe dovuto dar retta a sua sorella ed annullare il ballo fintanto che era in tempo: l’agitazione si stava facendo di nuovo sentire ed una leggera brina ricopriva già il pavimento della sua camera da letto. La bionda iniziò a respirare profondamente e a pensare a sua sorella, nel tentativo di calmarsi. “È solo un ballo, puoi farcela”.
Il ballo, però, era l’ultimo dei suoi problemi: avrebbe rifiutato cortesemente ogni danza, evitando così stress e agitazione; tuttavia, non avrebbe potuto fuggire dai pretendenti e, presto o tardi, sarebbe stata comunque costretta a fare una scelta. Lentamente, prese la sua nuova tiara e se la pose sulla testa, ben accorta a fissarla senza rovinare la complicata acconciatura che Gerda le aveva fatto. Con un sospiro si alzò in piedi e si rimirò un’ultima volta allo specchio: aveva deciso di accantonare i suoi abiti di ghiaccio per quella serata, ma aveva seguito in prima persona il sarto che le aveva cucito quel vestito. Il lungo abito indaco senza maniche e con le spalline basse era costituito dalla gonna che rasentava il pavimento, non aveva sbuffi, o frange, e riportava come decorazione i motivi floreali tipici di Arendelle, gli stessi ricamati, con filo nero, sul corpetto del vestito; questo era in raso e di color ceruleo scuro, per staccare di qualche tono la gonna e le spalline. Un grande mantello scendeva lungo la schiena della Regina, fino al pavimento, dove lo strascico continuava per quasi un metro; ad adornarle il candido collo c’era una morbida pelliccia bianca, cucita appositamente sull’estremità più alta del mantello e tenuta ferma dal vecchio ciondolo di famiglia, appartenuto un tempo alla Regina Idun. I capelli della ragazza erano stati acconciati in modo tale che, alla base della semplice treccia laterale, si aggiungessero altre trecce più piccole; la frangia – ormai parecchio più lunga rispetto qualche mese prima – era stata tirata ancora una volta indietro e poi bloccata da un’altra treccia, alla quale era stata incastrata la meravigliosa tiara d’oro bianco.
“Puoi farcela” si ripeté un’ultima volta, prima di abbandonare lentamente la sicurezza della sua stanza e raggiungere così gli altri nel salone.


Kristoff era l’unico membro esterno al castello a cui era stato dato il permesso di accedere all’ala riservata alla famiglia reale: il mastro del ghiaccio sarebbe stato infatti l’accompagnatore di Anna, che era ancora chiusa nelle sue stanze e alle prese con la chioma di fuoco indomabile.
« Ci sono quasi! » esclamò la principessa dall’altro lato della porta.
Il biondo ridacchiò leggermente e roteò gli occhi castani. « E’ mezz’ora che non fai altro che ripeterlo ».
« No! Stavolta ci sono quasi per davvero! » ripeté convinta la ragazza.
« Se lo dici tu ». Sorrise lui.
Effettivamente, ci volle ancora poco. Dopo cinque minuti la principessa aprì la porta della sua camera da letto e Kristoff, che fino a quel momento aveva fatto balzare lo sguardo ovunque nel corridoio in un disperato tentativo di combattere la noia, si ritrovò improvvisamente con la gola secca e le guance in fiamme.
La ragazza aveva scelto un abito verde selva, un modello abbastanza simile al vestito di ghiaccio della Regina, ma questo aveva un corpetto più chiaro su cui si diradavano ricami dorati. I lunghi capelli fulvi erano sciolti e alcune ciocche erano intrecciate sulla nuca; il volto, come il più delle volte, era privo di trucco e quindi il biondo poteva scorgere anche la più piccola delle lentiggini della principessa – che comunque già conosceva a memoria.
« Bellissima. Semplicemente bellissima » biascicò Kristoff, ritrovando a stento la voce.
« Ti ringrazio ». Sorrise lei, mettendosi sulle punte per lasciargli un leggero bacio su una guancia. « Anche tu sei meraviglioso, mio cavaliere. Vogliamo andare? » Concluse porgendogli un braccio.
« Con immenso piacere ».


***

Era la sedicesima danza che rifiutava. Forse la diciassettesima. Doveva essere la festeggiata, la prima a divertirsi, eppure non vedeva l’ora che il ballo volgesse al termine.
Le accadeva spesso, quando era in mezzo alla gente, di pensare ai suoi genitori, di chiedersi come avrebbero agito, quali scelte avrebbero preso, che parole avrebbero detto. Il passato è nel passato, ma tredici anni di isolamento non potevano essere cancellati e le stanze affollate la mettevano ancora a disagio: non era strano, infatti, vederla negli angoli più isolati della sala piuttosto che in mezzo agli invitati a divertirsi. I cittadini di Arendelle avevano imparato a conoscere bene la loro nuova Regina nei suoi pochi mesi di dominio, già l’ammiravano e la rispettavano. Si sentivano protetti con Elsa al governo e molti di loro, come per sdebitarsi, avevano assunto un atteggiamento quasi materno con la sovrana, vedendo in lei non solo una Regina ma anche una ragazza costretta a crescere troppo rapidamente.
Non c’erano discriminazioni sotto questo punto di vista: come il re, loro padre, ad Elsa ed Anna importava ben poco dello stato sociale delle persone che si rivolgevano loro. Potevano essere contadini, duchi o marinai, ma per le due sorelle i valori importanti sarebbero sempre stati altri.
« Ballo meraviglioso, Vostra Maestà. La pista di pattinaggio nel cortile è splendida: temo che faticherò a riportare a casa i miei bambini, quando la festa sarà conclusa » disse cortesemente una donna, sorridendo benevola alla bionda dinnanzi a lei.
« Sono lieta che vi stiate divertendo. Verrò di persona al vostro forno il prima possibile e dite pure ai vostri figli che avranno una pista di pattinaggio tutta per loro » rispose la Regina, ricambiando dolcemente il sorriso.
« Oh, Vostra Maestà, vi ringrazio di tutto cuore! Ne sarebbero davvero felici! » esclamò la fornaia, commossa.
« E per me sarebbe un piacere ».
« Andrò ad avvisarli. Con permesso ».
Dopo un leggero cenno del capo di Elsa, la donna si allontanò e scomparve tra la folla.
La Regina sospirò stancamente, ma sul suo volto pallido si dipinse l’ombra di un sorriso.
“Non sto andando poi tanto male, eh, padre?”
« Elsa! »
Ed eccola lì, la cosa più bella che aveva, che correva verso di lei facendosi largo goffamente tra la folla e sorridendo esattamente come quando aveva cinque anni. Un sorriso largo e sincero, che lei non poté far a meno di ricambiare.
« Allora… » Iniziò la rossa, una volta raggiunta la sorella maggiore, guardandola dolcemente mentre cercava di riprendere fiato. « … Com’è che non balli? Sei la più bella di tutte e in più sei la Regina. Non ci credo che nessuno ti abbia chiesto di danzare! »
« Anna, sono stata io a declinare gli inviti. Sai che non ballo » espose la platinata, il dolce sorriso dedicato esclusivamente alla sua sorellina ancora sul viso.
« Ma se sei una ballerina meravigliosa! Ti ho vista danzare: sembra quasi che i tuoi piedi non tocchino terra. Non capisco perché ti rifiuti di farlo in pubblico ».
« Una cosa è ballare da soli, un’altra è ballare tenendo la mano del proprio partner per tutta la durata della danza ».
« Oh ».
Nonostante le settimane passate, la paura non aveva mai abbandonato completamente la Regina che, pur provando in ogni modo a non darlo a vedere, era ancora molto insicura di se stessa.
Anna sentì il suo cuore cadere: era stata davvero così cieca da illudersi che fosse già tutto acqua passata? Che la sorella vivesse nella più totale spensieratezza? Che avesse superato completamente i suoi traumi?
Nell’incerto e forzato sorriso di Elsa trovò la dolorosa risposta: sì, lo era stata.
« Mi sento così insensibile » biascicò con gli occhi bassi.
« Cos- No! Anna, assolutamente no! Non è colpa tua, tu… tu non potevi saperlo ».
Ma avrebbe dovuto immaginarlo.
Aveva visto solo ciò che i suoi occhi avevano voluto vedere, nonostante fosse evidente il disagio di Elsa in molte situazioni: era troppo danneggiata e ci sarebbe voluto molto più di qualche mese per far sì che ricominciasse a comportarsi con più normalità. Anni per farla tornare completamente tra la gente.
« Elsa, io- ».
Anna venne interrotta dal rumore della porta d’ingresso alla sala da ballo che si apriva, richiamando l’attenzione generale. Sia la principessa che la Regina volsero il loro sguardo in quella direzione, lasciando cadere il discorso.
Un giovane alto ed avvenente, accompagnato da una ragazza, varcò la soglia a passo sicuro e con la testa alta. Camminò deciso attraverso la sala, per poi fermarsi ed inchinarsi una volta che fu di fronte alla sovrana.
« Vostra Maestà, io sono il principe Alexander, erede del Regno del Sole*, a molte miglia a Sud di qui. E lei è mia sorella, la principessa Leanne ». La giovane al fianco del principe si inchinò educatamente. « Vi prego di perdonare il nostro ritardo. Nonostante il largo anticipo con cui siamo partiti, venti avversi hanno rallentato la nostra navigata, facendoci infine giungere con quasi una settimana di ritardo ». Alexander aveva riassunto le informazioni con poche, misurate, parole. Era evidentemente un giovane abile ed intelligente, in grado di riconoscere le situazioni più opportune per aprir bocca e per tacere. Di carnagione olivastra con corti capelli castano scuro e intensi occhi marroni, il suo corpo alto e muscoloso era vestito con un elegante abito da sera bianco e blu.
« Conosco il Regno del Sole. È un paese neutrale e quindi privo di alleati, l’unica isola nel Nord Europa ad avere, straordinariamente, un clima prettamente mediterraneo, quasi africano. Persino i libri della nostra biblioteca non contengono spiegazioni logiche a questo fatto ». Nonostante si sapesse ben poco di quel piccolo regno, la platinata si era sempre sentita attratta dal suo strano misticismo.
« Non immaginavo che la denominata Regina delle Nevi cercasse spiegazioni logiche e razionali dietro degli insoliti eventi climatici ». La voce di Leanne era calda e, nonostante fosse leggermente roca, melodiosa.
Elsa si voltò a guardarla con un piccolo sorriso. La principessa aveva la pelle poco più chiara del fratello, il viso dolce era incorniciato da lunghi boccoli neri come la notte, che scendevano per tutta la lunghezza della schiena; aveva grandi occhi ambrati – quasi dorati –, delle lunghe ciglia e degli zigomi alti. Le palpebre e le labbra carnose erano state leggermente truccate, mettendo – se possibile – ancora più in risalto la sua bellezza. Indossava un abito rosso ed oro che metteva in evidenza le sue forme generose. Alta, ma comunque più bassa della Regina, tutto in lei sembrava caldo ed esotico.
Elsa si ritrovò a distogliere lo sguardo per prima, sperando che il suo rossore non fosse poi così evidente.
« Mi piace essere informata ». Riuscì infine a rispondere, senza però guardarla negli occhi. « Ad ogni modo, le porte di Arendelle sono aperte e voi siete invitati a rimanere per tutto il tempo che vorrete. Il castello è grande e abbiamo ancora molte stanze libere nell’ala Est, al termine del ballo vi condurrò io stessa presso le vostre camere ».
« Vi ringrazio, Vostra Altezza, sarebbe davvero un onore per noi » disse il principe, sorridendo sinceramente. « Adesso vorrei farmi perdonare per il ritardo. Regina Elsa, mi concedereste l’onore di questo ballo? » chiese galantemente.
La platinata fece balzare in un istante il suo sguardo dal principe alla principessa Leanne e nuovamente sentì di perdersi nelle sabbie dei suoi occhi.
La sua risposta tolse il fiato a tutti i presenti.
« Sarebbe un piacere » disse con un sorriso, guardando ancora la principessa del Sud, che sorrise a sua volta.
Il principe prese dolcemente la mano destra della Regina e la condusse lentamente al centro della pista, per quello che era il suo primo vero ballo.
« Non avevi detto che tua sorella non ballava? » chiese sottovoce Kristoff, leggermente perplesso.
« Infatti » rispose Anna con un sorriso sornione.
« E’ semplicemente meravigliosa ».
La constatazione di Leanne fu dolce ed inaspettata e la principessa di Arendelle non poté che annuire d’accordo.
« Sì, lo è ».


 



*Il Regno del Sole: un regno di mia invenzione, un’isola immaginaria nel Mare del Nord, tra la Gran Bretagna e la Norvegia. Da sempre il paese si è contraddistinto per l’insolita caratteristica di avere un clima molto caldo e temperature molto alte anche in pieno inverno. Nonostante i quasi cinquecento anni di storia del regno, le ragioni di questo fatto sono ancora ignote.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Kengha