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Autore: OpunziaEspinosa    24/12/2014    4 recensioni
Edward e Bella sono amici. Oppure qualcosa di più?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Edward e Bella mi mancano, così ho approfittato di qualche giorno di vacanza per scrivere. Ne è uscita una Mini-FanFiction in sei capitoli intitolata FRIENDZONE. Ne pubblicherò tre oggi e tre domani.
Non è niente di speciale, credetemi; un banale esercizio di scrittura (troverete tante cose che conoscete benissimo). Ma è stato piacevole calarmi di nuovo per qualche ora in quel mondo magico e romantico che mi ha regalato tanti bei momenti. 
Esiste il cibo per l'anima? Quello che ci serve per coccolarci? Bene, Edward e Bella sono il mio cibo per l'anima. 
Auguri a tutte! 
Love, 
Opu



Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale. I personaggi sono proprietà di S.Meyer e non vengono utilizzati a scopi lucrativi. La riproduzione/traduzione anche solo parziale di questa fanfiction non è autorizzata.




 
FRIENDZONE


1. Edward
Con Bella mi trovo bene. Posso stare in sua compagnia per ore, anche in silenzio, senza che tra di noi si crei tensione od imbarazzo, magari a leggere, io sdraiato sul divano del salotto, lei accoccolata sulla poltrona accanto, ognuno immerso nel proprio mondo immaginario.
Non c’è bisogno di parlare. Se ho sete, lei, di punto in bianco, recupera dal frigorifero una gazzosa per entrambi. “Tieni,” dice, lanciandomela, come se mi avesse letto nel pensiero. E se Bella ha fame, io sto già preparando dei sandwich. Non serve che me lo dica, lo so e basta, molto prima che cominci a brontolarle lo stomaco.
Sono cose a cui prima non davo importanza; dettagli che trascuravo. Forse perché, quando l’ho conosciuta, avevo un’altra ragazza per la testa. Una ragazza che mi faceva diventare matto, ma che non mi decidevo a lasciare.
Per me Isabella Swan era solo l’amica timida, buffa e deliziosamente imbranata di mia sorella. La ragazzina pallida e dagli enormi occhi color cioccolato che Alice aveva preso sotto la propria ala protettrice.
Alice è una ragazza particolare, che vive in un mondo tutto suo. Una specie di Madre Teresa, solo con un abbonamento fisso a Vogue, e dei vestiti e un taglio di capelli all’ultima moda.
Io non mi fido delle persone. Lei, invece, crede che in ognuno di noi ci sia qualcosa di buono, un piccolo tesoro da scoprire, basta solo scavare a fondo.
Alice raccoglie gli emarginati della scuola come si raccoglierebbero i gatti randagi per strada. Li cura, li nutre, li aiuta a rimettersi in sesto, e poi li lascia liberi di andarsene, di vivere la propria vita.
Alcuni, però, non se ne vanno. Alcuni restano. Bella è rimasta, ed anche Jasper. Uno con un passato piuttosto turbolento, fatto di violenza domestica ed esperienze che nessuno meriterebbe di vivere.
Quando, due anni fa, è arrivato a Forks con quel delinquente di suo padre, nessuno voleva averci a che fare. Lo trovavamo strano. E poi c’era qualcosa di profondamente triste e minaccioso nel suo sguardo. Qualcosa che ti faceva pena, ma che, allo stesso tempo, ti metteva a disagio, e ti costringeva a stargli lontano. Non che lui facesse molto per socializzare. Non parlava con nessuno, camminava rasente i muri, sedeva sempre nell’ultimo banco, e durante la pausa pranzo spariva, letteralmente, portandosi il vassoio chissà dove.
Alice è stata l’unica ad avvicinarlo.
Un giorno, non vedendola tornare in classe, sono andato a cercarla. Pensavo già al peggio. “Si è allontanata con quel sociopatico,” mi dicevo. “Probabilmente è già cadavere, sepolta da qualche parte nel bosco.”
Invece li ho trovati dietro la palestra. Seduti per terra, contro la parete di mattoni, Alice accarezzava i lividi scuri che Jasper aveva sulle braccia, piangendo in silenzio.
Jasper aveva l’aspetto di un animale che finalmente ha trovato qualcuno di cui potersi fidare; qualcuno che si prenderà cura di lui e che guarirà le sue ferite.
Credo di non aver mai provato così tanta rabbia in tutta la mia vita. Come può un genitore ridurre in quello stato il proprio figlio? Picchiarlo fino a farlo sanguinare, fino a riempirlo di lividi scuri e rendergli difficile persino muoversi?  Perché ero sicuro fosse stato suo padre. Lo sapevo. Lo sapevamo tutti, in fondo.
Jasper non si spogliava mai in palestra. Prendeva il suo borsone e se ne andava in silenzio. A volte non partecipava neppure alla lezione. Il nostro insegnante lo faceva sedere in un angolo, e lui rimaneva lì, immobile, a mangiarsi le unghie e a fissare il pavimento.
Mi sono avvicinato. “È stato tuo padre?” gli ho chiesto, i pugni stretti lungo i fianchi.
Lui ha annuito.
“Tu in quella casa non ci torni,” gli ho detto. “Vai a casa, prendi le tue cose, e vieni a stare da noi.”
E Jasper lo ha fatto. Quella notte ha dormito nella camera degli ospiti, ed anche quella successiva, e quella dopo ancora. I nostri genitori lo hanno accolto in casa come un altro figlio, ed hanno fatto tutto ciò che potevano per aiutarlo ad emanciparsi legalmente da quel padre alcolizzato e violento che, prima o poi, lo avrebbe sicuramente ammazzato di botte.
Non so se avrei reagito allo stesso modo, se io ed Alice non fossimo stati adottati; se non avessimo avuto la fortuna di trovare due genitori meravigliosi che ci hanno strappato ad un futuro incerto, sicuramente senza grandi speranze. Carlisle ed Esme avevano già adottato un figlio, Emmett, di un anno più grande rispetto a noi, ed ora brillante matricola all’università di Seattle. Non erano obbligati a farsi carico di altre due bocche da sfamare. Invece lo hanno fatto, ed io sarò loro riconoscente in eterno.
Alice e Jasper sono inseparabili da quella mattina, e lui è diventato il mio migliore amico. Mi ascolta come nessun altro, e mi dà consigli che nessun altro mi saprebbe dare. Eppure non gli ho ancora raccontato di Bella. Non credo si tratti di imbarazzo, semplicemente neppure io ci capisco più nulla. Bella è così diversa dalle ragazze che sono abituato a frequentare. E poi ho rotto con Tanya da pochissimo, non so se mi va di buttarmi subito in un’altra storia. Di una cosa, però, sono sicuro: sono geloso.
Ieri ho visto Newton ronzarle intorno e mi ha dato fastidio. Molto fastidio. Molto più di quanto sia lecito tra due amici.
Quello sfigato… Non si accorge di Jessica Stanley, che gli muore dietro da mesi? Lui è molto più adatto ad una gallina come lei, che ad una ragazza dolce e timida come Bella.
Lo so, sono ingiusto. Mike non ha nulla che non va. Magari è un po’ insipido, ma tutto sommato è un tipo a posto.
Forse dovrei chiedere a Bella di uscire prima che lo faccia qualcun altro, per vedere come va, capire se possiamo essere più che semplici amici. Ma se dovesse andare male? Peggio, se lei non fosse per niente interessata a me in quel senso? Il nostro rapporto si rovinerebbe per sempre, e non potremmo più tornare indietro.
Vale la pena rischiare di perderla? Trovare un’altra ragazza non sarebbe difficile. Sostituire una come Bella sarebbe impossibile.
 
2. Bella
Credo di essermi follemente innamorata di Edward Cullen la prima volta che ci siamo incontrati. Una prima volta piuttosto imbarazzante, devo ammetterlo. O almeno lo è stata per me. Lui non ha fatto una piega. Forse è abituato ad accogliere giovani sconosciute nella propria casa vestito solo di un asciugamano, non saprei.
Mi trovavo in città da un paio di settimane. Mia madre si è risposata con Phil, un giocatore di baseball, e volevo che lo accompagnasse nelle trasferte in giro per gli Stati Uniti, non che rimanesse a casa con me. Per questo ho traslocato da mio padre a Forks, un paesino della penisola Olimpica, nello stato di Washington.
Per me, abituata al sole dell’Arizona, venire a vivere qui è stato un vero e proprio trauma psicofisico. A Forks piove un giorno sì e l’altro pure, e fa sempre un freddo cane. E poi non sono mai stata brava a farmi nuovi amici. Non è colpa degli altri, ovviamente. Il problema sono io. Sono troppo timida ed insicura. Vedo gli altri e penso che siano tutti molto più interessanti di me, che non trovo mai niente da dire, e così tendo ad isolarmi, risultando persino antipatica.
I primi giorni sono stati terribili: mi sentivo così sola… Mi trovavo in un luogo del tutto alieno, circondata da gente che non conoscevo, e che non sembrava avere molta voglia di conoscermi. A parte qualche cascamorto che ci ha provato fin da subito, ma solo perché sono un individuo di sesso femminile e respiro, mica per altro. Non credo di essere bella. Sono troppo pallida e minuta. Decisamente poco interessante.
Poi ho incontrato Alice Cullen. Si è presentata una mattina, insieme al suo ragazzo Jasper. Sapeva che ero nuova, e vedendomi sempre da sola aveva pensato di invitarmi a casa sua, per studiare insieme e magari guardare la televisione.
È stato bello ed imbarazzante al tempo stesso. Lei se ne stava lì di fronte a me, e parlava, parlava, parlava… con un sorriso meraviglioso che andava da orecchio ad orecchio, entusiasta come se stesse organizzando la gita del secolo, mentre il suo ragazzo ci ascoltava in silenzio, serio e concentrato.
Potevo rifiutare? No di certo! Finalmente qualcuno mi stava dimostrando un briciolo di sincero interesse. Non potevo che esserne grata.
Ci siamo incontrate il pomeriggio stesso a casa sua, dove, peraltro, vive anche Jasper. Ricordo di averlo trovato molto strano. Era forse una di quella situazioni alla “Teen Moms” che si vedono su MTV, con due adolescenti che condividono lo stesso tetto per forza di cose? Eppure non c’era nessun pargoletto per casa. Ho fatto finta di nulla, ma Alice non ci ha messo molto a raccontarmi la loro storia. Ed allora ho capito chi avevo avuto la fortuna di incontrare. Le ho voluto subito bene, e continuo a volergliene. Non so che farei senza Alice. È la mia migliore amica, la marcia in più che spesso mi manca per fare le cose.
Dopo un paio di ore di studio ci è venuta fame, così siamo scese in cucina a mangiare qualcosa. E poi… poi il mondo ha smesso di girare e una supernova è esplosa nel cielo, acciecandomi ed incendiando tutto.
Descritta così pare una catastrofe, e forse lo è stata sul serio, considerando come mi sono sentita subito dopo, e come ho continuato a sentirmi nei mesi successivi, fino ad oggi.
Ma procediamo per gradi.
Io ed Alice stavamo preparando dei panini al burro di arachidi, quando è squillato il telefono. Alice si è allontanata per rispondere, lasciandomi sola, ed è stato allora che suo fratello Edward è entrato nella stanza. Lo avevo già visto a scuola, e nelle tante foto di famiglia disseminate per la casa, foto che Alice mi aveva mostrato con orgoglio poco prima di raccontarmi la sua storia e quella di Jasper. Lo avevo trovato molto carino, ma non avevo idea che lo fosse così tanto!
In ogni caso, ho alzato lo sguardo dal barattolo quasi vuoto, perché mi sentivo osservata, e lui era lì, di fronte a me, un asciugamano arrotolato attorno alla vita, i capelli ancora bagnati, e tante piccole goccioline d’acqua iridescenti che gli scorrevano lungo il petto nudo.  Sembrava brillare di luce propria.
“Ciao,” mi ha detto. “Tu chi sei?”
“B-b-bella…” ho balbettato, gli occhi spalancati ed il viso in fiamme.
Edward ha inclinato la testa e mi ha sorriso. Un sorriso assassino per il quale ci vorrebbe il porto d’armi. “Certo, tu sei Arizona, la ragazza nuova. Ti ha invitata Alice, vero?”
Ho annuito, pensando che dovevo chiudere la bocca, o ci sarebbero entrate le mosche.
“Io sono Edward, uno dei suoi fratelli. Scusa l’abbigliamento poco consono,” ha continuato, fingendo di essere in imbarazzo mentre non lo era per niente. “Non sapevo avessimo ospiti. Prendo una coca dal frigo e me ne vado.”
No, resta! avrei voluto urlargli. Ovviamente non l’ho fatto. Edward ha preso la sua coca e se ne è andato, strizzandomi l’occhio prima di uscire dalla stanza.
Quella sera non sono riuscita a dormire. Continuavo a pensare a lui, a quel viso dai lineamenti perfetti, a quegli occhi verdi e penetranti, a quel sorriso deliziosamente malizioso, a quel fisico da fotomodello… non riuscivo a togliermi dalla testa neppure la sua voce: dolce, calda e melodiosa.
Speravo mi passasse in fretta. Invece no. La mia cotta per lui è peggiorata con il tempo, fino a trasformarsi in vero e proprio amore. Perché Edward non è solo bellissimo, è anche intelligente, gentile e sensibile. Un ragazzo pieno di talento. Riesce benissimo in tutti gli sport che pratica, ha ottimi voti, e come se non bastasse suona meravigliosamente il pianoforte. Com’è possibile resistergli? Tutte le insipide adolescenti di Forks sono innamorate di lui, ed io, reginetta delle insipide adolescenti, non faccio eccezione.
Tuttavia, so di non avere alcuna speranza. Quando l’ho conosciuto Edward stava con Tanya Denali. E poi, quando si sono lasciati, eravamo ormai troppo amici perché lui mi vedesse come una potenziale fidanzata, e non come la mascotte di casa Cullen.
Inoltre, siamo onesti, cos’ho da offrire? Leggo molto e… be’ sì, ho buoni voti (in ogni caso non buoni quanto i suoi). Cucino decentemente e so fare il bucato. Ecco. Queste sono le mie qualità. Oltre una timidezza cronica, un’imbarazzante goffaggine, e un particolare senso dell’umorismo che vira in direzione del sarcasmo nove volte su dieci.
Quanto vorrei essere bellissima ed interessante! Se lo fossi, Edward si accorgerebbe di me e smetterebbe di trattarmi come se fossi la sua sorellina.
Forse dovrei accettare le avances di Mike Newton. O magari uscire con Jacob Black. Jake è il figlio di Billy Black, il migliore amico di mio padre. Ci conosciamo da quando siamo piccoli e facevamo torte di fango assieme. È un bel ragazzo, e mi ha invitata al cinema un sacco di volte. Ho sempre rifiutato, ovviamente. Avevo Edward per la testa. Mi sembrava poco serio dargli delle speranze mentre è un altro il ragazzo con cui vorrei stare. Ma forse è il caso che volti finalmente pagina. Mi pare evidente che con Edward non accadrà mai nulla.
 
3. Edward
Entro in camera di Jasper sbattendo furiosamente la porta. Sono così arrabbiato che potrei sfondare una parete a calci e pugni. Lui non fa una piega. Seduto alla propria scrivania, tiene il capo chino sui libri. Credo sia ormai abituato a questi miei scatti d’ira. Quando stavo con Tanya li avevo spesso. Litigavamo, e poi venivo da lui a sfogarmi. Dovrebbero farlo santo, poveretto.
“Chi diavolo è Jacob Black? Tu lo conosci? Perché Bella uscirà con lui? Perché non mi hai detto niente? Credevo fossi il mio migliore amico! Traditore.”
Finalmente Jasper solleva la testa, lo sguardo inespressivo.  “Eh?”
“Devi saperlo per forza!” esclamo. “Mia sorella ti racconta tutto! Bella uscirà con questo tizio. Chi è? Da dove viene? Com’è entrato nelle nostre vite?”
Un paio d’ore fa sono uscito a correre. Ero tranquillo, senza particolari pensieri per la testa. A parte il solito: sono o non sono innamorato di Bella?
Be’, credo di avere avuto la risposta che cercavo al mio rientro. Ho trovato Alice e Bella in corridoio, al piano di sopra. Mia sorella le stava insegnando a camminare sui tacchi. Le ha prestato i suoi vestiti e le sue scarpe. L’ha pettinata e l’ha persino truccata. Quando l’ho vista mi è venuto un colpo. Era bellissima. Magari un po’ traballante su quei trampoli, ma bellissima. Sembrava uscita da una rivista di moda.
Ho capito immediatamente che qualcosa non andava. Piuttosto che conciarsi da femmina, Bella si farebbe scorticare ed appendere a testa in giù.
“Che mi sono perso?” ho chiesto avvicinandomi. Sentendo la mia voce, Bella è trasalita, si è azzoppata è mi è caduta addosso. Per un breve istante ho potuto stringerla tra le braccia, respirare il suo profumo buonissimo. Avrei voluto essere altrettanto presentabile. Invece ero accaldato e sudato. Un vero schifo.
“Niente!” ha esclamato lei, divincolandosi. Era rossa come un peperone. Anzi, come il rossetto che le ricopriva le labbra.
Dio, che labbra… Sono sempre state così? Piene e morbide? Assolutamente da baciare?
Alice si è avvicinata saltellando e battendo le mani come uno stupido folletto natalizio. “La nostra Bella ha un appuntamento!” ha cinguettato. “Con un ragazzo! Non è meraviglioso, Edward?”
Cosa?! Un appuntamento?!
Ho fulminato Bella con lo sguardo, e lei, se possibile, è arrossita ancora di più.
“Sì,” ho mugugnato. “Meraviglioso. E chi è il fortunato?”
Bella non osava guardarmi, e neppure rispondere. Teneva gli occhi bassi, e, piuttosto goffamente, strattonava la gonna cortissima che indossava verso il basso, come se si vergognasse. E più strattonava, più la guardavo. Sono quasi stato sul punto di chiederle di smettere. Non avevo idea che le sue gambe fossero così belle. Sembravano così morbide… e lisce… Desideravo solo inginocchiarmi al suo cospetto ed accarezzarla. Ovunque.
“Jacob Black!” ha esclamato Alice tutta eccitata. “Dio, sono così emozionata! Lui è così carino!”
Ho fatto una smorfia. “Uhm… ed hai intenzione di vestirti… così?” ho domandato a Bella, indicando lo straccetto che indossava.
Sono stato un cafone, lo so, ma l’idea che lei si fosse agghindata in quel modo provocante per un altro mi ha dato fastidio.
“Certo! Non sta benissimo?” ha replicato mia sorella. Poi ha preso Bella per mano è l’ha trascinata via. “Andiamo!” le ha detto. “Ci sono un sacco di cose che ti devo spiegare sul primo appuntamento!”
Prima di scomparire dietro la porta della camera da letto di Alice, Bella mi ha lanciato uno sguardo indecifrabile. A metà tra l’imbarazzato, il colpevole ed il preoccupato.
Che abbia notato il mio evidente fastidio?
Non ho detto molto, ma credo di non essere riuscito a mascherare i miei sentimenti. Bella uscirà con questo tizio, ed io sono furioso.
“Allora?” incalzo Jasper. “Chi è Jacob Black?”
Lui alza gli occhi al cielo. “Dai, lo conosci.”
“Non credo.”
“Ti dico di sì. Hai presente Billy Black, quel tipo sulla sedia a rotelle che vive a La Push?”
“Sì.”
“Jacob è suo figlio.”
Sono esterrefatto. Ho ben presente chi è Jacob Black. Una specie di mastodonte tutto muscoli, con lunghi capelli corvini ed una passione sfrenata per i motori. Accompagna spesso suo padre in paese.
“Bella uscirà con… quello?!” esclamo schifato. “E dove si sarebbero conosciuti? Lui neppure frequenta la nostra scuola! È un Quileute, frequenta la scuola della riserva.”
Jasper mi dà la schiena e torna al suo libro. “Black è molto amico del padre di Bella. È naturale che lei lo conosca.”
“Com’è che sai tutte queste cose, tu?” domano indispettito.
“Perché io ascolto la mia ragazza quando parla. Invece tu non ascolti la tua.”
Apro la bocca per replicare, ma non riesco ad emettere alcun suono.
La mia ragazza?!
Che significa, che Jasper sa? Com’è possibile? Neppure io, fino ad un quarto d’ora fa, sapevo cosa provo per Bella. Mentre lui sapeva tutto prima di me. Vorrei sprofondare per la vergogna.
“Che stai dicendo?” domando, fingendo di non capire, un sorrisino ebete stampato sulla faccia. “Di quale ragazza parli? Io non esco con nessuna.”
Non so chi cerco di prendere in giro. Ormai tutte le carte in tavola sono scoperte.
Jasper torna a voltarsi. Mi guarda come se fossi scemo. “Di Bella, ovvio. Lei ti piace, o non mi avresti fatto questa scenata. E poi anche tu piaci a lei. Siete perfetti insieme. Chiedile di uscire.”
Per qualche secondo resto lì, in silenzio, a fissare il mio migliore amico. Cosa ha appena detto? Che io piaccio a Bella?
Mi avvicino, il cuore che batte forte nel petto. “Tu credi che… davvero io… dovrei veramente… Io piaccio a Bella?!”
Jasper scuote la testa. “Edward, hai le fette di prosciutto sugli occhi o cosa? Non lo vedi come ti guarda?”
“No. Come mi guarda?”
Jasper affonda le mani tra i capelli. “Santo cielo,” borbotta, “e tu dovresti essere quello sveglio della famiglia?”


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