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Autore: _tea    23/12/2014    1 recensioni
Forse è per questo che non ha mai amato i giovedì pomeriggio, troppo vuoti e troppe assenze a riempirli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed è in quel momento che ci pensa, quando poggia la testa sui libri mentre ripete per l'ennesima volta un noioso argomento di letteratura greca, che un pensiero le sfiora la mente. Non sa da dove sia saltato fuori ma improvvisamente Saffo passa in secondo, se non in terzo piano e lei si immerge in quel ricordo completamente, da sembrare così vero, così reale, così vicino. In un attimo le è davanti, in un noioso giovedì pomeriggio che non ha mai amato, da sempre considerato un giorno piatto, lontano dal lunedì ma anche dalla domenica. La vede, seduta al solito posto sulla solita corriera delle sette e venticinque, mai puntuale, vicino a una che non è lei. Non lo è più. Il posto su cui prima sedeva ora è occupato per qualcun altro, per qualcun'altra. Ed è in momenti come questi, quando sei sola a casa in un noioso giovedì pomeriggio di libri e pioggia, che i ricordi, quei ricordi, pesano un po' di più e quell'assenza, la sua assenza, è più presente che mai. Forse è per questo che non ha mai amato i giovedì pomeriggio, troppo vuoti e troppe assenze a riempirli. Allora emerge da quel piccolo pensiero con la stessa rapidità con cui si esce da una doccia fredda alle 6:30 del mattino e rivolge nuovamente gli occhi sul libro con il cuore ancora scosso e la mente che vaga ancora negli angoli più nascosti della memoria cercando attimi in cui tutto era perfetto. Ed ecco che questi spuntano uno dopo l'altro, sprazzi di felicità che scorrono veloci davanti ai suoi piccoli occhi assorti mentre intorno tutto è fermo. I sabato sera invernali passati insieme sotto qualche portico per via della pioggia, le pizze mangiate in macchina il mercoledì perché fuori diluviava e di infangarsi le scarpe non ne aveva proprio voglia, il ritorno dal mare nella macchina bollente dopo sei ore sotto il sole, dove il sudore ti incollava la pelle ai sedili, le passeggiate senza meta intorno al parco e le chiacchierate infinite perché c'era sempre qualcosa da dire, i messaggi con gli occhi, ridere all'improvviso, le solite canzoni, le solite facce. Stupidi momenti che si affollano nella mente e ti aprono una voragine nel petto. Poi qualcosa è cambiato. Le è scivolata via dalle mani, sono scivolate entrambe e sono rimaste a mani vuote, forse sole per la prima volta, accompagnate dalla consapevolezza di aver distrutto l'indistruttibile. In quel momento la sente, la delusione, lì nello stomaco o forse è rassegnazione, forse non sa neanche lei cosa sia. Una mosca che si appoggia sul naso la riscuote da quel caotico vortice di pensieri in cui era rimasta intrappolata e ora troppo stanca per continuare a leggere svogliatamente quei versi, si stende sul letto realizzando che, probabilmente, quei noiosi giovedì pomeriggio sono fatti solamente per dormire.
  
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