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Autore: cup of tea    24/12/2014    0 recensioni
Blaine Anderson e la notte della Vigilia, la seconda senza Kurt. Ma qualcosa accade e la disperazione può essere finalmente solo un brutto ricordo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IT WAS THE NIGHT BEFORE CHRISTMAS
 
«Papà, vieni a letto, sennò Babbo Natale non arriva!»
«Arrivo, Elizabeth, dammi ancora un momento.»
Aspetto che la bambina sia uscita dalla cucina – così carina nel suo pigiamino felpato e il coniglio di peluche tra le mani – per aprire l’armadietto maledetto, quello in basso, sotto il lavandino. Sono quasi sedici mesi che non bevo, ma è già il secondo Natale senza Kurt, e in questo periodo dell’anno faccio più fatica a resistere alla tentazione. Accovacciato, fisso le bottiglie dei liquori invecchiati che Kurt utilizzava per fare i dolci e mi chiedo se ci sia una buona ragione per non finirle una dopo l’altra.

Mi manchi tremendamente.

Prendo in mano una bottiglia mezza vuota di cointreau e ne annuso il profumo forte e aranciato. Mio marito è venuto a mancare venticinque mesi fa, poco dopo Natale. Se non fosse per Elizabeth, abolirei questa festa da ogni calendario.
«Papà?» Ed eccola, la mia buona ragione per rimettere la bottiglia a posto. Sospiro e richiudo in fretta l’antina, grato al piccolo miracolo che è nostra figlia di essere rientrata in cucina e di avermi inconsapevolmente impedito di cedere, almeno per adesso.
«Eccomi, tesoro. Andiamo a lavarci i denti.»
Attraversiamo il salotto dove qualche giorno fa abbiamo appeso con cura le calze al camino e addobbato l’albero. Kurt adorava il Natale e ci teneva che fosse tutto perfetto, e penso che Elizabeth abbia ereditato da lui l’amore per questa festa. In bagno, aiuto Lizzie a prepararsi per la nanna, quella più magica dell’anno. È una nostra piccola tradizione che la notte di Natale dorma nel lettone insieme a me, ma credo che un po’ di compagnia serva più a me che a lei. Non voglio sentirmi solo, non durante le feste, tantomeno in questa in particolare.
«Papà,» mi dice mentre si infila sotto le coperte, «Babbo Natale avrà ricevuto in tempo la mia letterina? Ci tengo tanto.»
«Ma certo che l’ha ricevuta, tesoro.» La rassicuro stendendomi accanto a lei.
«Be’, io per sicurezza l’ho riscritta uguale e gliel’ho lasciata sul tavolo vicino al latte e ai biscotti, così non c’è il rischio che si confonda.»
«Hai fatto bene, ma Babbo Natale non è il tipo che si sbaglia.»
«Okay.» Sembro averla convinta, ma posso sentire ancora le sue rotelline girarle nel cervello.
«Buonanotte, papà.»
«Buonanotte, amore mio.» Le do un bacio sulla testolina e la lascio accoccolare contro di me e il peluche. Un attimo dopo, si è già addormentata. Vorrei avere la stessa fiducia che lei ha in Babbo Natale, per la vita in generale.

***

Neanche un’ora dopo, mi alzo.
Come si può dormire, quando i tuoi pensieri si fanno la guerra e se ne fregano di te e della tua scarsa serenità?
Do un’ultima occhiata ad Elizabeth per essere sicuro di non averla svegliata e poi esco dalla stanza.
In tutta la casa c’è un gran silenzio e l’unica cosa che si muove sono le lucine sull’albero che abbiamo lasciato accese per la notte di Natale. Le calze appese sono ancora vuote, perché, naturalmente, chi le riempirà non sarà certo un omone con barba e pancia. Sono felice che Elizabeth creda ancora a Babbo Natale: dopotutto, ha solo quattro anni e, con la morte di uno dei suoi papà, di realtà ne ha già assaporata abbastanza. Alimenterò la sua fantasia finché potrò, perché possa sempre rifugiarsi nel luogo sicuro che preferisce, con gli animali magici che le piacciono di più e i personaggi più straordinari che riesce a inventare.
Vado in cucina per mangiare i biscotti e bere il latte riservati a Babbo Natale e alle sue renne, ma la letterina che Lizzie ha lasciato sul tavolo attira la mia attenzione e non posso resistere dal leggerla.
Caro Babbo Natale,
quest’anno sono stata tanto buona, o almeno credo.
Il mio papà ogni tanto mi sgrida, ma poi facciamo sempre pace… questo è essere buoni, no?
Anche lui è stato tanto buono. Ha aperto l’armadietto poche volte e lo ha sempre richiuso e io sono felice, perché tempo fa lo apriva e poi diventava strano.
Quindi, Babbo Natale, visto che siamo stati buoni, quest’anno ho una richiesta per tutti e due da farti.
Non voglio giocattoli, neanche quella bambola che mi piace tanto. Voglio una cosa che mi sta molto più a cuore, e cioè che io e il mio papà possiamo essere felici. Lui è molto triste da quando l’altro mio papà non c’è più, e io non so come aiutarlo.
Allora aiutaci tu, Babbo Natale!
Grazie, Elizabeth Anderson Hummel
 
Oh, Lizzie.

Improvvisamente, un rumore si leva dal cortile. Sobbalzo e mi asciugo le lacrime, poi corro alla finestra per vedere cosa sta succedendo. Apro i vetri e le persiane, e il battente colpisce rumorosamente il muro della casa, facendomi temere di aver svegliato Lizzie. Non mi preoccupo troppo, però; la visione magica che ho davanti mi fa dimenticare qualsiasi cosa: la luce bianca della luna si riflette sulla neve appena caduta e il ferro dei lampioni scintilla sotto un sottile strato di ghiaccio.
Poco dopo, appare qualcosa ai miei occhi già meravigliati.

Non può essere.

Una grande slitta metallica imbottita di stoffa rossa e trainata da otto renne sta planando nel nostro giardino, guidata da quello che non può che essere Babbo Natale. Nel momento in cui atterrano e lui fischia e grida e chiama le sue renne per nome, mi chiedo se il mio alcolismo – così ben controllato fino a stasera – sia peggiorato drasticamente, al punto da essermi ubriacato senza neanche ricordarmi di aver bevuto.
«Bravo, Dasher! Piano, Dancer! Buoni, Prancer e Vixen! Oh, Cometa! Cupido! Su, su Donner e Blitzen! Avvicinatevi al portico! Vicino alla parete!» Le guida il vecchio conducente.
Veloci, le renne ubbidiscono e Babbo Natale si prepara ad arrampicarsi sul nostro tetto. Sono troppo stordito per non credere a quello che sto vedendo. Sento gli zoccoli scalpitare sul legno della nostra veranda e mi domando se lasceranno dei segni che domani mi confermeranno che non sono del tutto pazzo.
Poi, in un batter d'occhio, sento sul tetto un gran rumore e subito dopo Babbo Natale esce dal nostro camino con un balzo. Dovrei chiamare Lizzie, ma invece mi nascondo dietro il divano perché sono troppo curioso.
Babbo Natale è proprio come vuole la tradizione: tutto vestito di pelliccia, dalla testa ai piedi, e il rosso della giacca e dei pantaloni è ora leggermente sporco di cenere e fuliggine. Posa il sacco pieno di giocattoli che porta sulla schiena sul pavimento, vicino al nostro albero.
Proprio quando credo che non si sia accorto di me, mi sporgo un pochino per vedere meglio e lui si volta dalla mia parte. I suoi occhi brillano e il suo sorriso allegro nascosto dalla barba bianca gli solleva le guance rosee e il naso a ciliegia. Scoppia a ridere – immagino per la mia espressione da ebete – e la sua grossa pancia rotonda traballa come un budino. Non posso farne a meno, scoppio a ridere anch’io. Lui mi risponde con un occhiolino e riprende il suo lavoro senza dire una parola, riempiendo le calze appese. Una volta finito, si accovaccia nel camino, si tocca il naso con un dito, mi fa un cenno con il capo e via, su, attraverso la canna fumaria! Lo sento fischiare alle sue renne e balzare nella slitta e poi lo vedo volare via, sparendo con la stessa velocità con la quale è arrivato. Ma sento esclamare, proprio come ci si aspetta da Babbo Natale: «Buon Natale a tutti, e a tutti buona notte! OH OH OH!»
Non so quanto tempo passa da quando sparisce dalla mia visuale, ma quando mi riprendo dalla sorpresa, corro in cucina e apro l’armadietto maledetto, questa volta – prometto – per l’ultima volta. Mi dispiace un po’ buttare via le bottiglie di Kurt, ma la mia salute e la felicità di Elizabeth sono più importanti, quindi prendo un grosso sacco nero e getto via tutto.
Non so se quello che ho visto sia stato un sogno o un brutto scherzo della mia mente che mi avvisa della mia imminente pazzia. Non so nemmeno se sia successo davvero.
Quello che so è che, su di sopra, la mia bellissima e dolcissima realtà sta dormendo serena tra le coperte e non vedo l’ora di raggiungerla e non deluderla più. Babbo Natale le sta per dare quello che ha chiesto.



 
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La tavola di cup of tea
Klaine (?) natalizia arrivata come promesso. Quest’anno mi sono sentita meno fluff e più tragica ed è venuta fuori questa cosa. Ma in fondo, è un po’ fluff anche questa, no?
La descrizione di babbo natale è presa dalla poesia “It was the night before Christmas” (1823) di Clement Clarck Moore, il primo ad aver descritto l’omone come lo conosciamo ancora oggi.
Be’, tazzine, vi auguro buone feste e un sereno natale e grazie di aver passato con me anche quest’anno <3
Un abbraccio grande grande,


cup of tea
   
 
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