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Autore: Svazzi    24/12/2014    4 recensioni
Gemma aveva ragione, ora va meglio. Charlie non potrà mai riempire tutto il vuoto lasciato dentro di me, ma ora posso condividere con lui questo posto e la tradizione di venire a trovarti ogni Natale.
Perché sì, Harry, io ti immagino con un cappello da Babbo Natale in testa, i tuoi jeans scuri e il maglione ridicolo con le renne che ti piaceva tanto mentre scarti i regali insieme a Charlie, ma tu non ci sei e l’immaginazione e tutto ciò che mi rimane. Ho bisogno di Charlie per colmare tutto questo, e ora va tutto bene perché lui è qui che stringe la sua manina nella mia mentre ci avviamo fuori dal cimitero. Lui è nella mia fortezza adesso, insieme a me e al tuo ricordo, saremo una famiglia Harry, anche se non sei qui.
Buon Natale amore mio.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Claire'
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«Mamma! Mamma svegliati» aprii gli occhi per trovarmi davanti quelli azzurri di Charlie «Amore, che ci fai già in piedi?» chiesi mettendomi a sedere sbadigliando.
«Mami, è Natale, papà è venuto a portarmi i regali» sorrisi e accarezzai i ricci castani del mio bambino.
Non avevo mai raccontato la favola di Babbo Natale a Charlie, no. Per Charlie i regali li portava Harry, perché preferivo che mio figlio vivesse una favola in cui suo papà, andatosene prematuramente, gli portava i regali la notte tra il 24 e il 25 dicembre.
«Hai ragione tesoro, andiamo» mi alzai dal letto e mi passai una mano fra i capelli che ormai non erano più rossi come un tempo. Mi soffermai per qualche secondo a guardare il tatuaggio all’interno del mio polso e sospirai.
Cinque anni, cinque anni che passavo il Natale senza Harry.

Dove sei adesso? Ci stai guardando? Chi lo sa, forse davvero la notte vieni qui a vegliare su di noi.

Seguii Charlie che correva verso il salotto dove l’albero era stato quasi sommerso dai regali.
Aveva gli occhi vispi, le fossette erano scavate nelle sue guance e le lentiggini pallide sembravano essere più in vista grazie alle guance rosse per la felicità.
«Papà, questa volta ti sei superato» disse sedendosi accanto all’albero e guardando in alto, verso il soffitto, verso il cielo. Una piccola lacrima cominciò a scendere lungo la mia guancia.

Dio Harry, come vorrei che fossi qui, solo per un giorno. Solo per poter abbracciare Charlie.
Sai, è triste vedere la delusione nei suoi occhi quando tutti gli altri bambini vengono alle recite  dell’asilo con entrambi i genitori, è triste vedere che lui desidera avere un padre, uno qualsiasi.
L’altro giorno ha scritto una lettera che ha lasciato qui sotto l’albero, ti ha chiesto di rimanere fino al mattino per poterti abbracciare. Gli ho detto che probabilmente non saresti rimasto perché non puoi, ti hanno concesso solo il permesso di lasciare i regali e poi devi tornare lassù in cielo, è questo che gli ho detto.

«Mamma, che cos’è questo?» mi disse Charlie porgendomi un diario, quel diario. Devo averlo dimenticato qui stanotte.
«Niente, è una cosa che mi ha lasciato papà. Quando sarai grande te lo farò leggere»
«Ma io voglio leggerlo adesso, che cosa c’è scritto?» sorrisi, dovetti fare appello a tutta me stessa per non scoppiare in lacrime davanti a mio figlio.
«Sono delle lettere, amore. Delle lettere che papà ha scritto alla mamma prima di andarsene, non sei ancora pronto per leggerle». Charlie annuì e prese a scartare i regali. Era un bambino maturo, per avere solo cinque anni. Non faceva mai i capricci e lo trovavo spesso a frugare tra le foto per vedere come era fatto suo padre.

Non sai quante volte immagino di averti qui, con la tua chitarra che canti canzoni insieme al nostro bambino. Mi immagino di tornare a casa e di trovarvi seduti sul divano a giocare ai videogiochi e a ridere. La tua risata, Harry, ce l’ho ancora impressa nella mia testa, mi tiene sveglia la notte. Voglio essere felice, ma come faccio? In cinque anni non c’è stato un momento in cui non ho pensato che il tuo posto era qui al  mio fianco, insieme a Charlie. Non un momento in cui non ho maledetto il cielo che ti ha portato via da me.

Guardai Charlie intento a scartare felice tutti i suoi regali, gli occhi lucidi per la contentezza. Mi chiesi se anche io ero così quando passavo il mio tempo con Harry, mi chiesi se anche i miei occhi, azzurri come quelli di Charlie, risultavano così luminosi ogni volta che Harry mi sfiorava e mi guardava.
«Hai visto mamma? Papà mi ha portato tutto quello che volevo» disse venendo a sedersi in mezzo alle mie gambe con in mano il suo nuovo gioco dei Lego.
«A te non ha portato quello che volevi?» mi chiese con un piccolo broncio. Charlie non era uno di quei bambini che non vogliono i genitori, che li trattano male. No, Charlie era uno di quei bambini che la mattina prima di entrare all’asilo mi riempiva di baci e che al pomeriggio non vedeva l’ora di riabbracciarmi.
Voleva la mia felicità, ma lui ancora non poteva capire che la mia felicità se n’era andata da tempo e che, nonostante io lo amassi più di quanto amassi me stessa, non l’avrei mai più ritrovata.
«C’è solo una cosa che voglio, amore, ma papà non può darmela. E poi, comunque, il regalo più bello me l’ha fatto cinque anni fa, quando ti ha messo nella mia pancia» gli lasciai un bacio fra i ricci mentre mi sorrideva soddisfatto della mia risposta «Ora, vai a scegliere un bel maglione natalizio, dobbiamo prepararci per andare dai nonni» lo vidi correre verso la sua stanza mentre io mi alzavo e raccoglievo tutte le carte lasciate lì da quella piccola peste.

Mi sembra di vederti ora, con uno di quei maglioni con le renne che usavi sempre a Natale, nella camera di Charlie mentre lo aiuti a scegliere cosa mettere.
Ogni anno, adesso, sono io ad indossare i tuoi maglioni. Sono enormi per me, ma va bene così. Il Natale si passa in famiglia e tu sei la mia famiglia. Mi sento una disperata, Harry, continuo persino a comprare il tuo profumo e a spruzzarlo sui tuoi vestiti, sulla tua parte del letto, su tutto ciò che ti appartiene in questa casa.
Tua madre e tua sorella ci raggiungeranno a pranzo, mia madre le ha invitate come ogni anno, Charlie sarà così contento di vederle. Sai, tu non avevi un gran rapporto con loro, ma da quando è nato il bambino, loro sono sempre state presenti e Charlie le adora.

Entrai in camera di Charlie dopo essermi vestita e lo vidi lottare con il maglione che aveva scelto, risi ed andai ad aiutarlo «Sembri tuo padre, anche lui si incartava nel fare le cose più semplici» dissi dopo aver sistemato l’indumento. Lui mi guardò, occhi sgranati e capelli arruffati dopo la lotta con il vestito «Davvero?» chiese stupito, annuii un po’ confusa dalla sua reazione  «Sì, tuo padre era un pasticcione, ma aveva un cuore enorme. Tu sei esattamente come lui, combini tanti guai, come quando hai rotto il vaso della nonna – gli ricordai – ma hai un cuore grandissimo ed è questa la cosa importante» dissi prendendogli la manina e stringendola. Lui mi lanciò le braccia al collo e mi abbracciò «Davvero sono come papà? Quindi crescerò come lui? Io voglio essere come lui mamma, dici sempre tante belle cose e voglio che da grande le persone dicano le stesse belle cose di me».
Lo strinsi al mio petto, incapace di trattenere le lacrime e di parlare «Quando sarai grande, diventerai un ragazzo bellissimo, Charlie, pieno di passione e di ambizioni. Proprio come papà».

Quando arrivammo a casa dei miei, Gemma ed Anne erano già arrivate e Charlie corse subito a salutarle.
Caroline diventava ogni giorno più bella, ormai aveva quasi undici anni. I capelli biondi le erano cresciuti quasi fino al sedere e gli occhi erano più azzurri che mai; mio padre era cambiato nel corso degli anni, non solo fisicamente ma anche caratterialmente.
Quando avevo scoperto di essere incinta pensavo che mi avrebbe uccisa, invece era felice, felice come non lo avevo mai visto. Aveva detto che, almeno, avrei avuto qualcosa per rimpiazzare il vuoto che aveva lasciato Harry. Purtroppo quel vuoto non poteva essere rimpiazzato, ma Charlie mi aveva permesso di amare di nuovo incondizionatamente e quei suoi capelli castani, le sue fossette e quel sorriso sempre stampato sulla bocca, mi ricordavano ogni giorno che Harry era con me, per sempre.
«Sempre con quel maglione a Natale» sussultai quando sentii la voce di Gemma, ero andata in camera mia per rimanere un attimo da sola, con i miei pensieri «Era uno dei suoi preferiti» dissi accarezzando la stoffa calda che portava il profumo di Harry. Gemma annuì e si sedette sul letto mentre io restavo in piedi ad osservare quella camera che aveva visto crescere la mia storia con Harry.
«Charlie mi ha chiesto perché dopo il pranzo di Natale sparisci sempre, sparirai anche oggi?» annuii, era una tradizione, dovevo andare assolutamente.
«Potete badare a Charlie per me?» Gemma sorrise, un sorriso tirato, Natale senza Harry metteva a dura prova tutti quanti «Ma certo, solo mi chiedo quando comincerai a portare lui con te. È un bambino sveglio, Claire, presto comincerà a capire che gli stai nascondendo qualcosa e che quando sparisci dopo il pranzo natalizio, non sparisci solo per prendere una boccata d’aria»
«Cosa dovrei fare, Gemma? Ha solo cinque anni, credi che sia pronto a tutto questo?» chiesi alzando un po’ la voce. Odiavo quando mi parlavano di Harry e di Charlie, di come avrei dovuto far approcciare Charlie alla morte di suo padre che non aveva nemmeno mai conosciuto.
«Il problema è che tu non sei pronta a tutto questo. Capisco che sia un momento che vuoi vivere da sola, lo so che ti manca, ti manca più di quanto manca a tutti noi; ma Charlie è tuo figlio, vostro figlio. Non vuoi far entrare noi nella fortezza che ti sei costruita intorno a te e all’amore che provi per mio fratello,  e va bene così, nessuno vuole disturbare la quiete che ti sei creata per continuare a vivere; ma lui ne ha il diritto. Charlie ha il diritto di stare insieme a te nella tua fortezza, è un tuo dovere e vedrai che starai meglio, starai meglio dopo che ci sarà anche lui» concluse alzandosi dal letto e uscendo dalla stanza.

Cosa devo fare, Harry? Ha solo cinque anni, è pronto? Forse tua sorella ha ragione, sono io a non essere pronta. Guardami, sono patetica, qui a piangere sul letto dove per la prima volta abbiamo consumato il nostro amore.
Le tende sono chiuse, ma se le aprissi sono sicura che ti immaginerei nel mio giardino a guardarmi sorridente, o forse ti immaginerei mentre corri e giochi con Charlie.
Cosa devo fare, amore mio? Starò bene dopo? Se Charlie verrà con me sarà tutto più semplice?
Troppe domande, ma nessuna risposta.

Finii di mangiare il dolce mentre i miei chiacchieravano allegramente con Anne. Charlie era seduto tra me e Caroline ed era completamente sporco di zucchero a velo, sorrisi quando vidi mia sorella tentare di pulirlo invano.
«Zia, lasciami stare» disse lui spostando la mano candida di Caroline «Ma guardati, Charlie! Sei tutto bianco» gli disse lei rinunciando e lasciando il tovagliolo sul tavolo sconfitta «Non mi importa, mamma ha detto che anche papà era un pasticcione, voglio rimanere così!» incrociò le braccia al petto e mise un piccolo broncio.
Il tavolo improvvisamente si zittì, tutti erano fissi su di me, pronti ad un mio crollo emotivo. Non sarei crollata, no. Gemma aveva ragione, avrei dovuto permettere a Charlie di venire con me.
«Tesoro, la zia ha ragione, pulisciti e dopo andiamo in un posto» gli dissi allungando il tovagliolo che prima Caroline aveva lasciato sul tavolo.
«Claire, non vorrai mica portarlo …»
«Sì, mamma» interruppi mia madre prima che potesse finire la frase. Nessuno osò parlare e commentare la mia scelta, vidi solo un sorriso soddisfatto sulla bocca di Gemma mentre Charlie cercava di pulirsi il più in fretta possibile curioso di sapere dove l’avrei portato.

Parcheggiai la macchina poco lontana dal cancello in ferro battuto. Feci un bel respiro prima di scendere e prendere la mano di Charlie.
«Mamma, dove siamo? Questo posto mi fa un po’ paura» gli strinsi la mano più forte e mi abbassai, per essere alla sua stessa altezza «Non devi avere paura, Charlie. Qui è dove riposa papà, stiamo andando a trovarlo. Non potrà parlarti, lui dorme sottoterra, ma tu potrai dirgli tutto quello che vuoi»
«Tutto tutto?» annuii «Tutto tutto».
Arrivammo davanti alla tomba di Harry, subito il cuore mi si strinse in una morsa a leggere la lapide:
Harry Edward Styles 1 febbraio 1991 – 13 luglio 2014

Mi misi in ginocchio e accarezzai la pietra fredda, le lacrime iniziarono a scendere immediatamente mentre Charlie mi guardava e mi stringeva la mano «Mamma, posso cominciare a parlare con papà?» annuii incapace di formulare una frase mentre l’aria nei miei polmoni faceva fatica ad arrivare.
«Ciao papà, è la prima volta che vengo a trovarti. La mamma non mi aveva detto che tu riposavi qui. Perché non vieni a riposare a casa con noi? Alla mamma manchi tanto, piange sempre quando vede le tue foto. Lei dice che tu non puoi tornare, all’inizio ero arrabbiato perché tutti i miei compagni hanno il papà, ma poi ho capito che forse non è colpa tua perché mamma mi ha detto che tu la amavi tanto e che ami tanto anche me e che se potessi torneresti da noi.
«Io ti voglio bene papà, anche se non ti conosco, ma la mamma dice sempre belle cose e io voglio essere come te. Non ti preoccupare, mi prenderò io cura di lei e la abbraccerò quando piangerà perché tu non ci sei. Grazie per i regali che mi hai portato. Buon Natale»
Cominciai a singhiozzare mentre stringevo Charlie al mio petto, le parole che aveva detto … come era possibile che un bambino di appena cinque anni dicesse quelle cose? Era come Harry, aveva preso da lui tutto quanto, la padronanza delle parole e la dolcezza con cui esprimerle.
Stemmo seduti lì davanti alla lapide di Harry fino a che il sole non cominciò a tramontare. Faceva freddo, ma io ne avevo bisogno e sapevo che anche Charlie ne aveva bisogno.

Gemma aveva ragione, ora va meglio. Charlie non potrà mai riempire tutto il vuoto lasciato dentro di me, ma ora posso condividere con lui questo posto e la tradizione di venire a trovarti ogni Natale.
Perché sì, Harry, io ti immagino con un cappello da Babbo Natale in testa, i tuoi jeans scuri e il maglione ridicolo con le renne che ti piaceva tanto mentre scarti i regali insieme a Charlie, ma tu non ci sei e l’immaginazione e tutto ciò che mi rimane. Ho bisogno di Charlie per colmare tutto questo, e ora va tutto bene perché lui è qui che stringe la sua manina nella mia mentre ci avviamo fuori dal cimitero. Lui è nella mia fortezza adesso, insieme a me e al tuo ricordo, saremo una famiglia Harry, anche se non sei qui.
Buon Natale amore mio.

Ok, allora, come vedete non riesco a lasciare in pace Harry e Claire, questa è la prima shot su di loro che scrivo dopo mesi in cui non ne scrivevo una; avrei voluto inserirla nella raccolta, ma ho preferito lasciarla fuori.
Volevo scrivere qualcosa per Natale e questa è l’unica cosa che mi è venuta in mente, nonostante mi faccia piangere come una fontana…
Per quanto riguarda la raccolta di shot (per chi la segue) non so se la continuerò, per ora è in pausa.
Spero che questa vi sia piaciuta, tanto quanto a me è piaciuto scriverla.
Come sempre le recensioni sono sempre ben accette!
Ho scelto Harry da bambino per interpretare Charlie perché non trovavo nessun bambino che mi soddisfacesse!

Vi lascio tutti i miei contatti come al solito, nel caso in cui voleste contattarmi
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Vi auguro un felice Natale!
Un bacio e alla prossima
Sil

   
 
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